Il WEF ha dichiarato che in un futuro molto prossimo a tutti i cittadini dovrà essere impiantato un microchip CBDC, per poter partecipare pienamente alla società e fare cose basilari come acquistare cibo e acqua.
Secondo il professor Richard Werner, in un futuro molto prossimo i cittadini "dovranno utilizzare le tecnologie più recenti", come un "impianto di chip CBDC", per poter accedere ai loro conti bancari.
Per Wall Street e i suoi sostenitori, la soluzione a qualsiasi inflazione dei prezzi è la riduzione dei salari e della spesa sociale pubblica. Il modo ortodosso per farlo è spingere l'economia in recessione per ridurre le assunzioni. L'aumento della disoccupazione obbligherà la manodopera a competere per posti di lavoro che pagano sempre meno man mano che l'economia rallenta.
Questa dottrina della guerra di classe è la prima direttiva dell'economia neoliberista. È la visione a tunnel dei manager delle aziende e dell'1%. La Federal Reserve e il FMI sono i suoi lobbisti più prestigiosi. Con Janet Yellen al Tesoro, la discussione pubblica sull'inflazione odierna viene inquadrata in modo da evitare di attribuire la colpa dell'aumento dell'8,2% dei prezzi al consumo alle sanzioni della Nuova Guerra Fredda dell'amministrazione Biden contro il petrolio, il gas e l'agricoltura russi,
In 16 anni di attività come economista alternativo e scrittore politico, ho trascorso circa la metà del tempo ad avvertire che il risultato finale del modello di stimolo della Federal Reserve sarebbe stato un crollo stagflazionistico. Non un crollo deflazionistico o inflazionistico, ma un crollo stagflazionistico. Le ragioni erano molto specifiche: alla creazione di debito di massa si contrapponeva la creazione di altro debito, mentre molte banche centrali svalutavano contemporaneamente le loro valute attraverso misure di QE. Inoltre, gli Stati Uniti si trovano nella posizione unica di fare affidamento sullo status di riserva mondiale del dollaro, che si sta riducendo.
Era solo questione di tempo prima che le forze della deflazione e dell'inflazione si incontrassero nel mezzo per creare la stagflazione.
François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, ha negato il 16 febbraio su France Inter qualsiasi qualità monetaria al Bitcoin, riducendolo al rango di "asset speculativo". Il governatore è nel suo ruolo di banchiere centrale e quindi di guardiano della moneta quando castiga questa strana moneta digitale, un possibile concorrente nel campo monetario che è il suo. Inoltre, la Banque de France appartiene ad un sistema monetario europeo, dominato dalla Banca Centrale Europea, in linea di principio al riparo dalle manipolazioni monetarie che deliziavano i suoi predecessori sulla comodissima poltrona di Governatore, rue de la Vrillière, (Parigi 1) quando era possibile di tanto in tanto svalutare la moneta nazionale, cioè il franco, per far uscire la nostra economia da un solco ricorrente.
Era il simbolo della difesa dell’euro, ma potrebbe essere l’uomo che farà uscire il Paese dall’Unione Monetaria
L’Italia è passata attraverso tutti gli ingranaggi. Dalla rivolta democratica contro “l’euro e le élite eurofile” fino all’estremo opposto, quello di un “governo di tecnocrati“ guidato dall’ultimo Mr. €uro, senza che ci siano state elezioni lungo la strada. La fregatura è stata mozzafiato anche per coloro che pensavano di aver già visto tutto in Italia. In un certo senso, la nomina di Mario Draghi è astuta.
Ma coloro che stanno celebrando la “riconquista”, nei circoli dell’UE e nei mercati obbligazionari, dovrebbero stare attenti a cosa desiderano...
La rapida diffusione della Covid-19 ha
creato una situazione di emergenza, non solo in Italia, che rende
necessario un tempestivo intervento pubblico per sostenere il settore
sanitario e l’economia nel suo complesso. La violenza di questo shock, manifestatosi nel mezzo di una situazione economica già precaria,
con l’Italia in stagnazione e la locomotiva tedesca in frenata, ha
indotto persino i più ferrei sostenitori dell’austerità ad ammettere la necessità che lo Stato faccia immediatamente ricorso alla spesa in deficit
per arginare l’imminente crisi.
Quando a rischiare non sono solo i
lavoratori e i loro salari, ma anche i profitti di imprese e banche, il
debito pubblico è il benvenuto: i soldi, che non ci sono mai, come per
miracolo ora ci sarebbero. Alfieri del neoliberismo e maître à penser dell’austerità di matrice europea (Mario Monti, Carlo Cottarelli, Elsa Fornero, Alesina e Giavazzi, e la neo-insediata commissaria Von der Leyen) incoraggiano i governi a fare tutto il possibile, ricorrendo al malum necessariumdella spesa in deficit, contro la Covid-19. Possiamo dire che la prima vittima del nuovo virus sia dunque l’austerità? Purtroppo, no.
Il debito pubblico oggi rappresenta un problema per il nostro Paese, almeno fintanto che si continuerà a far finta di aver perso la sovranità monetaria ed essere quindi abbandonati al volere dei mercati e delle istituzioni finanziarie.
Questo perchè negli ultimi 30 anni il debito pubblico ha cambiato detentori, visto che nel 1988 era quasi tutto in mano agli italiani e solo il 4% di stranieri, mentre nel 2018 sono diventati il 32%.
In questo modo, dagli anni 90 in poi, una quota sempre crescente di interessi sono finiti a non residenti, realizzando un vero e proprio trasferimento di ricchezza dagli italiani (tassati) ad investitori stranieri.
I globalisti e le élite bancarie hanno praticato la truffa "ordine dal caos" per molto tempo, da secoli in effetti.Una cosa che fanno, in pratica è far sembrare brillanti le persone di intelligenza altrimenti mediocre.Una cosa che fa, la cospirazione organizzata (NdT: "mafioneria"), è di far apparire onnipotente e intoccabile un gruppo di criminali altamente vulnerabili.In definitiva, si gioca tutto sul tempo.I globalisti hanno avuto molto tempo per sintonizzare e perfezionare i loro metodi per manipolare la psiche collettiva delle masse. Spesso commettono errori, ma finché nessuno li confronta direttamente e li rimuove dall'equazione, semplicemente questi aprono un business altrove con un nome diverso usando maschere diverse e continuano il loro lavoro insidioso.
Finalmente Mario Draghi è costretto ad ammettere che “la politica monetaria da sola è insufficiente per far ripartire l’inflazione e la crescita dell’Eurozona” e per la prima volta dichiara che “la politica fiscale dovrebbe diventare lo strumento principale per aumentare domanda” e avere “un ruolo molto più attivo”. In pratica Draghi ammette che le politiche monetarie adottate negli ultimi anni dalla BCE sono state fallimentari perchè non hanno prodotto gli effetti sperati nell’economia reale. Ma ammette anche che solo gli Stati possono raggiungere l’obiettivo di stimolare la domande interna attraverso le loro politiche fiscali. Infatti il Quantitative Easing QE e i prestiti al sistema bancario TLTRO non hanno prodotto effetti positivi nell’economia reale, ma sono solo serviti “per far fronte a tutte le nostre emergenze”, nel senso di salvare le banche e sostenere l’economia finanziaria.
La Banca centrale europea (BCE) ha tratto buon profitto dalle sue partecipazioni al debito pubblico greco, secondo un documento visionato dal Financial Times.Una risposta scritta alla richiesta di un parlamentare greco ha dimostrato che la banca ha raccolto 7,8 miliardi di euro di pagamenti di interessi nel periodo tra il 2012 e il 2016 sui titoli di stato greci acquisiti nell'ambito del programma Securities Market Programme (SPM) Gli utili sono di solito ridistribuiti tra le 19 banche centrali dell'area euro. Nel 2016, la BCE aveva raccolto più di 1,1 miliardi di euro di pagamenti di interessi sui titoli greci sui circa 20 miliardi di euro di bond da essa detenuti, secondo il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung. Un'analisi della Jubilee Debt Campaign stima che l'altro creditore della Grecia, il Fondo Monetario Internazionale, aveva collezionato 2,5 miliardi di euro di guadagno sui suoi prestiti al paese.
L'analisi di quanto accaduto a partire dall'introduzione dell'euro e soprattutto dallo scoppio della crisi nel 2007-2008 dimostra la necessità di mettere a tema la disgregazione dell'area euro. Su questo bisogna fare due precisazioni. La prima è che l'obiettivo primario deve essere la Uem (Unione economica e monetaria) e non la Ue nel suo complesso. Nonostante la Ue sia una istituzione tutt'altro che neutrale dal punto di vista di classe e funzionale alle istanze del capitale, è l'euro lo strumento attraverso cui passa la ristrutturazione capitalistica a livello continentale. Senza di esso il capitale perderebbe gran parte della sua capacità di imporre politiche antipopolari e alla Ue mancherebbe il braccio operativo. La seconda è che il nostro primo compito consiste nel chiarire la necessità della disgregazione dell'area euro. Il come questo debba avvenire è importante, ma è successivo. La disgregazione dall'euro può avvenire in modi diversi: per mutua decisione di tutti i Paesi partecipanti, oppure per decisione unilaterale di uno o di più Paesi. La mia opinione è che l'uscita dall'euro anche unilaterale di uno o più Paesi non debba più essere considerata un tabù, bensì come una opzione praticabile e soprattutto necessaria. Tuttavia, il quando e il come ciò possa avvenire non è indifferente, ed è legato alle condizioni del contesto generale e della lotta di classe, sebbene già oggi, come accennerò più avanti, sia necessario inserire l'uscita dall'euro in una elaborazione programmatica più complessiva. L'aspetto più importante, però, è che chi intende rappresentare il punto di vista dei lavoratori abbia, e presenti pubblicamente, una posizione chiara, la quale non può che essere la necessità del superamento dell'euro.
Un rapporto parlamentare islandese suggerisce di dare solo alla Banca Centrale il monopolio per la creazione della moneta. Una vera e propria rivoluzione, se l'idea venisse applicata ... L'Islanda è decisamente il paese della creatività finanziaria.Dopo aver mostrato - nel 2009 - che esisteva un modo alternativo al trasferire il debito bancario al debito pubblico, l'isola nordica potrebbe essere pronta a realizzare un grande esperimento monetario. Lo scorso 31 marzo, infatti, il presidente della commissione per gli affari economici dell'Althingi, il parlamento nazionale islandese, Frosti Sigurdjonsson, ha presentato una relazione al Primo Ministro, Sigmundur Gunnlaugsson sulla riforma del sistema monetario islandese.Ed è una vera e propria rivoluzione quella che propone.
La mancanza di controllo della banca centrale sul sistema monetario