"Questa viene dai miei archivi. Scritto dopo il G20 di San Pietroburgo, 10 anni fa - in una delle mie periodiche rivalutazioni dell'11 settembre americano. Non ricordo se sia stato pubblicato. Mezzo secolo dopo il fatto, rimango assolutamente fedele a queste righe concise"
La mia generazione - soprattutto in Europa e in Sud America - è stata profondamente toccata dall'11 settembre originale. Ero al primo anno di università. Ero appassionato di Bowie e Zeppelin, di Bergman e Pasolini, di surf e skateboard, di moto Ducati e bionde allampanate da spiaggia. Più Keats e presocratici che Lenin e Carlos The Jackal. Beatamente ignari di cosa fare più avanti nella vita.
Da tempo gli Stati Uniti favoriscono i cambiamenti di regime per sostenere i propri interessi strategici e commerciali. Nel corso della sua storia, gli Stati Uniti hanno utilizzato le loro operazioni militari e segrete per rovesciare o sostenere governi stranieri in nome della salvaguardia degli interessi strategici e commerciali statunitensi.
L'intervento degli Stati Uniti nei governi stranieri è iniziato con gli attacchi e lo spostamento di nazioni tribali sovrane in Nord America. Negli anni Novanta del XIX secolo, questo tipo di attività imperialista, alimentata dall'idea del Destino manifesto, si espanse oltreoceano quando gli Stati Uniti rovesciarono il Regno delle Hawaii e ne annessero le isole. Con l'annessione di altri territori d'oltremare per il suo impero, l'America iniziò a intervenire frequentemente nei governi di altri Paesi, in particolare in quelli del suo cortile.
L'obiettivo dell'America è costruire una struttura di pace, una pace in cui tutte le nazioni del mondo troveranno il loro interesse e quindi in cui tutte le nazioni si impegneranno.Stiamo cercando un mondo stabile, non fine a se stesso, ma un ponte verso il compimento delle più nobili aspirazioni dell'uomo: la vita pacifica e l'armonia. Queste parole non sono state pronunciate dal vincitore del premio Nobel Obama, ma dall'ambasciatore statunitense in Norvegia, che è stato responsabile della raccolta di metà delle 510.000 corone svedesi del Premio Nobel per la Pace del 1973, mentre l'altra metà aveva rifiutato dal co-destinatario del premio, il vietnamita Lê Ðức Thọ.Colui che avrebbe intascato le rimanenti 255.000 corone fu Henry Kissinger dopo una guerra che uccise circa 3 milioni di vietnamiti e alcune altre vittime collaterali cambogiane e laotiane.45 anni fa ...
Questo ultimo discorso del Presidente Allende dal Palazzo della Moneda fu trasmesso da Radio Magallanes alle 9:10 del mattino dell'11 Settembre 1973. Poco dopo, l'emittente fu distrutta dai golpisti.
Noi massocapitalisti della NATO esportiamo e importiamo troppa democrazia, bombardando i civili in Europa e nel mondo a scopo didattico, per permettere alle donne di non portare il chador in Afghanistan, ai nazisti di andare al potere in Polonia e Ukraina, ai fascisti di ammazzare i comunisti Kurdi in Turchia, ai ras di Egitto e Libia di far fuori i sindacalisti, all’Arabia Saudita di dare all’Isis armi italiane. Esportiamo e importiamo troppa democrazia, e forse il mondo sarebbe più sano se noi ne esportassimo un po’ di meno.
Ma non bisogna dirlo, non è Politically Correct, che la NATO ha esportato “Democrazia” anche nel nostro paese, con le stragi e gli omicidi mirati della strategia della tensione, prima e dopo il muro. Anzi, dopo il crollo del Muro gli appetiti americani sono cresciuti, e hanno ordinato alla nostra classe dirigente di quintuplicare le spese militari, mentre vengono impiantati altri missili con testate nucleari scavalcando il nostro Parlamento e stracciando la nostra Costituzione.
Il 22 novembre 1996, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti accusò formalmente il generale Ramón Guillén Dávila del Venezuela di introdurre cocaina negli Stati Uniti.
I procuratori federali hanno affermato che mentre guidava l'unità anti-droga del Venezuela, il generale Guillén ha fatto entrare più di 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti e in Europa per i cartelli di Cali e Bogotà. Guillen ha risposto all'accusa dal suo asilo di Caracas, il cui governo ha rifiutato di estradarlo a Miami mentre lo onorava di una grazia per possibili crimini commessi nel compimento del suo dovere. Ha sostenuto che le spedizioni di cocaina negli Stati Uniti erano state approvate dalla CIA, e ha continuato dicendo che "alcune droghe sono andate perse e né la CIA né la DEA vogliono assumersi alcuna responsabilità a riguardo".
La CIA aveva ingaggiato Guillén nel 1988 per aiutarla a scoprire qualcosa sui cartelli della droga colombiani. L'Agenzia e Guillén stabilirono un'operazione di traffico di droga con agenti di Guillén nella Guardia Nazionale Venezuelana per comprare la cocaina dal cartello di Cali e inviarla in Venezuela, dove è stata immagazzinata in magazzini gestiti dal Centro di Intelligence Narcotici di Caracas, che era diretto da Guillén e totalmente finanziato dalla CIA.
DiLuis Casado Il filosofo francese Michel Feher ha appena pubblicato un libro(Le temps des investis. Essai sur la nouvelle question sociale) in cui analizza il modo in cui il centro di gravità del capitalismo è passato dalle imprese industriali ai mercati finanziari. Secondo Feher, questo invita a riorganizzare le lotte sociali in funzione di tale spostamento. Da parte sua, Vladimir Ilich Ulianov - conosciuto come Lenin - scrisse nel 1916 e pubblicò nell'anno 1917, appena un secolo fa, un'opera intitolata "Imperialismo, la più alta fase del capitalismo". In quel libro Lenin scrive quanto segue:
"L'imperialismo e il capitalismo raggiungono una fase di sviluppo in cui si è affermato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, in cui l'esportazione di capitali ha acquisito un'importanza di primo piano, in cui la ripartizione del mondo è cominciata fra le fiduciarie internazionali e in cui è stata completata la ripartizione di tutto il territorio del globo tra i più grandi paesi capitalisti".
Se lo faccio notare, è perché Feher sembra scoprire la polvere da sparo con un secolo di ritardo, mentre la cosiddetta classe politica finge di non sapere.
Rovesciato l’11 settembre 1973 con un cruento golpe militare che né il suo governo né i partiti popolari erano in condizioni di affrontare, Salvador Allende entrò nella storia, tuttavia, con il piglio di un leader vittorioso. La sua eredità politica e morale fornisce insegnamenti importanti per i rivoluzionari di oggi. In primo luogo, la sua coerenza politica ed il suo coraggio personale, che gli fecero impugnare il fucile per resistere alla Moneda insieme ad un pugno di coraggiosi. Con le sue stesse parole: pagava con la sua vita la lealtà del popolo. La sua immolazione fu un atto cosciente di ribellione per non umiliarsi davanti al tradimento e al crimine dei generali e degli ammiragli. In altre circostanze avrebbe sicuramente guidato la resistenza di un popolo armato e di unità militari costituzionaliste. L’unica cosa che non passò per la mente di Allende nel palazzo in fiamme fu di arrendersi e di negoziare le condizioni di un onorevole esilio. I suoi ultimi messaggi per radio e la sua decisione finale lo coprirono di gloria e, allo stesso tempo, seppellirono nell’infamia i golpisti, la cui vigliaccheria morale venne confermata dai loro crimini e dall’arricchimento illecito dei terribili anni che seguirono. Non fu solo il suo coraggio e la sua coerenza. Salvador Allende lasciò anche altri insegnamenti.
Pablo Sepúlveda Allende, nipote del presidente cileno vittima di un golpe fascista nel 1973, denuncia ai microfoni di teleSUR, che in Venezuela vengono applicate le stesse strategie golpiste di allora. Pablo Sepúlveda Allende è un medico cileno, nipote del presidente Salvador Allende spodestato 43 anni fa da un colpo di stato fascista con il supporto degli Stati Uniti d’America. Intervistato da teleSUR, nell’ambito del programma ‘Siete Preguntas’, Pablo Sepúlveda Allende ha evidenziato come la guerra non convenzionale, l’accaparramento di prodotti di prima necessità, i sabotaggi e il contrabbando, facciano parte di quella stessa strategia applicata in Cile nel 1973 per rovesciare il legittimo governo guidato da Salvador Allende.
«Vi sono molte similitudini, molte somiglianze, soprattutto gli attacchi destabilizzanti della destra - spiega il nipote del presidente cileno - dell’oligarchia nazionale e del governo degli Stati Uniti. La guerra economica è molto simile, quello che sta accadendo attualmente in Venezuela, con la questione dei prezzi, la scarsità di cibo, l’accaparramento, il contrabbando, l’inflazione reale e indotta, è uguale a quello che accadde in Cile».
Slobodan Milosevic (1999), Saddam Hussein (2003), MuhammarGheddafi (2011). Il prossimoobbiettivo è NicolàsMaduro.
Nel 1999 avevo capito che gli americani avevano l’intenzione di attaccare la Serbia di Milosevic, che non era un dittatore ma un autocrate, tipoil Putin di oggi, ma aveva il gravissimo torto di essere il capo dell’unico Paese rimasto paracomunista in Europa, quando vidi che la CNN trasmetteva ogni giorno, ripresa senza nessuna verifica dalla Televisione italiana, gli eccidi che avvenivano quotidianamente in Serbia a danno degli albanesi. Le immagini erano autentiche, ma si riferivano ad un solo episodio, avvenuto nella cittadina di Račak (45 morti), ma opportunamente miscelate, riprese da varie angolazioni, sembravano appartenere ogni volta ad episodi diversi, per cui l’apparenza era che in Serbia fosse effettivamente in atto un genocidio ai danni dei serbo-albanesi. E arrivò, contro la volontà dell’Onu, la prevedibile aggressione americana, una grande e colta capitale europea come Belgrado bombardata per 72 giorni (5500 morti) con la complicità del governo italiano (premier D’Alema) che si prestò a fare la parte più ignobile, la nostra, come sempre, quella del ‘palo’ (gli F-15 e i Tornado partivano dalla base di Aviano).