Secondo quanto riportato, i ricercatori giapponesi sono stati incaricati di studiare i meccanismi con cui i farmaci sperimentali a base di mRNA potrebbero causare decessi e gravi reazioni avverse.
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5 gennaio 2023
Il Giappone avvia un'indagine ufficiale sui milioni di decessi causati dal vaccino COVID
Il Giappone ha avviato un'indagine ufficiale sul numero senza precedenti di persone decedute dopo aver ricevuto la vaccinazione Covid-19.
Secondo quanto riportato, i ricercatori giapponesi sono stati incaricati di studiare i meccanismi con cui i farmaci sperimentali a base di mRNA potrebbero causare decessi e gravi reazioni avverse.
Secondo quanto riportato, i ricercatori giapponesi sono stati incaricati di studiare i meccanismi con cui i farmaci sperimentali a base di mRNA potrebbero causare decessi e gravi reazioni avverse.
Il Prof. Masataka Nagao della Facoltà di Medicina dell'Università di Hiroshima ha evidenziato come i corpi delle persone vaccinate su cui ha eseguito le autopsie fossero anormalmente caldi, con temperature corporee superiori ai 100 gradi.
21 dicembre 2017
Le Tenebre di Fukushima

È così che funzionano le radiazioni, lente ma sicuramente distruttive; serve tempo per identificarne i rischi, nel senso che una fusione nucleare ha l’impatto, per decenni, di 1.000 incidenti industriali regolari, forse di più.
Di Robert Hunziker
Counterpunch
Sono passati sei anni da quando il triplo crollo totale si verificò a Fukushima Daichii l’11 marzo 2011, al giorno d’oggi soprannominato “311”. Col passare del tempo, è facile per il mondo in generale perdere la cognizione delle gravi implicazioni del più grande disastro industriale del mondo; fuori dal campo visivo funziona così.
Secondo le stime del governo giapponese e della TEPCO (Tokyo Electric Power Company), lo smantellamento andrà effettuato di decennio in decennio – molto probabilmente quattro decenni – con un costo fino a 21 trilioni di ¥ (189 miliardi di dollari). Tuttavia, questa è la parte più semplice da comprendere sulla storia del disastro nucleare di Fukushima.
22 ottobre 2017
VACCINI: Inchiesta sulle reazioni avverse. Giappone e Italia a confronto (1° parte)
A fronte della estesa e martellante campagna di informazione quasi a senso unico portata avanti negli ultimi mesi da mass media, da autorità istituzionali, da compagini politiche nazionali e regionali (con pochissimi distinguo) sulle vaccinazioni e tutti i loro benefici (che esistono), e sulla responsabilità genitoriale invocata per rispondere alla salvaguardia della sanità pubblica, ho deciso di intervistare personalmente la d.ssa Hiroko Mori, un medico che per anni è stato a capo della Sezione Malattie infettive dell'Istituto di Sanità Pubblica del Giappone. Un importante ruolo governativo quello ricoperto dalla Mori, che ha raggiunto dopo anni di lavoro in veste di ricercatrice scientifica. La d.ssa Hikoro Mori, oggi anziana ed in pensione, pone l'accento soprattutto nel valutare il rapporto rischio /beneficio della cosiddetta profilassi vaccinale, e mette in guardia il pubblico nel non sottovalutare il rischio delle reazioni avverse (che esistono anch'esse) ai vaccini, una realtà documentata scientificamente e che tocca da vicino soprattutto le famiglie dei Paesi avanzati, dove le condizioni igienico-sanitarie ed i livelli di nutrizione sono nettamente migliori rispetto a Paesi in via di sviluppo.
27 maggio 2017
G7: Nè terra, nè mare, nè aria per gli imperialisti!
In occasione del G7 di Taormina, il Partito Comunista organizza un Convegno Internazionale in contrapposizione al Vertice in cui si riuniranno i capi di stato e di governo di 7 potenze imperialiste (USA, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Canada, Giappone) insieme all'Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale.
"Il 26 e 27 maggio i capi di stato e di governo delle potenze imperialiste del G7, assieme all'Unione Europea e al Fondo Monetario internazionale, si riuniranno a Taormina per discutere nuovi accordi e strategie per garantire gli interessi di grandi banche e gruppi economici. Questo significa nuovi attacchi a diritti e salari dei lavoratori, aumento della disoccupazione, tagli ai diritti sociali, misure antipopolari, guerre imperialiste e politiche di saccheggio. Per questo il Partito Comunista il 27 maggio chiama lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti a mobilitarsi contro il G7, le unioni imperialiste di UE e NATO e gli interessi che esse rappresentano".
"Il 26 e 27 maggio i capi di stato e di governo delle potenze imperialiste del G7, assieme all'Unione Europea e al Fondo Monetario internazionale, si riuniranno a Taormina per discutere nuovi accordi e strategie per garantire gli interessi di grandi banche e gruppi economici. Questo significa nuovi attacchi a diritti e salari dei lavoratori, aumento della disoccupazione, tagli ai diritti sociali, misure antipopolari, guerre imperialiste e politiche di saccheggio. Per questo il Partito Comunista il 27 maggio chiama lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti a mobilitarsi contro il G7, le unioni imperialiste di UE e NATO e gli interessi che esse rappresentano".
19 aprile 2017
L'Europa del 2017 come l'Europa del 1908
All'inizio del secolo scorso, le grandi potenze imperiali europee e il Giappone s'impegnarono in una febbrile corsa agli armamenti, che i loro popoli applaudirono con gioia, perché vedevano in quegli armamenti un riflesso della loro grandezza e gloria. La distribuzione del potere nel mondo è stato il motore delle contraddizioni, insieme con le controversie economiche e commerciali. Tuttavia, dove era più facile osservare il delirio bellicista e imperialista era nello sviluppo navale. Nel 1905, la Gran Bretagna mise in cantiere un nuovo modello di nave, che venne chiamata Dreadnought (Corazzata) per rafforzare la sua supremazia marittima, pensando che la Germania avrebbe avuto bisogno di molti anni per costruire una nave simile. Si sbagliavano. Nel 1906, la Germania ha adottato una legge la quale prevedeva che tutte le navi da guerra dovevano essere del tipo Dreadnought. La risposta inglese fu che "per ogni nave tedesca, l'Inghilterra poteva costruirne due, mantenendo così la sua attuale superiorità relativa". Nel mese di novembre 2016, Donald Trump ha promesso che 350 navi da guerra sarebbero state costruite per garantire l'egemonia marittima degli Stati Uniti.
26 marzo 2017
Fukushima sei anni dopo: Sei osservazioni e una riflessione interna
Dopo il terremoto del 2011, la centrale nucleare della TEPCO (Tokyio Electric Power Company) a Fukushima, in Giappone è crollata con sei reattori nucleari. Tre si fusero. Quello che è successo dopo è stato il più grande rilascio di radiazioni in acqua nella storia del mondo: i prodotti radioattivi, alcuni in quantità ancora maggiori rispetto a Chernobyl, sono filtrati nell'Oceano Pacifico. Che cosa è successo a partire da quella data finora?
La quantità, è ragionevole ipotizzare alla luce di quanto sappiamo oggi, potrebbe essere molto più grande rispetto alle stime ufficiali giapponesi, che per molti scienziati sono alquanto imprecise.
1. Il Pacifico contaminato
Il disastro, la catastrofe nucleare di Fukushima, ha contaminato il più grande oceano del mondo in soli sei anni [1].Ricordiamo brevemente che cosa è accaduto [2]: nel 2011, un terremoto – si è detto che probabilmente fu una ripetizione del terremoto del 2010 in Cile - genera uno tsunami che causa un crollo nella centrale nucleare della TEPCO (Tokyio Electric Power Company) a Fukushima, in Giappone, con sei reattori nucleari, di cui tre vanno in fusione. Quello che accade dopo è il più grande rilascio di radiazioni in acqua della storia mondiale: il materiale radioattivo, in alcuni casi in quantità ancora maggiore rispetto a Chernobyl, filtra nell'Oceano Pacifico.La quantità, è ragionevole ipotizzare alla luce di quanto sappiamo oggi, potrebbe essere molto più grande rispetto alle stime ufficiali giapponesi, che per molti scienziati sono alquanto imprecise.
30 dicembre 2015
Una crisi economica globale Made in China?
China and the 21st Century Crisis (La Cina e la crisi nel 21° secolo) di Minqi Li è stato pubblicato oggi (20 ottobre 2015). Nel libro, egli esamina le fondamenta di quello che potrebbe essere il luogo della caduta del capitalismo, e perché potrebbe accadere prima di quanto pensiamo.
Diverse istituzioni economiche dominanti mettono in guardia contro il rischio della crisi economica mondiale a venire. L'8 settembre, il Citi Group ha pubblicato un rapporto di ricerca, Is China Leading the World into Recession? (La Cina sta conducendo il mondo in recessione?) scritto da Willem Buiter, capo economista di Citi. Il rapporto avverte che "una recessione globale a partire dal 2016, guidata da Cina, è ora lo scenario principale della nostra équipe di Global Economics. L'incertezza rimane, ma la probabilità di una risposta politica rapida ed efficace sembra diminuire".
L'11 settembre, Daiwa Securities Group, la seconda più grande società di intermediazione mobiliare in Giappone, ha pubblicato un rapporto intitolato What Will Happen If China’s Economic Bubble Bursts (Che cosa accadrà se scoppia la bolla economica cinese).
L'11 settembre, Daiwa Securities Group, la seconda più grande società di intermediazione mobiliare in Giappone, ha pubblicato un rapporto intitolato What Will Happen If China’s Economic Bubble Bursts (Che cosa accadrà se scoppia la bolla economica cinese).
22 gennaio 2013
IL GIAPPONE E LA SOVRANITA' MONETARIA...
La nuova ricetta anti-crisi giapponese
Le elezioni in Giappone di qualche settimana fa hanno riportato al governo il partito liberaldemocratico, che aveva governato il paese più a lungo che la Dc qui da noi, con un quasi egual numero di scandali. Dopo una breve pausa nel 2009, coincisa con la vittoria dei Democratici (quasi più timidi del Pd nostrano), il paese è presto ritornato in mano ai vecchi mandarini della politica: in questo caso il nuovo leader è Shinzo Abe, un politico di lungo corso, negazionista dei crimini di guerra giapponesi e nazionalista esasperato. Non proprio, si direbbe, una buona notizia. Ma dal punto di vista delle politiche economiche, invece, pare che ci siano delle novità interessanti. Abe ha esordito attaccando il sancta sanctorum dell’ortodossia neoliberale, ossia l’indipendenza della Banca Centrale.
Il nuovo primo ministro è stato molto chiaro: è ora di finirla con la deflazione che attanaglia il Giappone da due decenni ed è finalmente giunta l’ora di far ripartire la crescita; e con essa, salari e guadagni. Quindi basta con un’inflazione praticamente inesistente, e l’obiettivo di inflazione annuale deve essere raddoppiato (dall’1 al 2%) in termini relativamente brevi, con possibilità di andare più in là nel futuro. Non solo: la politica monetaria deve intervenire per svalutare lo yen (un po’ come fa la Cina…) e rilanciare le esportazioni, da sempre punto di forza dell’industria giapponese. La politica monetaria, come sappiamo, è però nelle mani della Banca Centrale, la BoJ (Bank of Japan), che dovrebbe decidere in autonomia.
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Le elezioni in Giappone di qualche settimana fa hanno riportato al governo il partito liberaldemocratico, che aveva governato il paese più a lungo che la Dc qui da noi, con un quasi egual numero di scandali. Dopo una breve pausa nel 2009, coincisa con la vittoria dei Democratici (quasi più timidi del Pd nostrano), il paese è presto ritornato in mano ai vecchi mandarini della politica: in questo caso il nuovo leader è Shinzo Abe, un politico di lungo corso, negazionista dei crimini di guerra giapponesi e nazionalista esasperato. Non proprio, si direbbe, una buona notizia. Ma dal punto di vista delle politiche economiche, invece, pare che ci siano delle novità interessanti. Abe ha esordito attaccando il sancta sanctorum dell’ortodossia neoliberale, ossia l’indipendenza della Banca Centrale.
Il nuovo primo ministro è stato molto chiaro: è ora di finirla con la deflazione che attanaglia il Giappone da due decenni ed è finalmente giunta l’ora di far ripartire la crescita; e con essa, salari e guadagni. Quindi basta con un’inflazione praticamente inesistente, e l’obiettivo di inflazione annuale deve essere raddoppiato (dall’1 al 2%) in termini relativamente brevi, con possibilità di andare più in là nel futuro. Non solo: la politica monetaria deve intervenire per svalutare lo yen (un po’ come fa la Cina…) e rilanciare le esportazioni, da sempre punto di forza dell’industria giapponese. La politica monetaria, come sappiamo, è però nelle mani della Banca Centrale, la BoJ (Bank of Japan), che dovrebbe decidere in autonomia.
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18 marzo 2011
Terremoto, tsunami e allarme nucleare in Giappone, un cocktail esplosivo in piena crisi energetica. Coincidenza?
Non bisogna dimenticare che il controllo del clima e, specificamente, il controllo dei fenomeni climatici come terremoti o tsunami sono possibili da molto tempo, la stessa ONU ha elaborato, nel 1977, una risoluzione per vietare lo sviluppo di tecniche di modificazione del clima, per il rischio del suo uso con scopi bellici o ostili.
AntimperialistaDopo uno dei più grandi terremoti che abbia mai scosso la terra, che casualmente si è verificato in una delle coste del Giappone dove ci sono un gran numero di centrali nucleari, le informazioni che stiamo ricevendo da parte dei media occidentali si concentrano quasi esclusivamente, sul pericolo di possibili fughe radioattive dalle centrali colpite dal terremoto, lasciando in secondo piano il fatto che vi sono ancora migliaia di dispersi e che i danni subiti stanno mettendo in grosse difficoltà la vita di decine di migliaia di giapponesi.
L’attenzione che le corporazioni mediatiche occidentali danno al pericolo nucleare in Giappone, ed il modo di affrontarlo, ci può dare qualche indizio sul fatto che esistono interessi nascosti dietro questa tragedia, dato che queste multinazionali della (dis)informazione non sono altro che strumenti creati e finanziati per difendere gli interessi dei grandi oligarchi del capitalismo,19 gennaio 2010
PREOCCUPAZIONI USA: PRIMA LA GERMANIA E ADESSO IL GIAPPONE?

La strategia geopolitica degli Stati Uniti dopo il 1945 si fondava su quello che sembravano pilastri solidi: controllare i suoi due nemici sconfitti durante la Seconda Guerra Mondiale, la Germania ed il Giappone. Per molto tempo, ogni paese è stato governato da un solo partito conservatore- l' Unione Democratica Cristiana (CDU) in Germania, ed il Partito Liberale Democratico (LPD) nel Giappone. Tutte e due i partiti hanno dato un impulso ad una politica di stretta alleanza con gli Stati Uniti, e di sostegno fedele alle loro posizioni geopolitiche.
Questo sostegno incondizionato cominciò a rompersi prima in Germania. La CDU iniziò ad alternare il potere con il Partito Socialdemocratico nel 1969, ed il suo cancelliere, Willy Brandt, lanciò un’Ostpolitik, cercando qualche tipo di tregua con l’Unione Sovietica. L’indebolimento dei vincoli tedeschi con gli Stati Uniti progredì lentamente fino alla rottura significativa nel 2003 quando la Germania si alleò alla Francia e la Russia per sconfiggere la risoluzione sostenuta dagli USA nel Consiglio della Sicurezza delle Nazioni Unite e che avrebbe costituito una legittimazione all’invasione statunitense in Iraq.
Niente di simile è successo per molto tempo in Giappone, fino ad agosto 2009, quando il Partito Democratico Giapponese (DPJ), con il suo leader Yukio Hatoyama, spazzò l’LPD dalla carica con una risoluzione che includeva un ripensamento della relazione “subordinata” del Giappone agli Stati Uniti. Nel 1996, Hatoyama, pubblicò un articolo dove si descriveva il Trattato di Sicurezza Giappone-Stati Uniti come “reliquia della Guerra Fredda” e chiamava il Giappone a “svezzarsi” della sua “eccessiva dipendenza” dagli Stati Uniti.
Da molto tempo c’era un problema di contenzioso nelle relazioni tra gli USA ed il Giappone: l’esistenza di basi militari statunitensi a Okinawa e le sue condizioni di governabilità. Per minimizzare il dissenso, gli USA stavano trattando un nuovo accordo con il governo precedente (dell’LPD) che potesse trasferire parte dell’esercito (non tutto) dall’isola di Okinawa a Guam, e risistemare la base militare esistente in un’aerea più lontana da Okinawa. Hatoyama, però, sembrava volere che l’esercito statunitense abbandonasse completamente l’isola. Questo era il punto di vista di uno dei soci della coalizione dell’DPJ, il Partito Socialdemocratico, espresso ad alta voce.
Ci fu un ulteriore complicazione. Proprio in quel momento, è venuto alla luce un accordo segreto tra l'America e il Giappone. Okinawa fu occupata dagli Stati Uniti dal 1945, sotto il loro totale controllo. Gli Stati Uniti accettarono allora di “ridare” l’isola al Giappone nel 1972, ma mantenendo le loro basi. Ma c’era un problema. Gli Stati Uniti avevano armi nucleari a Okinawa. Il Giappone manteneva la politica ufficiale dei “tre principi del no al nucleare” (non possedere, non costruire e non permettere l’entrata di armamenti nucleari al Giappone). Teoricamente, questi principi governerebbero adesso la base statunitense. Ma, sembra che il presidente Nixon ed il primo ministro giapponese Eisaku Sato firmarono un accordo nel 1969 che permetteva agli USA di reintrodurre i loro armamenti nucleari a Okinawa in caso di “emergenza”. Dato che questa era una violazione diretta della politica ufficiale giapponese, è stata mantenuta segreta e lo sapevano solo poche persone in Giappone.
Inoltre, dopo aver assunto l’incarico, Hatoyama aggiunse legna al fuoco facendo un appello pubblico per la creazione della Comunità dell’Asia Orientale, abbracciando la Cina, Corea del Sud e lo stesso Giappone, ma senza includere gli USA.
La reazione iniziale degli Stati Uniti, di fronte a tutti questi eventi, fu quella di considerare la posizione di Hatoyama come la retorica di un governo “populista e senza esperienza”, e che non doveva essere preso sul serio. Ma Hatoyama, ha continuato esitante il nuovo accordo proposto a Okinawa, il governo degli Stati Uniti sempre più sospettoso nei suoi confronti ha cominciato a preoccuparsi per le implicazioni a lungo termine di quella che sembrava una nuova svolta sulla strategia geopolitica giapponese. Alla fine di dicembre, la segretaria di Stato statunitense, Hillary Clinton, ha convocato l’ambasciatore giapponese per dire chiaro e tondo che gli Stati Uniti non avrebbero cambiato idea sui termini del nuovo accordo sulle basi militari. Il Washington Post informa che adesso gli USA sono “sconvolti” con Hatoyama, e considerano la posizione giapponese più “problematica” di quanto avessero pensato in precedenza.
E’ vero che i due giornali principali del Giappone, l’Asahi Shimbun e lo Yomiuri Shimbun, hanno scritto editoriali e articoli d’opinione durante quest’ultimo mese con cautela su questa rottura con gli USA. Ma lo hanno fatto anche i giornali conservatori della Germania quando si allontanò dall’allineamento totale dagli USA. Tuttavia, Hatoyama è sotto pressione politica per diminuire la distanza dagli USA, e quindi esita. Ma esitare non è la stessa cosa che restaurare stretti legami con qualsiasi alleato che precedentemente non aveva bisogno di preoccuparsi della fedeltà dei suoi “solidi pilastri”.
Attualmente si pensa che il governo conservatore della Corea del Sud condivida il punto di vista statunitense verso il Giappone. Ma, lo stesso allontanamento della Corea del Sud rispetto agli USA cominciò tempo fa, ed inizialmente sotto lo stesso partito conservatore che adesso è al potere. Nel 2003, il governo sudcoreano ammisse che stava arricchendo uranio e plutonio, in segreto, da 20 anni. Il processo è stato ben al di là di tutto ciò che l'Iran è stato accusato di fare, creare armi nucleari, in violazione dell'Accordo di Salvaguardie. Questo non è mai stato trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, International Atomic Energy Agency, ma rivela il grado di autonomia del governo della Corea del Sud per quanto riguarda la dipendenza degli Stati Uniti.
Se si unisce ciò che sta accadendo in Giappone e Corea del Sud con la crescente riaffermazione geopolitica della Cina, sembra abbastanza probabile che nel prossimo decennio assisteremo ad un movimento importante per creare la Comunità dell’Asia Orientale proposta da Hatoyama. E mentre la Germania e la Francia si avvicinano alla Russia, ed il Giappone e la Corea del Sud si avvicinano alla Cina, gli Stati Uniti non possono più contare, in nessun modo, con i due solidi pilastri sui quali costruì la sua strategia come potenza (un tempo) egemonica del sistema–mondo.
Fonte: http://www.jornada.unam.mx/2010/01/10/index.php?section=opinion&article=018a1mun
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA
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