Visualizzazione post con etichetta Nicolás Maduro. Mostra tutti i post
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4 febbraio 2019
Il Venezuela e i sinistri “critici-critici”
L’autoproclamazione di Guaidò rappresenta a tutti gli effetti un tentativo di colpo di Stato, ed è davvero difficile, se non impossibile, provare a descrivere diversamente quello che sta avvenendo in questi giorni in Venezuela. Un tentativo che fortunatamente, almeno per ora, non ha avuto gli sviluppi che auspicavano a Washington, ma che però è ben al di la dall’essere stato scongiurato, come dimostra l’esproprio dei conti bancari della PDVSA negli Stati Uniti. Miliardi di dollari pubblici sottratti allo stato venezuelano e messi arbitrariamente a disposizione di un golpista, il tutto in barba ad ogni legge del diritto internazionale.
Ora immaginate solo per un momento cosa sarebbe accaduto se Bernie Sanders si fosse dichiarato unilateralmente Presidente degli Stati Uniti invitando l’esercito alla diserzione, magari contestando l’irregolarità delle presidenziali del 2016 adducendo come prova l’interferenza dei russi nel processo elettorale. Con ogni probabilità il “mondo civilizzato” che oggi plaude al “giovane ribelle” di Caracas lo avrebbe preso per matto, oppure ignorato. Probabilmente sarebbe stato anche arrestato e processato nel giro di qualche ora, visto che l’ordinamento giuridico nordamericano prevede il reato di cospirazione.
2 febbraio 2019
Messaggio di Maduro al popolo USA: "Trump vuole fare del Venezuela un Vietnam in America Latina"
Sono Nicolás Maduro, Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, voglio inviare un messaggio al popolo statunitense per allertarlo sulla campagna della guerra mediatica, comunicativa e psicologica che si sta sviluppando sui media internazionali e, soprattutto, sui media USA contro il Venezuela. È stata preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela, preparato, finanziato e sostenuto attivamente dall’amministrazione Trump, proprio come già noto a tutta l’opinione pubblica.
28 gennaio 2019
Cosa c’è in ballo in Venezuela col golpe Gaidó
È perfino comprensibile che in pochi si straccino le vesti per le sorti del governo di Nicolás Maduro per molti motivi. Ma nella nomina di un antipapa ghibellino da parte di Trump e Bolsonaro, nella persona del carneade Juan Gaidó, ci sono almeno altrettanti motivi del perché sia necessario riflettere su un passaggio cruciale della storia latinoamericana del XXI secolo.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
26 gennaio 2019
Di Battista: “Vogliono una guerra civile in Venezuela, una Libia sudamericana per il petrolio”
Secondo l’esponente pentastellato “per garantire la pace a livello mondiale è fondamentale una Russia forte politicamente”
Il post pubblicato oggi su Facebook dall’ex parlamentare del M5S Alessandro Di Battista sulla crisi politica in Venezuela e le analogie con la deposizione di Muhammar Gheddafi in Libia sicuramente scatenerà reazioni a livello nazionale. Un post interessante che andrebbe valutato senza pregiudizi e saccenteria da parte della sinistra politica del nostro Paese. “Guardate la Libia oggi – afferma Di Battista – Nessuno sostiene che fosse un paradiso sotto Gheddafi ma non era l’inferno che è adesso, un inferno creato ad hoc dai francesi con quell’intervento armato scellerato avallato purtroppo da collaborazionisti degli interessi di Parigi come Napolitano o da codardi come Berlusconi – sottolinea Di Battista –
25 gennaio 2019
Colpo di stato in Venezuela
Facciamo subito una domanda ai nostri lettori (in Francia, NdT).
Immaginate che le più alte autorità cinesi incitino i giubbotti gialli a prendere le strade di Parigi e delle principali città francesi.
Immaginate che la Russia decida di non riconoscere più il presidente Macron e dichiari che il nuovo legittimo presidente francese sia Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon.
Immaginate che l'Iran finanzi e armi gruppi paramilitari per mettere a fuoco e fiamme il Paese.
Come chiamereste tutto ciò? Qualunque sia la vostra opinione sul signor Macron, sareste pronti ad accettare tali interferenze straniere negli affari della nostra Repubblica?
Situazione incongruente? Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo in Venezuela.
Immaginate che le più alte autorità cinesi incitino i giubbotti gialli a prendere le strade di Parigi e delle principali città francesi.
Immaginate che la Russia decida di non riconoscere più il presidente Macron e dichiari che il nuovo legittimo presidente francese sia Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon.
Immaginate che l'Iran finanzi e armi gruppi paramilitari per mettere a fuoco e fiamme il Paese.
Come chiamereste tutto ciò? Qualunque sia la vostra opinione sul signor Macron, sareste pronti ad accettare tali interferenze straniere negli affari della nostra Repubblica?
Situazione incongruente? Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo in Venezuela.
24 gennaio 2019
Venezuela: "No ad una Siria in America Latina"
In Venezuela gli eventi sembrano precipitare. Juan Guaidò Presidente dell’ “Assemblea Nazionale Venezuelana” il 23 gennaio si è autoproclamato «presidente incaricato», assumendo ad interim i poteri dell’esecutivo, durante una manifestazione dell’opposizione.
A riconoscere questa singolare modalità di diventare presidente di un Paese, i nemici storici di Maduro, Trump in testa. A seguito del riconoscimento di Guaidò come presidente venezuelano e di fronte alla rottura delle relazioni diplomatiche, gli USA si rifiutano di ritirare il proprio personale dall’Ambasciata di Caracas e minacciano ritorsioni contro il Governo venezuelano in caso di azioni di forza allo scadere dell’ultimatum di 72 ore dato da Maduro. Una situazione che infiamma l’intera America Latina e che rischia di trasformare il Venezuela nella Siria dei Caraibi.
A riconoscere questa singolare modalità di diventare presidente di un Paese, i nemici storici di Maduro, Trump in testa. A seguito del riconoscimento di Guaidò come presidente venezuelano e di fronte alla rottura delle relazioni diplomatiche, gli USA si rifiutano di ritirare il proprio personale dall’Ambasciata di Caracas e minacciano ritorsioni contro il Governo venezuelano in caso di azioni di forza allo scadere dell’ultimatum di 72 ore dato da Maduro. Una situazione che infiamma l’intera America Latina e che rischia di trasformare il Venezuela nella Siria dei Caraibi.
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20 gennaio 2019
Distopia socialista
Combattono con un socialismo che non esiste. Lottano contro un'anti-utopia che non appartiene a nessuno. Immaginano un mondo senza famiglia, senza ordine, senza mercato, senza libertà. I liberali di destra del mondo hanno inventato un fantasma, gli hanno appeso il segno del "socialismo" e ora lo vedono dappertutto, specialmente, e ogni tanto in Venezuela. Ma adesso è troppo.
Nicolás Maduro Moros
La Jornada
Perché questo socialismo che stanno combattendo non è il socialismo in cui comunichiamo, noi, le democrazie inclusive, pieno di persone che vivono nel XXI secolo... Il nostro socialismo è particolare, popolare e profondamente latinoamericano. Come abbiamo detto chiaramente durante l'Assemblea delle Nazioni Unite lo scorso settembre: il nostro è un progetto autonomo di rivoluzione democratica, di rivendicazione sociale, è un modello e un percorso a sé stante che si basa sulla nostra storia e sulla nostra cultura.
Nicolás Maduro Moros
La Jornada
Perché questo socialismo che stanno combattendo non è il socialismo in cui comunichiamo, noi, le democrazie inclusive, pieno di persone che vivono nel XXI secolo... Il nostro socialismo è particolare, popolare e profondamente latinoamericano. Come abbiamo detto chiaramente durante l'Assemblea delle Nazioni Unite lo scorso settembre: il nostro è un progetto autonomo di rivoluzione democratica, di rivendicazione sociale, è un modello e un percorso a sé stante che si basa sulla nostra storia e sulla nostra cultura.
7 gennaio 2019
I 13 pagliacci del Gruppo di Lima dichiarano guerra al Venezuela
Il Messico salva il suo onore non firmando la dichiarazione
Riuniti a Lima il 4 gennaio, con la partecipazione in teleconferenza da Washington del segretario di Stato yankee Mike Pompeo, i ministri e i rappresentanti di 13 dei 14 paesi che compongono il cosiddetto Gruppo Lima hanno firmato una dichiarazione su e contro il Venezuela - proposta dal brasiliano Ernesto Araújo, l'uomo di Bolsonaro a Itamaraty (la Farnesina brasiliana) - che è una vera e propria dichiarazione di guerra.
Il Messico si è dissociato dalla dichiarazione. Il suo Sottosegretario agli Affari Esteri per l'America Latina e il Caribe, Maximiliano Reyes, ha dichiarato tra l'altro: "(...) chiediamo una riflessione all'interno del Gruppo di Lima sulle conseguenze che avrebbero per i venezuelani quelle misure che cercano di interferire nelle questioni interne che ostacolano il dialogo tra gli attori coinvolti e la comunità internazionale.
Riuniti a Lima il 4 gennaio, con la partecipazione in teleconferenza da Washington del segretario di Stato yankee Mike Pompeo, i ministri e i rappresentanti di 13 dei 14 paesi che compongono il cosiddetto Gruppo Lima hanno firmato una dichiarazione su e contro il Venezuela - proposta dal brasiliano Ernesto Araújo, l'uomo di Bolsonaro a Itamaraty (la Farnesina brasiliana) - che è una vera e propria dichiarazione di guerra.
Il Messico si è dissociato dalla dichiarazione. Il suo Sottosegretario agli Affari Esteri per l'America Latina e il Caribe, Maximiliano Reyes, ha dichiarato tra l'altro: "(...) chiediamo una riflessione all'interno del Gruppo di Lima sulle conseguenze che avrebbero per i venezuelani quelle misure che cercano di interferire nelle questioni interne che ostacolano il dialogo tra gli attori coinvolti e la comunità internazionale.
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22 maggio 2018
Abecedario per capire la vittoria del Chavismo in Venezuela
Il Chavismo ha vinto nuovamente le elezioni in Venezuela. Si tratta di 22 delle 24 elezioni tenutesi in Venezuela dopo il trionfo del Comandante Chávez nel 1998, un trionfo che ha inaugurato il cambio d'epoca in America Latina.
In un chiaro esempio di dissonanza cognitiva, buona parte dell'opinione pubblica internazionale, inclusa la sinistra, non comprende appieno il motivo per cui se il Venezuela è una dittatura nel mezzo di una guerra civile, le elezioni si svolgono in pace, senza morti e con risultati simili, in partecipazione e supporto al vincitore, ad altri processi elettorali del continente.
Cerchiamo di capire con un breve abecedario cosa è successo:
C di Chavismo. Questo abecedario non inizia con la A, ma con la C di Chavismo, che, più che un concetto teorico, è una teoria dell'azione collettiva, plebea, messa nin pratica. Senza il chavismo politico e sociologico, selvaggio nelle parole di Reinaldo Iturriza, non sarebbe possibile comprendere non la rivoluzione bolivariana, ma l'eroica resistenza agli attacchi politici, economici e mediatici contro un processo, attacchi che iniziarono dopo la vittoria di Chávez, ma si sono intensificati con la sua morte nel 2013.
7 maggio 2018
Venezuela, quale democrazia?
Sebbene la nozione di democrazia comprenda un ampio campo semantico, nel caso venezuelano è diventata particolarmente imprecisa e manipolabile per giustificare il rovesciamento di un presidente eletto dalla maggioranza delle liste elettorali del suo paese. "Ripristino democratico", "cambiamento democratico", "governabilità democratica", sono frasi sempre più comuni quando ci si riferisce al Venezuela.
6 maggio 2018
Venezuela: Non voglio essere vittima della disinformazione mediatica FIRMA LA PETIZIONE!
Il 20 maggio 2018, i venezuelani saranno chiamati a un nuovo processo elettorale. Quattro avversari proveranno a sostituire l'attuale presidente Nicolás Maduro, in un'elezione che sarà supervisionata da 2000 osservatori dei 5 continenti e organizzazioni come l'Unione Africana, il Caricom o il Consiglio di Esperti Elettorali dell'America Latina.
5 maggio 2018
"Odio gli indifferenti" Venezuela di Maduro, ultima trincea moderna dell'impegno di Lenin e Gramsci
L'anno scorso, una poeta argentina che vive negli Stati uniti, scampata alla dittatura civico-militare degli anni '70, venne in vacanza in Italia e mostrò una sua bella foto scattata a Roma. Le erano piaciute parole di rivolta dipinte su un muro... sotto un simbolo nazista che lei, evidentemente, non conosceva. Fuori dal contesto storico, nel tritacarne del post-moderno e della “verità dei post”, anche le belle parole possono indurre in errore, depistare, disorientare.
A 200 anni dalla nascita di Marx, il capitale ha affinato gli strumenti per manipolare le coscienze, convincendo gli oppressi a lucidare con cura le catene imposte dai loro oppressori. L'Italia è la patria di Gramsci, morto il 27 aprile del 1937 dopo dieci anni di carcere duro nelle galere del fascismo. Nel circo post-moderno dell'Italia senza memoria, lo hanno però celebrato anche personaggi della sinistra che lo avrebbero fatto rivoltare nella tomba.
4 maggio 2018
Nicolás Maduro: "La nostra democrazia è proteggere"
La nostra democrazia è diversa dalle altre. Perché tutte le altre - in praticamente tutti i paesi del mondo - sono democrazie formate da e per le élite. Si tratta di democrazie dove è giusto solo ciò che conviene ai pochi. Sono democrazie classiste, dove i molti sono visti più come una quantità, invece che in termini di qualità.
In Venezuela, no. In Venezuela, la democrazia è per i molti, ed è giusto ciò che risulta essere positivo per tutto il popolo. Così come i bisogni delle persone cambiano, si articolano e si rinnovano, il nostro progetto rivoluzionario cambia continuamente.
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