TRUMP STA VINCENDO LE CAUSE PER LA FRODE ELETTORALE, MA TUTTI TACCIONO
Di recente, mi sento sempre più come se fossi tornato nella Cina comunista. Un posto dove ogni giorno, non importa quale canale si accende, quale trasmissione radiofonica si ascolta, o a quale servizio di notizie online ci si abbona (eccetto LifeSiteNews e un paio di altri), viene fuori la stessa squallida linea di partito.
L'oligarchia è così sicura di poter manipolare i nostri stessi pensieri - dopo tutto, controlla i motori di ricerca, i feed di Twitter e le notizie di tendenza - che non si preoccupa nemmeno più di nascondere quello che fa. Cancellare l'account del presidente Trump ha reso chiaro al mondo come il piccolo subdolo Jack Dorsey passa le sue giornate: cancellare maniacalmente gli account che si discostano dalle sue "verità".
In televisione abbiamo visto che Biden ha giurato e che sarebbe diventato Presidente. Inoltre abbiamo saputo dalla Tv che avrebbe firmato 17 Executive Order, e quindi starebbe governando. Leggete quanto segue e capirete perché coniugo il verbo non nel modo indicativo, come avrei dovuto fare.
Il presidente degli Stati Uniti sviscera il suo potere esecutivo attraverso emanazioni definite Executive Order, cioè ordini esecutivi. Dopo che il presidente ha firmato un E.O., la Casa Bianca lo invia all’Office of the Federal Register (OFR) per renderlo pubblico e far partire la decorrenza dei termini ai fini dell’acquisizione del valore legale. L’OFR numera ogni ordine consecutivamente come parte di una serie pubblicata nel Registro Federale quotidiano immediatamente dopo il ricevimento. Per una tabella degli ordini esecutivi specifici per la regolamentazione dell’agenzia federale, il sito è questo :https://www.federalregister.gov/
Una nuova causa contro Twitter accusato di chiudere un occhio sulla pornografia infantile sulla sua piattaforma, avrebbe respinto le ripetute richieste di una vittima minorenne di abusi sessuali che chiedeva di rimuovere immagini esplicite ottenute attraverso il ricatto.
La causa, presentata mercoledì dalla vittima adolescente e da sua madre nel distretto settentrionale della California, sostiene che Twitter si sia rifiutato di ritirare i video sessualmente espliciti sulla base del fatto che non hanno violato le sue politiche, consentendo loro di accumulare oltre 150.000 visualizzazioni.
Con un articolo su ProMarket, pubblicazione dello Stigler Center presso la University of Chicago-Booth School of Business, il professor Luigi Zingales apre a un utile dibattito sul vero e proprio potere politico manifestato dai TAGAF (Twitter, Amazon, Google, Apple e Facebook) con la loro azione coordinata di censura nei confronti del Presidente Trump e di blocco del social Parler, frequentato dalla destra americana. Pur non essendo un sostenitore di Trump, ma anzi condannando severamente quella lui chiama "sedizione", Zingales tuttavia considera l'estrema concentrazione del settore digitale una porta aperta alla deriva autoritaria e una pericolosa minaccia alla democrazia, e invita a rompere questo silenzio.
Facebook e Twitter hanno annunciato che bandiranno la negazione dell'Olocausto sulle loro piattaforme. In un libro di prossima pubblicazione intitolato Cancel Culture, Academic Freedom, and Me, Norman Finkelstein (foto) sostiene che la negazione dell'Olocausto dovrebbe essere insegnata all'università, preferibilmente da un negatore dell'Olocausto. Sono considerazioni di alto livello agli antipodi dell'attuale isteria islamofobica e pornografica, che pretende di fare del Paese della legge Gayssot, l'ultima della classe, un modello di libertà di espressione. Ecco un estratto del suo manoscritto.
Sarebbe una presa in giro della verità e della libertà accademica (si sostiene) se un'università desse una piattaforma ai negazionisti dell'Olocausto. Ma, per cominciare, non è chiaro cosa neghino i negazionisti dell'Olocausto. L'Olocausto nazista denota lo sterminio della comunità ebraica europea o di tutte le categorie di persone sistematicamente messe a morte o condannate a morte?
Se riguarda solo gli ebrei, perché questo trattamento esclusivo?
Le autodefinite 'Minor Attracted Persons' (persone attratte da minori) stanno ottenendo un lasciapassare gratuito per usare i social media per spingere la loro contorta, agenda per fare sesso con i bambini. È ora di agire". Jack Dorsey.
Twitter, come organizzazione, è molto censorio. Ogni giorno qualcuno viene sospeso, messo al bando, bandito dall'ombra, bandito a tutti gli effetti o viene fatto cancellare un particolare tweet per una delle moltitudini di peccati che gli dei della Silicon Valley considerano oltre l'apparenza. Sappiamo che queste regole non vengono applicate in modo uniforme su tutta la linea - agli account di sinistra viene dato un ampio margine di manovra, mentre gli account di destra o conservatori spesso ritengono di essere a soli 240 caratteri dalla hit squad digitale di Jack Dorsey. Questo è antipatico, ma non sorprende. Tutti hanno dei pregiudizi e sono inclini ad andarci piano con le persone o i gruppi che li condividono. E dato che Twitter ha sede in una delle parti più occidentali del pianeta, è facile capire perché una femminista dai capelli blu twitta "uccidete tutti gli uomini bianchi" abbia un lasciapassare, mentre un moderato scetticismo nei confronti del transgenderismo può farti rimuovere completamente.
L'AgCom ha diramato un comunicato stampa in base al quale chiede ai social network come Youtube, Facebook e Twitter di rimuovere i video con informazioni false o anche solo "non corrette", o non diffuse da fonti scientifiche accreditate. Chiede anche che gli autori responsabili di questi video vengano individuati e segnalati. Segnalati a chi, esattamente? E dove si trova la linea di demarcazione tra vero e falso? Chi dovrebbe accertarne il superamento? Quali sarebbero le fonti scientifiche accreditate, specialmente su una questione di cui si sa ancora poco e si brancola nel buio?
Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros papers. Questa volta ci occupiamo di un documento riservato della Fondazione Open Society che mostra come la lobby di Soros abbia speso 6 milioni di dollari per intervenire nelle elezioni europee del 2014. Il documento fa parte di un dossier pubblicato da DC Leaks, purtroppo non più on-line. Come sempre riportiamo in nota l'indirizzo al quale ci è stato possibile reperirlo [1]. A quanto ci risulta il documento è passato inosservato alla stampa italiana nonostante sia pubblico dal 2016.
Come spendere sei milioni di dollari per orientare l'opinione pubblica europea
In occasione delle scorse elezioni europee del 2014, la Open Society Initiative for Europe (OSIFE) ha finanziato progetti per più di 6 milioni di dollari a oltre 90 organizzazioni partner appartenenti agli Stati europei più diversi allo scopo di influenzare le elezioni europee.
In un altro importante passo nell'integrazione della Silicon Valley nel complesso militare e di intelligence, la società madre di Google, Alphabet, ha confermato di aver fornito un software per identificare gli obiettivi utilizzati nel programma illegale di omicidi con droni del governo degli Stati Uniti. Dal lancio del loro programma di omicidi con droni nel 2009, gli Stati Uniti affermano di aver ucciso circa 3.000 "combattenti" in attacchi di droni.Documenti militari interni mostrano che per ogni persona attaccata da un drone, nove passanti vengono uccisi, il che significa che il numero delle vittime della campagna aerea statunitense in Yemen, Somalia, Afghanistan, Pakistan e Iraq potenzialmente ammonta a decine di migliaia.
Secondo l'American Civil Liberties Union, "un programma di uccisioni mirate lontano da qualsiasi campo di battaglia, senza accusa né processo, viola la garanzia costituzionale del giusto processo. Inoltre viola la legge internazionale, in base alla quale la forza letale può essere usata al di fuori delle aree del conflitto armato solo come ultima risorsa".
«Non è un caso, è un metodo. Con un pretesto, le “fake news”, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere». Marcello Foa avverte: stanno ingabbiando la libertà sul web. Negli Usa, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna «ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano», consapevoli che la prima, grande e inaspettata sconfitta dell’establishment «non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream». A seguire, un coro: la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post-Brexit e, ovviamente, l’Italia del post-referendum. «Sia chiaro: il problema delle “fake news” esiste, soprattutto quando a diffonderle sono società o singoli a fini di lucro», o quando le false notizie vengono usate dagli “haters”, gli odiatori, «ovviamente senza mai esporsi in prima persona». E’ un fatto: «Bisogna avere il coraggio di mettere la faccia», l’anonimato non è democrazia. Ma le proposte finora avanzate, tutte su iniziativa del Pd, tendono invece a delegare il giudizio a organismi extragiudiziali, talvolta anche extraterritoriali, con «l’intenzione di colpire arbitrariamente le parole e dunque, facilmente, anche le idee».
Nel corso della campagna elettorale culminata con il successo delle forze bolivariane (18 regioni su 23), le reti sociali sono state il terreno privilegiato, direi esclusivo, riservato al container dei variegati segmenti oppositori. Per essere più esatti, sia Facebook che Instagramerano proibiti ai video o agli spot pubblicitari del Polo Patriottico e del Partito Socialista unito del Venezuela (PSUV). Accettavano e trasmettevano soltanto materiali dei leaders ed organizzazioni anti-governative, sino al punto che hanno negato la possibilità di replicare ai contenuti diffamatori o non corrispondenti alla verità. La faziosità è arrivata a negare al Presidente Maduro sotto attacco, o alle istituzioni legali d'un Paese sovrano, il diritto di espressione per difendere la propria onorabilità. I propietari delle "reti sociali" hanno preferenze di classe, agiscono come "attore politico" e si ergono al di sopra e al riparo di ogni legge.