Il 9 ottobre 1967, nella Bolivia meridionale, vicino al desolato villaggio di La Higuera, l’esercito boliviano, in base a istruzioni avute dal governo degli Stati Uniti, tese una trappola all’isolata colonna di guerriglieri guidata da Ernesto ‘Che’ Guevara.
Il Che, uno degli eroi della Rivoluzione Cubana del 1959, credeva che Cuba, situata soltanto a 90 miglia dalla terraferma degli Stati Uniti, sarebbe rimasta vulnerabile, a meno che altre rivoluzioni non avessero avuto successo nel mondo. La sua reazione al violento bombardamento americano del Vietnam, era stata simile, non sufficiente a difendere il Vietnam, aveva detto, ma era necessaria ‘per creare due, tre, molti Vietnam’. Il fallimento di scatenare la rivoluzione in Congo, portò il Che in Bolivia, dove l’esercito di quel paese lo prese in trappola. Alla fine fu catturato e portato in un edificio scolastico. Mario Terán Salazar un soldato, fu incaricato dell’assassinio. Il Che guardò quell’uomo che tremava: “Calmati e prendi bene la mira,” gli disse. “Stai per uccidere un uomo.” Il Che morì in piedi.
Ricorderete che questa estate non passava giorno che i giornali non ci informassero della devastante situazione in Venezuela – crisi economica, proteste violente, atti terroristici, centinaia di morti - sicura anticamera del rovesciamento del governo bolivariano di Nicolàs Maduro, il peggior “dittatore” al mondo (Eduardo Galeano, il grande scrittore uruguaiano, ricordava la stranezza di questa “dittatura”: elezioni ogni anno, questa è la 22°, e riconoscimento delle sconfitte quando sono avvenute).
Sono stati 120 giorni (da aprile a giugno) di brutale offensiva, una guerra fatta di terroristi perfettamente addestrati ed equipaggiati – stile truppe speciali statunitensi - paramilitari, uso di tecnologie di ultima generazione ed impiego di propaganda che ha visto la stampa globalizzata trasformata anch’essa in un esercito mediatico che combatteva la guerra psicologica. Questa è andata ad aggiungersi alla guerra economico-finanziaria – fatta di accaparramento e scarsità di generi alimentari e medicine organizzata da 20 multinazionali dei settori.
Nonostante un calo significativo della povertà nel corso dell'ultimo decennio, l'America Latina resta la regione più diseguale del mondo, dopo l'Africa sub-sahariana. Interessati a proteggere sé stessi ed emergere, i ricchi non esitano a mettere mano ai portafogli per costruire fortezze, come in Perù e Brasile.
Più di un quarto di secolo dopo il crollo del muro di Berlino e mentre gli apologeti del neoliberismo si sgolano sui presunti benefici della globalizzazione, il mondo non ha mai avuto così tanti muri. Sempre più presenti in Europa, costruiti per proteggersi dai migranti e dai rifugiati in fuga da guerre e miseria, sono diventati nuovi marcatori geografici atti a respingere gli indesiderabili. Ciò che non si sa e che ancor meno si vede, è che queste enormi fortezze sono utilizzate anche per separare i ricchi dai poveri creando tremende segregazioni sociali, territoriali e razziali. In America latina, dove il fenomeno delle diseguaglianze è sempre stato particolarmente palese, la costruzione di muri negli ultimi anni ha accelerato, espandendo il divario tra coloro che hanno tutto da chi non ha nulla.
Fin dal 1948, i palestinesi sono stati condannati a vivere in
un'umiliazione senza fine. Non possono neanche respirare senza permesso.
Hanno perduto la loro patria, le loro terre, la loro acqua, la loro
liberta', ogni cosa, anche il diritto di eleggere il loro governo.
Quando votano per chi non dovrebbero, vengono puniti. Gaza ora vene
punita, è diventata una trappola senza via d'uscita da quando Hamas ha
vinto giustamente le elezioni nel 2006. Qualcosa di simile era accaduto
nel 1932, quando il Partito Comunista ha vinto le elezioni a El
Salvador: la gente espiava il suo cattivo comportamento con un bagno di
sangue e da allora in poi ha vissuto sotto dittature militari. La
democrazia è un lusso che non tutti meritano. I missili fatti
in casa che non hanno dato scelta ai combattenti di Hamas a Gaza,
sparano con una mira approssimativa verso le terre una volta palestinesi
e attualmente sotto il dominio israeliano, sono nati dall' impotenza.
Il Senato uruguayano ha votato a maggioranza la legge che permette il
consumo libero di marijuana e che, contestualmente, autorizza lo Stato a
produrla e distribuirla. Stabilisce quote massime per la coltivazione
privata e modalità della sua distribuzione attraverso la rete delle
farmacie pubbliche e private, annunciando comunque la formazione di una
autorità di controllo ad hoc e un registro dei consumatori con le più
alte garanzie sul riserbo dei dati e l’osservanza rigida delle norme che
tutelano la privacy già in vigore.Il presidente José Mujica ha
ribadito che l'obiettivo della riforma non è "diventare un Paese del
fumo libero", ma piuttosto tentare un “esperimento al di fuori del
proibizionismo, che è fallito". L’intenzione del governo di Montevideo,
come più volte ripetuto dallo stesso Presidente Mujica, è quella di
strappare al mercato illegale e, dunque, alle organizzazioni criminali
che lo gestiscono, il traffico di sostanze stupefacenti a bassissimo
rischio per la salute dei consumatori.
Proprio per sfidare le organizzazioni criminali, nell’intento
evidente di affondarne il business, il prezzo pubblico della marijuana
venduta legalmente nei circuiti farmaceutici sarà di un dollaro al
grammo, concorrenziale quindi al prezzo richiesto dai venditori
illegali. La destra si è opposta ed ha annunciato una raccolta di firme
per indire un referendum abrogativo della legge appena votata, ma ad
ogni modo l’impatto politico e culturale della legge è di assoluto
spessore.
Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano ha detto giovedi che la neutralità è impossibile in un mondo che si divide tra indegni e indignati.
"O si è indegno o indignato", ha detto nella breve conversazione con i giornalisti al suo arrivo a L'Avana, dopo oltre 10 anni di assenza, invitato dalla Casa de las Americas per inaugurare il 53° Premio Letterario lunedì prossimo. "La crisi che affligge il pianeta ha portato molti ad accettare l'inaccettabile costringendoli all' indegnità. È per questo che nascono i movimenti, come quello degli indignati, che improvvisamente diventano pericolosamente contagiosi, in tutti i paesi. " PrensaLatina.cu "Nessuno può con la capacità di diffusione che ha l'indignazione", ha detto riferendosi ai movimenti sociali che sono emersi in diversi paesi per esprimere le proprie rimostranze in segno di protesta contro la disuguaglianza e disoccupazione. Secondo la sua opinione in tutto il mondo si respira un'energia di cambiamento che cerca di manifestarsi. La sinistra, ha detto, "sono ovunque. I processi di cambiamento che si verificano realmente, crescono lentamente dal basso verso l'alto e da dentro verso fuori. A volte sono silenziosi, quasi segreti, ma sono ovunque ".
I terroristi hanno ucciso lavoratori in 50 paesi nel nome del Bene contro il Male. Cosa sarebbe del Bene se non ci fosse il Male? Non solo i fanatici religiosi hanno bisogno di nemici per giustificare la loro pazzia. Hanno bisogno di nemici, per giustificare la loro esistenza, l’industria bellica e il gigantesco apparato militare degli Stati Uniti. Buoni e cattivi, cattivi e buoni: gli attori cambiano la maschera, gli eroi diventano mostri, ed i mostri eroi, secondo le esigenze di chi scrive il copione.
Lo scienziato tedesco Werner von Braun fu un cattivo quando inventò i missili V-2, che Hitler scaricò su Londra, ma divenne buono il giorno che mise il suo talento al servizio degli Stati Uniti.
Stalin fu buono durante la Seconda Guerra Mondiale e cattivo dopo, quando ha guidato l’Impero del Male. Negli anni della guerra fredda John Steinbeck scriveva: “Forse tutto il mondo ha bisogno dei russi. Scommetto che anche in Russia hanno bisogno dei russi. Forse loro li chiamano americani”. Dopo, i russi sono diventati buoni.
Voci Dalla Strada augura a tutti i lettori Buone Feste
Caro Stig:
Magari fossimo degni della tua disperata speranza.
Magari potessimo avere il coraggio a stare da soli ed il coraggio di rischiare di essere insieme, perché non serve un dente fuori dalla bocca, né un dito fuori dalla mano.
Magari potessimo essere disobbedienti, ogni volta che riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violentano il nostro senso comune.
Magari potessimo meritare di essere chiamati pazzi, come sono state chiamate pazze le Madri di Plaza de Mayo, per aver commesso la pazzia di rifiutarsi di dimenticare ai tempi dell’amnesia obbligatoria.
Magari potessimo essere così ostinati da continuare a credere, contro ogni evidenza, che la condizione umana vale la pena, perché siamo stati mal fatti, ma non siamo finiti.
Magari potessimo essere capaci di continuare a camminare per le strade del vento, nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, al di là di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo: arrivederci.
Magari potessimo mantenere viva la certezza che è possibile essere compatrioti e contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà della giustizia e dalla volontà della bellezza, nasca dove nasca, e viva quando viva, perché non hanno frontiere le cartine geografiche dell’anima nè quelle del tempo.
Eduardo Galeano
(Parole di ringraziamento nel ricevere il premio Stig Dagerman, in Svezia, il 12 settembre 2010)
Traduzione per Voci Dalla Strada della nostra preziosa VANESA a cui va un auguri speciale e un grazie!
El Puente ha viaggiato verso Montevideo, Uruguay per realizzare un’intervista con Eduardo Galeano, noto scrittore premiato in tutto il mondo. E’ stata una chiacchierata di grande valore a pochi metri dallo storico Teatro Solis nella Ciudad Vieja della capitale uruguaiana. A volte sembrava di leggere un libro o guardare una trasmissione tv nella quale parlava Eduardo ma in realtà stavamo parlando tra pari. Abbiamo approfittato di questo spazio per ringraziarlo nuovamente per l’opportunità di condividere un caffè e una conversazione indimenticabile.
El Puente:Che visione ha del mondo attuale?
Eduardo Galeano: Cerco di vederlo…è difficile vederlo perché è molto ben mascherato, molto complicato, ma si fa il possibile per capire questo mondo inspiegabile dove ogni minuto muoiono 15 bambini di una malattia curabile. Ogni minuto questo stesso mondo spende tre milioni di dollari in armi. L’industria della morte divora la maggior parte delle risorse in questo mondo che dice di essere pacifico, che sostiene anche di essere democratico, ma è gestita dai cinque paesi con diritto di veto in seno alle Nazioni Unite e sono quelli che contano - Gli altri svolgono una funzione simbolica.
L’esplosione del consumo nel mondo attuale crea più rumore di tutte le guerre e le armi, più confusione di tutti i carnevali. Come dice un vecchio proverbio turco, chi beve mettendo sul conto, si ubriaca il doppio. La cultura del consumo suona molto come il tamburo perché è vuota; e all’ora della verità, quando il rumore si ferma e la festa è finita, l’ubriaco si sveglia, solo, accompagnato dalla sua ombra e dai piatti rotti che deve pagare.
Il diritto allo spreco, privilegio di pochi, dice di essere la libertà di tutti. Dimmi quanto consumi e ti dirò quanto vali. Questa civiltà non lascia dormire i fiori, nè le galline, nè le persone. Nelle serre i fiori sono sottomessi alla luce continua, così crescono più veloci. Nelle fabbriche di uova, anche le galline hanno il divieto alla notte. E la gente è condannata all’insonnia, per l’ansia di comprare e l’angoscia di pagare. Questo modello di vita non è molto buono per le persone, ma è molto positivo per l’industria farmaceutica.
"Vai a sapere come sarà il mondo dopo l’anno 2000...
Abbiamo un’unica certezza, se ci saremo ancora, saremo ormai gente del secolo passato o peggio ancora, saremo gente dello scorso millennio.
Tuttavia, anche se non possiamo conoscere il mondo che verrà,
possiamo ben immaginare come vorremmo che fosse.
Il diritto di sognare non figura fra i trenta diritti umani che le Nazioni unite proclamarono alla fine del 1948.
Ma se non fosse per "Lui"...per il diritto di sognare e per le acque con cui abbevera, gli altri diritti morirebbero di sete.
Deliriamo, allora, per un attimo...
Il mondo, che è sottosopra, si rimetterà in piedi:
- per le strade le automobili saranno calpestate dai cani,
- l’aria sarà priva dei veleni delle macchine, e avrà solo l’inquinamento prodotto dalle paure umane e dalle umane passioni,
- la gente non sarà guidata dalla macchina, né programmata dal computer, nè comprata dal supermercato, né guardata dal televisore,
- il televisore smetterà di essere il membro più importante della famiglia e sarà trattato come il ferro da stiro o la lavatrice,
- la gente lavorerà per vivere invece di vivere per lavorare,
- in nesun paese verranno arrestati i ragazzi che si rifiutino di fare il servizio militare, bensì quelli che vogliono farlo,
- gli economisti non chiameranno "livello di vita” il livello di consumo,
né chiameranno “qualità della vita" la quantità delle cose,
- i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere bollite vive,
- gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi,
- i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse,
- il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà, e l’industria bellica non potrà far altro che dichiarare fallimento per i secoli dei secoli,
- nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà di indigestione,
- i bambini di strada non saranno trattati come se fossero spazzatura, perché non ci saranno "bambini di strada",
- i bambini ricchi non saranno trattati come se fossero denaro perché non ci saranno bambini ricchi,
- l’istruzione non sarà privilegio di chi può pagarla
- e la polizia non sarà la maledizione di coloro che non possano comprarla,
- la giustizia e la libertà, sorelle siamesi condannate a vivere separate, si riuniranno, ben appiccicate, schiena contro schiena,
- una donna nera sarà il presidente del Brasile e un’altra donna nera sarà il presidente degli Stati uniti d’America. Una donna indigena governerà il Guatemala e un’altra il Perù.
- In Argentina, le «pazze» di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, perché loro si rifiutarono di dimenticare ai tempi dell’amnesia obbligatoria!
- la Santa Madre Chiesa correggerà alcuni errori delle tavole di Mosè.
Il sesto comandamento ordinerà: “celebrerai il corpo”.
Il nono che diffida del desiderio, lo dichiarerà sacro
- la Chiesa detterà un undicesimo comandamento, che il Signore si era dimenticato:
“Amerai la Natura di cui fai parte”!
- tutti i penitenti saranno festanti e non ci sarà notte che non sia vissuta come se fosse l’ultima, e neppure giorno che non sia vissuto come se fosse il primo..."
La democrazia haitiana è nata da poco. Nel suo breve tempo di vita, questa creatura famelica e malata non ha ricevuto altro che schiaffi. Era appena nata, nei giorni di festa del 1991, quando è stata assassinata dalla ribellione militare del generale Raoul Cedras. Tre anni più tardi, è resuscitata. Dopo aver messo e tolto tanti dittatori militari, gli USA rimossero eriposeroIl presidente Jean-Bertrand AristIde, che era stato il primo governante scelto per voto popolare in tutta la storia di Haiti e che aveva avuto la pazza idea di volere un paese meno ingiusto.