Una scioccante indagine interna del Fondo rivela che la Grecia è stata sacrificata per salvare l’euro e le banche del Nord Europa. di Ambrose Evans-Pritchard
Le più alte cariche del Fondo monetario internazionale hanno ingannato il proprio board, fatto una serie di clamorosi errori di giudizio sulla Grecia, sposato incondizionatamente la causa dell’euro, ignorato tutte le avvisaglie di un’imminente crisi e trascurato un aspetto di base delle unioni monetarie. Questo è il verdetto lacerante dell’Independent Evaluation Office (IEO), un organismo indipendente all’interno dell’istituto di Washington, sulla disastrosa gestione della crisi dell’euro da parte del Fondo. Il rapporto di 650 pagine dell’IEO rivela «cultura della compiacenza», incline all’analisi «superficiale e meccanicista», e un sistema di governance apparentemente fuori controllo. L’ufficio di valutazione indipendente del fondo è autorizzato a passare sopra la testa del direttore generale, Christine Lagarde, e risponde unicamente al consiglio dei direttori esecutivi, molti dei quali – in particolar modo quelli provenienti dall’Asia e dall’America Latina – sono furiosi per il modo in cui alcuni ufficiali dell’UE hanno utilizzato il Fondo per salvare la propria unione monetaria ed il proprio sistema bancario.
Lo scorso 11 luglio il Senato irlandese ha adottato una legge che vieta la commercializzazione in Irlanda di prodotti israeliani provenienti dai territori palestinesi occupati (vedere la nota del Guardian e il testo completo della legge adottata). Per il senatore che propone questa iniziativa,"Il disegno di legge mira a vietare l'importazione e la vendita di beni, servizi e risorse naturali originati da insediamenti illegali nei territori occupati, tali insediamenti sono illegali sia in base al diritto internazionale umanitario che nazionale irlandese, e si traducono in violazioni dei diritti umani sul terreno. Nonostante ciò, l'Irlanda fornisce un sostegno economico continuo attraverso il commercio di merci degli insediamenti" (si veda la dichiarazione data prima della votazione sul testo).
L’UE è un mastodonte politico con mire egemoniche e sempre più militarizzato, controllato dalla Germania. Bisogna che parliamo di Irexit. Sul serio. A infilare la testa nella porta di una delle innumerevoli riunioni in cui si discutono tutte le questioni legate alla Brexit, l’unica parola che non si osa pronunciare è Irexit. La follia dei Britannici? Certo. Quanto sono male organizzati e divisi? Naturale. Quanto le loro aspettative sono irrealistiche? Certamente.
Con poche, notevoli eccezioni, l’ Irlanda “ufficiale” si è bevuta lo spin. Ha reso l’Unione Europea custode dei nostri interessi nazionali. Ha ceduto la responsabilità dei negoziati sulla nostra futura relazione con il Paese che ci è più vicino e con lo Stato che è il nostro più grande partner commerciale. Tutto questo non ha senso. I rischi del negoziare l’approvazione dell’ “Europa” sugli interessi a lungo termine del Paese sono enormi.
"I nostri problemi economici non sono cominciati con la crisi del debito, ma con l’adesione all’Euro"
Può
sembrare strano chiedere un default sui nostri debiti ed uscire
dall’Eurozona, con la Troika che ha appena lasciato l’Irlanda [Dicembre
2013]. Le persone, istintivamente, non lo vogliono fare. La prima cosa
equivarrebbe a rinnegare i debiti che abbiamo liberamente assunto. La
seconda a rinnegare l’attuale grande progetto costituito dall'Unione
Europea [l’autore si riferisce, in realtà, all’Eurozona e non all’UE,
ndt]. E poi, i problemi dell’Eurozona sono stati risolti, giusto? … Non
molto, quanto meno ascoltando attentamente le parole di qualcuno che
sull’argomento dovrebbe saperne parecchio: Mario Draghi, il Presidente
della Banca Centrale Europea. Lo scorso Gennaio aveva definito come
“prematuri” i commenti ottimistici dal Presidente della Commissione
Europea Jose Manuel Barroso, che aveva predetto di come l’Eurozona, nel
2014, avrebbe messo la crisi alle sue spalle. Oppure
considerando le parole dell'ex capo della Banca Centrale Tedesca, Axel
Weber. Egli ha detto, al World Economic Forum di Davos di Gennaio 2014,
che la malattia sta persistendo e che l’Eurozona dovrà probabilmente
affrontare un nuovo attacco da parte dei mercati, nel corso di
quest'anno.
"L'Europa è in pericolo. Sono ancora molto preoccupato. I
mercati sono migliorati, ma la situazione economica della maggior parte
dei paesi aderenti non è migliorata".
"I nostri attuali problemi economici non sono iniziati con la crisi del debito ma affondano le radici nella decisione di aderire all’Eurozona. Con la Troika che ha lasciato l’Irlanda nel Dicembre 2013, può sembrare strano chiedere il default sul nostro debito e l’uscita dall’Eurozona. Istintivamente, la gente non vuole nessuna delle due cose. La prima implicherebbe il rifiuto di quello stesso debito che ci siamo liberamente accollati. La seconda comporterebbe rinunciare all’attuale grande progetto dell’Unione Europea.
E dopotutto i problemi dell’eurozona sono stati risolti, no?
Ascoltate con attenzione le parole di qualcuno che dovrebbe saperlo – Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea.
A Gennaio Draghi ha respinto come “prematuri” gli ottimistici commenti di Jose Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, che in precedenza aveva previsto che l’eurozona si sarebbe lasciata la crisi alle spalle nel 2014.
O considerate le parole dell'ex presidente della Banca Centrale Tedesca, Axel Weber. Al World Economic Forum di Davos a gennaio egli ha detto che gli squilibri sottostanti alla crisi continuavano a deteriorarsi e che probabilmente quest’anno l’eurozona dovrà affrontare un nuovo attacco dei mercati. “L’Europa è sotto minaccia. Sono tutt’ora molto preoccupato. E’ migliorata la situazione dei mercati, ma non la situazione dell'economia della maggior parte dei paesi” ha dichiarato.
L'Irlanda si è ufficialmente ritirata dal programma di "assistenza finanziaria" della Troika, diventando il primo paese nella crisi dell'eurozona, liberatosi dalla supervisione dei creditori internazionali. "Questa non è la fine, ma è un traguardo molto importante", ha detto il ministro delle Finanze Michael Noonan, alla catena RTE e ha sottolineato che il governo dovrebbe continuare con la stessa politica anti-crisi, come ha fatto negli ultimi anni. Noonan ha ringraziato i cittadini irlandesi che sono stati costretti a sopportare maggiori tagli nei servizi pubblici a causa del programma di austerità di bilancio. Secondo lui, il governo irlandese ha ora a che fare con due questioni fondamentali: garantire una crescita economica sostenibile e aumentare il tasso di occupazione nel paese. A metà novembre 2013, le autorità irlandesi hanno deciso di non rinnovare il programma di sostegno finanziario dell'UE e del FMI, che doveva scadere nel dicembre 2013, e ha anche accolto una linea di credito precauzionale internazionale del valore di 10.000 milioni di euro, vista come assicurazione nel caso in cui il paese torni ad affrontare problemi finanziari.
Mentre i nostri governanti di sbracciano a
farci credere che entro la fine dell’anno si comincerà ad intravedere
una luce in fondo al tunnel della crisi, a gelare tali previsioni
arriva un rapporto del Fondo Monetario Internazionale che mette sotto
accusa le debolezze strutturali della zona euro e, indovinate un po’?,
sottolinea ancora una volta come in Italia persista un alto costo del
lavoro: evidentemente nessuno gli ha trasmesso l’ultimo accordo
realizzato tra governo, cgil, cisl, uil, confindustria e istituzioni
lombarde che abbassa il costo del lavoro per gli assunti per l’EXPO a
livelli che neppure in Cina! Ma neppure a questi esimi esperti sfugge che la cura
dimagrante a cui stanno sottoponendo i paesi europei più deboli,
insieme al resto della Troika, Commissione e Banca Centrale Europea,
imponendo drastiche riduzioni della spesa e del debito pubblico, non
potrà che rallentare qualsiasi prospettiva di crescita.
Per l’Italia giungono a prevedere ‘un elevato
rischio di stagnazione nel medio termine’ sottolineando come mentre in
altri paesi il costo del lavoro sia stato abbassato in Italia la
tendenza continua ad essere al rialzo.
Secondo l’FMI il nostro paese dovrebbe attuare le
condizioni per ‘valutare la possibilità di una differenziazione
regionale per i salari del pubblico impiego, introdurre rapporti di
lavoro flessibili illimitati e promuovere la contrattazione aziendale’.
Piero Valerio, socio dell’ARS e curatore del blog Tempesta perfetta ci
informa sulla coraggiosa scelta del primo ministro irlandese, il quale,
per evitare che i problemi si aggravino e per tentare di risolverli, ha
deciso di violare i trattati europei. L’ARS ha sempre sostenuto, fin dal Documento di Analisi e Proposte, che la sovranità e l’indipendenza saranno riconquistare con provvedimenti di rottura dell’ordine giuridico dell’Unione europea
– tanto che, pur essendo un giurista, non sono mai stato attratto
dall’analisi giuridica del modo legittimo per uscire dai trattati
europei. La rottura dell’ordine giuridico europeo sembrerebbe iniziata. Il precedente scaverà un solco e il fatto si porrà come norma.
La tendenza sarà a violazioni sempre maggiori e a scontri tra la
Bundesbank, la Germania, eventualmente l’Olanda e altri alleati, da un
lato, e gli Stati del sud europa e prima o poi la Francia, dall’altro.
A
poco a poco, l’ordine giuridico dell’Unione europea si disintegrerà. Se
le elites saranno lungimiranti, a un certo punto prenderanno atto del
fallimento e tenteranno di mantenere il mercato unico senza l’euro. In
tal caso, la lotta italiani dei sovranisti continuerà. Se saranno più
lungimiranti, allora diranno addio al mercato unico (l’Unione europea) e
torneranno a qualcosa di simile al mercato comune (CEE). Anche a questo
caso la lotta dei sovranisti continuerà, perché ricollocata la
Costituzione italiana anche di fatto al vertice dell’ordinamento, e
riconquistati allo stato italiano alcuni poteri, la Costituzione dovrà
essere attuata e i poteri esercitati, prendendo a modello, con eventuali
miglioramenti, la cosiddetta prima Repubblica (fino al 1985). Se,
invece, le elites non saranno minimamente lungimiranti, si verificherà
l’implosione. In questo terzo caso, la presa del potere da parte dei
sovranisti sarà ancora più importante, per gestire pacatamente il caos. I
sovranisti hanno il vento in poppa (Stefano D’Andrea). Leggi tutto...
Non c’è solo la Grecia a testimoniare il fallimento dell’Europa di
Maastricht. Quello è il caso più acuto, più estremo, che rimbalza sui
media quotidianamente, per ammonire gli altri paesi europei su quale
potrebbe essere il loro destino qualora decidessero di non bere più
l’amara medicina prescritta dai burocrati dell’Unione. “Si potrebbe
finire come la Grecia”, sentiamo ripetere in continuazione. E
perché proprio come la Grecia e non come la Spagna? Oppure come il
Portogallo, la Slovenia, la Romania, Cipro, la Polonia, l’Irlanda, la
stessa Francia? Perché no, come l’Italia, giustappunto. Per rispondere a
questa domanda dobbiamo per prima cosa chiarirci le idee su cosa
intendiamo col termine “crisi”. Ingenuamente abbiamo preso per buona la
storiella che la “crisi” era quella del debito pubblico, dei cosiddetti
spread: siamo in “crisi” perché paghiamo più interessi sul nostro debito
rispetto alla Germania. Questa la spiegazione che ci hanno dato a
Bruxelles ed a Francoforte, poi anche a Roma. Tradotto: ci vogliono più
soldi del bilancio statale per pagare gli interessi a coloro che ci
prestano i soldi, perciò dobbiamo stringere la cinghia. Più tasse e meno
reddito per recuperare quattrini da dare a chi investe sui nostri
titoli di stato. Leggi tutto...
Il debito di decine di miliardi che ha portato questo Stato sull'orlo del baratro e ha causato l'inclusione nella lista nera dei mercati internazionali e assoggettato alle regole della UE e della FMI, non è il nostro debito. Non è un debito creato dalle spese per le scuole o gli ospedali o le strade; non è un debito accumulato dallo Stato per servire i propri cittadini: è il debito di un esiguo numero di imprenditori, uomini della finanza e i loro sostenitori politici - the Golden Circle - che è stato socializzato e imposto ai contribuenti e alle generazioni future del nostro popolo. Il "debito odioso" è definito come debito sovrano, accumulato non per le esigenze del paese, ma per rafforzare il regime contrario agli interessi della nazione. Il debito accumulato dagli amici di Fianna Fáil [partito al governo], sostenuto dallo Stato, non è stato fatto nell'interesse della nazione, ma è servito a mantenere il regime durante gli anni della cosiddetta "Tigre Celtica", di conseguenza è odioso. Il punto di partenza nella costruzione di una economia che serva il popolo - e non un manipolo di capitalisti e finanziatori privati - è quello di rifiutare il debito e cercare altre fonti, compresi i fondi sovrani che finanzino una nuova Irlanda libera da questo fardello paralizzante.
Qualcuno lo ha mai fatto prima? Ripudiare il debito non creerebbe l'apocalisse come alcuni cosiddetti esperti e politici vorrebbero farci credere.
“L’Italia potrebbe uscire unilateralmente dall’Eurozona e ridefinire i suoi debiti, ora quantificati in euro, nominalmente in una nuova valuta, la lira, per prevenire il default? Forse. Questo è un fatto da considerare in un secondo momento.”
Nel mondo della finanza internazionale ci sono persone che guidano gli eventi ed altre che reagiscono di fronte a tali eventi. Mentre questi ultimi sono ben noti, maggiori in numero e apparentemente più potenti, il vero potere risiede nei primi. Nel centro del sistema finanziario globale, c’è l’oligarchia finanziaria che oggi viene rappresentata dal Gruppo Bilderberg.
L’organizzazione Bilderberg è dinamica, cambia con il tempo, assorbendo e creando nuovi talenti mentre espelle quelle che decadono. I membri del club, vengono e vanno, ma il sistema in se stesso rimane senza mutare. E’ un auto-perpetuazione del sistema. Una ragnatela virtuale dove s'intrecciano interessi finanziari, politici, economici e industriali, con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro.
Oggi, il Club Bilderberg non è più una società segreta. Non è l’occhio cattivo che vede tutto o una cospirazione giudaico-massonica. Non è una cospirazione, nonostante ci sia gente che lo crede così, nelle sue fantasie infantili. Non c'è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo.
Il Club Bilderberg non è una fantasia del mondo cartesiano, dove hanno luogo azioni d’individui isolati ma un insieme di processi dinamico-sociali che modellano il corso della storia con la manipolazione o controllo delle idee che avvolgono le generazioni successive.
Quando un pompiere o un team medico effettua un salvataggio, sembra che la persona oggetto del medesimo tenda a migliorare. Questo è meno evidente quando il soccorritore è la Banca Centrale Europea (BCE) o il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
L'Irlanda sta sperimentando attualmente un tasso di disoccupazione del 14,1%. Come risultato delle condizioni di salvataggio che richiederanno ulteriori tagli alla spesa pubblica e aumento delle tasse, è quasi certo che incrementerà il tasso di disoccupazione.E' probabile che gli irlansesi si chiedano cosa sarebbe successo se non fossero stati salvati. Il danno inflitto all' Irlanda dalla BCE-FMI è completamente inutile.Se la BCE si sono impegnati a mettere a disposizione dell'Irlanda prestiti a bassi tassi d'interesse, un meccanismo interamente nell'ambito dei suoi poteri, allora l'Irlanda non avrebbe nessun problema di bilancio serio.L'ingente proiezione del suo deficit proviene principalmente dalla combinazione dei costi di alti interessi sul suo debito e dal risultato di operare a livelli di prestazioni economiche che sono ben al di sotto della piena occupazione, entrambi i risultati possono essere caricati in gran parte alla BCE.
Anche se "salvataggio" suona bene, come un salvagente che si lancia ai naufraghi, non dovrebbe esserlo tanto quando il governo irlandeseesita ad accettarlo. Se, come si suol dire, l'Irlanda è sul punto di affogare, non si capisce la sua insistenza nel rifiutare il galleggiante che le offre l'Europa.A meno che il piano di salvataggio è peggio dell' annegamento, e che si tratta di scegliere il tipo di soffocamento, ingerendo acqua, o strangolato da un galleggiante che si stringe il collo.