Dopo le dichiarazioni del vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”. Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.
Anatomia di un meme tossico. Da dove viene e come destrutturare una narrazione infamante senza prove sui soccorsi in mare...
Nessuna prova, ma la narrazione tossica delle organizzazioni umanitarie trasformate in «taxi» dai trafficanti di esseri umani continua a farsi largo. Il bostoniano Dan Dennett, uno dei più importanti filosofi cognitivi viventi, che molto ha da dire sul meccanismo delle fake news, lo definirebbe «un meme aggressivo». Per destrutturarlo bisogna trovarne la fonte o le fonti.
BLOGGER Come ha ammesso Nicola La Torre, presidente della commissione Difesa del Senato nella prolusione all’audizione – registrata e reperibile sul sito di Palazzo Madama – del direttore dell’agenzia Frontex Fabrice Leggeri, più che inchieste giornalistiche si parte da «blogger». In effetti Leggeri stesso non ha saputo circostanziare le sue accuse alle ong se non citando indistinti «racconti di migranti durante i nostri debriefing».
Neanche scartabellando il rapporto dell’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere Risk Analysis 2017, pubblicato a metà febbraio, si trova alcun riferimento preciso su eventuali contatti tra le navi delle ong e i contrabbandieri in Libia.
Il 26 e 27 maggio Taormina ospiterà il G7, la riunione dei capi di stato e di governo delle sette maggiori potenze mondiali (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Italia). Il G7 periodicamente traccia le linee intervento e di coordinamento macroeconomico dei maggiori stati capitalistici, guidati dagli USA, sulla scena mondiale che determinano, concretamente, per tutti i popoli del pianeta guerre, oppressione, diseguaglianze sociali, devastazione ambientale, razzismo. La scelta di una città siciliana conferma il ruolo chiave che la nostra isola ha assunto: piattaforma aggressiva di valore globale delle forze USA e Nato (MUOS, Sigonella ed una capillare rete di basi militari, da Augusta a Pantelleria), macabro scenario dei risultati delle miopi politiche, europee e nazionali, d’immigrazione (proliferazione di tipologie di accoglienza degradanti, Hot Spot, CARA di Mineo, CIE), oggetto di devastanti scelte ambientali (trivellazioni, ciclo dei rifiuti, grandi impianti inquinanti, smaltimento del polverino dell’ILVA di Taranto a Melilli). La riunione del G7 avviene inoltre in una fase in cui l’Italia è una preda ambita della grande speculazione internazionale favorita dalle antipopolari scelte economiche degli ultimi governi.
Il quartiere di Muranów a Varsavia, è oggi una parte della città in piena trasformazione. Si vedono nuovi edifici, gru di costruzioni e uffici di agenzie, che si mescolano ai vecchi edifici che furono alzati dalla Polonia socialista sulle rovine del ghetto ebraico distrutto dai nazisti, dopo l'orrore della Seconda Guerra Mondiale.
Vicino alla fermata della metropolitana di Rondo Daszyńskiego c'è l'edificio Warsaw Spire. Lì si trova la sede di Frontex, la polizia di frontiera dell'Unione europea, un corpo controverso la cui funzione principale al di là della propaganda ufficiale, è quella di evitare che arrivino rifugiati in Europa.
Nel perimetro del ghetto, che fu demolito a fondo dai nazisti, racchiuse tra le mura sorvegliate dalle SS, ammassarono quattrocentomila persone, un terzo degli abitanti di Varsavia, che furono vittime di malattie, fame e deportazione nei campi di sterminio. Laddove i nazisti usarono i lanciafiamme per bruciare chi resisteva nascondendosi in edifici e scantinati distrutti, e per bruciare gli edifici, si è insediata la polizia di frontiera dell'Unione Europea, Frontex, una di quelle agenzie che di solito non sono controllate dai governi, né dalla maggior parte dei partiti politici, né dalla stampa, e né tanto meno, dai cittadini.
Rym Ben Fraj, 31 anni, è tunisina, blogger, traduttrice, editrice, diplomata precaria, membro della rete di traduttori Tlaxcala. Lavora come giornalista freelance. La ringrazio per aver risposto alle nostre domande. Milena Rampoldi: Quali sono i problemi principali della nuova generazione in Tunisia? Rym Ben Fraj:La marginalizzazione economica, sociale e dunque politica e culturale. La gioventù che ha fatto la rivoluzione non ha alcuna rappresentanza in parlamento o al governo. Ci sono almeno 250.000 diplomati disoccupati. In certe regioni la disoccupazione raggiunge l’80% dei giovani. La sola alternativa possibile – l’immigrazione clandestina – viene resa impossibile dal muro elettronico di Frontex nel Mediterraneo. I giovani che si rifiutano di farsi reclutare dallo Stato Islamico non hanno più altro obiettivo che la rivolta. Ma anche se organizzano una rivolta, lo stato non è in grado di soddisfare le loro rivendicazioni: una delle condizioni poste dalla Banca mondiale per i crediti concessi alla Tunisia consiste nel blocco delle nuove assunzioni nel settore pubblico.
Nel novembre 1989, al suono delle fanfare di tutto l’Occidente ‘democratico’, cadeva il “Muro” per antonomasia, quello di Berlino. Sono passati 26 anni e, nel mondo, di muri ne sono stati eretti più di una ventina: muri di filo spinato, di cemento, di sabbia e pietra, contornati da fossati, elettrificati, guardati a vista da soldati che sparano…
I più conosciuti sono quelli tra Stati Uniti e Messico (dove le “schiene bagnate” centro-americane cercano di entrare nella terra promessa del dollaro), quello tra Israele e Cisgiordania, la barriera di Ceuta e Melilla in Marocco: Ma ve ne sono altri meno noti, come quello recente tra Bulgaria e Turchia eretto per fermare i profughi siriani, quello tra l’Oman e gli Emirati Arabi, quello tra lo Yemen e l’Arabia Saudita, quello tra la Tailandia e la Malaysia e via dicendo. Ogni anno migliaia di persone perdono la vita per oltrepassare questi muri.
Forse nessuno ha mai sentito parlare dello Standing Committee on
Operational Cooperation on Internal Security (comitato permanente per la
cooperazione sulla sicurezza interna) meglio conosciuto come COSI ed è
un vero peccato perche' questo ente che lavora nell'ombra e i cui
dirigenti si incontrano in segreto ha un potere enorme sulle vite dei
cittadini europei. Istituito col Trattato di Lisbona che l'Italia sciaguratamente ha
sottoscritto, il COSI è di fatto una sorta di ministero degli interni
dell'Unione Europea il cui scopo è quello di coordinare il lavoro delle
forze di polizia dei paesi membri con istituzioni quali l'Europol, la
Gendarmeria europea e il Frontex. Oltre ad operare in completa segretezza il COSI non è sottoposto a
nessun controllo da parte dei parlamenti dei vari stati europei e quindi
agisce nella totate impunità.
A rivelare la pericolosità di questa istituzione autoritaria è
stato il Daily Telegraph, il quale qualche giorno fa ha rivelato che sta
lavorando a un piano per introdurre in tutte le auto un dispositivo che
permette a qualsiasi poliziotto dentro un qualsiasi distretto di
polizia di fermare qualsiasi auto premendo un semplice bottone.