Parigi, 5 febbraio 1986, Prima conferenza internazionale sull’albero e la foresta (estratti). « La mia patria, il mio Burkina Faso è senza dubbio uno dei pochi paesi al mondo che ha il diritto di definirsi un concentrato di tutte le calamità naturali di cui il genere umano soffre tuttora, alla fine di questo ventesimo secolo. Otto milioni di burkinabé hanno interiorizzato questa realtà in 23 terribili anni. Hanno visto morire le madri, i padri, i figli e le figlie, decimati da fame, carestia, malattie e ignoranza. Con gli occhi pieni di lacrime hanno guardato prosciugarsi stagni e fiumi. Dal 1973 hanno visto il loro ambiente deteriorarsi, gli alberi morire e il deserto invaderli a passi da gigante. Secondo le stime, ogni anno il deserto avanza nel Sahel di 7 chilometri.
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas SankaraeBlaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza,ma è l’inizio anche di un mitoche ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
Nonostante i mezzi di comunicazione borghesi abbiano riservato poco spazio alla notizia, gravi eventi stanno sconvolgendo in questi giorni il Burkina Faso, dove mercoledì scorso si è materializzato un Colpo di Stato ad opera dei militari della Guardia Presidenziale guidati da Gilbert Diendéré, legati al dittatore Blaise Campaoré destituito dopo 27 anni in seguito alla sollevazione popolare del 30 e 31 ottobre 2014 (1) da cui si avviò un “periodo di transizione” verso le elezioni previste per il prossimo 11 ottobre.
Gli interessi imperialisti nel paese sub-sahariano e la presunta “transizione democratica”
Il Burkina Faso è situato in Africa Occidentale a nord della Costa d’Avorio. Ha una popolazione di circa 18 milioni di abitanti, ma nonostante sia uno dei principali produttori di oro a livello mondiale e possegga grandi risorse minerarie ha un Pil pro-capite pari a 1.500 dollari, il che lo rende uno fra i paesi più poveri del mondo, con un’aspettativa di vita media di circa 50 anni e un’età media della popolazione di poco inferiore a 17, oltre ad essere tra i primi paesi al mondo per mortalità infantile (2).
Coordinatore della campagna internazionale Giustizia per Thomas Sankara (Cijs), membro influente del Gruppo di Ricerca e Iniziative per la Liberazione dell'Africa (GRILA), Aziz Salmone Fall è di tutti i combattimenti che riguardano l'autonomia del continente ed il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti. In quest'intervista esclusiva accordata al Journal de l’Afrique, l'autore del film documentario “Africom go home"condanna la presenza delle basi militari straniere in Africa, fornisce precisazioni sull'evoluzione del dossier Sankara al Burkina Faso, ecc. invita le giovani generazioni africane a restare vigili e soprattutto organizzarsi per essere all'avanguardia nella liberazione in corso. Può fare una breve presentazione del Gruppo di Ricerca e Iniziative per la Liberazione dell'Africa (GRILA) di cui è il presidente? Grazie del vostro invito. Non c'è mai stato un presidente al GRILA durante questi 30 anni. Funzioniamo senza gerarchia e trasversalmente da parte di collettivi. Sono dunque soltanto un membro del collettivo contro l'impunità dove ho l'onore di coordinare da 20 anni la campagna internazionale Giustizia per Sankara, un gruppo di avvocati e di militanti. Il GRILA è un organismo autonomo e senza scopo di lucro che funziona grazie al contributo materiale ed intellettuale delle sue sezioni composte da membri e simpatizzanti. Nella sua visione di un mondo universalista, tenta di contribuire all'emergenza e al consolidamento dello sviluppo in Africa e alla solidarietà internazionale che richiede.
Comunicato stampa della rete internazionale « Giustizia per Sankara. Giustizia per l'Africa »
Il 30 aprile 2014, il Tribunale civile di primo grado (TGI) di Ouagadougou si è dichiarato incompetente nell’ordinare una perizia DNA per identificare i corpi seppelliti a Dagnoen. Accogliamo questa decisione con tristezza, delusione e collera ed ormai, rivolta e rabbia ci pervadono. Questa decisione fa seguito alla richiesta depositata il 2 febbraio 2011 dagli avvocati della famiglia Sankara. Ci sono dunque voluti ben 3 anni perché i giudici si dichiarassero incompetenti ! E la prima richiesta di giustizia della famiglia è del 1997! La realtà del Burkina Faso è che, l’unico vero giudice riguardo il caso Sankara è Blaise Compaoré. Lui va in panico ogni volta che se ne parla, temendo d’essere accusato, così come è terrorizzato all'idea d’essere accusato per il suo ruolo nelle guerre in Liberia, Sierra Leone e Costa d'Avorio. E’ questa la ragione per cui tutte le procedure intentate in Burkina sull'assassinio di Thomas Sankara sono bloccate.
Ma la famiglia Sankara ha il diritto di potersi raccogliere su una tomba autenticata come quella del defunto presidente Thomas Sankara. La famiglia Sankara, le famiglie dei collaboratori di Thomas Sankara assassinati con lui, i popoli africani e tutti gli eredi politici di Thomas Sankara oggi chiedono verità e giustizia.
Buongiorno a tutti, ad oggi, all'appello di giustizia per Thomas Sankara e per l'Africa abbiamo raggiunto 7.569 firme.Vi chiediamo di aiutarci ad arrivare ad 8.000 firme entro il 21 dicembre 2011, giorno dell'anniversario della sua nascita che sarà ricordato a Ouagadougou il 20 e 21 dicembre con la 3° EDIZIONE del Thomas SANKARA REVIVAL (segue programma).
Vi ricordiamo che per firmare l’appello dovete riempire il formulario che trovate al link http://thomassankara.net/spip.php?article878&lang=it. Il vostro indirizzo e-mail non sarà pubblicato Riceverete però una mail in cui vi sarà indicato un link sul quale dovrete cliccare perchè la vostra firma sia resa valida.
Prima di tutto, vorrei chiedere a ciascuno di noi di osservare un
minuto di silenzio, minuto di silenzio in omaggio, alla memoria dei
nostri cari scomparsi, di tutti quelli che, conosciuti o sconosciuti,
hanno pagato con il loro sangue affinché oggi potessimo festeggiare il
II° anno della RDP. Vi ringrazio.
Onorevoli invitati del Burkina Faso, Rappresentanti del governo della
Repubblica del Mali, Rappresentanti del governo della Repubblica
francese, Rappresentanti della Jamahiriya araba libica popolare,
Rappresentanti della Repubblica del Ghana
Cari amici,
Compagni militanti e militanti della RDP.
Giusto un anno fa mi rivolgevo a voi, popolo burkinabè, per portarvi
il saluto militante della RDP, ripercorrevo la strada percorsa in un
anno, come voi apprezzavo la determinazione e la fermezza rivoluzionaria
nell’entusiasmo del Consiglio Nazionale della Rivoluzione (CNR) per
annunciare nuovi approdi davanti al vasto oceano di minacce e di sforzi.
Allora, io non ero che convinto della giustezza della nostra causa. In
quel momento io ero solo certo che lo scopo della nostra rivoluzione era
la rivoluzione stessa e cioè, questa ricerca costante della felicità
del nostro popolo, questo crescere della vita, questa creazione continua
di forme colorate, di limpidi paesaggi sulle rovine delle mura che ci
tenevano prigionieri.