Le ricorrenti crisi debitorie della Grecia costituiscono una nuova forma emergente di imperialismo finanziario. Che cosa, allora, è l’imperialismo e specialmente che cos’è quando è descritto come imperialismo finanziario? Come costituisce una nuova forma di imperialismo ciò che è andato emergendo in Grecia sotto l’eurozona? Com’è l’imperialismo finanziario emergente in Grecia sia simile sia diverso da altre forme di imperialismo? E come rappresenta uno sviluppo più vasto, oltre la Grecia, di una nuova forma di imperialismo in sviluppo nel ventunesimo secolo? I molti significati dell’imperialismo Imperialismo è un termine che ha sia un significato politico-militare, sia economico. In generale si riferisce a un insieme di istituzioni politiche e a una società statale o pre-statale che conquista o sottomette un altro stato.
"Non abbiamo paura degli antibiotici, non possono fermarci"
Pare una vera apocalisse di zombie. Batteri che pensavamo di aver dominato sono di nuovo in marcia, sconfiggendo quasi tutti i tentativi di annientarli. Avendo infranto i muri esterni hanno raggiunto le nostre ultime linee di difesa. La resistenza agli antibiotici è la più grande minaccia alla salute umana.Infezioni un tempo facili da domare oggi minacciano le nostre vite. Medici avvertono che procedure di routine, quali tagli cesarei, sostituzioni del femore e chemioterapia potrebbero un giorno diventare impossibilia causa del rischio di esporre i pazienti a infezioni letali. Già nella sola Unione Europea 25.000 persone sono uccise ogni anno da batteri resistenti agli antibiotici.
Tuttavia le nostre ultime difese – i rari farmaci cui i batteri non sono ancora diventati immuni – sono sperperati con allegro trasporto. Anche se la maggior parte dei medici cerca di usarli con precisione e parsimonia, alcuni allevamenti di bestiame ci sguazzano. Li aggiungono al cibo e all’acqua forniti a interi branchi di bovini, maiali o polli; non per curare malattie, ma per prevenirle.
Diciamolo: nell’economia internazionale odierna, sempre più complessa e interdipendente, la sovranità nazionale è diventata irrilevante. La crescente globalizzazione economica ha reso i singoli Stati sempre più impotenti nei confronti delle forze del mercato. L’internazionalizzazione della finanza e la sempre maggiore importanza delle multinazionali hanno eroso la capacità dei singoli stati di perseguire autonomamente delle proprie politiche sociali ed economiche – in particolare quelle di tipo progressista – e di assicurare la prosperità ai propri popoli. Pertanto, la nostra unica speranza di conseguire qualsiasi cambiamento significativo è che i paesi “mettano insieme” le loro sovranità e le trasferiscano ad istituzioni sovranazionali (come l’Unione europea) che siano abbastanza grandi e potenti da far ascoltare la loro voce, riconquistando così a livello sovranazionale la sovranità persa a livello nazionale.
Il CETA, trattato di libero scambio con il Canada, è
infine entrato in vigore giovedì 21 settembre, ad eclatante dimostrazione di
come gli Stati abbiano rinunciato alla loro sovranità, lasciando spazio ad un
nuovo diritto, indipendente dal diritto degli stessi Stati e non soggetto ad
alcun controllo democratico. Il CETA sarebbe, sulla
carta, un “trattato di libero scambio”. In realtà però prende di
mira le normative non-tariffarie che alcuni Stati potrebbero adottare, in
particolare in materia di protezione ambientale. A questo riguardo, c’è da
temere che il CETA possa dare l’avvio a una corsa a smantellare le norme di
protezione. A ciò si aggiungono i pericoli che scaturiscono dal meccanismo di
protezione degli investimenti contenuto nel trattato. Il CETA crea infatti un
sistema di protezione per gli investitori tra l’Unione Europea e il Canada che,
grazie all’istituzione di un tribunale arbitrale, permetterà loro di citare in
giudizio uno Stato (o a una decisione dell’Unione Europea) nel caso in cui un provvedimento
pubblico adottato da tale Stato possa compromettere“le legittime
aspettative di guadagno dall’investimento”.
Il CETA è arrivato in Senato. L’accordo tossico UE-Canada sarà votato giovedì 22 giugno 2017 e serve una mobilitazione di massa per fermare il processo di ratifica.
Non c’è tempo da perdere, soltanto la partecipazione di tutti può cambiare le sorti di questa battaglia dopo l’accelerazione del governo. Poco più di un anno fa 40 mila persone hanno inondato le strade di Roma contro TTIP e CETA. Adesso è il momento di tornare a farci sentire.
La Campagna Stop TTIP Italia (della quale Terra Nuova è stata uno dei primi aderenti) lancia una mobilitazione permanente: ciascuno di noi può impegnare qualche ora del proprio tempo per contattare i senatori italiani chiedendo loro di votare NO alla ratifica.Ecco i prossimi passi proposti:
I tweet da inviare martedì 20 giugno a partire dalle 12
Le recenti dichiarazioni di Draghi e della Merkel in merito all'assetto economico europeo aprono a cambiamenti giudicati impensabili fino a poco fa. L'impressione è che il vento stia veramente cambiando e che anche l'euro non sia più così irreversibile. Euro: finalmente comincia a smuoversi qualcosa. Sono degne di nota le parole di Mario Draghi in risposta all’interrogazione di due europarlamentari M5S per quanto riguarda la questione uscita dell’Italia dalla moneta unica. Ma ancora di più le recenti parole di Angela Merkel che di fatto aprono ad un’Europa a due velocità, ovvero un’Europa in cui alcuni paesi potrebbero non essere tenuti ad un’integrazione completa. Queste dichiarazioni si innestano sulla recente uscita di Peter Navarro, numero uno del Consiglio Nazionale per gli Scambi Commerciali della Casa Bianca, che ha palesato quel che era evidente da tempo, cioè che la Germania sta sfruttando un euro esageratamente sottovalutato per sfruttare i suoi partner commerciali, compresi gli States.
L'attuale fase di sviluppo del capitalismo richiede strumenti che offrano una maggiore espansione e reddittività alle multinazionali. Gli inganni denominati trattati di libero commercio, come il TTIP o il CETA, sono per ora, la formula più avanzata dei monopoli per esercitare la loro dittatura. L'imperialismo necessita delle proprie leggi e i trattati di libero commercio lo sono.
Il TTIP (Trattato Transatlantico di Commercio e Investimenti. In inglese. Transatlantic Trade and Investment Partneship) è un accordo commerciale che attualmente si trova in fase di negoziazione tra la Commissione Europea e gli USA. Il CETA (Accordo Comprensivo Economico e di Commercio. In inglese: Comprehensive Economic and Trade Agreement) ha praticamente le stesse clausole del TTIP e le negoziazioni avvengono tra l'UE e il Canada.
Il CETA è considerato il fratello piccolo del TTIP, ma è ugualmente aggressivo contro i nostri interessi perché le negoziazioni sono già terminate e si solo in attesa della sua ratifica.
Sembra di leggere il titolo da un sito complottista: "Il TTIP è morto". "Sì va bè - dici tu - adesso raccontatemi che Cenerentola esiste, e così il sogno è completo". Invece è vero: il titolo sta sulla Stampa, su Repubblica, sul Fatto Quotidiano e su tutti gli altri giornali più importanti. E il bello è che il negoziato non sarebbe fallito per chissà quale cavillo giuridico, ma proprio perchè, a detta del ministro dell'economia tedesco Gabriel, "gli europei non possono capitolare alle richieste americane". Tanto per essere chiaro, Gabriel ha poi aggiunto che "durante la tornata di trattative all’inizio dell’estate non è stata trovata l’intesa su nessuno dei 27 capitoli in discussione."
La ratifica di CETA e TTIP costituirebbe un serio ostacolo al raggiungimento di un ordine internazionale equo e democratico Ad Alfred de Zayas , esperto indipendente dell'ONU per la Promozione di un Ordine Internazionale Equo e Democratico, è stato assegnato il compito di verificare se i trattati sul commercio internazionale proposti tra i paesi atlantici (TTIP, TISA, e CETA) siano o meno in accordo con il diritto internazionale. Venerdì, 24 giugno de Zayas ha pubblicato il suo resoconto, arrivando alla stessa conclusione di un altro rapporto pubblicato in precedenza il 2 febbraio scorso sul TPP, il trattato di libero scambio tra le nazioni del Pacifico e cioè che tali trattati violano le leggi internazionali, e sono incompatibili con la democrazia.
Il resoconto sui trattati atlantici li condanna affermando che "accordi commerciali preparati e negoziati in segreto, escludendo le principali parti interessate, quali sindacati, associazioni dei consumatori, operatori sanitari, esperti ambientali e i rispettivi Parlamenti, non hanno alcuna legittimità democratica". Questo dice molto sulla natura dei trattati proposti dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che comprendono appunto il TPP, il TTIP, il TISA, ed anche il CETA, il trattato proposto tra l'UE e il Canada.
Di Nazanìn Armanian In base alla scarsa informazione disponibile sui fatti del 15 luglio, mi vengono le seguenti idee:
1. Anche se il regime di Recep Tayyip Erdogan è capace di commettere un attentato di “falsa bandiera” (aveva progettato di distruggere il mausoleo dello Sha Solimano, fondatore della dinastia ottomana, situato in Siria e di lanciare un missile sui propri cittadini, incolpando di entrambi gli atti il governo di Bashar al Assad, come ha rivelato nel marzo 2014), non lo farebbe partendo dall’esercito. Sarebbe un’operazione troppo arrischiata, con armi reali, tramite un’istituzione in cui il presidente turco non ha fiducia.
2. E’ dubbio anche che Fathola Gülen, il religioso sunnita turco felicemente residente negli USA abbia potuto, come indica Erdogan, mobilitare migliaia di militari di un esercito profondamente laico. Oltretutto il suo metodo è prendere il potere infiltrandosi nei luoghi chiave del potere, non patrocinare una rivolta di amateurs.
3. E’ possibile organizzare un colpo di Stato in un paese della NATO (che non solo è ubicato nella regione più strategica del mondo ma che è anche in guerra) senza che il Pentagono lo sappia e lo autorizzi? Gli almeno 1.500 militari USA presenti nelle basi in Turchia avrebbero dovuto sapere qualcosa dei piano di alcuni golpisti che, oltretutto, hanno agito come dilettanti.
“Si può uscire dal baratro senza l’Europa che alimenta la turbofinanza”
Nino Galloni
Negli anni Ottanta, da funzionario, fu isolato per le sue posizioni ostili ai trattati e critiche su euro, sistema finanziario e banche. Oggi le sue teorie vengono prese a prestito anche da chi lo avversava. "Bisogna ribaltare i paradigmi senza venire a patti con le istituzioni: sono parte del problema e non hanno soluzioni", è la sua ricetta. Ai Cinque Stelle che attingono alle sue tesi dice: "Sono disponibile, ma per un progetto senza compromessi" Alle cronache dell’epoca era passato come “l’oscuro funzionario che fece paura a Helmut Kohl”. Da una posizione di vertice al ministero del Bilancio dell’Italia anni Ottanta aveva osato avversare apertamente i trattati europei. Profetico, a tratti perfino eversivo nelle sue teorie macroeconomiche, metteva già in discussione le politiche neoliberiste, il futuro della moneta unica, il dogma degli investimenti senza debito. E ora, a distanza di trent’anni e di molti libri e conferenze, anche chi governa nei consessi internazionali, perfino chi manovra la nave dell’eurozona alla deriva, inizia a parlare la sua strana lingua.
Joseph Stiglitz (Indiana, 1943) non è radicale. Il suo carattere, rivestito di un cauto ottimismo, e il suo impressionante curriculum, fanno di lui tanto un uomo d'ordine, quanto un riformatore. Eppure, il premio Nobel, che fu capo economista della Banca Mondiale alla fine degli anni novanta, dopo aver presieduto il Consiglio dei Consulenti Economici di Bill Clinton, è diventato un forte critico dell'establishment. Per qualcuno del suo pedigree, prendere posizione in favore del "no" al referendum greco sul piano di salvataggio, o gridare contro gli accordi di libero scambio, lo sfruttamento dei lavoratori, l'estorsione dei fondi avvoltoio alle nazioni indebitate e ciò che egli chiama la "depravazione morale" del settore finanziario, suggerisce un rinnovato slancio progressista, o forse una rivelazione. Eppure le posizioni di Stiglitz non sono cambiate molto - è il mondo che le mantiene che è cambiato. La marcia verso destra inarrestabile dell'ortodossia economica, insieme alla crescita della disuguaglianza, posizionano questo professore della Columbia University in contraddizione con i suoi presunti alleati, e anche con i suoi colleghi. Non sembra curarsene troppo. Stiglitz riceve CTXT nel suo ufficio alla Columbia per discutere del suo nuovo libro, The Great Divide: Unequal Societies and What We Can Do about Them (2015), che affronta le cause, le conseguenze e i pericoli del crescente divario tra ricchi e poveri. E perché niente di tutto questo è inevitabile.
L’essenza strutturale della riforma Renzi-Boschi è l’abolizione del principio della separazione dei tre poteri dello Stato -legislativo, esecutivo, giudiziario-, che vengono ampiamente concentrati nelle mani del premier. Essa abolisce quella separazione, che distingue gli Stati di diritto moderni da quelli assolutistici. Questo punto essenziale sta sfuggendo al dibattito in corso: non si tratta semplicemente di una radicale riforma della Costituzione – che già come tale non sarebbe ammessa dalla Costituzione stessa, perché questa prevede solo la revisione (ossia l’aggiornamento, il ritocco) e non la ristrutturazione (art. 138), per la quale sarebbe necessaria la convocazione di un’assemblea costituente. Si tratta di molto più: si tratta dell’abolizione dello stesso principio fondante del costituzionalismo e dello Stato di diritto, garantista e rappresentativo. Un’abolizione che hanno realizzato tutti i dittatori, per divenire tali, iniziando – in epoca moderna – con Napoleone. Non puoi fare il dittatore se c’è un potere indipendente da te, che controlla la legittimità del tuo agire. La riforma Renzi-Boschi, inoltre, vanifica l’altro pilastro dello Stato moderno, ossia la rappresentanza del popolo, in quanto il Senato non è più elettivo, e 2/3 dei membri della Camera sono decisi dai segretari dei partiti mediante le liste bloccate, mentre il terzo residuo degli eletti è in parte determinato dal caso.
TTIP e TPP, strumenti di guerra degli USA per riaffermare la loro egemonia in Europa e in Asia
Il TTIP e il TPP (Trans-Pacific Partneship )*, oltre ad essere canali privilegiati per il dominio incontrastato delle multinazionali e della grande finanza transnazionale sulle istituzioni statali e sui popoli dei Paesi membri, sono progettati per costruire un argine all’ascesa economica della Cina e al recupero di una forte presenza internazionale della Russia. Russia e Cina: ossessioni USA che comportano gravi rischi di un conflitto planetario che è visto dai “falchi” liberali e conservatori non solo come un’eventualità cui tenersi pronti ma come un evento inevitabile da predisporre lavorando “ai fianchi”(“rivoluzioni colorate”, terrorismo, guerra finanziaria e monetaria, “informazione” massmediatica …). Intendo sorvolare sull’accerchiamento militare che gli States hanno realizzato perché ciò merita un articolo apposito. Basti pensare solo alla massiccia presenza di truppe, di mezzi corazzati, di missili in Europa orientale e particolarmente nell’Intermarium”* pericolosamente vicini ai confini della Federazione russa ,alla logistica e alle basi che dall’Afghanistan al Giappone gravano attorno alla Cina, all’imponente schieramento di navi da guerra nel mar cinese orientale …
La Commissione europea chiuderà i punti di informazione ministeriale sull'accordo commerciale tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea come "misura preventiva" di fronte a filtrazioni La campagna contro TTIP, l'accordo commerciale negoziato da Stati Uniti e Unione europea, sta prendendo forza.L'episodio di filtrazione, da parte di Greenpeace Olanda, di una serie di documenti dei negoziati che erano stati tenuti segreti, ha fatto si che il trattato sia venuto alla conoscenza dell'opinione pubblicae le conseguenze sono già qui: La Commissione Europea ha annunciato ieri che taglierà l'accesso - già molto limitato - alle relazioni periodiche sullo stato di avanzamento dei negoziati.
Dopo mesi di campagne di visibilità e la pressione delle organizzazioni ambientaliste, gruppi pro trasparenza e rappresentanti politici, che si sono lamentati dell'assoluta opacità che circonda i colloqui, l'Unione europea ha dovuto consentire delle cosiddette 'sale di lettura': spazi nei ministeri di tutti i paesi membri in cui si può accedere a estratti dei negoziati, con una forte vigilanza e senza possibilità di copiare nulla.
Cittadini, enti locali, parlamenti, governi, interi Stati esautorati dalle scelte economiche, messe nelle mani di organismi controllati da multinazionali e gruppi finanziari, violando i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, demolendo servizi pubblici e beni comuni: per tali ragioni, espresse dalla Campagna Stop Ttip promotrice della manifestazione del 7 maggio a Roma, va respinto il «Partenariato transatlantico su commercio e investimenti» (Ttip), negoziato segretamente tra Usa e Ue.
A tali ragioni se ne aggiungono altre, di cui poco o niente si parla: quelle di carattere geopolitico e geostrategico, che rivelano un progetto molto più ampio e minaccioso. L’ambasciatore Usa presso la Ue, Anthony Gardner, insiste che «vi sono essenziali ragioni geostrategiche per concludere l’accordo». Quali siano lo dice lo U.S. National Intelligence Council: esso prevede che «in seguito al declino dell’Occidente e l’ascesa dell’Asia, entro il 2030 gli Stati in via di sviluppo sorpasseranno quelli sviluppati».
Per una volta, il presidente Obama ha parlato chiaro ed ha dichiarato quello che è il vero progetto degli USA per l’Europa e per il Mondo: “Gli USA devono definire le regole e devono prendere le decisioni (….) gli altri paesi devono seguire le regole stabilite dagli USA e dai suoi soci, e non al contrario”. Queste affermazioni Obama le ha messe nero su bianco in un articolo scritto di suo pugno per il “The Washington Post”, in cui ha ribadito che gli altri paesi devono seguire le regole stabilite dagli Stati Uniti e dai suoi soci.
In questo contesto Obama ha chiesto al Congresso di approvare quanto prima sia possibile, l’accordo che si denomina TTP e che prevede la creazione di una zona di libero commercio fra i 12 paesi dell’Asia e del Pacifico perchè siano soltanto gli USA a stabilire le regole dei contratti di interscambio mondiale e siano esclusi (dalle decisioni sulle regole) altri paesi come la Cina o l’Europa , quest’ultima nel caso dell’altro accordo previsto, il TTIP, per l’area di libero commercio Trans Atlantico.
La maggior parte dell'opinione pubblica purtroppo non è al corrente del fatto che a partire dal 2013 l'Europa e gli Stati Uniti stanno discutendo i termini di un Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti meglio conosciuto come TTIP (Transatlantic trade and investment partnership). In realtà a discutere non sono i governi europei (o i parlamentari di Strasburgo) e quello americano, bensì i funzionari della Commissione europea ed i loro colleghi del ministero del commercio statunitense e lo stanno facendo in gran segreto, senza permettere neppure ai deputati eletti dal popolo di visionare nel dettaglio il materiale in discussione.... A ben guardare il TTIP è molto più di un semplice trattato commerciale, ma si propone come un potente strumento finalizzato a ridurre, se non eliminare, le differenze normative esistenti sulle due sponde dell'Atlantico in svariati settori che spaziano dalle merci ai farmaci, dagli appalti pubblici agli investimenti, dall'energia alla proprietà intellettuale, ai pesticidi e molto altro ancora.
Nel 2005, avevamo
espresso il nostro vivo apprezzamento per il popolo olandese che, pochi
giorni dopo i francesi, avevano votato NO al progetto di "Costituzione
europea". Nell'"altro paese del No" il rifiuto popolare di questa UE del
capitale si è ancora ampliato. Il prossimo 6 aprile gli olandesi
potranno nuovamente esprimersi con il voto. Infatti si terrà un
referendum su una questione europea tutt'altro che secondaria: l'accordo
di associazione tra l'UE e l'Ucraina.
Il referendum è stato possibile grazie a una campagna "cittadina" con la
raccolta di 428.000 firme, molte di più delle 300.000 previste dalla
Costituzione. Il risultato del referendum sarà considerato valido se la
partecipazione supererà il 30%. La vittoria dei NO, esito probabile del
voto, non sarà vincolante, ma metterà il governo in difficoltà. In
Francia, come nella maggior parte degli altri paesi dell'UE, la ratifica
dell'accordo UE-Ucraina è stata fatta in segreto: meno di tre ore di
dibattito in seno all'Assemblea e al Senato ormai un anno fa,
praticamente senza alcuna copertura mediatica, anche da parte dei
parlamentari che hanno votato contro. Tutto ciò nonostante le
implicazioni economiche e politiche pesanti di questo accordo.
Il britannico Daily Mail pubblica gli allarmanti commenti di alcuni esponenti di spicco della scienza medica sull’inaffidabilità e pericolosità di molti farmaci in circolazione. Purtroppo la grande industria farmaceutica, ovviamente guidata dal profitto e non dal bene pubblico, riesce a comprarsi la complicità dei media, delle autorità pubbliche e talvolta della stessa scienza medica, per commercializzare farmaci e procedure che portano essenzialmente danno ai pazienti. Il risultato sono decine o centinaia di migliaia, se non perfino milioni, di morti, sofferenze e casi di invalidità in tutto il mondo. (L’imminente entrata in vigore del TTIP, con la giusta -si fa per dire- dose di pressioni lobbistiche da parte delle grandi industrie, non potrà fare altro che peggiorare questa situazione in Europa e in America.) (La produzione di risultati scientifici ad hoc è spesso parte fondamentale di questa nefasta prassi. Chi lavora nella ricerca scientifica ha certamente presente ciò che scrisse Richard Horton, Editor capo della celebre rivista medica The Lancet, appena l’anno scorso: “gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può semplicemente essere falsa. Afflitta da tanti problemi – studi con campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a un’ossessione per il perseguimento di mode di dubbia importanza – la scienza ha preso una piega verso il buio […] Si possono aggiustare le pratiche scientifiche sbagliate? Una parte del problema è che nessuno è incentivato a comportarsi correttamente […] “)