“Utilizzerò quel segnale per lanciarlo contro i soldati israeliani, anche se questa è l’ultima cosa che farò”, ha promesso Refaat Alareer in una delle sue ultime interviste.
Il mio amico Refaat Alareer è stato assassinato dagli invasori israeliani a Shujaiya, a est di Gaza City, il 6 dicembre. Ora è tra gli oltre 16.000 civili uccisi da Israele nell’enclave assediata dal 7 ottobre.
La nostra corrispondenza è continuata a intermittenza negli ultimi nove anni. Nel nostro ultimo scambio di battute, il 27 novembre, mentre i bombardamenti si avvicinavano a casa sua, mi disse:
“Tutto sta finendo. Cibo. Acqua. Gas da cucina. Israele sta bombardando tutte le fonti di vita. Pannelli solari, serbatoi d'acqua e tubi. Nessun panificio funziona”.
Lezione tenuta il 10 novembre 2023 alla Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa organizzata dall’Osservatorio cardinale Van Thuân e da La Nuova Bussola Quotidiana.
Premessa (quadro di sintesi) – I. Il discorso di Colonia di san Giovanni Paolo II – II. San Tommaso e la verità nelle scienze – III. Gödel e i Fondamenti della Matematica – IV. Il Fondamento è decidibile all’esterno della teoria – V. Due scuole: Priorità dei principi Materia e Informazione – VI. La Legge Naturale – VII. Mitizzazione ideologica dell’Intelligenza Artificiale. Vorrei iniziare premettendo la segnalazione – su questo nostro tema – del bell’articolo del Prof. Stefano Fontana,“Quando la scienza è imposta per fede diventa ideologia”apparso su La Nuova Bussola Quotidiana, del 9-10-2023, che sarebbe di per sé ottimo per prendere il posto di questo intervento, che pure mi è stato richiesto. Leggi tutto...
Eric Clapton e Sir George Ivan Van Morrison si schierano apertamente con coloro che i media definiscono “negazionisti” e condannano questa società votata alla distruzione di tutti i diritti civili e umani, chiedendosi se viviamo ancora in una democrazia o in uno stato di polizia(?).
Ogni essere umano vive nel mondo nel quale gli è dato nascere e, per la più parte dei casi, non può far altro che adeguarvisi in maniera più o meno consona alle aspettative del sistema nel quale si trova ad esistere. Come scrisse Max Weber:
L’odierno ordinamento capitalistico è un enorme cosmo in cui il singolo viene immesso nascendo, che a lui è dato, come un ambiente praticamente non mutabile, nel quale è costretto a vivere. Esso impone a ciascuno, in quanto costretto dalla connessione del mercato, le norme della sua azione economica¹
I requisiti per adeguarsi a questa condizione vengono conculcati, ovviamente, fin dall’infanzia e sono informati da un complesso schema di pensieri ed azioni che vengono imposti affinché possa verificarsi un’adequatio più aderente possibile alla Weltanschauung vigente. Pertanto, i fanciulli di questo mondo o, per meglio dire, gli esseri umani “in formazione” vengono plasmati con grande cura in modo da assumere pensieri, comportamenti e attitudini che siano conformi al “tipo umano” confacente alle modalità e agli scopi del sistema.
A settembre si terranno in diverse regioni italiane le elezioni regionali. Per quanto difficile sia farlo comprendere agli italiani, saranno le più irregolari degli ultimi settant’anni. A causa dello stato d’emergenza dei dittatorelli al governo, avremo pochi comizi, scarsi incontri pubblici, partecipazione limitata, maschere, distanziamenti e il grottesco saluto avvicinando i gomiti. E’ saltata anche la trafila procedurale, la raccolta pubblica delle firme, in assenza della quale sono esclusi i movimenti nuovi e quelli più piccoli, impossibilitati a partecipare. La solita democrazia a misura di lorsignori: vince chi può occupare le ribalte televisive, inondare di “faccioni” e di slogan privi di senso i muri della città. Il resto è noia, cantava Franco Califano.
La scrittrice palestinese Suad Amiry parla del suo nuovo romanzo
Nel suo ultimo romanzo, «Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea» (in Italia pubblicato da Mondadori), Suad Amiry narra le vicende reali dei due protagonisti segnate dagli avvenimenti politici. Intervista «Lo considero il mio primo romanzo, ma non è fiction. È una storia vera, ho solo usato nomi di fantasia e sviluppato un po’ i personaggi. Una piccola storia d’amore tra due adolescenti. E le storie di persone comuni, seppur piccole, qui in Palestina raccontano anche la vicenda del nostro popolo». Suad Amiry parla del suo ultimo libro, Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea, appena pubblicato in Italia da Mondadori.
I materiali "rivelano dettagli sconosciuti della politica militare mondiale alla vigilia della guerra", afferma il Ministero della Difesa russo.
Il ministero della Difesa russo ha aperto una sezione multimediale sul suo sito web con documenti declassificati "unici" che hanno fatto luce sul periodo prima della seconda guerra mondiale e sull'inizio del conflitto. Il dipartimento militare spiega in un comunicato che i materiali "rivelanodettagli sconosciutidella politica militare mondialealla vigilia della guerra" e offrono "un'idea di come e perché determinate decisioni siano state prese in una situazione politica e militare così difficili".
Cos'è la Teoria Gender, che spesso si sente nominare in giro? Esiste davvero? Oggi lo chiediamo alla giurista e studiosa Elisabetta Frezza, che sulla Teoria Gender ha una sua... teoria, che attraversa soprattutto l'universo della scuola, dell'educazione, la genitorialità, la famiglia, l'omosessualismo (che è differente dall'omosessualità), chiaramente l'identità di genere e molto, molto altro.
Nelle scorse settimane c’è stato un picco di rinnovato interesse per un saggio che avevo scritto un anno fa, I barbari si scatenano nel Cimitero Europa, in cui avevo descritto come il costante degrado dei paesi occidentali venga accelerato dall’arrivo di migranti appartenenti a gruppi etnici incompatibili. Ciò che ha provocato questo rinnovato interesse è stato un post di Paul Craig Roberts, dove l’autore parlava del mio saggio come del “necrologio dell’Europa e dell’America.”
Ovviamente confermo tutto quello che avevo scritto (indipendentemente da quanti possano averlo interpretato nel modo sbagliato) ma, nell’anno appena trascorso, ho fatto alcune ricerche che mi hanno aiutato a capire le motivazioni del fallimento del progetto occidentale e, a quanto pare, sembra che io abbia qualcos’altro da dire sull’argomento.
I Budda di Bamiyan sono stati distrutti da una setta intollerante che pretendeva di seguire l’Islam. Tutta l’Asia buddista era in lutto. In Occidente è stato a malapena notato. Quello che restava delle rovine di Babilonia e del museo Nabucodonosor è stato occupato, saccheggiato e vandalizzato da una base di Marines usamericani durante l’operazione Shock and Awe [Colpisci e terrorizza] nel 2003. L’Occidente non ha notato niente. A Palmira, un’oasi leggendaria sulla Via della Seta, vaste parti della città sono state distrutte da un’altra setta intollerante che pretendeva di seguire l’Islam, sotto la protezione di certi « servizi d’intelligence » occidentali. Anche in questo caso, l’Occidente non ha notato niente.
Questo articolo è un'introduzione alla nuova stampa del Boston Review, Forum I, intitolataRace Capitalism Justice.Ispirata al lavoro di Cedric Robinson sul capitalismo razziale, questo argomento è un manuale fondamentale per la giustizia razziale nell'epoca di Trump.
DiRobin Kelley Boston Review La morte di Cedric J. Robinson quest'estate all'età di settantacinque anni è passata quasi inosservata. L'emerito professore di scienze politiche e studi sui neri, presso l'Università della California, Santa Barbara, e forse uno dei teorici politici più originali della sua generazione, nessuno dei principali giornali degli Stati Uniti ha considerato che la morte di Robinson meritasse un singolo paragrafo.Anche se evitò deliberatamente i rischi della celebrità intellettuale, la sua influenza fu più grande di quanto probabilmente lui immaginava. Attualmente le insurrezioni dei neri contro la violenza dello stato e le incarcerazioni di massa chiedono la fine del "capitalismo razziale" e ritengono che il loro lavoro è parte di una "tradizione radicale nera", termini associati al lavoro di Robinson.
Spett. On. José Antonio Kast*, ho letto alcune puerilità sul popolo Mapuche esposte da German Becker, Diego Paulsen y Carlos Larraín**, che dicevano, "qui si sta incoraggiando l'impunità", riferendosi a Machi Linconao.Un chiaro esempio di due pesi e due misure, dal momento che suo figlio ha investito una persona che è morta, si è dato alla fuga ed è scappato impunito... Tuttavia, la sua miopia, deputato Jose Antonio Kast, ha superato ogni immaginazione. I vostri commenti sono infondati, anche se Lei non è colpevole della propria ignoranza, visto che è stato cresciuto in un ambiente razzista, classista e arrivista, che lo ha formato fuori dalla realtà del suo paese, e siccome il mezzo crea biotipo, è una sorta di vittima di un settore del Cile molto diverso dal mondo dei Mapuche."Tutto ciò che si ignora, si disprezza", diceva Antonio Machado, quindi, è un dovere superare l'ignoranza sul popolo Mapuche, non gli ignoranti. Nella sua lettera aperta, ha detto: "Sono andato, diverse volte, a l'Araucania e ho visto in prima persona la distruzione dello Stato di Diritto e la paura che infondono giorno dopo giorno i terroristi".
Per sua conoscenza, in Cile non c'è il terrorismo, c'è stato dall'11 Settembre 1973 fino al 1990, allora, si distrusse lo Stato di Diritto e la gente non poteva vivere tranquilla per paura di essere uccisa.E' l'eredità politica della dittatura ed è, a quanto pare, quella alla quale appartiene, almeno così dimostrano le sue affermazioni.
Aziz Krichen: Gramscinon avrebbe molto da dire, non solo ai tunisini, ma al mondo intero.
Personalmente a Gramsci devo gran parte della mia formazione intellettuale. (Molto tempo fa, in collaborazione con altri autori, ho peraltro contribuito al libro “Gramsci et le monde arabe” (Gramsci e il mondo arabo). Gramsci in Tunisia è poco noto anche nell'intellighenzia. La mancanza di una traduzione araba delle sue opere non spiega tutto. Le sue analisi delle élite e della questione agraria sono utilissime.
Un'interpretazione
maledettamente "complottista" e "fantapolitica"...
Avvertenza
per il lettore: come recita il sottotitolo, l'articolo che state per
leggere presenta una versione o un'interpretazione particolare e, se
vogliamo, pure discutibile della canzone di Giorgio Gaber, per cui si
invita il lettore a non scorrere queste pagine in maniera pedissequa,
ma con un sano spirito critico, nella speranza di offrire, comunque
sia, una fonte di riflessione e un'occasione altrettanto stimolante
per un'analisi critica. Buona lettura
Premesse
Tutto sommato, per ogni epoca ed ogni fase storica, si
incontrano ben pochi autori – intellettuali, uomini di cultura,
letterati, artisti, gente dello spettacolo, ecc... - in grado di
farsi interpreti della loro contemporaneità nonostante e anche
contro i loro contemporanei, rischiando, a più riprese,
l'isolamento, l'emarginazione e, soprattutto, un'incomprensione
derivata dall'ignoranza e, da quel che è peggio, dalla sordità
"intellettuale". Quella sordità di cui sono affette
soprattutto quelle anime belle convinte comunque di abitare nel
migliore dei mondi possibili.
Algeria: il film Vote off censurato agli Incontri di Cinema di Bejaia
Comunicato stampa
Annullata la proiezione del film “VOTE OFF”
L’associazione Project’heurts, organizzatrice dei Rencontres Cinématographiques di Bejaia, annuncia con ramarrico che il film “Vote Off”, realizzato da Fayçal Hammoum e prodotto da ThalaFilms, inizialmente previsto per giovedì 8 settembre 2016 alle ore 17 non ha ottenuto il visto culturale per essere proiettato. Divieto ai sensi della legge nr. 11-03 del 17 febbraio 2011 riguardante la cinematografia, decreto 13-276. L’associazione Project’heurts si vede costretta ad annullare la proiezione del film.
L’associazione Project’Heurts, attaccata in modo del tutto particolare ai valori della democrazia e della libertà di espressione e di creazione, ha deciso di aprire un dibattito sulla legge cinematografica, sulla libertà d’espressione in Algeria giovedì ore 17, che sarebbe dovuta essere l’ora della proiezione del film “Vote Off”, in presenza del realizzatore e del produttore del film.
Di Faten el-Dabbas avevamo presentato una recensione del suo volume di poesie intitolato „Keine Märchen aus 1001 Nacht“(Non sono fiabe di 1001 notte) . L’aspetto che mi ha particolarmente affascinato in questo libro consiste nella dialettica tra la fiaba e l’anti-fiaba quali forme letterarie, applicate al conflitto palestinese. La poesia significa messaggio politico. Ogni poesia trasmette messaggi socio-politici e rende dunque la fiaba un’anti-fiaba. E questo avviene anche con le fiabe di Mille e una notte (Alf Leyla wa Leyla) che si trasformano in una fiaba anti-sionista, sull’apartheid israeliana, sui bambini di Gaza e sulle colonie illegali della Cisgiordania. Di seguito la mia intervista con l’autrice, Faten el-Dabbas.
Milena Rampoldi: Che significato acquistano fiaba e anti-fiaba quando si tratta della regione medio-orientale dei nostri giorni?
Un’intervista con Fausto Giudice, uno dei coordinatori di Tlaxcala, la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica, realizzata dal sito anglofono russo Fact International.
Potrebbe esporre alle nostre lettrici e ai nostri lettori l’attività del Suo sito, il motivo della sua fondazione e il significato del suo nome?
Tlaxcala è una rete di traduttori volontari che pubblicano il loro lavoro sul proprio sito. È stata fondata 10 anni fa da attivisti su internet per organizzare e razionalizzare il lavoro di traduzione. Molto spesso il traduttore è isolato e lavora da solo. Allo stesso tempo anche la migliore traduzione deve essere sempre riletta da un madrelingua. Ecco il motivo per cui abbiamo fondato una rete che offre la possibilità di cooperazione tra traduttori. All’inizio eravamo solo in tre, dopo in 5, 10 e ora in 120, ovviamente con livelli di coinvolgimento diversi. Pubblichiamo testi in 15 lingue. In quasi dieci anni abbiamo pubblicato circa 30.000 articoli e documenti (testi, immagini, video e audio). Molto presto, quando abbiamo iniziato a parlare del progetto, ci siamo accordati sulla necessità di creare una base chiara del nostro lavoro. Abbiamo dunque redatto un Manifesto, in cui spieghiamo la nostra filosofia comune e i nostri principi di base. Prima di entrare a far parte della rete, chiediamo ad ogni traduttore di leggere il nostro manifesto e di comunicarci se lo condivide.
Glauber Rocha presentò questa tesi durante la V Rassegna del Cinema Latinoamericano, Genova , 21-30 gennaio 1965. Il testo, scritto nell'aereo fra Los Angeles e Milano, espone le basi estetiche e politiche del Cinema Novo brasiliano e critica il paternalismo europeo nei confronti del Terzo Mondo. "Eztetica della fame" (rispettando la grafia originale dell'autore) diventò un manifesto del Cinema Novo. Fu pubblicato nel n° 3 della Revista Civilização Brasileira, Río de Janeiro, luglio 1965.
Lasciando da parte l'introduzione informativa che precede generalmente ogni dibattito sull'America Latina, intendo definire i rapporti tra la nostra cultura e la cultura civilizzata in termini meno riduttivi di quelli usati dagli osservatori europei nelle loro analisi.
Mentre l'America Latina si rammarica della sua miseria in generale, l'osservatore straniero coltiva il sapore di questa miseria, non come un sintomo tragico, ma soltanto come un dato formale del suo campo di indagini. In tal modo, né il latino-americano comunica la sua vera miseria all'uomo civilizzato, né l'uomo civilizzato comprende veramente la miseria del latino-americano.