Visualizzazione post con etichetta Decrescita. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Decrescita. Mostra tutti i post
18 settembre 2019
Repair cafè: La risposta fai da te contro consumismo e obsolescenza
Il consumismo, nato nel Dopoguerra e diventato successivamente sempre più parte integrante della nostra vita, fino a raggiungere il proprio acme nel corso dei primi decenni del nuovo secolo, nel corso dei quali lo shopping compulsivo e l’obsolescenza programmata risultano essere pratiche sempre più comuni, ha radicalmente cambiato il rapporto dell’uomo con gli oggetti di cui si circonda.
Se fino agli anni 80 del secolo scorso si tentava di riparare la maggior parte degli oggetti di uso comune quando si rompevano o cessavano di funzionare, nei 40 anni seguenti questa pratica è diventata sempre meno diffusa, sostituita dall’abitudine dell’usa e getta anche in riferimento a beni abitualmente considerati durevoli....
Sono scomparse nel nulla migliaia di attività commerciali che operavano in un settore come quello delle piccole riparazioni ormai praticamente azzerato. Riparatori di elettrodomestici, calzolai, sartorie, orologiai, materassai, arrotini e molte altre professioni sono in breve tempo diventati anacronistici come dinosauri del Pleistocene.
Se fino agli anni 80 del secolo scorso si tentava di riparare la maggior parte degli oggetti di uso comune quando si rompevano o cessavano di funzionare, nei 40 anni seguenti questa pratica è diventata sempre meno diffusa, sostituita dall’abitudine dell’usa e getta anche in riferimento a beni abitualmente considerati durevoli....
Sono scomparse nel nulla migliaia di attività commerciali che operavano in un settore come quello delle piccole riparazioni ormai praticamente azzerato. Riparatori di elettrodomestici, calzolai, sartorie, orologiai, materassai, arrotini e molte altre professioni sono in breve tempo diventati anacronistici come dinosauri del Pleistocene.
27 gennaio 2019
Ricchezza e povertà: le disuguaglianze si riducono rifiutando il consumismo
Sono stati resi pubblici i dati della ricchezza a livello mondiale e risulta che ventisei multimiliardari hanno una ricchezza pari al reddito di 3 miliardi e 800 milioni di persone che si dibattono fra disperazione e fame.
I dati sono stati diffusi ufficialmente. Sono dati incredibili, inaccettabili e la forbice continua ad allargarsi invece di diminuire, il che è anche logico: più sei ricco e più avrai la possibilità di diventare ancora più ricco, comprandoti governi e mass media, diversificando i settori di investimento e avendo sempre più influenza e potere.
I dati sono stati diffusi ufficialmente. Sono dati incredibili, inaccettabili e la forbice continua ad allargarsi invece di diminuire, il che è anche logico: più sei ricco e più avrai la possibilità di diventare ancora più ricco, comprandoti governi e mass media, diversificando i settori di investimento e avendo sempre più influenza e potere.
Questo dimostra ancora una volta che la ricchezza in mano, appunto, ai ricchi non si ridistribuisce affatto a tutti, o anche solo a tanti, vecchia stantìa favoletta dei fan del capitalismo, secondo i quali è meglio non tassare chi ha tantissimo, meglio non frapporre loro alcun ostacolo, perché grazie a loro migliorerà la situazione per tutti...
18 novembre 2018
Latouche: consumatori perfetti, cioè infelici. Serviamo così
L’espressione “decrescita felice” suscita ancora oggi molta perplessità. E’ un equivoco tutto italiano. Io non ho mai usato questa espressione. La decrescita ha un significato preciso e parte dall’assunto che noi viviamo in un mondo finito e con risorse finite. La seconda legge della termodinamica ci dice che se bruciamo 10 litri di benzina essa “non si distrugge”, ma non la possiamo nemmeno più riutilizzare come forma di energia. Come forma di energia la benzina se n’è andata per sempre. E la benzina, che è un derivato del petrolio, è un combustibile limitato, cioè finito. Queste sono cose che capirebbe anche un bambino, ma gli economisti no, si rifiutano di includere nell’economia questo aspetto determinante per il nostro futuro. Pertanto, io ritengo che siamo giunti ad un punto cruciale, che impone il non-sviluppo. Purtroppo la stragrande maggioranza dei mass media e delle persone è indotta a pensare il contrario, e cioè che sia necessario produrre sempre di più. Per farlo, tuttavia, è necessario che le persone siano infelici. Le persone felici, infatti, non hanno interesse a consumare, nel senso che consumano solo ciò che è strettamente necessario, e non acquistano cose per noia e frustrazione, come accade oggi. Ma il mercato è proprio di questa frustrazione che ha bisogno, se vuole crescere.
9 agosto 2018
Consumismo: dipendenza dall'infelicità
Il sistema economico ha bisogno di cittadini dipendenti dal consumo, i quali, pur avendo sempre più cose, continuano a comprare sempre di più ogni giorno. La dipendenza dall'acquisto non è un problema di alcune persone, ma un problema che ha la nostra società.
Gli psicologi che, all'alba di ciò che oggi conosciamo come società di consumo, analizzarono i cambiamenti in atto, erano ottimisti: i progressi tecnologici e l'industrializzazione avrebbero consentito di produrre sempre più beni, in meno tempo e con meno lavoro umano. Presto tutti i cittadini avrebbero avuto ciò di cui avevano bisogno e persino i progressi che avrebbero reso la loro vita ordinaria più confortevole: lavatrice, frigorifero, ecc. Quando ciò sarebbe accaduto, la curva del consumo, accelerata all'inizio, si sarebbe stabilizzata. Il consumismo iniziale si modererebbe e la gente avrebbe molto tempo libero in una società che progredirebbe verso il benessere. In questa nuova società, i cittadini avrebbero l'opportunità di cercare la loro autentica realizzazione personale attraverso la cultura, i rapporti umani e quelle attività che risulteranno gratificanti
Gli psicologi che, all'alba di ciò che oggi conosciamo come società di consumo, analizzarono i cambiamenti in atto, erano ottimisti: i progressi tecnologici e l'industrializzazione avrebbero consentito di produrre sempre più beni, in meno tempo e con meno lavoro umano. Presto tutti i cittadini avrebbero avuto ciò di cui avevano bisogno e persino i progressi che avrebbero reso la loro vita ordinaria più confortevole: lavatrice, frigorifero, ecc. Quando ciò sarebbe accaduto, la curva del consumo, accelerata all'inizio, si sarebbe stabilizzata. Il consumismo iniziale si modererebbe e la gente avrebbe molto tempo libero in una società che progredirebbe verso il benessere. In questa nuova società, i cittadini avrebbero l'opportunità di cercare la loro autentica realizzazione personale attraverso la cultura, i rapporti umani e quelle attività che risulteranno gratificanti
7 febbraio 2018
Lo sviluppo sostenibile è possibile. Ma molto lontano
© Science Photo Library RF / AGF |
Nessun paese al mondo oggi soddisfa i bisogni fondamentali dei suoi cittadini mantenendo lo sfruttamento delle risorse a un livello sostenibile. La conclusione è di uno studio pubblicato su "Nature Sustainability" da un gruppo di ricercatori dell'Università di Leeds, secondo i quali, in assenza di cambiamenti radicali, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo umano universale fissati nel programma Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite servirebbero da due a sei volte le risorse biologiche e ambientali del pianeta.
29 marzo 2017
Una transizione è possibile?
Non dovrebbero più esistere dubbi sul fatto che il modello sviluppista, basato sulla crescita infinita, sull'uso smodato dei combustibili fossili e sulla logica del consumo per il consumo sia ormai arrivato al capolinea. Lo stato di profonda sofferenza in cui versa la biosfera, lo spettro sempre più reale dei cambiamenti climatici, i livelli d'inquinamento intollerabili che attanagliano le nostre città, la crisi che sta devastando gli ecosistemi più delicati, la drammatica perdita delle biodiversità, stanno a testimoniare come ogni limite sia stato abbondantemente superato ed impongono in maniera sempre più pressante una riflessione sulla necessità di una transizione verso un modello di sviluppo (o di decrescita) profondamente diverso da quello attuale.....
6 febbraio 2017
Il Colonialismo di oggi si chiama Globalizzazione
Forse il primo compito di un pensiero autenticamente critico dovrebbe consistere oggi nel favorire la deglobalizzazione dell’immaginario. Impiego questa formula – “deglobalizzazione dell’immaginario” – richiamandomi a Serge Latouche, che ha parlato a più riprese di “decolonizzazione dell’immaginario”: su questo punto, condivido la sua prospettiva, precisando però che oggi il nuovo colonialismo si chiama globalizzazione.
È, per così dire, il “colonialismo 2.0”: con cui si coartano tutti i popoli del pianeta all’inclusione neutralizzante del modello unico liberal-libertario globalista. Si tratta – come ho detto – di una “inclusione neutralizzante”, giacché la mondializzazione include e insieme neutralizza: include, giacché tutto riassorbe e nulla lascia fuori di sé (ciò che ancora non è incluso è diffamato come antimoderno, reazionario, populista, totalitario, ecc.); e neutralizza, perché, nell’atto stesso con cui annette, disarticola le specificità plurali dei costumi, delle culture, delle lingue. Le sacrifica sull’altare livellante del modello unico classista e reificante del consumatore individuale e senza radici, anglofono e senza identità.
29 maggio 2015
Latouche: l’economia, una religione che distrugge la felicità
Considerare il Pil non ha molto senso: è funzionale solo a logica capitalista, l’ossessione della misura fa parte dell’economicizzazione. Il nostro obiettivo deve essere vivere bene, non meglio. Per anni abbiamo pensato proprio che la crescita permettesse di risolvere più o meno tutti i conflitti sociali, anche grazie a stipendi sempre più elevati. E in effetti abbiamo vissuto un trentennio d’oro, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni Settanta. Un periodo caratterizzato da crescita economica e trasformazioni sociali di un’intensità senza precedenti. Poi è iniziata la fase successiva, quella dell’accumulazione continua, anche senza crescita. Una guerra vera, tutti contro tutti. Sì, un conflitto che ci vede contrapposti gli uni agli altri per accumulare il più possibile, il più rapidamente possibile. E’ una guerra contro la natura, perché non ci accorgiamo che in questo modo distruggiamo più rapidamente il pianeta. Stiamo facendo la guerra agli uomini. Anche un bambino capirebbe quello che politici ed economisti fingono di non vedere: per definizione, una crescita infinita è assurda, in un pianeta finito, ma non lo capiremo finché non lo avremo distrutto.
7 dicembre 2014
Siamo persone o consumatori?
Sono centinaia di miliardi gli euro investiti in pubblicità, mentre
gran parte del mondo al di fuori delle nostre società si dibatte fra
sofferenza, fame e miseria. "Consuma! Consuma finchè puoi!" è il
messaggio sarcastico lanciato dal video "The Good Consumer", di cui Il
Cambiamento, in collaborazione con il blog LLHT, mette a disposizione la
versione con i sottotitoli in italiano.
Consumare, consumare sempre ad ogni ora del giorno e della notte, un continuo e martellante messaggio. Non siamo più persone, siamo solo consumatori nella mani dei pubblicitari, degli industriali, dei politici che ci dicono che se non consumiamo il paese va allo sfascio, la crisi si aggrava, ci saranno disoccupati e disperazione. Quindi dobbiamo consumare e qualsiasi gesto, pensiero e parola deve avere l’acquisto come obiettivo, come se fosse ossigeno indispensabile per vivere. Centinaia di miliardi di euro investiti in pubblicità mentre gran parte del mondo al di fuori delle nostre società vetrina si dibatte fra sofferenza, fame e miseria.
Consumare, consumare sempre ad ogni ora del giorno e della notte, un continuo e martellante messaggio. Non siamo più persone, siamo solo consumatori nella mani dei pubblicitari, degli industriali, dei politici che ci dicono che se non consumiamo il paese va allo sfascio, la crisi si aggrava, ci saranno disoccupati e disperazione. Quindi dobbiamo consumare e qualsiasi gesto, pensiero e parola deve avere l’acquisto come obiettivo, come se fosse ossigeno indispensabile per vivere. Centinaia di miliardi di euro investiti in pubblicità mentre gran parte del mondo al di fuori delle nostre società vetrina si dibatte fra sofferenza, fame e miseria.
3 agosto 2014
“SII IL CAMBIAMENTO CHE VUOI VEDERE NEL MONDO”
Da due anni vivo senza denaro e nessuna spesa, vi racconto come ci riescoE’ irlandese e il suo nome è Mark Boyle. Quest’uomo ha deciso di vivere senza redditto, senza nessun conto in banca e senza nessuna spesa. Come farà a vivere? Qui ci racconta la sua Esperienza Personale in questo percorso di CAMBIAMENTO RADICALE.
Se sette anni fa, durante il mio ultimo anno di Economia, mi avessero detto che fra qualche anno avessi vissuto alla giornata senza un centesimo, gli avrei presi per pazzi. Il mio obbiettivo a quei tempi era quello di ottenere un “buon lavoro”, riempirmi di beni materiali per dimostrare a tutti di aver ottenuto il Successo. A dire il vero per un po’ di tempo ho lavorato per una grande Azienda di alimenti biologici, il lavoro andava alla grande, ero riuscito a comprare addirittura uno yacht. Sarei ancora li se non fosse stato per il VIDEO, il video che mi cambiò la visione del Mondo, il video intitolato GANDHI!
Ero li a filosofeggiare con un mio amico sullo yacht con un buon bicchiere di Merlot, e quelle parole continuavamo a rimbalzarmi in testa: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel Mondo”, fino ad allora non conoscevo il vero significato di Cambiamento. Iniziammo così a parlare di distruzione ambientale, guerre per la conquista delle risorse energetiche, allevamenti intensivi, sfruttamento del lavoro ai limiti dello Schiavismo.
26 aprile 2014
COSA SI NASCONDE DIETRO IL PARADIGMA DELLA "CRESCITA" ?
Come ci ricorda Ivan Illich, il più grande pensatore del Novecento, il concetto di “sviluppo economico” nella sua accezione attuale fa la sua comparsa il 10 gennaio 1949, nel celebre “Discorso dei Quattro Punti” rivolto alla nazione dal presidente americano Truman, alla vigilia della ricostruzione post-bellica.
Fino ad allora, tale espressione era relegata all’evoluzione delle specie animali, al gioco degli scacchi e poco altro. Da quel giorno, e in meno di una generazione, hanno invece cominciato a pullulare le più disparate teorie sull’opportunità di inscatolare all’interno di quel concetto il vero destino dell’evoluzione del genere umano: se da un lato si ricordano i cosiddetti “pragmatisti”, coloro cioè che attribuivano alla vocazione imprenditoriale l’unica rotta salvifica perseguibile; dall’altro lato, vi erano quelli che potremmo definire gli “aspiranti politici”, prevalentemente intenti a salvaguardare gli aspetti più “soft” del new-deal espansionistico, come per esempio l’intima realizzazione di se stessi.
Fino ad allora, tale espressione era relegata all’evoluzione delle specie animali, al gioco degli scacchi e poco altro. Da quel giorno, e in meno di una generazione, hanno invece cominciato a pullulare le più disparate teorie sull’opportunità di inscatolare all’interno di quel concetto il vero destino dell’evoluzione del genere umano: se da un lato si ricordano i cosiddetti “pragmatisti”, coloro cioè che attribuivano alla vocazione imprenditoriale l’unica rotta salvifica perseguibile; dall’altro lato, vi erano quelli che potremmo definire gli “aspiranti politici”, prevalentemente intenti a salvaguardare gli aspetti più “soft” del new-deal espansionistico, come per esempio l’intima realizzazione di se stessi.
1 aprile 2014
LA VITA IN DEBITO E LE MONETE LOCALI
"Molte volte spendiamo dei soldi che non abbiamo, comprando cose delle quali non abbiamo bisogno, per far bella figura con gente che non se ne importa."
Queste parole, attribuite all'attore americano Will Smith, caratterizzano la vita moderna. Siamo alla rincorsa costante dei soldi per vivere e pagare "i nostri debiti". Dobbiamo restituire il mutuo in banca, pagare le rate per i mobili di cucina, comprare libri e vestiti per i figli, pagare le bollette, il canone, la benzina per la macchina … mille cose e poi ancora alcune.
In un certo senso siamo diventati schiavi con le catene del debito. Ma la colpa è anche nostra: Ci vogliono due per indebitarsi. La banca e le finanziarie ci offrono del denaro a condizioni vantaggiose, almeno così ci pare, ma non basta. Ci vuole anche la nostra volontà di spendere...
Forse, prima di prendere un prestito che poi dobbiamo restituire con tanto di interessi, è bene farsi due domande. Prima, la cosa che stiamo per comprare è veramente necessaria? Se non è di prima necessità, si può anche aspettare. A volte è meglio andare a piedi o con la bici piuttosto che con la macchina, oppure di far senza la tv o di portare le scarpe ancora un'altra estate. Non c'è nessuno che ci impone di comprare quando non vogliamo. Possiamo anche pensare di far senza. La decisione è sempre volontaria.
28 marzo 2014
IL CONSUMISMO E LA MANIPOLAZIONE DELLE MASSE
Nato negli Stati Uniti D'America e diffuso su larga scala prima in Europa e poi sempre di più nel mondo intero, attualmente il consumismo è il sistema economico dominante, anche se negli ultimi anni è sempre più in rapida discesa e si prospetta per il futuro un suo graduale superamento. L'era consumista è legata a quella che viene definita come la "società dell'immagine", che ha favorito la progressiva mercificazione di ogni aspetto della vita sociale e non.
Un fattore imprescindibile per l'affermazione su vasta scala e per il consolidamento del sistema consumista è stato ed è tutt'ora il massiccio utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, a partire dalla televisione, per orientare e plasmare i cittadini, in modo da aumentare a dismisura la massa di potenziali clienti e/o consumatori utili per vendere sempre di più prodotti e illusioni a buon mercato, e in questo modo ricavarne un'abbondante profitto nonchè una cospicua dose di influenza e potere.
In questo articolo mi occuperò dell'origine di questo sistema e di come si è potuto imporre concentrandomi principalmente sulla figura di Edward Bernays , considerato come il pioniere di tutto questo.
Un fattore imprescindibile per l'affermazione su vasta scala e per il consolidamento del sistema consumista è stato ed è tutt'ora il massiccio utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, a partire dalla televisione, per orientare e plasmare i cittadini, in modo da aumentare a dismisura la massa di potenziali clienti e/o consumatori utili per vendere sempre di più prodotti e illusioni a buon mercato, e in questo modo ricavarne un'abbondante profitto nonchè una cospicua dose di influenza e potere.
In questo articolo mi occuperò dell'origine di questo sistema e di come si è potuto imporre concentrandomi principalmente sulla figura di Edward Bernays , considerato come il pioniere di tutto questo.
19 dicembre 2013
Ripartire dalla terra? E` giusto e possibile
C’è un mondo dimenticato, come smarrito nei libri di storia. Divenuto un mito classico sul quale si possono inventare e raccontare molte storie. E’ il mondo del contadino italiano. E per contadino intendo chi lavora la Terra, che ci dona i prodotti che hanno fatto grande la nostra Italia nei secoli dei secoli, Amen. E sì, Amen, perché, se la situazione non muta, celebreremo il funerale del settore primario italiano; dimenticato dai politici in campagna elettorale, snobbato dalle Istituzioni. Ne parliamo con Nicola Gozzoli, vicepresidente dell’associazione Lega della Terra, nonché allevatore mantovano. Parlare di agricoltura, in Italia, nel 2013, non è comune. Eppure molti, soprattutto al Nord, sono occupati in questo settore. C’è un motivo per questo “silenzio istituzionale”?
Le do perfettamente ragione sul fatto che non è comune parlare di agricoltura sia perché i mezzi di informazione si sono concentrati su tutto ciò che è considerato superficiale, sia perché le persone hanno perso il senso della situazione reale e storica. Noi parliamo di agricoltura perché siamo degli operatori a pieno titolo del settore, ma soprattutto perché crediamo fermamente nel nostro lavoro. Parlare di agricoltura significa parlare e difendere il nostro territorio. Le istituzioni non parlano e non parleranno mai di agricoltura perché altrimenti sarebbero costrette ad affrontare i problemi concreti e quotidiani del territorio; per un politico è sicuramente meglio rimanere comodamente seduto sulla propria poltrona senza grane e senza pensieri prendendo uno stipendio ragguardevole. Per le istituzioni le Aziende Agricole non esistono o sono semplicemente delle realtà trascurabili.
Veniamo alla sua associazione... Lega della Terra, un nome ambiguo: ricorda il partito del “fu Bossi”. C’è qualche aspetto comune?
Le do perfettamente ragione sul fatto che non è comune parlare di agricoltura sia perché i mezzi di informazione si sono concentrati su tutto ciò che è considerato superficiale, sia perché le persone hanno perso il senso della situazione reale e storica. Noi parliamo di agricoltura perché siamo degli operatori a pieno titolo del settore, ma soprattutto perché crediamo fermamente nel nostro lavoro. Parlare di agricoltura significa parlare e difendere il nostro territorio. Le istituzioni non parlano e non parleranno mai di agricoltura perché altrimenti sarebbero costrette ad affrontare i problemi concreti e quotidiani del territorio; per un politico è sicuramente meglio rimanere comodamente seduto sulla propria poltrona senza grane e senza pensieri prendendo uno stipendio ragguardevole. Per le istituzioni le Aziende Agricole non esistono o sono semplicemente delle realtà trascurabili.
Veniamo alla sua associazione... Lega della Terra, un nome ambiguo: ricorda il partito del “fu Bossi”. C’è qualche aspetto comune?
8 aprile 2013
CRESCITA E DECRESCITA...PERCHE' UN CONCETTO NON ESCLUDE L'ALTRO
Premetto che sono un abbonato e un occasionale collaboratore del
Fatto Quotidiano. Lo dico per sottolineare la mia affinità di vedute con
la linea politica del giornale. Ciò non esclude, ovviamente, che a
volte mi possa trovare in disaccordo con quanto scrive qualcuno dei suoi
più autorevoli redattori, come mi è successo leggendo il commento di
Furio Colombo intitolato “Crisi, l’ora della scelta tra crescita e decrescita” pubblicato domenica scorsa.
Di Maurizio Pallante
Il Fatto Quotidiano
E non mi riferisco alla sua predilezione per la crescita con una più equa redistribuzione del reddito come sostenuto dai suoi economisti di riferimento, ma alle premesse concettuali che la sottendono, che Colombo manifesta commentando l’affermazione di Gianni Agnelli: «Non puoi dire decrescita. È una parola contro natura», con queste parole: «la frase è fondata – perché – i bambini crescono, gli animali crescono, la natura cresce». A parte l’ultimo esempio di cui mi sfugge il significato, le domando: i bambini e gli animali crescono per sempre o a un certo punto smettono di crescere? Noi abbiamo un cane di 17 anni. Cosa sarebbe diventato se avesse continuato a crescere da quando è nato? Lei dopo il 17 /18 anni ha continuato a crescere? Eppure, anche avendo smesso di crescere ha continuato a migliorare. La sua affermazione mi fa pensare a quel versetto del profeta Isaia in cui si legge: «Iddio acceca quelli che vuol perdere».
Di Maurizio Pallante
Il Fatto Quotidiano
E non mi riferisco alla sua predilezione per la crescita con una più equa redistribuzione del reddito come sostenuto dai suoi economisti di riferimento, ma alle premesse concettuali che la sottendono, che Colombo manifesta commentando l’affermazione di Gianni Agnelli: «Non puoi dire decrescita. È una parola contro natura», con queste parole: «la frase è fondata – perché – i bambini crescono, gli animali crescono, la natura cresce». A parte l’ultimo esempio di cui mi sfugge il significato, le domando: i bambini e gli animali crescono per sempre o a un certo punto smettono di crescere? Noi abbiamo un cane di 17 anni. Cosa sarebbe diventato se avesse continuato a crescere da quando è nato? Lei dopo il 17 /18 anni ha continuato a crescere? Eppure, anche avendo smesso di crescere ha continuato a migliorare. La sua affermazione mi fa pensare a quel versetto del profeta Isaia in cui si legge: «Iddio acceca quelli che vuol perdere».
6 febbraio 2013
LA GLOBALIZZAZIONE E' UNA CATASTROFE!
La nuova Elite Globalista annebbia il cervello della gente innanzitutto
con i 200 canali Tv, reality show, porno e il resto dei media spazzatura
e poi, quando si parla di cose serie, con tanti sofismi complicati
senza senso, tipo la "spread" e tutte le balle che raccontano sul debito
pubblico.
Cobraf
La realtà è invece semplice e brutale e se cerchi un poco alcuni te la dicono anche, ad esempio una società inglese di brokeraggio e consulenza, Tullett Prebon, ha questo mese un report terrificante: "Perfect Storm" in cui ha la parte 3 intitolata "The Globalization Disaster" ti spiega la verità: la Globalizzazione è una catastrofe per le economie occidentali. Perchè se sposti la produzione in Asia, produci sempre di meno dovresti logicamente consumare anche di meno. Per consumare come prima allora ti indebiti e quindi tutti i paesi occidentali sono sempre più indebitati, perchè importano sempre di più invece di prodursi da soli quello che gli occorre...
Leggi tutto...
Cobraf
La realtà è invece semplice e brutale e se cerchi un poco alcuni te la dicono anche, ad esempio una società inglese di brokeraggio e consulenza, Tullett Prebon, ha questo mese un report terrificante: "Perfect Storm" in cui ha la parte 3 intitolata "The Globalization Disaster" ti spiega la verità: la Globalizzazione è una catastrofe per le economie occidentali. Perchè se sposti la produzione in Asia, produci sempre di meno dovresti logicamente consumare anche di meno. Per consumare come prima allora ti indebiti e quindi tutti i paesi occidentali sono sempre più indebitati, perchè importano sempre di più invece di prodursi da soli quello che gli occorre...
Leggi tutto...
11 gennaio 2013
« Ci vendono tutto, tranne quello che ci serve: la felicità »
Jose Mujica, presidente dell’Uruguay |
LibreIdee
In altre parole: il mondo possiede oggi gli elementi materiali per fare in modo che 7-8.000 milioni di persone possano avere lo stesso livello di consumo e di spreco delle più ricche società occidentali? Sarà possibile, o dovremmo forse mettere la discussione su un altro piano?
Perché abbiamo creato una civilità, quella in cui viviamo, figlia del mercato e della concorrenza, che ci ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma ciò che è nato come “economia di mercato” è diventato “società di mercato”. E ci ha portato questa globalizzazione, che significa doversi occupare di tutto il pianeta. La stiamo governando, la globalizzazione, o è la globalizzazione a governare noi? E’ possibile parlare di solidarietà e dire che siamo tutti uniti, in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a che punto arriva la nostra fraternità? La sfida che abbiamo davanti è di una dimensione epocale. E la grande crisi non è ecologica: è politica. L’uomo, oggi, non governa le forze che ha creato; sono queste ultime a governare l’uomo e la nostra vita.
18 novembre 2012
COME CI HANNO RIDOTTI?
step 1 : privazione della salute
In nome del
profitto e della crescita (per i folli economisti l'unico mantra
esistente) sfruttano il nostro pianeta senza rendersi conto che pezzi di
carta privi di qualsiasi valore intrinseco non potranno mai e poi mai
riparare i danni commessi.Il continuo vilipendio alla natura
colpirà (ed ha già colpito) coloro i quali ci costringono ad inquinare
perchè la loro pigrizia, depravazione e cattiveria non permette alle
masse una vita eco compatibile.
Persino le nuvole non sono più le stesse...
I gatekeeper non mi hanno mai spiegato come siano possibili manovre
assurde attuate da aerei "civili", quali incroci alla stessa quota, voli
radenti notturni, inversioni ad U ecc.
24 luglio 2012
L'IMPOSSIBILE ACCORDO TRA IL LUPO E L'AGNELLO
Post festum, possiamo dire che l'esito di Rio 20 presenta un menu ricco di suggerimenti e proposte, senza alcun obbligo ad una dose di toccante buona volontà, ma ad un'ingenuità analitica terribile, direi quasi deplorevole. Non è una bussola che punta verso "il futuro che vogliamo", ma verso un abisso.
Di Leonardo Boff
Alainet.org3 marzo 2012
ANNO 2012: LA VITA IN GIOCO
Ogni giorno che passa, ogni minuto che trascorre sento che il mio respiro si fa sempre più flebile e che il mio cuore cede alle ingiurie più lancinanti di un tempo che scorre via senza lasciare scampo. Ne sono consapevole… Sono l’essere più meschino, più piccolo e insignificante di questa terra e la mia parola non dovrebbe avere cittadinanza… Non dovrebbe essere ascoltata o vissuta…
Eppure, finché questi deboli pugni avranno forza, finché questo voce sarà pregna di un qualche significato, mi esprimerò… Cercherò di spiegare con semplici, nude e crude parole quel che mi agita nel cuore, nell’anima e nella mente, senza darmi tregua o pace… Vorrei essere già morto, ma, per quanto possa essere un fantasma che cammina, la debole traccia e parvenza di “qualcosa” che possa anche lontanamente definirsi umana, o il dovere di vivere, respirare, parlare e condividere…
Eppure, finché questi deboli pugni avranno forza, finché questo voce sarà pregna di un qualche significato, mi esprimerò… Cercherò di spiegare con semplici, nude e crude parole quel che mi agita nel cuore, nell’anima e nella mente, senza darmi tregua o pace… Vorrei essere già morto, ma, per quanto possa essere un fantasma che cammina, la debole traccia e parvenza di “qualcosa” che possa anche lontanamente definirsi umana, o il dovere di vivere, respirare, parlare e condividere…
Iscriviti a:
Post (Atom)