Parigi, 5 febbraio 1986, Prima conferenza internazionale sull’albero e la foresta (estratti).
« La mia patria, il mio Burkina Faso è senza dubbio uno dei pochi paesi al mondo che ha il diritto di definirsi un concentrato di tutte le calamità naturali di cui il genere umano soffre tuttora, alla fine di questo ventesimo secolo.
Otto milioni di burkinabé hanno interiorizzato questa realtà in 23 terribili anni. Hanno visto morire le madri, i padri, i figli e le figlie, decimati da fame, carestia, malattie e ignoranza. Con gli occhi pieni di lacrime hanno guardato prosciugarsi stagni e fiumi. Dal 1973 hanno visto il loro ambiente deteriorarsi, gli alberi morire e il deserto invaderli a passi da gigante. Secondo le stime, ogni anno il deserto avanza nel Sahel di 7 chilometri.
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6 ottobre 2019
12 giugno 2018
Monsanto: le sementi del cotone OGM impoveriscono il Burkina Faso
Dal rapporto della Rete per il diritto al cibo e alla nutrizione arriva un monito agli altri paesi africani che hanno adottato ogm. Guadagni scarsi, indebitamento degli attori della filiera, riduzione della biodiversità e minaccia al diritto all'alimentazione sono gli effetti registrati dopo aver usato per 8 anni le sementi ogm del cotone Monsanto.
L’adozione del cotone Bt della Monsanto avrebbe avuto pesanti conseguenze economiche e sociali in Burkina Faso, in particolare per la popolazione rurale. A denunciarlo è un recente rapporto pubblicato dalla Rete per il diritto al cibo e alla nutrizione (Global Network for the Right to Food and Nutrition), “Profitto per il business o sistema alimentare diversificato?“. Ma andiamo con ordine.
L’adozione del cotone Bt della Monsanto avrebbe avuto pesanti conseguenze economiche e sociali in Burkina Faso, in particolare per la popolazione rurale. A denunciarlo è un recente rapporto pubblicato dalla Rete per il diritto al cibo e alla nutrizione (Global Network for the Right to Food and Nutrition), “Profitto per il business o sistema alimentare diversificato?“. Ma andiamo con ordine.
15 ottobre 2017
A 30 anni dalla morte di Thomas Sankara:
Sulle tracce della rivoluzione africana
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
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