I ricercatori chiedono un'azione urgente per affrontare la contaminazione di massa delle scorte di sangue
Alcuni ricercatori giapponesi hanno evidenziato la possibilità di rischi mortali per i pazienti che ricevono sangue di persone a cui era stato somministrato un vaccino Covid a mRNA.
Alcuni ricercatori giapponesi hanno messo in guardia dai rischi dell’uso di sangue di destinatari del vaccino Covid a mRNA, evidenziando potenziali effetti letali e la necessità di un’azione urgente per garantire la fornitura di sangue a livello mondiale
Il sangue contaminato da strutture simili ai prioni derivati dalla proteina spike aumenta il rischio di indurre malattie neurodegenerative fatali nei riceventi. La potenziale trasmissione di proteine dannose attraverso gli esosomi (“shedding”) e il rischio di malattie autoimmuni dovute al meccanismo dei vaccini e a componenti come le nanoparticelle lipidiche (LNP) sono altre preoccupazioni importanti.
Le proposte per la gestione della raccolta del sangue includono colloqui rigorosi con i donatori, periodi di rinvio e una serie di test per garantire la sicurezza dei prodotti ematici.
I ricercatori auspicano l’esecuzione di test completi su individui vaccinati e non per valutare la sicurezza degli emoderivati e suggeriscono di scartare gli emoderivati contaminati da proteine spike o mRNA modificato fino a quando non saranno stati sviluppati metodi di rimozione efficaci.
Chiedono di sospendere tutti i “vaccini” basati sui geni e di condurre una rigorosa valutazione dei danni e dei benefici alla luce dei gravi danni alla salute riportati. Esortano inoltre i Paesi e le organizzazioni ad adottare misure concrete per affrontare e mitigare i rischi già identificati.
In una recente meta-analisi [1, 2] pubblicata su preprints.org, alcuni ricercatori giapponesi mettono in guardia dai rischi potenzialmente mortali per i pazienti che ricevono sangue da persone a cui era stato somministrato il vaccino Covid a mRNA e chiedono un’azione urgente per garantire la sicurezza della fornitura di sangue a livello globale. Secondo gli autori [3]:
“… molti Paesi del mondo hanno segnalato che i cosiddetti vaccini genetici, come quelli che utilizzano l’mRNA modificato che codifica la proteina spike e le nanoparticelle lipidiche come sistema di rilascio del farmaco, hanno provocato trombosi post-vaccinazione e conseguenti danni cardiovascolari, nonché un’ampia varietà di malattie che coinvolgono tutti gli organi e i sistemi, compreso il sistema nervoso …
Sulla base di queste circostanze e della mole di prove emerse di recente, richiamiamo l’attenzione dei professionisti del settore medico sui vari rischi associati alle trasfusioni di sangue con prodotti ematici derivati da persone che hanno sofferto di long COVID e da riceventi di vaccini genetici, compresi quelli che hanno ricevuto vaccini a mRNA, e avanziamo proposte relative a test specifici, metodi di analisi e regolamentazioni per affrontare questi rischi”.
Il sangue di donatori vaccinati può rappresentare un rischio a livello neurologico
Un rischio particolare analizzato in questo studio è rappresentato dalle implicazioni del sangue contaminato da strutture simili ai prioni presenti nella proteina spike. I prioni sono proteine mal ripiegate che possono causare nell’uomo malattie neurodegenerative, come la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD), inducendo un ripiegamento anomalo nelle normali proteine cerebrali.
Le malattie da prioni sono caratterizzate da un lungo periodo di incubazione, seguito da una rapida progressione e da un’elevata mortalità. L’ipotesi che la proteina spike del SARS-CoV-2, in particolare di alcune varianti, possa contenere domini simili a quelli dei prioni desta preoccupazione per diversi motivi:
Rischio di trasmissione. Se le proteine spike con strutture simili ai prioni possono essere trasmesse attraverso le trasfusioni di sangue, potrebbe esserci il rischio di indurre nei riceventi malattie da prioni. Le malattie da prioni sono notoriamente difficili da diagnosticare precocemente, non hanno una cura e sono mortali, il che rende qualsiasi potenziale trasmissione attraverso gli emoderivati un problema di sicurezza significativo.
Sfide per il rilevamento e la rimozione. Gli attuali processi di screening ematico non testano specificamente i prioni, in parte perché le malattie da prioni sono rare e in parte a causa delle sfide tecniche nel rilevare i prioni a basse concentrazioni. Se nel sangue di individui sottoposti al vaccino COVID fossero presenti proteine spike con proprietà simili a quelle dei prioni, i protocolli di sicurezza attualmente esistenti per le trasfusioni potrebbero non essere in grado di prevenire la trasmissione.
Problemi di sicurezza a lungo termine. Le malattie da prioni hanno lunghi periodi di latenza, il che significa che i sintomi possono comparire anni o addirittura decenni dopo l’esposizione. Questo ritardo complica gli sforzi per collegare la fonte di infezione ad una trasfusione di sangue e valutare la sicurezza delle scorte di sangue nel tempo.
Conseguenze sulla gestione delle scorte di sangue. Le preoccupazioni per i potenziali rischi associati alle strutture simili ai prioni nelle proteine spike potrebbero portare a modifiche dei criteri di idoneità dei donatori o all’utilizzo di misure aggiuntive di screening. Questi cambiamenti potrebbero influenzare la disponibilità dei prodotti ematici, fondamentali per alcune procedure mediche di routine.
Fiducia del pubblico. La consapevolezza da parte del pubblico di questi potenziali rischi, anche se sono teorici o hanno una probabilità molto bassa di verificarsi, potrebbe influenzare la volontà degli individui di donare o ricevere trasfusioni di sangue, riducendo così i tassi di donazione e la fiducia generale nella sicurezza delle trasfusioni ematiche.
Gli autori sottolineano la necessità di studi completi per comprendere meglio le implicazioni di queste strutture simili a quelle dei prioni presenti nella proteina spike, non solo per la sicurezza dei vaccini a mRNA, ma anche per le più ampie conseguenze sulle misure di salute pubblica, come le pratiche di trasfusione del sangue.
Altri possibili rischi per la salute derivanti dal sangue contaminato
Il sangue contaminato può comportare altri gravi rischi per la salute, tra cui:
Riduzione della funzione immunitaria dei riceventi. È stato dimostrato che più dosi di vaccino COVID si sono ricevute, più è probabile che si soffra di infezioni in futuro, da SARS-CoV-2 o da altri virus, a causa del potenziamento anticorpo-dipendente. Le donazioni di sangue da parte di persone che hanno ricevuto diverse dosi di vaccino a mRNA possono non fornire un’immunità adeguata contro i patogeni comuni, con conseguenti infezioni e malattie subcliniche nei riceventi.
Formazione di coaguli di sangue e aggregati amiloidi. Se il sistema immunitario del ricevente non è abbastanza forte da neutralizzare la proteina spike, si possono formare coaguli di sangue e aggregati amiloidi.
Infiammazione cronica. L’esposizione prolungata agli antigeni prodotti dai vaccini COVID-19 può innescare la generazione di anticorpi IgG4, con conseguente infiammazione cronica e disfunzione immunitaria.
Gli anticorpi IgG4 sono spesso associati all’esposizione cronica agli antigeni, come nel caso di infezioni persistenti, alcuni tipi di cancro e l’esposizione prolungata agli allergeni. Gli anticorpi IgG4 sono anche associati ad una condizione unica nota come IgG4-Related Disease (IgG4-RD), una condizione fibro-infiammatoria caratterizzata da gonfiori o masse negli organi interessati [4].
Trasfusioni di sangue e rischio di malattie autoimmuni
Gli autori sono anche preoccupati del fatto che il sangue contaminato possa causare malattie autoimmuni nei riceventi. Una recente ricerca ha scoperto che la pseudouridilazione dell’RNA, un processo in cui l’uracile viene sostituito dalla metilpseudouridina sintetica, può causare il frameshifting, in pratica un’anomalia nella decodifica che può portare alla produzione di proteine aberranti o fuori bersaglio.
Gli anticorpi che si sviluppano di conseguenza possono, a loro volta, scatenare reazioni immunitarie fuori bersaglio. Inoltre, le nanoparticelle lipidiche (LNP), una componente chiave dei vaccini COVID, sono state identificate come altamente infiammatorie e dotate di un’attività adiuvante più potente rispetto ai coadiuvanti dei vaccini tradizionali, il che aumenta ulteriormente il rischio di una risposta autoimmune. Come riportato nell’articolo in questione [5]:
“Studi recenti hanno dimostrato che la pseudouridilazione dell’RNA può provocare un frameshifting. Non è ancora chiaro se nei destinatari del vaccino una parte dell’mRNA pseudouridato per la proteina spike venga tradotta in un’altra proteina di funzione sconosciuta. Se anche queste proteine sono patogene, in futuro potrebbero essere necessari ulteriori test per queste proteine frameshift.
Anche se una proteina frameshift non è tossica, è comunque estranea all’organismo e potrebbe causare malattie autoimmuni. Inoltre, le LNP sono di per sé sostanze altamente infiammatorie… È stato riscontrato che le LNP hanno un’attività adiuvante più forte di quella degli adiuvanti utilizzati nei vaccini convenzionali e c’è anche preoccupazione per le malattie autoimmuni derivanti da questo aspetto.
Pertanto, sebbene non sia chiaro quale sia l’agente causale della malattia autoimmune, il gran numero di malattie autoimmuni segnalate dopo una vaccinazione genica è estremamente preoccupante.
Il meccanismo stesso dei vaccini genici, che inducono le cellule dell’organismo a produrre gli antigeni degli agenti patogeni, comporta il rischio di indurre malattie autoimmuni, che non possono essere completamente evitate anche se si utilizza la tecnologia di pseudouridilazione dell’mRNA.
In questo contesto, i soggetti con un esame del sangue positivo per la proteina spike possono avere bisogno un’adeguata anamnesi e di ulteriori test per gli indicatori di malattie autoimmuni, come gli anticorpi antinucleari.
In alternativa, se la sequenza aminoacidica della proteina risultante dal frameshift è prevedibile, queste proteine candidate potrebbero essere incluse nel test iniziale di spettrometria di massa. In ogni caso, è particolarmente importante sviluppare test e impostare l‘assistenza medica in previsione di queste situazioni”.
Proposte per la gestione delle scorte di sangue
Gli autori delineano diverse proposte specifiche per i prelievi di sangue e la gestione dei prodotti ematici da individui a cui sono stati somministrati “vaccini” genetici. Data la varietà di anomalie legate al sangue osservate dopo il vaccino, i ricercatori sostengono che misure rigorose e precauzioni nella manipolazione del sangue e nelle pratiche trasfusionali sono diventate una necessità.
Una parte fondamentale della proposta prevede la conduzione di interviste approfondite con i potenziali donatori di sangue. Questi colloqui dovrebbero riguardare il loro stato vaccinale, il numero di dosi ricevute, la storia della loro infezione da COVID-19 e qualsiasi sintomo che potrebbero indicare condizioni come la sindrome post-vaccinazione (PVS), il long-COVID o altre complicazioni.
I ricercatori raccomandano anche periodi di differimento per il sangue raccolto da soggetti vaccinati per la COVID: 48 ore per i vaccini a base di mRNA e sei settimane per chi aveva ricevuto il vaccino a base di DNA di AstraZeneca. Viene inoltre proposta una serie di test per garantire la sicurezza del sangue raccolto, tra cui:
Spettrometria di massa per misurare il contenuto di proteine spike
PCR per rilevare la presenza di mRNA e DNA della proteina spike
Test per la ricerca di marcatori associati a disturbi autoimmuni
Test di immunoassorbimento enzimatico (ELISA)
Immunofenotipizzazione
Biopsie liquide combinate con la proteomica per rilevare e quantificare le proteine spike e il loro mRNA
Gli autori osservano inoltre che le politiche e le procedure dovranno essere costantemente riviste man mano che verranno identificati nuovi rischi e problemi con i prodotti ematici derivati da riceventi di vaccini a mRNA e DNA.
Garantire la sicurezza degli attuali prodotti ematici
Il documento esamina anche le strategie per garantire la sicurezza degli emoderivati già raccolti, evidenziando le complesse sfide che le istituzioni mediche, gli enti normativi e il più ampio ecosistema sanitario devono affrontare sulla scia della diffusa somministrazione di vaccini a base di mRNA.
La preoccupazione principale è il rischio posto ai pazienti dall’uso di prodotti ematici provenienti da donatori che avevano ricevuto prodotti genici senza che [nel sangue donato] fosse stata verificata la presenza o l’assenza di proteine spike o di mRNA modificato. Per garantire la sicurezza di questi pazienti, è necessario sviluppare e utilizzare al più presto metodi per quantificare i potenziali contaminanti.
Un’altra questione critica che deve essere affrontata è l’attuale mancanza di metodi affidabili per rimuovere le proteine spike o l’mRNA modificato dai prodotti ematici. Gli autori avvertono che, data la potenziale persistenza, la bassa solubilità, la resistenza al calore e alle radiazioni di questi componenti, le metodologie attuali sono inadeguate. L’unica soluzione, dicono, è quella di scartare tutti i prodotti ematici che contengono questi contaminanti fino a quando non saranno stabilite tecniche di rimozione efficaci.
I ricercatori chiedono analisi ematiche a livello generale
Inoltre, i ricercatori invitano a effettuare test generalizzati sia su vaccinati che non-vaccinati, per valutare la potenziale trasmissione delle proteine spike attraverso gli esosomi (il cosiddetto shedding).
“Non si può negare che la proteina spike e i suoi geni modificati possano essere trasmessi attraverso gli esosomi”. ~ Ueda et al.
Come osservato dagli autori:
“… quando gli esosomi raccolti dai destinatari del vaccino erano stati somministrati a topi che non erano stati vaccinati con il vaccino genetico, la proteina spike era stata trasmessa”.
Pertanto, è innegabile che la proteina spike e i suoi geni modificati possano essere trasmessi attraverso gli esosomi. Per questo motivo, suggeriamo di eseguire inizialmente un test completo, indipendentemente dallo stato di vaccinazione genetica, e di condurre uno studio di coorte per acquisire rapidamente il quadro completo.
Inoltre, non si può escludere che anche coloro che non sono stati vaccinati con il vaccino genetico, ma che hanno sofferto di long COVID possano avere nell’organismo proteine spike residue o microtrombi derivati dalla fibrina, per cui sarebbe consigliabile condurre gli stessi test e follow-up dei destinatari del vaccino genetico.
La presenza o l’assenza e la quantità di anticorpi anti-nucleocapside e la presenza di isotipi anticorpali possono essere un indicatore per distinguere se la causa è la vaccinazione genetica o il long COVID. In ogni caso, questi studi di coorte dovrebbero contribuire a stabilire valori di cutoff per i livelli ematici della proteina spike e di altre sostanze per determinare la sicurezza dei prodotti ematici.
Faksova et al. hanno condotto un ampio studio di coorte su 99 milioni di persone utilizzando il Global Vaccine Data NetworkTM (GVDN®) multinazionale e hanno riscontrato un rischio significativamente maggiore di miocardite, pericardite, sindrome di Guillain-Barre e trombosi del seno venoso cerebrale nei riceventi di vaccini genetici”.
È inoltre fondamentale garantire la tracciabilità dei prodotti ematici e stabilire un quadro giuridico e normativo rigoroso per gestire la miriade di problemi derivanti dall’uso di prodotti ematici derivati da individui sottoposti a vaccinazione COVID. Ciò include la creazione di sistemi per la registrazione di tutti i potenziali donatori, la garanzia della tracciabilità degli emoderivati e la conduzione di studi sugli esiti dei riceventi.
Un invito a fare una pausa: valutare i rischi e i benefici dei vaccini genetici per un futuro più sicuro
In conclusione, gli autori sottolineano che, se continuiamo a utilizzare piattaforme basate su mRNA-LPN per sostituire i vaccini convenzionali o per crearne di nuovi, i rischi per le nostre scorte di sangue e di midollo osseo aumenteranno ulteriormente.
“Gli effetti di questi vaccini genetici sui prodotti ematici e il danno effettivo da essi causato sono attualmente sconosciuti”, scrivono gli autori [6].
“Pertanto, per evitare questi rischi e prevenire un’ulteriore espansione della contaminazione dei prodotti ematici e il complicarsi della situazione, chiediamo con forza che la campagna di vaccinazione con i vaccini genetici venga sospesa e che venga effettuata al più presto una valutazione dei danni e dei benefici, come richiesto da Fraiman et al. [7] e da Polykretis et al. [8].
I danni alla salute causati dalla vaccinazione genetica sono già estremamente gravi ed è giunto il momento che i Paesi e le organizzazioni competenti prendano insieme misure concrete per identificare i rischi, controllarli e risolverli”.
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