29 settembre 2017
“Lo Stato nazionale è superato”: perché Bruxelles tifa per la secessione della Catalogna
Si accende in Spagna lo scontro tra Madrid e Barcellona: la Guardia Civil ha arrestato una quindicina di esponenti politici e sequestrato milioni di schede relative al referendum sulla secessione della Catalogna, già proibito lo scorso febbraio dalla Corte Costituzionale. La consultazione costituisce un vero e proprio attacco all’integrità della Spagna. Le autorità di Bruxelles, possibiliste sull’indipendenza della Catalogna, al momento tacciono, ma già si alzano dalla stampa critiche per la deriva “autoritaria” del premier Mariano Rajoy. La secessione di Barcellona si inserisce nel più ampio disegno degli Stati Uniti d’Europa, dove gli Stati nazionali dovrebbe essere sostituiti da un governo federale in alto, e dalla macroregioni in basso.
Secessione della Catalogna: “il Manifesto per una rivoluzione unitaria dell’Europa” diventa realtà
Gli sforzi dell’establishment euro-atlantico per riplasmare il Vecchio Continente procedono su più linee: dall’economia alla società, dalla demografia all’integrità degli Stati nazionali. In ambito economico, abbiamo assistito all’imposizione coatta delle “riforme strutturali” di stampo neo-liberista e alla somministrazione di quell’austerità che ha portato al lastrico l’intera Europa meridionale.
28 settembre 2017
L’entrata in vigore del CETA è uno scandalo per la democrazia
Il CETA, trattato di libero scambio con il Canada, è
infine entrato in vigore giovedì 21 settembre, ad eclatante dimostrazione di
come gli Stati abbiano rinunciato alla loro sovranità, lasciando spazio ad un
nuovo diritto, indipendente dal diritto degli stessi Stati e non soggetto ad
alcun controllo democratico.
Il CETA sarebbe, sulla carta, un “trattato di libero scambio”. In realtà però prende di mira le normative non-tariffarie che alcuni Stati potrebbero adottare, in particolare in materia di protezione ambientale. A questo riguardo, c’è da temere che il CETA possa dare l’avvio a una corsa a smantellare le norme di protezione. A ciò si aggiungono i pericoli che scaturiscono dal meccanismo di protezione degli investimenti contenuto nel trattato. Il CETA crea infatti un sistema di protezione per gli investitori tra l’Unione Europea e il Canada che, grazie all’istituzione di un tribunale arbitrale, permetterà loro di citare in giudizio uno Stato (o a una decisione dell’Unione Europea) nel caso in cui un provvedimento pubblico adottato da tale Stato possa compromettere“le legittime aspettative di guadagno dall’investimento”.
Il CETA sarebbe, sulla carta, un “trattato di libero scambio”. In realtà però prende di mira le normative non-tariffarie che alcuni Stati potrebbero adottare, in particolare in materia di protezione ambientale. A questo riguardo, c’è da temere che il CETA possa dare l’avvio a una corsa a smantellare le norme di protezione. A ciò si aggiungono i pericoli che scaturiscono dal meccanismo di protezione degli investimenti contenuto nel trattato. Il CETA crea infatti un sistema di protezione per gli investitori tra l’Unione Europea e il Canada che, grazie all’istituzione di un tribunale arbitrale, permetterà loro di citare in giudizio uno Stato (o a una decisione dell’Unione Europea) nel caso in cui un provvedimento pubblico adottato da tale Stato possa compromettere“le legittime aspettative di guadagno dall’investimento”.
Spagna: la polizia catalana rifiuta la presa di Madrid, si impegna a “resistere”
Sabato, la Spagna si è trovata sull’orlo di una crisi di sovranità, dopo che la “regione ribelle” della Catalogna ha rifiutato di dare maggior controllo al governo centrale, sfidando le autorità di Madrid che stanno tentando di sopprimere il referendum sull’indipendenza dell’1 ottobre.
Mentre le tensioni salgono in vista di quella data e dopo che Madrid ha inviato navi cargo pieni di poliziotti militari, peraltro respinti in due porti, sabato la Procura della Repubblica ha detto al capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero che i suoi ufficiali devono ora obbedire agli ordini di un coordinatore nominato dal governo.
La polizia catalana, tuttavia, non è d’accordo e, come riferisce Bloomberg , il sindacato SAP – che è quello maggiore tra i 17.000 poliziotti catalani, noti come Mossos d’Esquadra – ha detto che rifiuterà l’ordine, come suggerito dai politici separatisti.
25 settembre 2017
I palestinesi ricordano Sabra e Chatila
Beirut – Sono passati trentacinque anni da quei drammatici giorni del settembre dell'82, quando le falangi fasciste, con la complicità dell'esercito israeliano, fecero strage di palestinesi nei campi di Sabra e Chatila. Anni che non hanno cancellato il dolore e la rabbia nel vedere i carnefici di allora restare impuniti. Non dimenticare Sabra e Chatila significa non dimenticare le tante stragi compiute in questa regione negli ultimi decenni, significa non dimenticare Deir Yassin, Jenin, Bourj Shamaly, Gaza… un elenco lunghissimo. Non dimenticare quella strage, significa però, innanzitutto, non dimenticare i vivi, i rifugiati palestinesi che continuano a vivere in condizioni inumane dentro campi che sono ora prigioni e ora formicai indescrivibili.
Trentacinque anni sono tanti. Anni che hanno visto nascere generazioni di palestinesi, donne e uomini che a loro volta hanno visto scorrere davanti ai loro occhi la storia e che oggi vivono una realtà allucinante. Gli si nega il presente, attraverso l'assenza di diritti e vessazioni di ogni tipo, e gli si nega il futuro, disperdendoli nel mondo e cercando di cancellarne la memoria.
22 settembre 2017
Perché Harvey ha fatto più vittime in Texas che Irma a Cuba?
I danni degli uragani alle costruzioni e alle infrastrutture sono simili in tutti i Caraibi. Ma Cuba si distingue perché il numero di persone che muoiono durante questi fenomeni è molto, molto minore che nel resto di questi paesi.
Dall’anno 2008 Cuba ha sofferto 18 uragani, che hanno provocato la morte di migliaia di persone nei Caraibi e negli USA. A Cuba il costo è stato di sole 45 vite umane, anche se ci sono state centinaia di migliaia di case distrutte e si sono persi i raccolti.
Il recente uragano Irma ha causato enormi danni a Cuba, provocando onde alte fino a 11 metri a L’Avana, con una penetrazione del mare di circa 600 metri sul Malecòn, e ha spazzato il paese con venti di 285 chilometri all’ora, dato che si è trattato del più grande uragano della storia. In questa occasione ci sono stati 10 morti, cosa inusuale ma comprensibile data la gravità del fenomeno (secondo l’agenzia EFE, negli USA lo stesso uragano Irma ha fatto almeno 30 morti).
Le enormi differenze tra i costi umani che gli uragani provocano negli altri paesi, rispetto a Cuba, ci parlano delle caratteristiche della società. Credo rispondano a tre fattori molto legati alla storia della rivoluzione.
20 settembre 2017
Israele a mano armata
Il barbaro assassinio del piccolo Alì – il bimbo palestinese bruciato vivo da un colono israeliano – non è un episodio isolato ma, al contrario, il punto d’arrivo di una politica di estrema destra basata sull’esaltazione della violenza, la protezione della malavita organizzata ed il ripudio della democrazia.
Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
19 settembre 2017
Trump vuole la guerra al Venezuela
Oggi, ancora una volta il Presidente USA, Donald Trump è intervenuto sul Venezuela. Come riportato poco fa da Televideo RAI, Trump ha detto: "Vogliamo che sia restaurata la democrazia e la libertà in Venezuela, e lo vogliamo subito"
Ovviamente i governanti statunitensi quando parlano di democrazia intendono riferirsi al loro concetto di democrazia, in cui tutto il potere è nelle mani degli oligarchi e il popolo escluso totalmente e rilegato in miseria e quando parlano di libertà intendono la libertà di appropriarsi al minor prezzo possibile (ossia rubando) di tutte le risorse del Venezuela, come facevano prima dell'avvento di Chávez e come fanno con le risorse degli altri paesi poveri del mondo.
A margine dell'Assemblea Generale dell'ONU, Trump si è incontrato con i Leader Latinoamericani, ai quali ha chiesto la massima collaborazione per affrontare la crisi venezuelana.
Venezuela: Italiani denunciano, «Dagli squadristi minacce di morte»
«Per favore, togliete tutti i nomi dall’appello , abbiamo ricevuto gravi minacce, hanno minacciato di morte i nostri famigliari». La voce di Giuseppe s’incrina, al telefono.
È da sempre un uomo di sinistra, abituato a esprimere pubblicamente le sue idee, dentro e fuori l’ambito in cui ha deciso di militare. Si capisce che recedere gli brucia. Tuttavia, «con i fascisti, qui, ormai, non si scherza. Molti di loro, come quelli che hanno bruciato il giovane afrovenezuelano Orlando Figuera, sono di origine italiana». Giuseppe vive da oltre quarant’anni in Venezuela, si è trasferito lì dopo il golpe in Cile, paese dove avrebbe voluto vivere se la «primavera allendista» non fosse stata stroncata dal dittatore Pinochet.
Egitto: scomparso uno dei legali della famiglia Regeni
Ibrahim Metwaly Hegazy |
L’avvocato si stava imbarcando su un aereo diretto a Ginevra dall’aeroporto del Cairo dove sarebbe dovuto intervenire sul tema dei diritti umani a un’assemblea delle Nazioni Unite. Dal momento in cui è stato fermato ai controlli non risulta più contattabile e non ha mai preso il volo per la Svizzera.
In quella sede Hegazy avrebbe dovuto parlare dell’omicidio di Giulio Regeni, caso che segue da vicino per la Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ercf), l’Ong che fornisce consulenza ai legali della famiglia del ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo nel 2016. E avrebbe illustrato anche l’ultimo rapporto sulle sparizioni forzate nel paese di Al Sisi pubblicato dall’Ecrf sulla propria pagina web, oscurata d’imperio dal governo egiziano il 5 settembre scorso come altri 405 siti di Ong da maggio ad oggi.
18 settembre 2017
Regeni: chi sa, chi mente e chi è complice
Due novità aggiornano nelle ultime ore gli sviluppi sul caso Regeni.
Un articolo del New York Times pubblicato ieri conferma che il dipartimento di Stato americano informò il governo italiano che dietro la morte di Giulio Regeni c'erano i servizi segreti egiziani con alti esponenti dell'entourage di Al-Sisi coinvolti. Gli americani non rivelarono le fonti né i dettagli delle figure coinvolte per non bruciare gli informatori. Renzi tacque la notizia e non approfondì la pista. La seconda novità riguarda l'annuncio dato, sempre nella giornata di ieri, dalla Farnesina dell'invio di un nuovo ambasciatore, Giampaolo Cantini, al Cairo. Per la famiglia di Giulio è il segnale di una resa. Il predecessore di Cantini, Massari, venne richiamato a Roma l'8 aprile 2016 per esercitare pressione verso le autorità egiziane in riferimento alle indagini sul caso Regeni. La tempesta è passata, la normalità delle relazioni diplomatiche, commerciali e di potere, ovvero quella normalità che ha ucciso Giulio Regeni, va ristabilita.
Lettera dal Venezuela alle italiane e agli italiani
Pubblichiamo una importante lettera sottoscritta da diversi connazionali in Venezuela e inviata agli italiani, sulla strumentalizzazione della “presenza italiana” in questo paese – fatta in più occasioni anche da dirigenti politici e di Governo – e sulla (dis)informazione a senso unico che è rilanciata dai maggiori media italiani sul paese sudamericano. (Segue testo integrale)
“Care italiane, cari italiani, cari connazionali,
leggendo nei siti on line di gran parte dei quotidiani italiani ed ascoltando i report radiofonici e televisivi emessi dalla Rai e da altre catene, abbiamo purtroppo registrato che rispetto ai fatti venezuelani, vige una informazione a senso unico che rilancia esclusivamente le posizioni e le interpretazioni di una delle parti che si confrontano.
Abbiamo anche letto e ascoltato spesso che l’attenzione prestata alla situazione venezuelana viene giustificata per la presenza in Venezuela di una “consistente comunità italiana o di origine italiana” in sofferenza e che sembrerebbe essere accomunata in modo unanime alle posizioni dell’opposizione.
15 settembre 2017
Il genocidio dei Rohingya
"Aung San Suu Kyi: Vergognati" |
Aung San Suu Kyi ha svolto il suo ruolo come previsto, ottenendo l’appoggio della Destra e l’ammirazione della Sinistra. Per questo ha ottenuto il Premio Nobel per la Pace nel 1991: è entrata nel gruppo degli ‘Anziani’ ed è stata pubblicizzata da molti giornalisti e da vari governi come una figura eroica che si doveva imitare.
Una volta Hillary l’ha definita “una donna straordinaria.” Il percorso della ‘Signora’ della Birmania da pariah politica nel suo paese dove è stata per 15 anni agli arresti domiciliari, è finalmente terminato con un trionfo quando è diventata la leader della Birmania in seguito a un’elezione multipartitica nel 2015.
Bombe Molotov: quelle buone e quelle cattive
Nel loro accelerato processo di putrefazione morale, i portavoce della destra e la stampa egemonica dell’Argentina si stracciano le vesti di fronte alla scalata violenta che sta avendo luogo in questi ultimi giorni nel quadro delle proteste per la sparizione forzata di Santiago Maldonado (giovane sparito in agosto durante la repressione di una protesta del popolo mapuche, n.d.t.).
Nella città di Buenos Aires e in El Bolson (cittadina della provincia meridionale del Chubut, n.d.t.) le manifestazioni contro questo fatto, un mese dopo, sono finite con gravi scontri tra alcuni gruppi usciti da pacifiche manifestazioni di massa – che nel caso di Buenos Aires hanno visto centinaia di migliaia di persone nella Plaza de Mayo – e le forze di sicurezza.
13 settembre 2017
L'eredità di Allende
Rovesciato l’11 settembre 1973 con un cruento golpe militare che né il suo governo né i partiti popolari erano in condizioni di affrontare, Salvador Allende entrò nella storia, tuttavia, con il piglio di un leader vittorioso. La sua eredità politica e morale fornisce insegnamenti importanti per i rivoluzionari di oggi.
In primo luogo, la sua coerenza politica ed il suo coraggio personale, che gli fecero impugnare il fucile per resistere alla Moneda insieme ad un pugno di coraggiosi. Con le sue stesse parole: pagava con la sua vita la lealtà del popolo.
La sua immolazione fu un atto cosciente di ribellione per non umiliarsi davanti al tradimento e al crimine dei generali e degli ammiragli. In altre circostanze avrebbe sicuramente guidato la resistenza di un popolo armato e di unità militari costituzionaliste. L’unica cosa che non passò per la mente di Allende nel palazzo in fiamme fu di arrendersi e di negoziare le condizioni di un onorevole esilio. I suoi ultimi messaggi per radio e la sua decisione finale lo coprirono di gloria e, allo stesso tempo, seppellirono nell’infamia i golpisti, la cui vigliaccheria morale venne confermata dai loro crimini e dall’arricchimento illecito dei terribili anni che seguirono.
Non fu solo il suo coraggio e la sua coerenza. Salvador Allende lasciò anche altri insegnamenti.
In primo luogo, la sua coerenza politica ed il suo coraggio personale, che gli fecero impugnare il fucile per resistere alla Moneda insieme ad un pugno di coraggiosi. Con le sue stesse parole: pagava con la sua vita la lealtà del popolo.
La sua immolazione fu un atto cosciente di ribellione per non umiliarsi davanti al tradimento e al crimine dei generali e degli ammiragli. In altre circostanze avrebbe sicuramente guidato la resistenza di un popolo armato e di unità militari costituzionaliste. L’unica cosa che non passò per la mente di Allende nel palazzo in fiamme fu di arrendersi e di negoziare le condizioni di un onorevole esilio. I suoi ultimi messaggi per radio e la sua decisione finale lo coprirono di gloria e, allo stesso tempo, seppellirono nell’infamia i golpisti, la cui vigliaccheria morale venne confermata dai loro crimini e dall’arricchimento illecito dei terribili anni che seguirono.
Non fu solo il suo coraggio e la sua coerenza. Salvador Allende lasciò anche altri insegnamenti.
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Glaxo: "Non avrai altro vaccino all’infuori di me"
Devo ammettere che sui vaccini non ho alcuna certezza, non ho nemmeno competenze scientifiche per affermarne l’assoluta validità, oppure per denunciarne rischi accertati. Però in questa strana storia molte cose non tornano, le ambiguità abbondano e le bufale ben orchestrate e indecifrabili dell’informazione mediatica addensano la nebbia sulle verità.
Il vaccino sembra comunque essere diventato il nuovo dogma di fede, dogma di Stato, verità scientifica rivelata e imposta ai fedeli come principio sacrosanto.
Naturalmente come ogni fede assoluta suscita ribellioni eretiche e diserzioni agnostiche, scatena fanatismi da entrambi i versanti, con tutte le deviazioni del caso. Perché dunque tutta questa ansia, questo fanatismo, del tipo chi non si vaccina con me peste lo colga?
Sarebbe meglio invece spiegare pacatamente all’opinione pubblica quali studi hanno portato a decidere l’obbligatorietà di ben 10 vaccini nel primo anno di vita, cosa si sa delle possibili complicazioni, e come fare per evitarle.
12 settembre 2017
Il consigliere di sicurezza del presidente Jimmy Carter: "Ho creato il terrorismo jihadista e non me ne pento!"
"Qual è la cosa più importante per la storia del mondo? I talebani o il crollo dell'impero sovietico?" È la risposta di chi era il consulente per la sicurezza del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, alla domanda della rivista francese Le Nouvel Observateur (21 gennaio 1998) sulle atrocità commesse dai jihadisti di al-Qaeda. Un'aberrante mancanza di etica di individui che distruggono la vita di milioni di persone per raggiungere i loro obiettivi.
In questa intervista, Brzezinski confessa un'altra realtà: che i jihadisti non entrarono dal Pakistan per liberare il loro paese dagli occupanti sovietici infedeli, ma che sei mesi prima dell'ingresso dell'Armata Rossa in Afghanistan gli Stati Uniti hanno lanciato l'Operazione Ciclone, il 3 di Luglio 1979, inviando 30.000 mercenari armati anche di missili Stinger, in Afghanistan per devastare il paese, diffondere il terrore, rovesciare il governo marxista del dottor Nayibolá e piazzare una trappola per l'URSS: trasformandola nel suo Vietnam. E ci sono riusciti. Sul loro cammino, hanno violentato migliaia di donne, hanno decapitato migliaia di uomini e hanno causato la fuga di 18 milioni di persone dalle loro case. Caos che continua ancora oggi.
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10 settembre 2017
L'illegittimo debito nascosto del Mozambico
Il rapporto dell'audit sul debito "nascosto" del Mozambico (2 miliardi di dollari) eseguito su richiesta del procuratore generale del paese, ha cominciato a circolare da fine giugno 2017, con molti mesi di ritardo. Solo le conclusioni sono disponibili in questo momento. Essi sono chiari: al di là dei limiti imposti dal gabinetto statunitense Kroll: gran parte di questi prestiti sono illegittimi.
Questa revisione è stata richiesta dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) per riprendere il proprio sostegno al bilancio alle autorità del Mozambico, interrotto nell'aprile del 2016, quando è stato scoperto questo debito "nascosto".
9 settembre 2017
“A Genova in via Fracchia fu un'esecuzione”: rivelazioni sulla strage BR legata al Caso Moro
«A Riccardo Dura spararono un unico colpo alla nuca. Non andò come dissero i carabinieri». Così rivela all'Espresso Luigi Grasso, autore della denuncia che ha riaperto l'inchiesta sull'irruzione del 1980 nel covo genovese delle Br. Un blitz che interessa anche alla Commissione Moro: nell'appartamento sarebbero stati nascosti documenti del presidente Dc. Ma nei rapporti successivi all'operazione non ve ne è traccia
Un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Genova riapre le indagini sull'irruzione dei carabinieri nel covo delle Brigate rosse di via Fracchia, trentasette anni dopo il blitz in cui persero la vita quattro esponenti della colonna genovese delle Brigate rosse. Sul covo genovese delle Br si stanno concentrando anche le indagini della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro: nell'archivio brigatista sarebbero stati tenuti documenti relativi alla prigionia dello statista ucciso il 9 maggio 1978.
8 settembre 2017
Il Complesso Militare Industriale di Trump
Guerra nucleare con la Corea del Nord. Guerra fredda II con la Russia. Guerra sporca in Yemen. Guerra indefinita in Afghanistan. Guerra economica contro il Venezuela. Guerra retorica con l'Iran. Guerra dei muri con il Messico. Guerra razziale negli Stati Uniti. Per essere il presidente che ha promesso "nessun intervento" e "l'America prima di tutto", in soli otto mesi Donald Trump è diventato il re delle guerre. E dietro c'è l'intero settore militare statunitense e le sue imprese miliardarie che sbavano alla prospettiva di espandere e ampliare il potere militare USA.
Per la prima volta nella storia contemporanea del paese, Trump ha militarizzato la Casa Bianca, piazzando i generali nelle più importanti posizioni del gabinetto presidenziale per le politiche di sicurezza e di difesa e demandando al Pentagono le decisioni dirette sulle operazioni di combattimento. Il suo capo di Stato maggiore, John Kelly, è un generale dei marines che per un breve periodo ha anche ricoperto la carica di Segretario alla Sicurezza nazionale di Trump - inasprendo le politiche antimigratorie – ed è stato anche a capo del Comando Sud dal 2012 al 2016, quando Washington ha intensificato la sua politica aggressiva contro il Venezuela.
6 settembre 2017
Perché l’Irlanda dovrebbe seriamente pensare alla "Irexit"
Bisogna che parliamo di Irexit. Sul serio. A infilare la testa nella porta di una delle innumerevoli riunioni in cui si discutono tutte le questioni legate alla Brexit, l’unica parola che non si osa pronunciare è Irexit. La follia dei Britannici? Certo. Quanto sono male organizzati e divisi? Naturale. Quanto le loro aspettative sono irrealistiche? Certamente.
Con poche, notevoli eccezioni, l’ Irlanda “ufficiale” si è bevuta lo spin. Ha reso l’Unione Europea custode dei nostri interessi nazionali. Ha ceduto la responsabilità dei negoziati sulla nostra futura relazione con il Paese che ci è più vicino e con lo Stato che è il nostro più grande partner commerciale. Tutto questo non ha senso. I rischi del negoziare l’approvazione dell’ “Europa” sugli interessi a lungo termine del Paese sono enormi.
5 settembre 2017
I robot RADAR di Google completeranno il monopolio dell’informazione
Nel corso del week-end Sputnik ha pubblicato un articolo sull’accordo dal valore di 800.000 dollari siglato tra il leader tecnologico della Silicon Valley e la UK Press Association per il progetto «Digital News Initiative», un progetto triennale di Google dal valore di 170 milioni di dollari, che comprende tra i suoi numerosi obiettivi, la creazione di «informazioni» automatizzate o scritte dai robot. Questo specifico programma è formalmente conosciuto con il nome di «Reporters and Data and Robots», o RADAR, e, in base a quanto è stato già scritto, i «giornalisti robot» progettati da Google si serviranno di open source paragonabili a quelle impiegate dei governi e dalla polizia per produrre dei rapporti che in seguito invieranno agli altri media per la loro diffusione o che serviranno da base per articoli scritti da persone in carne e ossa.
1 settembre 2017
Il Mossad ha usato due furgoni nell'attentato a Barcellona...
Il primo furgoncino senza logo |
Sarà la moneta del Nuovo Ordine Mondiale?
Si tratta infatti di una nuova moneta sulla quale non compaiono più i volti dei personaggi storici delle varie nazioni che emettono quella moneta, ma compaiono i volti di noti personaggi internazionali come Steve Jobs, Mark Zuckenberg, Larry Page o Bill Gates. Sono rispettivamente il fondatore della Apple, di Facebook, di Google e di Microsoft, ovvero i nuovi potenti del terzo millennio. E poi ci sono anche grossi personaggi di famose multinazionali, come il fondatore di Mc Donald's, Ray Kroc, il padrone della catena Starbucks, Kevin Johnson, o l'AD della Shell, Ben van Beurden.
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