Il Center for Forecasting and Outbreak Analytics (CFA) del CDC ha collaborato con Palantir, collegato alla CIA, per cementare il modello pubblico-privato di sorveglianza invasiva in “sanità pubblica, ” il tutto spingendo lo stato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la Silicon Valley ancora più vicini.
Il Pentagono e la Silicon Valley stanno coltivando una relazione ancora più stretta mentre il Dipartimento della Difesa (DoD) e le società Big Tech cercano di trasformare congiuntamente il sistema sanitario americano in uno che è guidato dall'“intelligenza artificiale”. I presunti vantaggi di un tale sistema, sposati dall'esercito stesso, dai dirigenti di Big Tech e Pharma e dagli ufficiali dell'intelligence, sarebbero scatenati dal potere in rapido sviluppo della cosiddetta "medicina predittiva" o “una branca della medicina che mira a identificare i pazienti a rischio di sviluppare una malattia, consentendo in tal modo la prevenzione o il trattamento precoce di tale malattia.”
Dopo tre anni di assalto globale ai diritti umani sotto falsa bandiera sanitaria non può esserci pace senza giustizia equa
Il Governatore del Veneto, Luca Zaia, chiede pacificazione sociale. Chiedere la pace è positivo. Chiedere la pace volendola davvero è giusto e onorevole. Chiedere la pace senza giustizia equa è ipocrita: dopo tre anni di “terza guerra mondiale”, anzi, di “prima guerra globale” (tutt’altro che conclusa) contro i fondamentali diritti umani: guerra lanciata con un pretesto sanitario inconsistente ma sostenuto oltre ogni limite di pudore, si può forse invocare una pace senza relativa Norimberga?
Un nuovo studio scioccante pubblicato nel New England Journal of Medicine rivela che quando alle donne incinte vengono somministrate vaccinazioni covid durante il primo o secondo trimestre, esse subiscono un tasso di aborto spontaneo dell'82%, uccidendo 4 bambini (non nati) su 5.
Questa sorprendente scoperta, spiegata di seguito, è evidente dai dati pubblicati in un nuovo studio intitolato “Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons” ("Risultati preliminari della sicurezza del vaccino mRNA Covid-19 nelle persone in gravidanza"). Altrettanto inquietante come i dati è il fatto che gli autori dello studio hanno apparentemente cercato di offuscare deliberatamente la verità sui vaccini che causano aborti spontanei, offuscando i numeri nei loro stessi calcoli.
In UK la variante predominante è quella indiana (oggi detta Delta), come sarà verosimilmente anche in Italia, poiché soppianta quella inglese. Su 33.000 casi di Delta esaminati, 223 sono finiti in ospedale. Questo è un primo risultato.
I morti inglesi di Delta accertati sono (a 7 giorni fa) 42. Di questi, 23 non erano vaccinati, 7 avevano ricevuto una sola dose, 12 ne avevano ricevuto due. Dati non significativi per numerosità, ma è andata meglio a quelli con una sola dose che a quelli fully vaccinated.
CDC Centro Prevenzione e Controllo Malattie Malattie Infettive Emergenti Volume 26, Numero 5–Maggio 2020 Jingyi Xiao1, Eunice Y. C. Shiu1, Huizhi Gao, Jessica Y. Wong, Min W. Fong, Sukhyun Ryu, and Benjamin J. Cowling
ABSTRACT
Ci sono state 3 pandemie influenzali nel 20° secolo e 1 finora nel 21° secolo. Le autorità sanitarie locali, nazionali e internazionali aggiornano regolarmente i loro piani per mitigare la prossima pandemia influenzale alla luce delle ultime prove disponibili sull’efficacia delle varie misure di controllo nel ridurre la trasmissione. Qui, esaminiamo la base di prove sull’efficacia delle misure di protezione personale non farmaceutiche e delle misure di igiene ambientale in contesti non sanitari e discutiamo la loro potenziale inclusione nei piani pandemici.
La Finanza al ministero della Salute. Prelevati i dispositivi informatici di alcuni dirigenti. Dal piano pandemico a quello segreto: cosa cerca la procura
Finirà che Roberto Speranza dovrà ringraziare Matteo Renzi per aver aperto la crisi di governo. Se le dimissioni dei ministri di Italia Viva non avessero monopolizzato i giornali, oggi la notizia più importante sarebbe la perquisizione della Finanza nella sede del ministero della Salute.
Non è stata una visita di piacere. E sicuramente avrebbe avuto tutt’altra risonanza in un giorno differente. La mossa della procura di Bergamo dimostra infatti che la vicenda dei piani pandemici non è affatto chiusa, anzi. L’epicentro dell’indagine potrebbe presto spostarsi dalla Lombardia a Roma.
A leggere il “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia” aggiornato al 22 Ottobre 2020 dell’Istituto superiore di Sanità c’è da rimanere sbalorditi. Si notano in particolare due cose:
– L’età media dei deceduti per (o sarebbe più giusto dire, con) Covid19 è di 80 anni che è – ohibò – l’età media di vita di una persona in Italia. Dunque l’età media di morte da Covid19 non si discosta di nulla o quasi dalla speranza di vita assoluta degli italiani (vedi immagine 1);
Tornare alla Lira servirà oltre che per compensare i redditi di famiglie aziende ed attività impossibilitate a lavorare anche a rinforzare la Sanità Pubblica.
In queste settimane nelle quali si è registrato un esperimento sociale privo di qualsiasi precedente storico, molti commentatori hanno sottolineato il fatto che i media hanno offerto il loro “meglio” per diffondere paura, mettendo sistematicamente in ombra gli stessi dati ufficiali pur di raggiungere lo scopo di terrorizzare. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i deceduti per Covid-19che non avessero patologie pregresse, sarebbero in Italia soltanto dodici.
È vero, ma tale capacità di spaventare non è dovuta solo al potere di suggestione e mistificazione dei mezzi di comunicazione; infatti l’alternativa alla credulità nei confronti dell’emergenza-virus, è persino più spaventevole dell’emergenza sanitaria stessa. Si tratterebbe di constatare che si è alla completa mercé di un potere, anzi di uno strapotere, del tutto arbitrario che non esita a manipolare brutalmente la vita delle persone pur di fare il proprio tornaconto.
La rapida diffusione della Covid-19 ha
creato una situazione di emergenza, non solo in Italia, che rende
necessario un tempestivo intervento pubblico per sostenere il settore
sanitario e l’economia nel suo complesso. La violenza di questo shock, manifestatosi nel mezzo di una situazione economica già precaria,
con l’Italia in stagnazione e la locomotiva tedesca in frenata, ha
indotto persino i più ferrei sostenitori dell’austerità ad ammettere la necessità che lo Stato faccia immediatamente ricorso alla spesa in deficit
per arginare l’imminente crisi.
Quando a rischiare non sono solo i
lavoratori e i loro salari, ma anche i profitti di imprese e banche, il
debito pubblico è il benvenuto: i soldi, che non ci sono mai, come per
miracolo ora ci sarebbero. Alfieri del neoliberismo e maître à penser dell’austerità di matrice europea (Mario Monti, Carlo Cottarelli, Elsa Fornero, Alesina e Giavazzi, e la neo-insediata commissaria Von der Leyen) incoraggiano i governi a fare tutto il possibile, ricorrendo al malum necessariumdella spesa in deficit, contro la Covid-19. Possiamo dire che la prima vittima del nuovo virus sia dunque l’austerità? Purtroppo, no.
Nel corso degli ultimi decenni qualcuno si è dato molto da fare per
convincere intere popolazioni che la nostra specie viva sotto minaccia
di estinzione da parte di morbi letali. Curiosamente, questo ruolo è
stato attribuito dapprima a morbi esotici e sconosciuti, come la peste suina, l’aviaria o l’ebola. Epidemie coperte da una ampia campagna di stampa e da lucrose campagne di vaccinazione, in seguito dimostratesi false emergenze
provocate a tavolino da scienziati pagati dalle case farmaceutiche.[1]
Evidentemente il modello “malattia esotica” non ha avuto l’impatto
sociale desiderato, così si è passati a demonizzare malattie comuni ed
endemiche, come il morbillo e la pertosse o persino tirare fuori dal cappello malattie ormai praticamente scomparse come la difterite. Finché non è arrivato qualcosa di adeguato a spargere il terrore: il COVID-19 della famiglia dei Coronavirus.
Il mondo, e l’Italia in particolare, è ormai stravolto dall’emergenza Coronavirus (Covid-19). Non è certo questa la sede per discutere degli aspetti medici dell’epidemia, con quasi 100.000 contagiati dalla Cina (80.000) alla Germania (400), dall’Iran (3.500) agli Stati Uniti (150). Ma non tutto è appannaggio dei tecnici della medicina, e la gestione dell’epidemia da parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) ha una dimensione economica, dunque politica, profonda.
L’importanza della dimensione economica del problema si coglie immediatamente a partire da una semplice considerazione. Nel discutere degli effetti del contagio del Covid-19, si usa prendere come un dato il tasso di letalità (ossia il rapporto tra deceduti e contagiati), indicato nell’ordine del 3,4% dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, posta una determinata mortalità intrinseca della malattia, quel dato dipende in misura importante dalla capacità del SSN di gestire la diffusione del virus: quel tasso di mortalità corrisponde infatti ad una situazione, quale quella iniziale, in cui le strutture sanitarie sono in grado di accogliere i pazienti e garantirgli un trattamento adeguato alla gravità dello stato di salute.
Sulla sciagurata gestione dell’emergenza Coronavirus
Tutti a crocifiggere la Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensivache in un suodocumentoha chiesto di “porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva (…) riservando risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza“. E che altro avrebbe dovuto suggerire davanti alla sciagurata gestione di questa “epidemia Coronavirus”? Doveil tampone viene fatto a chiunque dichiari di essere “a rischio”? Dove si portano d’ufficio nei reparti di terapia intensiva anziani, oggi positivi al tampone, con problemi respiratori che in passato venivano curati e, spesso guariti, con una bombola di ossigeno e un medico a casa loro. Dove nessuno dice alla gente che le epidemie influenzali, senza nessun panico, si portano via ogni anno in Italia,mediamente, ottomila persone.
Parallelamente al processo di privatizzazione dei pubblici servizi si è trasformato il rapporto di pubblico impiego e con le esternalizzazioni in campo ci sono lavoratori più divisi e con meno diritti.
Alla fine del 1800 emerse la necessità di disciplinare il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici, fino ad allora avente natura puramente privatistica, in maniera differenziata rispetto al privato.
Se alcune motivazioni erano ragionevoli (garantire al dipendente pubblico, figura di servitore dello Stato e garante dell'imparzialità della pubblica amministrazione una certa indipendenza dai politici), altre erano completamente negative (evitare la sindacalizzazione, la politicizzazione, il diritto di sciopero ecc). Per cui il rapporto di lavoro, sia collettivo che individuale veniva regolato esclusivamente dalla legge e da atti amministrativi, escludendo ogni forma di contrattazione. E anche il contenzioso fra dipendenti e PA venne demandato alla giustizia amministrativa e non a quella civile.
Negli ultimi anni la Lombardia si è resa protagonista di una serie di importanti riforme in ambito sanitario, ma probabilmente in pochi ne hanno potuto cogliere la portata. Nell'immaginario comune, infatti, la nostra regione offre ancora uno dei migliori sistemi sanitari del panorama italiano. Eppure, basta osservare la storia recente per scoprire che la sanità lombarda non gode per nulla di buona salute. Da Poggiolini (1993) a Poggi Longostrevi (1997) al dubbio Abelli a Daccò (2011) fino ad arrivare al "celeste" Formigoni (2012)[1] e al più recente Rizzi (2016)[2], la sanità lombarda è costellata di casi di tangenti, di buchi in bilancio, di false fatture, di accordi per gonfiare prezzi e indirizzare i pazienti verso cliniche private. Truffe sempre più fantasiose con poche costanti: persone malate dirottate in strutture private per usufruire di un servizio pubblico che dovrebbe essere fornito dallo Stato; affaristi e imprenditori del settore che fanno soldi a palate sulla pelle dei malati utilizzando le casse della Regione come se fossero il loro bancomat personale.