Non ha il suo ritratto esposto su un gigantesco cartellone pubblicitario del sit-in come la studentessa e icona rivoluzionaria Alaa Salah, ma tutti sanno dove trovarla. "Accanto alla prima tenda sul marciapiede, subito dopo iol portale di sicurezza", indica un giovane che vende falafel, vicino a un mucchio di blocchi di cemento e filo spinato che formano una barricata. Su un lato del marciapiede, alcuni tappetini e un telone delimitano il quartier generale di Awadeya Mahmoud Koko, installata da oltre un mese, all'ingresso del raduno che ha fatto cadere il dittatore Omar al-Bashir, al potere dal 1989.
Visualizzazione post con etichetta Sudan. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sudan. Mostra tutti i post
18 giugno 2019
Sudan: Awadeya, questa venditrice di tè che è diventata una figura di spicco della rivoluzione
RITRATTO. Awadeya Mahmoud Koko è una delle migliaia di sudanesi che si sono accampati fuori dal quartier generale dell'esercito. E' diventata una delle icone e delle anime del movimento.
23 giugno 2018
L'Unione €uropea usa le milizie arabe accusate di genocidio per bloccare i migranti in Europa
Alla fine di maggio, 15 persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco quando hanno cercato di fuggire dai rapitori in Libia. Medici senza frontiere ha dichiarato che erano originarie dell'Eritrea, dell'Etiopia e della Somalia. Questi migranti erano per qualche ragione intrappolati nelle mani dei trafficanti e non avevano altra scelta che sfuggire ai loro rapitori. I trafficanti li hanno uccisi. Non sapremo mai la vera storia, ma sicuramente temevano di essere venduti come schiavi per pagare i loro debiti, non era la prima volta che accadeva.
Questi sfortunati hanno raggiunto il loro fatale destino attraverso il Sudan. Tre mila chilometri separano il Mediterraneo dal confine eritreo. Da lì devi solo attraversare il Sudan per arrivare in Libia. Un territorio in cui lo Stato difficilmente esiste da quando il regime di Gheddafi è stato distrutto. È uno dei motivi per cui questo corridoio è diventato uno dei più attivi sulla strada per l'Europa dai giovani del Corno d'Africa. Ora le autorità dell'Unione europea stanno chiudendo il corridoio alleandosi con il diavolo. E chi è se non la milizia araba conosciuta come Janjawid*?
Questi sfortunati hanno raggiunto il loro fatale destino attraverso il Sudan. Tre mila chilometri separano il Mediterraneo dal confine eritreo. Da lì devi solo attraversare il Sudan per arrivare in Libia. Un territorio in cui lo Stato difficilmente esiste da quando il regime di Gheddafi è stato distrutto. È uno dei motivi per cui questo corridoio è diventato uno dei più attivi sulla strada per l'Europa dai giovani del Corno d'Africa. Ora le autorità dell'Unione europea stanno chiudendo il corridoio alleandosi con il diavolo. E chi è se non la milizia araba conosciuta come Janjawid*?
5 febbraio 2014
"VOGLIONO PREDARE LA BANCA CENTRALE DELL'IRAN"
In una sua interessante analisi, il giornalista Pete Papaherakles dell'American Free Press mette in evidenza come, dietro alle tensioni nel Vicino Oriente, vi sia il tentativo dei Rothschild di mettere le mani sulla Banca Centrale dell'Iran. È interessante notare come, a differenza dell'Italia e degli altri Paesi dell'Unione Europea dove i grandi mass media sono fortemente omologati e controllati dal "sistema", soprattutto quando si parla di questioni economiche, negli Stati Uniti riescano spesso a trovare spazio sui giornali analisi indipendenti ed obiettive sulla politica estera e sull'economia.
In questo contesto merita di essere posto in risalto un recente articolo del giornalista Pete Papaherakles della American Free Press, che denuncia come, dietro alle crescenti tensioni nel Vicino Oriente e all'ostilità nei confronti dell'Iran vi sia la longa mano dei Rothschild, leader indiscussi del potere bancario e finanziario internazionale.
Questa ambizione, del resto mai smentita dai grandi burattinai della finanza mondiale, appare ovvia ed evidente se si considera - come rileva Papaherakles - che l'Iran è al momento uno dei soli tre Paesi rimasti al mondo la cui banca centrale non sia sotto il controllo, diretto o indiretto, dei Rotschild.
Prima dell'11 Settembre 2001, esistevano infatti nel mondo sette Paesi con questa caratteristica: Afghanistan, Cuba, Irak, Iran, Korea del Nord, Libia e Sudan. In realtà questi Paesi erano otto, perché il giornalista dell'American Free Press ha dimenticato, mi auguro per semplice distrazione, di inserire nell'elenco la Siria. E cosa sia successo a partire dallo scatenamento, da parte della presidenza di John Walker Bush, della cosiddetta "guerra al terrorismo" è sotto gli occhi di tutti.
In questo contesto merita di essere posto in risalto un recente articolo del giornalista Pete Papaherakles della American Free Press, che denuncia come, dietro alle crescenti tensioni nel Vicino Oriente e all'ostilità nei confronti dell'Iran vi sia la longa mano dei Rothschild, leader indiscussi del potere bancario e finanziario internazionale.
Questa ambizione, del resto mai smentita dai grandi burattinai della finanza mondiale, appare ovvia ed evidente se si considera - come rileva Papaherakles - che l'Iran è al momento uno dei soli tre Paesi rimasti al mondo la cui banca centrale non sia sotto il controllo, diretto o indiretto, dei Rotschild.
Prima dell'11 Settembre 2001, esistevano infatti nel mondo sette Paesi con questa caratteristica: Afghanistan, Cuba, Irak, Iran, Korea del Nord, Libia e Sudan. In realtà questi Paesi erano otto, perché il giornalista dell'American Free Press ha dimenticato, mi auguro per semplice distrazione, di inserire nell'elenco la Siria. E cosa sia successo a partire dallo scatenamento, da parte della presidenza di John Walker Bush, della cosiddetta "guerra al terrorismo" è sotto gli occhi di tutti.
21 marzo 2012
« CIAK SI BOMBARDA! »...Ma è un Film già visto!
Dal cilindro della propaganda occidentale escono a getto continuo trovate a dir poco spettacolari, che solo una fervida immaginazione unita ad una brama sconfinata di manipolare la realtà può produrre: l’ultima è “l’arresto” di un celebre divo di Hollywood intento a manifestare sotto l’ambasciata del Sudan negli Stati Uniti contro il “regime” di quel grande Paese africano posto al crocevia del “Continente nero” e per questo ambito sin dall’Ottocento da tutte le “potenze” occidentali, anche a costo di scannarsi tra di loro.
Di Enrico Galoppini
Secondo copione, il divo in questione è stato prontamente rilasciato, tuttavia l’‘imbarazzante contrattempo’ occorsogli, subito reclamizzato urbi et orbi attraverso la tentacolare piovra mediatica, ha fatto subito il giro del mondo.
Il risultato è quello auspicato da chi aveva architettato questa messa in scena: finalmente i tele-sudditi sono edotti, oltre che sulla “malvagità del regime siriano”, di quello iraniano, di Putin, di Chavez, della Corea del Nord eccetera (la lista è lunghina), anche su quella del governo sudanese, da tempo nella tabella dei “cattivi” a causa dell’ipermediatizzata “catastrofe umanitaria nel Darfur”, sulla quale il “gran pubblico” certamente non avrà capito un accidente (ma basta starnazzare per una “catastrofe” per riscuotere simpatie). Tra l’altro, il presidente del Sudan è l’unico capo di Stato in carica su cui pende un “mandato di cattura” del farisaico “Tribunale dell’Aja per i crimini contro l’umanità” (purché non commessi dall’Occidente: America, Inghilterra e Israele in testa alla classifica dell’impunità totale).
10 marzo 2011
LA SCACCHIERA ISLAMICA
Egitto: l’irruzione della Turchia (e dell’Iran dalla porta posteriore)
Per non soccombere ai manicheismi lineari della propaganda occidentale di taglio hollywoondiano propongo di dividere brevemente il mondo arabo, di 22 membri, in cinque sub regioni con lo scopo di facilitare concetti ed analisi:
Di Alfredo Jalife-Rahme - La Jornada
1- Il Maghreb (“occidente” arabo), principalmente di maggioranza sunnita, dove prevale un’importante minoranza berbera: Mauritana, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia, ai quali bisogna aggiungere la RADS (Repubblica Araba Democratica Saharaui), riconosciuta dall’Unione Africana, ma non dalla Lega Araba.
2- La Mezzaluna Fertile, nel significato “amministrativo” del primo ministro iracheno e filo britannico, Nuri Al-Said: Transgiordania, Iraq, Libano, Palestina e Siria (Libano e Iraq hanno potenti comunità sciite, mentre la Siria si caratterizza dal regno “alawita” (10 % della popolazione), una setta discendente dal sciita, oltre al 16% dei cristiani.
3- Le sei petromonarchie arabe del golfo Persico che formano il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG): Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi e Oman (nelle prime tre ci sono importanti popolazioni sciite).
3 febbraio 2011
SUDAN: La cruda realtà dietro la promessa di un futuro
Le foto che accompagnano questo articolo sono dei campi di rifugiati in Chad a pochi km dal confine con il Darfur, Sudan. |
Gli ultimi avvenimenti nel Sudan, invitano ad una profonda riflessione sulla storia della violazione dei popoli africani ad opera dell’uomo bianco. Nei miei anni di servizio, ho trascorso due dei quasi 3 anni e mezzo in Africa nel Sudan e in Zaire, due paesi che conosco meglio del cortile di casa mia.
Daniel Estulin
http://www.danielestulin.com/L’Africa è la frontiera finale di questa battaglia per la sopravvivenza. Gli USA, la Cina, e la Francia sono dentro totalmente nelle operazioni segrete nel Sahara Occidentale, il Sudan, Ruanda, il Congo, Burundi, Angola, Chad, Etiopia, Somalia ed Eritrea. Se sovrapponiamo le cartine dei conflitti bellici con le cartine delle riserve naturali strategiche del continente africano, verifichiamo che s' incastrano perfettamente. Coincidenza forse? Per niente. Tra i tanti paesi africani ricchi in risorse, il Sudan dispone delle maggiori riserve naturali ancora da sfruttare. Non c’è da meravigliarsi che il Sudan si sia trasformato nell’epicentro della guerra senza quartiere nel continente nero.
Iscriviti a:
Post (Atom)