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28 gennaio 2020

La mafia muta
Lettera da Roma

Il termine "mafia" evoca qualcosa di italiano, molto violento, illegale, spettacolare, perversamente politico e morbosamente letterario. Oggi, senza aver smesso di essere quello di una volta, è anche globale, europeo ed europeista, silenzioso e altamente competitivo.

La mafia non è più quella di una volta. Potrebbe essere il titolo di un film e, in effetti, lo è (La mafia non è più quella di una volta, Franco Maresco, 2019). È anche una realtà molto sottovalutata. In Spagna si parla molto poco di mafia, e quando lo si fa, si parla o di finzione o di informazioni spettacolari che si percepiscono come straniere: il primo narco-sottomarino europeo, le misteriose balle di cocaina purissima lasciate dalle maree sulle spiagge delle Lande, il regolamento di conti tra mafie straniere sulla Costa del Sol, la guerra tra giovani camorristi a Napoli, o il recente colpo di rete gigante in Italia contro la 'Ndrangheta'. Ciò che il termine "mafia" evoca è qualcosa di prevalentemente italiano, più precisamente meridionale, molto violento, illegale, spettacolare, politicamente perverso e morbosamente letterario. Non è più così o non solo così.

23 maggio 2019

Giovanni Falcone, i misteri della strage di Capaci 27 anni dopo.
L’esplosivo, i mandanti, una donna nel commando

Nonostante le sentenze abbiano condannato più di venti mafiosi, sull'attentato del 23 maggio 1992 restano ancora molte ombre. Buchi neri, dettagli mai chiariti, piste mai battute. E poi fantasmi che compaiono e scompaiono sullo sfondo del cratere aperto dall'esplosivo sull'autostrada tra Palermo e Capaci. Già, l'esplosivo: che tipo di esplosivo? E perché Riina non fa uccidere il giudice a Roma, dove girava spesso senza scorta? E ancora: c'era davvero una donna sul luogo della strage?

Sulla carta è la”più ovvia“delle stragi. Il nemico numero uno di Cosa nostra ucciso da Cosa nostra. E invece di ovvio nella strage di Capaci c’è poco, molto poco. In 27 anni si sono celebrati quattro processi, con più di venti mafiosi condannati all’ergastolo. Un quarto di secolo d’indagini ha ricostruito passo passo la fase esecutiva dell’Attentatuni, il più grande attentato della storia di Cosa nostra. Eppure su quel botto spaventoso che uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro Vito Schifani, restano ancora molte ombre. Buchi neri, dettagli mai chiariti, piste mai battute.

13 gennaio 2019

Carlo Palermo: ''Sono un sopravvissuto alla rivelazione di alcuni segreti di Stato''

Carlo Palermo, già giudice istruttore presso il Tribunale di Trento (prima) e di Trapani (poi), ha scritto un libro (La Bestia-ed. Sperling & Kupfer) in cui ripercorre diversi accadimenti che lo hanno visto protagonista anche in prima persona. Palermo, oggi avvocato, è infatti un sopravvissuto di quella strage del 2 aprile 1985, anche nota come strage di Pizzolungo, che lo vedeva come obiettivo e che spazzò via le vite di Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi figli, i gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, di appena 6 anni. 

A 33 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l'attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.

8 ottobre 2018

"Il patto sporco"

Di Matteo: ''Berlusconi continuò a pagare Cosa nostra anche da Premier''


Il processo trattativa Stato-mafia, le motivazioni della sentenza, le inchieste sulle stragi, la sparizione dell'Agenda Rossa, le parole di Papa Francesco. Il sostituto procuratore nazionale antimafia, Nino Di Matteo, parla di tutto questo con Paolo Borrometi, nell'intervista fiume rilasciata andata in onda suTg2000, il telegiornale di Tv2000. L'occasione è stata data dalla presentazione del suo libro, ‘Il patto sporco’, scritto con il giornalista (e nostro editorialista) Saverio Lodato.