Sono state registrate importanti novità relativamente al processo di militarizzazione e riarmo a cui è stata sottoposta la Sicilia dopo le guerre USA e NATO in Iraq e Afghanistan o quella contro la Libia di Gheddafi nel 2011.
Si tratta in buona parte di elementi mai discussi a livello politico, né tantomeno analizzate a livello istituzionale da parte del Parlamento italiano o dalla stessa Assemblea regionale siciliana, che però hanno avuto la conseguenza di esporre la nostra Isola ad una pressione bellica di dimensioni globali, considerando anche la portata e le capacità distruttive degli attori in campo. Nonostante la pericolosità e la drammaticità dei processi in atto, quanto sta accadendo in Sicilia è volutamente ignorato dai media e, di conseguenza, del tutto sconosciuto a buona parte della popolazione. Una cosa è fare infatti da piattaforma per proiettare la guerra in Iraq o in Afghanistan, sapendo di rischiare poco o nulla; altro è quando i droni USA “Global Hawk” stanziati nella base di Sigonella, con funzioni di sorveglianza e intelligence, operano quotidianamente alla frontiera tra l’Ucraina e la Russia in autentiche provocazioni delle forze armate di Mosca, fornendo magari dati sensibili ai militari ucraini e alle organizzazioni paramilitari alleate.