Jeffrey Smith – attivista
anti-OGM – ha dichiarato ad Russia Today che la Monsanto, essendo riuscita a
costringere gli agricoltori indiani ad acquistare le sue sementi geneticamente
modificate, grazie a loro sta diffondendo nel mondo organismi alterati in
maniera tale che in futuro nessuno possa più competere sul mercato con sementi
pure.
È stato stimato che [a causa della Monsanto] in India, ogni 30 minuti, un
agricoltore si toglie la vita. Stando a CHRGJ (Center of Human rights and global
justice), per la disperazione di non poter più provvedere alle proprie famiglie,
negli ultimi 16 anni si sono suicidati oltre 250.000 agricoltori indiani.
Russia Today: Migliaia
di agricoltori indiani si sono suicidati a causa delle sementi geneticamente
modificate della Monsanto. Cosa li spinge a tanto? Jeffrey Smith:
è accertato che in India vi sia un gran numero di agricoltori che si è
suicidato a causa delle sementi Monsanto. La cosa è stata ampiamente documentata
da indagini indipendenti e da documenti ‘sfuggiti’ al Governo Centrale Indiano.
Sono centinaia di miliardi gli euro investiti in pubblicità, mentre
gran parte del mondo al di fuori delle nostre società si dibatte fra
sofferenza, fame e miseria. "Consuma! Consuma finchè puoi!" è il
messaggio sarcastico lanciato dal video "The Good Consumer", di cui Il
Cambiamento, in collaborazione con il blog LLHT, mette a disposizione la
versione con i sottotitoli in italiano. Consumare, consumare sempre ad ogni ora
del giorno e della notte, un continuo e martellante messaggio. Non
siamo più persone, siamo solo consumatori nella mani dei pubblicitari,
degli industriali, dei politici che ci dicono che se non consumiamo il
paese va allo sfascio, la crisi si aggrava, ci saranno disoccupati e
disperazione. Quindi dobbiamo consumare e qualsiasi gesto, pensiero e
parola deve avere l’acquisto come obiettivo, come se fosse ossigeno
indispensabile per vivere. Centinaia di miliardi di euro investiti in
pubblicità mentre gran parte del mondo al di fuori delle nostre società
vetrina si dibatte fra sofferenza, fame e miseria.
«Perché andare a votare governatori che non governano più niente,
visto che le decisioni più importanti ormai si prendono altrove, neppure
a Roma ma in Europa
o alla Borsa di Wall Street?». Per Mauro Barberis, il deserto
dell’astensionismo che ha reso «risibile, se non ridicola» la
legittimazione dei nuovi presidenti regionali dell’Emilia e della
Calabria, è l’ennesimo sintomo della rottura, minacciosa e inquietante,
tra cittadini ormai ridotti all’impotenza e istituzioni a loro volta
confinate nel limbo dell’irrilevanza, costrette a imporre tasse e
tagliare servizi. «Siamo ormai alla disaffezione, non semplicemente per
il voto o per la politica, ma per la democrazia».
Il problema, scrive Barberis, non è solo che «con queste percentuali di
votanti, può vincere chiunque». Il guaio è che, chiunque vinca, non
sarà mai pienamente legittimato. Né potrà governare davvero, perché
costretto a subire decisioni imposte dall’alto, a livello di Unione Europea. E tutto questo, «nell’indifferenza dei cittadini, naturalmente».
Da quasi due mesi
sono iniziati i lavori della nuova Commissione d'Inchiesta sul caso Moro
istituita sull'onda dei recenti e inediti sviluppi delle indagini relative
all'agguato di via Fani e al tragico epilogo dell'"affaire" in via
Caetani, rispettivamente inizio ed epilogo del più grave fra i delitti politici
della nostra Repubblica.
Per parte nostra non
ci resta che augurare ai membri della Commissione di svolgere al meglio delle
loro possibilità il loro lavoro e di approdare a un esito che, se non arriva a
certificare la verità dei fatti sul sequestro e l'esecuzione dello statista
democristiano, quantomeno ne fotografi l'essenza e il significato interamente
ed esaustivamente. Al di là, comunque di una certa facile, banale e
intossicante retorica che da decenni insiste a tamburo battente sulla necessità
di fare luce sui misteri che avvolgono e permeano i tentativi o le
"intentone" golpiste, lo stragismo, i delitti mafioso
"eccellenti" e la lunga stagione del terrorismo e degli anni di
piombo, ci permettiamo di rimanere scettici e assai dubbiosi e, per
l'occasione, di fare i "gufi d'occasione".
Dalle
guerre in Afghanistan e Libia alla vigilanza di piazze, cortei,
manifestazioni e azioni di lotta contro le politiche di austerity del
governo italiano. I “Predator” dell’Aeronautica militare, dopo essere
stati schierati nei principali scacchieri di guerra mediorientali e
africani saranno messi a disposizione delle forze di Polizia e dei
Carabinieri per interventi d’ordine pubblico e vigilanza del territorio.
Nei giorni scorsi è stato firmato a Roma un accordo che prevede il
“concorso con i velivoli senza pilota Predator ad attività istituzionali
della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri”, riferisce il
Comando dell’Aeronautica italiana. Il protocollo d’intesa, mai discusso
in sede parlamentare, è stato siglato dal capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica gen. Pasquale Preziosa, dal Capo della Polizia
Alessandro Pansa e dal Comandante Generale dei Carabinieri, gen.
Leonardo Gallitelli. L’uso dei “Predator” in funzione di controllo
interno rappresenta l’ennesimo salto di qualità nella gestione
“militare” dell’ordine pubblico, in linea con le più recenti
elaborazioni strategiche in ambito Nato (le cosiddette Urban Operations)
che propongono l’intervento in future operazioni urbane anti-sommossa
di reparti super-specializzati e super-armati di professionisti
formatisi nelle operazioni di “guerra asimmetrica” in Iraq e
Afghanistan. Leggi tutto...
L'economia mondiale continua a crescere, laddove riesce ancora a crescere (come in Cina e negli Stati Uniti) grazie ai debiti pubblici accumulati negli ultimi anni e grazie ai finanziamenti agevolati o a fondo perduto concessi dalle banche centrali alle banche ordinarie. A questi due elementi si deve aggiungere, in particolare negli Usa, l'indebitamento cronico delle famiglie da sempre abituate a chiedere soldi in prestito per comprare casa o più semplicemente per consumare. E' un sistema che può durare finché vi è una crescita economica sufficiente e continua ma che in una fase di recessione come questa non può che essere sempre sul punto di implodere su stesso. Alla fine infatti ci sarà sempre qualcuno che si rifiuterà di prendere tra le dita il classico cerino acceso, il quale, purtroppo, nel frattempo avrà già ustionato non pochi dei suoi possessori. Le misure messe in atto finora, all'insegna dell'austerità, dai governi e dalle banche centrali europee si sono mostrate inadeguate.
Kafr Kanna
è un villaggio nei pressi di Nazareth, probabilmente il luogo dove
Gesù, secondo il Nuovo Testamento - ha trasformato l'acqua in vino. Ora
è un villaggio arabo dove la polizia israeliana converte le pietre in
sangue. Il giorno in questione, la polizia stava affrontando un
gruppo di giovani arabi che protestavano contro i tentativi di Israele
di cambiare lo status quo sul Monte del Tempio (che i musulmani chiamano "Nobile Santuario"). Manifestazioni
come queste hanno avuto luogo quel giorno in molte città e villaggi
arabi in Israele, e in particolare nella Gerusalemme Est occupata.
Secondo il rapporto iniziale della polizia, un arabo di 22, Kheir-Eddine Hamdan, ha attaccato la polizia con un coltello. Non avevano scelta, se non agire per legittima difesa, sparare e ucciderlo.
Come spesso accade spesso con i rapporti della polizia, questo era un mucchio di bugie.
Purtroppo (per la polizia), una telecamera di
sicurezza ha registrato l'incidente.
La guerra condotta dagli Usa contro lo Stato Islamico è una grande menzogna. Dare la caccia ai "terroristi islamici", portare avanti una guerra
preventiva in tutto il mondo per "proteggere la patria americana" sono
giustificazioni di un programma militare. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) è una creazione
dell'intelligence Usa. Il "programma di contro-terrorismo" di Washington
in Iraq e in Siria consiste nel sostenere i terroristi.
L'incursione delle brigate dello Stato Islamico (IS) in Iraq a partire
dal giugno 2014 erano parte di un'operazione militare e di intelligence
accuratamente pianificata supportata segretamente da Usa, NATO e
Israele.
Il mandato di lotta al terrorismo è una finzione. L'America è il numero uno degli "stati che sostengono il terrorismo".
Lo Stato Islamico è protetto dagli Usa e dai suoi alleati. Se avessero
voluto eliminare le bande dello Stato Islamico, avrebbero potuto
bombardare "a tappeto" i loro convogli di pick-up Toyota quando
attraversavano il deserto dalla Siria verso l'Iraq a giugno.
Per quanto il gruppo terrorista ISIS, dello Stato Islamico (Daesh in arabo) dichiari di essere un movimento per la liberazione dei mussulmani, non soltanto questo gruppo non attacca mai il regime di Israele o i suoi sostenitori ma anzi i suoi componenti, oltre a ricevere visite ed elogi dai leaders sionisti come Netanyahu, stanno ricevendo assistenza e trattamento medico negli ospedali israeliani. Perchè il regime di Israele appoggia l’Isis e viceversa? Il regime di Israele sta occupando la Palestina e portando a compimento la pulizia etnica in questa terra e nei luoghi santi dei mussulmani. Israele ha lanciato una guerra globale contro l’Islam con il colpo si Stato dell’11/09 2001 (negli USA) e, ovviamente, esso è il nemico principale dei mussulmani. Di fatto, la lotta per liberare la Palestina dagli estremisti del regime sionista, deve occupare il primo punto del programma politico di tutti i mussulmani- qualche cosa che unisce tutti loro, in ogni parte del mondo (assieme a tutte le persone imparziali di tutte le credenze e punti di vista). Tuttavia la massima priorità dell’ISIS è quella di lottare contro l’asse di resistenza in Medio Oriente; l’Iran, Hezbollah (il movimento sciita del Libano) e la Siria, che resistono nella forma più efficace davanti al regime di Israele. L’ISIS inoltre, sta destabilizzando l’Iraq sotto gli ordini di Oded Yinon con il fine di parcellizzare questo paese.
Al di fuori della comunicazione ufficiale, molti commentatori hanno
opportunamente notato che le dichiarazioni di Matteo Renzi sul prossimo abbandono dello scontrino fiscale
in nome della mitica "tracciabilità", hanno come vero obiettivo
l'eliminazione del contante per adottare il denaro elettronico,
altrimenti detto, all'anglosassone, "denaro digitale". Una parte
consistente della stampa di corte è andata immediatamente in appoggio
delle dichiarazioni depistanti di Renzi, prospettando un quadro
catastrofico dell'evasione fiscale che sarebbe favorita dallo scontrino.
Per rendere credibili dei dati di dubbia consistenza, si è collocata
alla testa della classifica dell'evasione la solita Napoli. Ancora una
volta il razzismo antimeridionale è stato usato dalla propaganda
ufficiale come veicolante per altre mistificazioni.
Ma per veicolare la propaganda a favore del denaro elettronico, ci si è
serviti anche di un tema come la lotta all'evasione fiscale, ritenuta un
cavallo di battaglia della "sinistra". In realtà l'utopia della
giustizia fiscale consiste solo nella proiezione di un fantasma
vittimistico della destra, che descrive i ricchi sempre sotto la
minaccia di un presunto "esproprio proletario".
Non è un mistero per chi legge da tempo questa pubblicazione che noi riteniamo che la vera dissidenza non si trova mai candidata con grande spazio sui media di massa. Chi controlla questi canali di informazione ha un potere immenso sui popoli, e non è certo disposto a cederlo a qualcuno, specie se questo qualcuno è davvero intenzionato al cambiamento. Ovviamente, rispettiamo chi non la pensa come noi e vede in Beppe Grillo un valido elemento di cambiamento del sistema. Tuttavia, invitiamo a guardare attentamente i fatti. Anche a noi piacerebbe che un reale personaggio che sta dalla parte del popolo avesse tutto quello spazio mediatico che è stato dato, e ancora viene concesso, a Grillo. Ma, a nostro avviso, i fatti sono in grado di smascherare l’ex comico genovese come un semplice personaggio che ricopre un ruolo politico nel gioco delle parti del sistema attuale.
In un
mondo dove la critica scarseggia, chiunque critichi appena appena il
capitalismo, anche se è un conservatore, può apparire come un messia di
sinistra.
Scommetto che neanche gli spin-doctors, i propagandisti del Vaticano si immaginavano che il re-branding
avesse tanto successo. In poco tempo Jorge Mario Bergoglio, il
conservatore vicino ai settori più reazionari della Chiesa argentina
durante la dittatura, che metteva i bastoni fra le ruote al progressismo
kirchnerista [Kirchnerismo, ndt], è diventato un leader mondiale di sinistra.
Ma il vento è in poppa. Qualunque conservatore sensibile - come
Bergoglio - appare un progressita a confronto degli ultra conservatori e
trogloditi che dominano la Chiesa post-woityliana. In un mondo in cui il fulcro della politica si muove (molto) verso
destra, chiunque dica qualcosa sulla povertà e l'ingiustizia è già
marxista e/o comunista (lo stesso accade sul tema della disuguaglianza e
il suo contrasto: sembra una rivendicazione rivoluzionaria che nella
sostanza è molto conservatrice). In un mondo dove la critica è rara,
chiunque attacchi appena appena il capitalismo può apparire come un
messia di sinistra.
C'è uno slogan,
qui, che vuol dire più o meno “che le donne vivano in libertà”:
“Jin, Jîyan, Azadî”. Mi è stato chiesto di scrivere qualche
cosa sulle donne curde. Avrei voluto scrivere del fatto che è solo
nel combattere che la donna si emancipa davvero, che è nella lotta
che la donna arriva ad essere completa. Eppure mi sembra banale, mi
sembra un'ovvietà. Ciononostante, il fatto che queste donne prendano
le armi va al di la delle lotte femministe dei nostri Paesi, è
proprio un gesto che si pone su un altro livello.
E non lo fanno per
apparire davanti ad una telecamera o macchina fotografica, come
modelle esibizioniste. Non lo fanno per essere più belle. Vi basti
pensare a questo: in molti, quando dall'occidente guardano le foto di
queste orgogliose combattenti, la prima cosa che dicono è: “come
sono belle!”. Non importa se per belle intendono belle fisicamente
o belle dentro per il loro orgoglio e la loro fierezza, non è questo
il punto... il punto è che noi occidentali, quando vediamo delle
donne combattere, pensiamo a quanto sono belle (o in alcuni casi
addirittura che le donne non dovrebbero combattere, quasi come se
combattendo una donna smettesse di essere tale) e non alla ragione
per cui combattono. Fossero uomini, faremmo le stesse esclamazioni?
Si certo, le donne che combattono sono belle. Sono bellissime. E
cantano splendidamente. E permettetemi di dire che anche gli uomini
che combattono sono belli, bellissimi, e cantano splendidamente. Ma,
ugualmente, non è questo il punto.
Qui le donne
combattono. Per la libertà.
Nei momenti di tensione salgono dall’animo parole che non si possono
trattenere. Non ci è riuscito neanche un attore consumato come Matteo
Renzi. Per reagire al dispetto provato per i ritardi del Senato
nell’approvazione del suo Jobs Act, il presidente del consiglio ha
dichiarato: «Abbiamo aspettato 20, 30, 40 anni per le riforme, non
cambierà con qualche ora in più». Successivamente una velina del suo
ufficio stampa ai massmedia di regime li ha indotti a correggere la
frase, per cui molti commentatori hanno l’hanno poi riportata fermandosi
a venti anni, ma Renzi era arrivato a quraranta. Dunque nel profondo
del suo animo il presidente del Consiglio pensa che l’articolo 18 e lo
statuto dei diritti
dei lavoratori avrebbero dovuto essere aboliti già nel 1974. In
quell’anno il no al referendum sull’abrogazione del divorzio aveva
travolto la Dc di Amintore Fanfani. La strage fascista di piazza della Loggia a Brescia aveva ricevuto una risposta popolare enorme che aveva messo in crisi i disegni autoritari di settori degli apparati dello Stato e della eversione nera. Nelle scuole entravano i metalmeccanici che avevano
da poco conquistato il diritto a studiare con permessi di 150 ore.
Recentemente è avvenuta presso l’Università Iberoamericana di Puebla la consegna del premio Tata Vasco 2014 all'associazione FUDEM ( Forze Unite per i Dispersi del Messico). Uno dei pochi uomini presenti nel gruppo dei 25 parenti degli scomparsi che patecipavano alla cerimonia, ha urlato: “Questa è una guerra!” Il dolore inimmaginabile dei parenti delle vittime di questo massacro silenzioso li costringe a guardare in faccia la realtà, senza filtri. In effetti è in corso una vera e propria guerra contro i popoli. Una guerra coloniale per l'appropriazione dei beni comuni, che presuppone l'annientamento di quella parte di umanità che ostacola il furto di questi beni, sia perché vive sopra di esse e resistono all'esproprio o, semplicemente, perché "è troppa", e nel senso più crudo, non sono necessari per l'accumulo di ricchezza. Leggi tutto...
Due settimane per provare i reparti di pronto
intervento Nato destinati ad ostacolare in Europa orientale ogni manovra
politico-militare della Russia di Putin. L’8 novembre ha preso il via
presso il Nato Joint Forces Command (FC) di Napoli l’esercitazione
internazionale “Trident Juncture 14” che si concluderà lunedì 17. I complessi war games avranno il compito di
certificare le strutture del comando strategico alleato da poco
trasferito a Lago Patria come il Centro di direzione e controllo della Nato Response Force
(NRF), la forza di pronto intervento dell’Alleanza Atlantica a cui sono
assegnati 25.000 militari. “Trident Juncture ha lo scopo di accrescere
le competenze e le capacità di comando a un livello operativo bellico,
grazie all’addestramento, la pianificazione e l’esecuzione delle
missioni all’interno di un complesso scenario politico-militare”, hanno
spiegato nel corso di una conferenza stampa l’ammiraglio Mark Ferguson
(comandante in capo di JFC Naples e delle forze navali Usa in Europa e
Africa) e il generale dell’esercito italiano, Leonardo di Marco.
“L’esercitazione è il coronamento di un anno d’addestramento di unità
tattiche più piccole – task forces speciali terrestri, aeree e navali —
messe a disposizione a rotazione dai paesi membri della Nato. Esse
faranno parte della NRF che a partire del 2015 ricadrà sotto il
controllo del Comando alleato di Napoli”. Leggi tutto...
L'allarme di Standard & Poor's: vicina la terza recessione.
Un'interpellanza rivela: in caso di emergenza la Bce potrà bloccare i
conti correnti e prelevare denaro per salvare banche e Stati Un'«euro-rapina» sui conti correnti? Potrebbe accadere e i poveri
risparmiatori subirebbero una mazzata con pochi precedenti (tra i quali
il prelievo forzoso notturno del 1992 effettuato dal governo Amato). E,
soprattutto, è quello che teme il focoso europarlamentare leghista,
Gianluca Buonanno, che ha presentato un'interrogazione scritta alla
Commissione Ue e alla Bce per chiedere di confermare «l'esistenza di un
piano di misure adottato nel luglio 2014» secondo il quale, come già
sperimentato a Cipro, «sarebbe prevista l'imposizione di misure
d'urgenza che consentirebbero il congelamento dei conti correnti bancari
dei cittadini e delle imprese europee e il prelievo forzato delle somme
ritenute necessarie a fronteggiare l'esposizione debitoria».
Joseph
Pulitzer “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano
della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti,
descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica
opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente,
ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. “
Prof. Luigi Di Bella
Oggi, più
che in passato, chi è colpito dal tumore ricerca spesso notizie su sito internet,
portali e banche dati cliniche e medico scientifiche. Consultando i massimi
portali scientifici come www.pubmed.gov, e clinici come www.cancer.gov
emergono i limiti delle attuali potenzialità terapeutiche del cancro,
assolutamente difformi dal rassicurante quadro di “terapie di provata efficacia”
continuamente e generosamente profuso dall’informazione. Verificando lo “ stato
dell’arte” sul portale del National Cancer Institute e accedendo a
http://www.nci.nih.gov/cancertopics/pdq/adulttreatment,
si può scorrere l'elenco alfabetico relativo ad ogni tipo di neoplasia. Per ogni
tipo di tumore e per ogni stadio, il sito del NCI illustra chiaramente
l'aspettativa di vita con chirurgia, chemio, radio, terapie biologiche
variamente associate. Da questa rassegna emerge il dato che nel tumore
inoperabile la chemio è impotente e i tempi di sopravvivenza in queste
condizioni sono generalmente limitati ad 1 anno, raramente a 2 anni, e solo
difficilmente superano questo limite. La sopravvivenza dei casi oncologici
viene presentata come effetto della chemio, mentre non esiste in tutta la
letteratura un solo tumore solido guarito unicamente per effetto della sola
chemio, senza chirurgia.
Non
è un caso che il titolo stesso di questo contributo colleghi il
ritorno del fascismo sulla scena politica con la crisi del capitalismo
contemporaneo. Il fascismo non è sinonimo di un regime di polizia
autoritario che rifiuta le incertezze della democrazia parlamentare
elettorale. Il fascismo è una particolare risposta politica alle sfide
con cui la gestione della società capitalistica deve confrontarsi in
circostanze specifiche.
Unità e diversità dei fascismi
I movimenti politici che possono
definirsi fascisti in senso proprio hanno occupato la scena ed
esercitato il potere in un buon numero di paesi europei, in particolare
negli anni 1930, fino al 1945 (Mussolini, Hitler, Franco, Salazar,
Pétain, Horthy, Antonescu, Ante Pavelic e altri). La diversità delle
società che ne sono state vittima - capitalisticamente più sviluppate
qui, minori e dominate là, associate a una guerra vittoriosa qui,
prodotto della sconfitta altrove - impedisce di confonderle.
Quindi vanno precisati i differenti effetti che questa diversità di
strutture e circostanze hanno prodotto sulle società interessate.
Tuttavia, al di là di questa diversità, tutti questi regimi fascisti
condividono due tratti comuni:
1. Date le circostanze, accettano di inserire la loro gestione della
politica e della società in un quadro che non metta in causa i principi
fondamentali del capitalismo, cioè la proprietà privata capitalistica,
compresa quella dei moderni monopoli. È per questo che qualifico questi
fascismi dei modi particolari di gestione del capitalismo e non delle
forme politiche che mettono in discussione la sua legittimità, anche se
nella retorica del discorso fascista il "capitalismo" o i "plutocrati"
sono oggetto di lunghe diatribe. La menzogna che nasconde la vera
natura di questi discorsi appare appena si esamina la "alternativa"
proposta da questi fascisti, sempre muta riguardo l'essenziale, la
proprietà privata capitalistica. Tuttavia, l'opzione fascista non
costituisce l'unica risposta alle sfide che la gestione politica di una
società capitalista deve affrontare. È solo in determinate circostanze
di crisi violenta e profonda che la soluzione fascista sembra essere,
per il capitale dominante, la migliore se non addirittura la sola
possibile. L'analisi deve centrare l'attenzione su tali crisi.
Le comunità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana hanno portato la
Chevron davanti al Tribunale penale internazionale accusando la
multinazionale di crimini contro l’umanità perché si rifiuta di
bonificare la devastazione provocata nella foresta.
I
rifiuti ripetuti della Chevron di bonificare ed eliminare la
contaminazione tossica della foresta amazzonica ecuadoriana
costituiscono un attacco alla popolazione civile e, come tale, questo
crimine deve essere oggetto di inchiesta da parte del Tribunale penale internazionale:
lo sostengono le comunità indigene impattate dalla devastazione e
dall’inquinamento provocato dalla società petrolifera americana. «Nel
contesto della legge sui crimini internazionali, la decisione presa dal
Ceo di Chevron, John Watson, ha deliberatamente mantenuto e alimentato
l’inquinamento ambientale che minaccia la vita delle persone della
regione orientale dell’Ecuador» afferma la requisitoria inoltrata al
Tribunale internazionale dal procuratore capo Fatou Bensouda nei giorni
scorsi in rappresentanza d circa 80 comunità per complessive decine di
migliaia di persone.