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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
12 novembre 2014
La fine della libertà di cura e di ricerca scientifica
Joseph
Pulitzer “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano
della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti,
descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica
opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente,
ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. “
Prof. Luigi Di Bella
Oggi, più
che in passato, chi è colpito dal tumore ricerca spesso notizie su sito internet,
portali e banche dati cliniche e medico scientifiche. Consultando i massimi
portali scientifici come www.pubmed.gov, e clinici come www.cancer.gov
emergono i limiti delle attuali potenzialità terapeutiche del cancro,
assolutamente difformi dal rassicurante quadro di “terapie di provata efficacia”
continuamente e generosamente profuso dall’informazione. Verificando lo “ stato
dell’arte” sul portale del National Cancer Institute e accedendo a
http://www.nci.nih.gov/cancertopics/pdq/adulttreatment,
si può scorrere l'elenco alfabetico relativo ad ogni tipo di neoplasia. Per ogni
tipo di tumore e per ogni stadio, il sito del NCI illustra chiaramente
l'aspettativa di vita con chirurgia, chemio, radio, terapie biologiche
variamente associate. Da questa rassegna emerge il dato che nel tumore
inoperabile la chemio è impotente e i tempi di sopravvivenza in queste
condizioni sono generalmente limitati ad 1 anno, raramente a 2 anni, e solo
difficilmente superano questo limite. La sopravvivenza dei casi oncologici
viene presentata come effetto della chemio, mentre non esiste in tutta la
letteratura un solo tumore solido guarito unicamente per effetto della sola
chemio, senza chirurgia.
La controprova sta nella semplice constatazione che i
tumori inoperabili non hanno alcuna possibilità di guarire. La conclusione di
questa ricerca: nei tumori solidi ( non comprendono le leucemie-linfomi, stretta
minoranza delle neoplasie) non ci può essere guarigione senza l’asportazione
chirurgica del tumore, oggi pertanto la terapia medica non è in grado di guarire
alcun tumore. I protocolli oncologici possono, in certi casi, rallentare il
decorso della malattia, ma non portano a guarigione nessun tumore solido.
Lentamente, ma progressivamente, si stanno diffondendo questi dati, qualche
giornale all’estero sta informando
la gente,
significativo l’articolo di tre pagine sulla chemioterapia dello Spiegel, uno
dei giornali più letti in Germania.
“German
Magazine "Spiegel" Tells the Truth About Chemo Treatment-One of the most read
German magazines, Spiegel, recently published a three page article on the
uselessness of chemotherapy.“Mentre gli oncologi dicono ai loro pazienti che
la chemio aiuta ad incrementarel’aspettativa di vita, le statistiche
hanno rivelato che per i tumori più comuni la chemioterapia nonmigliora
assolutamente la situazione. Nei casi di tumore alla mammella, la chemioterapia
diminuisce
addirittura la sopravvivenza media da 24 a 22 mesi, nel tumore alla prostata da
19 a 18
mesi, mentre la sopravvivenza media per il tumore al polmone era stata aumentata
da 5 a 6 mesi e da 12 a 14 per i tumori all’intestino. Tutto sommato, la
chemioterapia non agisce sui più comuni tipi di tumore. Ciò che appare come una
sorpresa per il lettore medio, il lettore informato di farmacologia lo sapeva
già da lungo tempo: il libro del Dott. Ralph Moss “Questioning chemotherapy”,
una meta analisi di un cospicuo numero di studi, rivela il medesimo risultato. Il
perché la medicina ortodossa continui a voler spendere più del 15% su questa
inutile ed eccessivamente costosa terapia, rimane un mistero per quasi tutte le
persone con un quoziente intellettivo di 3 cifre, tranne per coloro che,
chiaramente, hanno capito che le aziende farmaceutiche non si occupano di
aiutare i pazienti ma di guadagnar denaro.”
Pubblicato sul sito:
www.whale.to/a/chemo1.html
Più ampie e
documentate sono le conferme scientifiche della terapia Di Bella, maggiori sono
le censure e le intimidazioni verso i medici che la praticano o l’approvano.
Un’attenta regia centralizzata ha pianificato sia la disinformazione, che un
ermetico blocco dell’informazione sulle evidenze scientifiche e conferme
cliniche del MDB, censurando queste inquietanti verità che, se conosciute,
potrebbero nuovamente, come nel 1997- 1998 innescare imprevedibili e gravi
reazioni.
I circoli
che in Italia gestiscono il potere reale, e pertanto anche la sanità, tirarono
un grande respiro di sollievo alla conclusione della pseudosperimentazione
ministeriale sul MDB del 1998, che fu salutata all’Istituto Superiore di Sanità
da un lungo applauso liberatorio da parte di quanti avevano voluto, gestito e
concluso la sperimentazione stessa. Fu svolta, con ogni mezzo, un’ intensa e
continuativa propaganda sulla “dimostrata” inefficacia del MDB. Da allora
vengono solennemente celebrati riti televisivi di trionfali successi ed
entusiasmanti progressi nella cura dei tumori, regolarmente e radicalmente
smentiti dalle banche dati medico scientifiche mondiali (ovviamente ignote alla
grande maggioranza pubblico). Questi “Magnificat” mediatici sono puntualmente
conclusi da insistenti e reiterate questue per finanziare le prossime,
imminenti, immancabili vittorie contro il cancro. Un attento esame sulla banca
dati del più importante “portale” clinico oncologico, quello del National Cancer
Institute (NCI),
http://www.nci.nih.gov/cancertopics/pdq/adulttreatment,
e un’accurata revisione della letteratura sulle mediane di sopravvivenza per
ogni stadio e tipo di tumore, documenta, con assoluta evidenza e solare
chiarezza, la totale incapacità della chemio radioterapia e/o dei trattamenti
con anticorpi monoclonali,e/o farmaci biologici” intelligenti” di ultima
generazione, ad eradicare qualsiasi tumore solido, malgrado la rilevante
tossicità e un’inaccettabile percentuale di mortalità.
Nel 2014 sono stati
pubblicati da Neuroendocrinology Letters, rivista scientifica recensita dalla
massima banca dati scientifica mondiale www.pubmed.gov, due studi clinici
sull’impiego del Metodo Di Bella (MDB) nei tumori della prostata e della
mammella. Con questi, i casi di varie neoplasie, complessivamente e
favorevolmente trattate col Metodo di Bella pubblicati su www.pubmed.gov.
salgono a 774.
Il progresso
è costituito dal fatto di aver ottenuto in tumori solidi, per la prima volta,
la completa e stabile remissione senza ricovero ospedaliero, senza intervento
chirurgico, né radioterapia, né chemioterapia, ma unicamente mediante il Metodo
Di Bella Evaluation
of the safety and efficacy of the first-line treatment with somatostatin
combined with melatonin, retinoids, vitamin D3, and low doses of
cyclophosphamide in 20 cases of breast cancer: a
preliminary report. Di
Bella G, Mascia F, Ricchi A, Colori B.
Neuro Endocrinol Lett. 2013;34(7):660-8.
The Di Bella Method (DBM) in the treatment of prostate cancer: a preliminary
retrospective study of 16 patients and a review of the literature. Di
Bella G, Mascia F, Colori B.
Neuro Endocrinol Lett. 2013;34(6):523-8. Review.
Mentre
l’informazione in Italia (anche se portata a conoscenza con documentazione
dettagliata esauriente e completa) ha ignorato questo reale e documentato
progresso nella terapia dei tumori (ottenuto senza chiedere e ottenere nulla per
la ricerca scientifica, senza questue, sceneggiate televisive “giornate della
vita” vendite di arance verdure e ortaggi vari ), le istituzioni sanitarie, e la
cosiddetta autodefinita “comunità scientifica”, non si sono interessate alla
pubblicazione per prendere atto del risultato, né per esaminare il razionale, i
meccanismi biochimici e molecolari, le ampie conferme bibliografiche, che hanno
consentito questo risultato. Hanno invece criticato la forma, la metodologia
delle pubblicazioni, il livello di IMPACT FACTOR (valutazione) della rivista che
ha pubblicato gli studi. Probabilmente a questi signori è sfuggito l’ormai noto
e da più parti denunciato meccanismo con cui viene chiaramente manipolato dalle
multinazionali l’impact factor e creata, gestita e mantenuta la cosiddetta
“Comunità scientifica”, in quanto è sufficiente leggere le dichiarazioni del
Nobel per la medicina Randy Scheckman, che si ribella alle riviste scientifiche
ai primissimi posti dall’Impact Factor, come Science, Cell, ecc… e ammette che
la ricerca in campo scientifico non è affatto libera ma in mano ad una “cerchia
ristretta” (c.d. comunità scientifica). Dunque la ricerca scientifica, per il
premio Nobel, sarebbe “tutt’altro che indipendente” accusa che Randy Sheckman
incalza, sostenendo che “ormai le riviste scientifiche non pubblicano contenuti
in base alle ricerche ma in base all’interesse legato alle vendite”.
L’Impact
Factor è manipolato.
[e per
questo stesso motivo, riviste indipendenti come Neuroendocrinology Letters
(anche se recensite su www.pubmed.gov) che hanno il coraggio di pubblicare le
scomodissime verità scientifiche del Metodo Di Bella pagano la loro grande
onestà intellettuale con una grave penalizzazione (manipolazione) dell’Impact
factor]. “
In questo
modo viene a crearsi un circolo vizioso, perché anche i ricercatori sono spinti
a modificare i risultati ottenuti, e il loro lavoro, per vedere pubblicate le
loro ricerche. Per questo Scheckman è convinto che questa sorta di “supervisore”
( l’Impact Factor) debba essere eliminato soprattutto per il bene della ricerca
scientifica. La Prof.ssa Marcia Angell per 20 anni direttrice scientifica
editoriale di una delle massime testate medico - scientifiche mondiali (New
England Journal) nel suo volume: "The truth about Drug Companies" (La
verità sulle case farmaceutiche), conferma e condivide in pieno la denuncia di
Sheckman e fa riferimento ad ulteriori gravi denunce di altri autori (tra i
quali Melody Petersen,), lodandone l'impegno civile e l’approfondita indagine.
Segnaliamo
tre libri-inchiesta: - Melody Petersen: "Dacci oggi le nostre medicine
quotidiane: venditori senza scrupoli, medici corrotti e malati immaginari" -
Ray Moynihan e Alan Cassels:"Farmaci che ammalano: ...le case
farmaceutiche che ci trasformano in pazienti" - - SauveurBoukris: "Quelle
medicine che ci fanno ammalare". Ben Goldacre, medico ricercatore inglese
nelsuo libro:”La cattiva scienza”( Bad science) denuncia il
sistema della “comunità scientifica” dalle dinamiche perverse e poco trasparenti
in cui sono coinvolti “”… soggetti dalla dubbia integrità morale,
…assecondano e diffondono il giudizio positivo su un determinato farmaco,
basandosi su dati falsati dalle aziende farmaceutiche..””. Molto spesso,
infatti, l'efficacia dei medicinali viene verificata in test clinici malamente
progettati, condotti su un numero ridotto di pazienti poco rappresentativi e
analizzati con tecniche che ne enfatizzano solo gli effetti positivi. Quando
emergono dati negativi, la legge consente all'azienda di tenerli nascosti”.
Ormai le
denuncie documentate sono sempre più autorevoli e numerose.
Uno studio
sul British medical journal rivela che l’87% dei ricercatori che diede
parere favorevole al farmaco per il diabete prodotto dalla GlaxoSmithKline,
sospettato di provocare infarti, avevano ricevuto denaro dai produttori del
farmaco. In questo caso la corruzione emerse anche fra i membri della
commissione della Food and Drug Administration chiamata a valutare. Se
consideriamo la manipolazione e l’asservimento della ricerca al profitto
denunciate da autorevoli personalità, comprendiamo pienamente la desolante
impotenza e la grave tossicità nei tumori solidi delle attuali terapie del
cancro.
Esempio
tipico di alterazione del dato scientifico, la pseudosperimentazione del Metodo
Di Bella del 1998 in cui furono documentate 11 gravi irregolarità, quali:
-
Somministrazione di farmaci scaduti a 1048 pazienti, (verbale firmato dai NAS)
- Presenza di
acetone , sostanza tossica e cancerogena nella soluzione vitaminica,
-
Somministrazione di solo 4 dei 7 farmaci del Metodo Di Bella, malgrado ricetta
autografa rilasciata dal Prof Di Bella in commissione oncologica.
-
Somministrazione rapida, senza temporizzatore della somatostatina (va
somministrata con un temporizzatore in 8-10 ore) che ne ha vanificato l’effetto,
provocando nausea e vomito, attribuiti dagli sperimentatori a tossicità del MDB
- Arruolamento
di pazienti in altissima percentuali chemio-radiotrattati, non più responsivi,
con aspettativa di vita tra 11 giorni e 3 mesi, disattendendo le indicazioni del
Prof Di Bella che aveva posto come condizione (verbali della commissione
oncologica) che il suo metodo
andava sperimentato in pazienti non chemio radiotrattati e in condizione
iniziali, non terminali,
- Assenza del
doppio cieco e del gruppo di controllo che non consente a nessuna
sperimentazione di dare indicazioni cliniche,
- Scelta
dell’infimo obiettivo di una sperimentazione, la dimensione della neoplasia,
mentre invece il National Cancer Institute, per validare una sperimentazione,
chiede come primo obiettivo la sopravvivenza, seguita dalla
qualità di vita, ecc…
Al riguardo
nel portale ufficiale del MDB www.metododibella.org, in home-page, sia alla
sezione “ In evidenza”, che in “Rassegna Stampa”, è riportato il significativo
articolo di Marco Travaglio sulla Repubblica - 7 Settembre 2000
“Così hanno
truffato Di Bella dosi sballate e farmaci scaduti
…- La
sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità…”
Il
Procuratore di Torino, Dott. Guariniello, aveva già inviato l’avviso di
conclusione indagini ai responsabili della sperimentazione quando, dopo 3
giorni, gli fu tolta l’inchiesta , trasferita ad altra procura che archiviò
tutto rapidamente (ammettendo le anomalie ma discolpando i responsabili, che non
avrebbero agito per dolo ma, spinti dall’opinione pubblica e per la fretta,
avrebbero commesso molti e gravi errori). Numerose interrogazioni parlamentari
sul sospetto e tempestivo trasferimento d’inchiesta e immediata archiviazione
non ebbero risposta. Rimane il dato di fatto che, malgrado tutte queste
documentate anomalie, si pretese di ritenere valida questa sperimentazione,
anche se pesantemente criticata da prestigiose testate scientifiche
interazionali come il British Medical Journal. La documentazione completa è
reperibile sul sito ufficiale
www.metododibella.org
Si accede
così ad una raccolta di 400 pagine di documenti sulle anomalie della
sperimentazione
(Sperimentazione MDB I e II) che la hanno totalmente invalidata sul piano
scientifico e clinico.
http://www.metododibella.org/it/mdb/dettaglioNews.do?task=dettaglioRassegnaStampa&idNews=6297&tipologia=Legislativa&pre1=Sperimentazione
MDB I e II
Circa le
possibilità della chemioterapia, i risultati scientifici ufficiali, reperibili
sulle banche dati clinico/scientifiche internazionali, ne documentano
un’inaccettabile percentuale di mortalità denunciata da un’agenzia della Reuters
Healt [Wesport,CT]: “Unexspected high mortality rated
associated with chemoterapy regimen...”
(“Non
ci si aspettava un tasso di mortalità così elevato associato ai protocolli
chemioterapici...”). Il dato è confermato dalla pubblicazione di Gerrard [Br.J.
Cancer 1998 Jun 77(12) 281-5] con l’undici per cento di decessi, non causati dal
tumore ma unicamente da chemioterapia. Viene documentata una mortalità del 17%
nella pubblicazione di Ghesquières H, Ferlay C e AA sulla rivista Ann Oncol.
2010 Apr;21(4):842-50. Epub 2009 Nov 13.dal titolo : Long-term follow-up of
an age-adapted C5R protocol followed by radiotherapy in 99 newly diagnosed
primary CNS lymphomas: a prospective multicentric phase II study of the Groupe
d'Etude des Lymphomes de l'Adulte.
La
sopravvivenza dei malati di tumore, quella vera, delle verifiche scientifiche,
non giornalistico-televisive, è essenzialmente dovuta alla chirurgia, molto meno
alla radioterapia, e per il 2,5% alla chemio e si riduce, nei pazienti operati ,
ad un 29% di sopravvivenza a 5 anni (Richards,BMJ2000;320:895–898). Del 29%
pertanto solo il 2,5% era dovuto alla chemio, come pubblicato da Morgan G. e AA
“The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5- year survival in adult
malignancies”, sulla prestigiosa rivista oncologica Clin.
Oncol [2004
Dec.16(8):549-60]. Questa fondamentale pubblicazione si basa su 14 anni di
osservazione, 225000 pazienti, 22 varietà tumorali, per accertare il reale
contributo della chemio al raggiungimento dei 5 anni di sopravvivenza.
L’avvilente risultato: su cento ammalati la chemioterapia consente solo al 2,5%
di raggiungere i 5 anni, dopo i quali, Lopez nello studio clinico “Long–term
results…Experience at the 20 th…” GacMed Mex [1998 mar. Apr,134(2):145-5] ha
accertato che metà dei pazienti sopravvissuti a cinque anni, nel lungo termine
muore per tumore.
Il dato di fatto che, senza alcuna delle note, gravi, non raramente mortali,
complicazioni tossiche della chemio, il MDB abbia documentato nella massima
banca dati mondiale
www.pubmed.gov risposte obiettive rilevanti e complete, anche senza
interventi chirurgici, chemio e radio, e anche in alcuni casi di stadi avanzati
di carcinomi mammella (in cui l’oncologia ammette notoriamente e chiaramente di
essere impotente a ottenere simili risultati), per la c.d. “comunità
scientifica” è irrilevante.
Il motivo? La rivista che ha pubblicato i risultati del MDB ha un basso IMPACT
FACTOR, e il lavoro non segue (secondo loro), la prassi metodologica.
Pertanto un
risultato scientifico e clinico di questa portata non conta niente, non è
accettabile.
La logica del ragionamento è ovviamente perfetta e ineccepibile, degna delle più
eccelse e codificate procedure metodologiche, di impeccabili raccolte dati, di
un’ortodossia sancita in quintali di inutili pubblicazioni metodologicamente
perfette che hanno portato al nulla se non al fallimento noto, conclamato e
tragico precedentemente riportato, della cura del cancro che porta a uccidere
con chemio dall’undici al diciassette per cento di pazienti in alcune neoplasie
e, a 5 anni, a ottenere col la chemio (in assenza di chirurgia ) il 97,5 % di
ammalati neoplastici morti.
A fronte di questi noti e certificati risultati delle attuali terapie
oncologiche istituzionali “di provata efficacia “risulta moralmente etico,
razionalmente scientifico, disprezzare e interdire terapie come il MDB che non
provocano mortalità e neppure la rilevante tossicità della chemio, e che
conseguono percentuali nettamente più elevate di miglioramenti in tutti gli
stadi, fino alla documentata e stabile remissione (eventualità sconosciuta
all’oncologia ortodossa, e forse per questo ritenuta “impossibile”) in carcinomi
prostatici e della mammella, senza intervento, chemio e radio, con abbattimento
evidente ed elevatissimo delle spese sanitarie e conseguente crollo del
fatturato delle multinazionali?
Si
utilizzano, a complemento della chemioterapia, trattamenti radioterapici, con
ulteriori elevati costi, che aggravano ulteriormente il rischio di progressione
e metastatizzazione neoplastica incrementando l’effetto mutageno e
immunodepressivo. Alcuni dati scientifici sulla chemio:
Nature
(forse la più nota rivista medico scientifica mondiale): “Cancro:
chemioterapia ne rafforza crescita e resistenza” lancio di un’agenzia
giornalistica 18:57 05 AGO 2012(AGI) - Parigi, 5 ago.
– “La
chemioterapia usata da decenni per combattere il cancro in realtà può stimolare,
nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la
crescita e rende 'immune' il tumore a ulteriori trattamenti. La scoperta,
"del tutto inattesa", e' stata pubblicata sulla rivista Nature ed è frutto di
uno studio statunitense sulle cellule del cancro. Nell’agosto 2012 I ricercatori
Sun Y, Campisi J hanno pubblicato su Nature medicine (Nat Med. 2012 Aug 5. doi:
7
10.1038/nm.2890) i meccanismi biochimici e molecolari del fallimento della
chemioterapia, titolo della pubblicazione: “Treatment-induced damage to the
tumor microenvironment promotes prostate cancer therapy resistance through
WNT16B.” Sono stati scoperti evidenti danni nel Dna nelle cellule sane
intorno all'area colpita dal cancro. Sono stati analizzati gli effetti di un
tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla
prostata. Questi ultimi producevano quantità maggiori della proteina WNT16B, che
favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali…"l'aumento della
WNT16B...interagisce con le vicine cellule tumorali facendole crescere,
propagare e, più importante di tutto, resistere ai successivi trattamenti
anti-tumorali... ", ha spiegato il co-autore della ricerca Peter Nelson del
Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle nello stato di Washington: “i
tumori rispondono bene alle prime chemio salvo poi ricrescere rapidamente e
sviluppando una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti chemioterapici. Un
dato dimostrato dalla percentuale di riproduzione delle cellule tumorali tra i
vari trattamenti. I nostri risultati indicano che il danno nelle cellule benigne
può direttamente contribuire a rafforzare la crescita 'cinetica' del cancro,
hanno spiegato i ricercatori, anche nei tumori al seno e alle ovaie".
La notizia
ha sconcertato ed è stata ripresa da varie agenzie di stampa e giornali on line
come Tiscali Scienze :”Scoperta shock, la chemioterapia può rafforzare i
tumori… Chemioterapia: arma a favore dei tumori, si rinvigoriscono” : Un
nuovo studio scuote la comunità scientifica internazionale e suscita
perplessità. La chemioterapia, invece di debellare i tumori, li aiuterebbe a
svilupparsi e rafforzarsi, rendendoli addirittura resistenti a trattamenti
successivi. Lo studio è stato portato avanti dagli scienziati del Fred
Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, che hanno voluto scoprire perché
le cellule tumorali sono così forti nell’organismo umano e, invece, deboli e
annientabili facilmente in laboratorio. Sembra che i tumori sarebbero
rinvigoriti proprio dalla chemioterapia, che indurrebbe le cellule sane ad
emettere una proteina che ha la caratteristica di favorire lo sviluppo e la
resistenza del tumore”.
Se la chemio avesse una reale efficacia antitumorale, che senso avrebbe un
orientamento chirurgico sempre più aggressivo, radicale, demolitivo, spesso
mutilante con limitazioni funzionali e riflessi negativi sulla qualità di vita?
La stessa esistenza di questa prassi chirurgica certifica il giustificato
scetticismo e la logica sfiducia nella chemio. Con l’aggravante, a ulteriore
conferma dell’incapacità della chemio a guarire qualsiasi tumore solido,
dell’associazione frequente e/o abituale alla radioterapia.
Anche le
indicazioni, la reale efficacia e il rischio di induzione tumorale della
radioterapia classica, convenzionale, vanno attentamente rivisti in base ad
alcuni dati scientifici recentemente documentati e pubblicati di cui riporto una
sintesi: da Natural News 20 Marzo 2012 “Relativamente alle cellule staminali
tumorali…Una strada è l’attivazione indotta per radiazione” spiega Frank
Pajonk Associate Professor of radiation oncology al Jonsson Center della Ucla,
Università di California. Ed è sempre con questa tecnica, le radiazioni, che
Pajonk ha prodotto in laboratorio cellule staminali tumorali (le più
aggressive). Il lavoro di Pajonk è stato pubblicato in marzo (2012) su Stem
Cells e mostra che la radioterapia usata per curare i tumori al seno (ma
ovviamente anche altri tumori) ” in parte può uccidere le cellule tumorali e
in parte trasformare le cellule tumorali superstiti in tumorali staminali (che
sono molto più resistenti ai trattamenti delle normali cellule tumorali” I
ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center Department of Oncology della
UCLA hanno irradiato normali cellule tumorali non-staminali e le hanno
inserite nelle cavie.
Attraverso un sistema di imaging hanno potuto assistere
(direttamente) alla trasformazione delle cellule normali in staminali
tumorali per reazione al trattamento con le radiazioni. Pajonk riferisce” che la
nuova produzione di cellule così ottenuta è incredibilmente simile a cellule
staminali del tumore al seno, non irradiate. La squadra di ricercatori ha
anche potuto calcolare che queste cellule tumorali staminali indotte ( dalla
radioterapia)hanno una capacità di produrre tumori che è di 30 volte superiore a
quella delle normali cellule tumorali (del tumore al seno) non irradiate”
Conclude
Natural News “Nuovo studio: i trattamenti radioterapici creano cellule
tumorali 30 volte più potenti rispetto alle normali cellule tumorali . Nella
ricerca rivoluzionaria appena pubblicata su Stem Cells, rivista del
settore riservata agli specialisti, i ricercatori del Jonsson Comprehensive
Cancer Center Department of Oncology della UCLA, hanno scoperto che, benchè
uccidano mediamente una metà delle cellule tumorali ad ogni trattamento, le
cure con le radiazioni per il tumore al seno trasformano le cellule tumorali
superstiti in cellule tumorali staminali che sono molto più resistenti al
trattamento delle normali cellule tumorali. Questa nuova ricerca assesta
un altro colpo al fallimentare protocollo di cura ufficiale appoggiato
dai media ufficiali allineati; protocollo che cerca di tagliar via, avvelenare o
bruciare i tumori, cioè i sintomi del cancro, invece di curare le cause dei
tumori, cioè il cancro. Center of Regenerative Medicine sempre dell’Università
della California di Los Angeles (UCLA), ha aggiunto: «È degno di nota il
fatto che le cellule di questi tumori utilizzino, per opporsi al trattamento con
le radiazioni, gli stessi percorsi usati per la riprogrammazione cellulare»
Questi dati
scientifici confermano la piena consapevolezza del grave limite della
chemioradioterapia, che ha comportato un orientamento sempre più invasivo e
radicale della chirurgia, con attenzione e controllo millimetrico della distanza
dei limiti del tumore asportato dal tessuto sano, e la ricerca attenta di tutte
le catene linfoghiandolari satelliti sospette. Alcuni interventi, come
mastectomie, anche bilaterali, sono effettuati oggi, anche in assenza di tumore,
solo come prevenzione di possibili insorgenze di tumori per familiarità e in
presenza di mutazioni che incrementino il rischio di neoplasie. Se oggi
esistesse una valida alternativa terapeutica medica alla chirurgia, non
avrebbero senso interventi oncologici. Una donna soffre per tutta la vita il
trauma psicologico di una mutilazione al seno. I limiti dell’oncologia sono però
ancora più gravi se si considera che malgrado la chirurgia (praticamente tutte
le donne con tumori della mammella, a parte rare eccezioni, sono operate) il
tumore della mammella rappresenta oggi in tutto il mondo la prima causa di morte
della donna.
La chirurgia, pertanto, anche se tecnicamente perfetta, non può
assolutamente garantire la guarigione. Inoltre, se nelle recidive post
chirurgiche chemio radioterapia, farmaci biologici “ intelligenti “ di ultima
generazione fossero efficaci, il cancro della mammella non sarebbe la prima
causa di morte delle donne. Così per i tumori del polmone, pancreas, fegato,
ecc… Da questa, non mediatica, ma realistica scientificamente, e documentata e
verificabile valutazione, da questi drammatici limiti, emergono necessariamente
alcuni prepotenti interrogativi: Perché, malgrado i grandi mezzi profusi,
impegno, studi, ricerche, malgrado il grande progresso tecnologico nella
diagnostica e nella chirurgia, i 15 milioni di decessi per tumore in tutto il
mondo sono in continuo aumento fino a fare in molti casi di questa patologia
un’autentica epidemia, e la prima causa di morte? Perché l’incidenza di
questa malattia sta rapidamente aumentando estendendosi a fasce sempre più
giovani di popolazione?
E’ ovvio che
solo gravi, molteplici, imperdonabili errori pervicacemente ripetuti,
ostinatamente ignorati, possono aver portato ad un disastro di questa portata, a
un’impotenza che umilia la scienza e la medicina, maldestramente dissimulata da
continui annunci di spettacolari quando fantomatici progressi e di un
prossima, immancabile utopistica vittoria sul cancro, periodicamente
procrastinata di 5-10 anni.
Il Metodo Di
Bella per curare il cancro (MDB) persegue tre obiettivi essenziali
· La difesa
dall’aggressione neoplastica
· L’inibizione
della proliferazione neoplastica
· Il contrasto
alla spiccata tendenza mutagena del fenotipo neoplastico.
Obiettivi
del MDB: dati reperibili su
www.pubmed.gov digitando:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20881933
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24464005
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24378460
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23391973
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23348932
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22635078
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22167148
a) Difesa
dall’aggressione neoplastica
Il MDB asseconda ed esalta le reazioni vitali e l’omeostasi antitumorale per
metterle in condizione di contrapporsi all’ insorgenza e progressione
neoplastica .
Il tumore è deviazione dalla vita normale, per cui occorre riportare le reazioni
deviate verso la norma, attraverso il potenziamento di tutti quei mezzi che la
Fisiologia considera essenziali per la vita. Il MDB persegue questo obiettivo
attraverso innovative formulazioni e criteri d’impiego della MLT (complessata
chimicamente con Adenosina e Glicina), di retinoidi solubilizzati in Vit E,
oltre a Vitamine C, D3, e componenti della ECM. Inserendo componenti apolari
come il Betacarotene e la vit.E tra i fosfolipidi di una membrana cellulare, la
si stabilizza preservandola da danni ossidativi e dai radicali liberi .Sia nelle
situazioni che predispongono al tumore, che nel corso della malattia
neoplastica, possono essere sovvertiti struttura e potenziali della membrana
cellulare e conseguentemente, l’espressione e le funzionalità recettoriali,
mediante l’esasperazione dei processi ossidativi e il conseguente picco nella
produzione di radicali liberi. Le dosi, previste dal MDB, di retinoidi e vit. E,
permettono di conseguire sia un effetto preventivo, che terapeutico, azzerando
le possibilità che i radicali liberi possano provocare danni.
I Retinoidi
e la Melatonina hanno la capacità di preservare ed esaltare il trofismo, la
vitalità e l’efficienza delle cellule sane, nello stesso momento in cui
deprimono la progressione, la vitalità e la spiccata attitudine mutagena del
fenotipo neoplastico. Per ogni mutazione la cellula neoplastica seleziona una
serie di vantaggi, aumenta la velocità di proliferazione, di migrazione a
distanza, produce sostanze tossiche, incrementa la sua resistenza.
Questa
apparente contraddizione deriva dal fatto che i retinoidi sono i più potenti
attivatori, non ormonali, unicamente della crescita ordinata, funzionale
e finalizzata all’equilibrio biologico ottimale, mentre allo stesso tempo
inibiscono decisamente l’afinalistica e disordinata crescita neoplastica,
avviando la cellula tumorale all’apoptosi.( invecchiamento e morte cellulare).
Le vitamine sono catalizzatori fisiologici fra energia e materia. Ogni
cambiamento della materia vivente non può prescindere da un adeguamento dello
stato energetico. Solo minime variazioni quantitative di produzione,
assorbimento, cioè elaborazione del terreno biologico e del suo corrispettivo
energetico, sono compatibili con la vita, e quindi le reazioni devono procedere
per passaggi graduali di entità minima materiali-energetiche, reciprocamente
compensati nel tempo.
Queste
reazioni realizzano, con estrema gradualità, la produzione e l’assorbimento di
energia e materia con equivalenza materiale/energetica. Questo continuo
divenire, per le eccezionali finalità cui tende, deve essere gradualmente
modulato e finemente regolato, e nelle sue linee essenziali sarebbe impossibile
senza le vitamine, il cui fine è il condizionamento e la regolazione
dell’equilibrio materia/energia su cui poggia la vita. La piena conoscenza delle
vitamine equivale alla conoscenza dei più fini equilibri e dei rapporti
energia/materia e di tutti i riflessi sull’attività vitale. La conoscenza della
composizione chimica, della formazione, della localizzazione all’interno della
cellula, del momento del loro intervento, della regolazione e dell’entità della
loro attività, consente di cogliere l’essenza della vita fisiologica e di
correggere le sue deviazioni patologiche.
Perciò, dal
suo ruolo originario biochimico-vitale, la vitaminologia è elevata, nel MDB, a
quello terapeutico razionale, essenziale, sia nella prevenzione, che nella cura
di varie patologie. Pertanto la conoscenza approfondita dei meccanismi
regolatori della vita normale, fisiologica, consente la predisposizione di
contromisure efficaci per evitare deviazioni degenerative o neoplastiche.
L’espressione recettoriale (il recettore consente a una cellula di rispondere al
contatto con una mlecola) ubiquitaria della Prolattina e del GH rappresenta uno
degli aspetti del ruolo mitogeno (induzione tumorale) diretto e generalizzato,
di queste molecole.
Per comprendere l’enorme valenza dei retinoidi nell’ambito dell’economia
biologica, basta onsiderare che essi forniscono l’alto costo energetico sia
della crescita, che dell’ordine fisiologico della crescita stessa, concorrendo
all’omeostasi antitumorale. La crescita della sostanza vivente comporta un
altissimo dispendio energetico, ma l’ordine fisiologico della crescita comporta
un pari, ed ugualmente elevato, fabbisogno di energia.
b)
Inibizione della proliferazione neoplastica
La proliferazione cellulare è strettamente dipendente dalla Prolattina,
dall’ormone della crescita (GH), massimo fattore di crescita e da molecole
mitogene ( che inducono tumori) GH dipendenti, da esso positivamente regolate,
come EGF, FGF, HGF, IGF1-2, NGF, PDGF, TGF, VEGF oltre che da fattori di
crescita prodotti dall’apparato gastrointestinale, come VIP, CCK, G . Sia la
proliferazione cellulare fisiologica, che quella neoplastica, avvengono per
mezzo di queste stesse molecole, che la cellula neoplastica utilizza, però, in
rapporto esponenziale rispetto a quella sana.
La perdita
di differenziazione (per mutazioni) e la proliferazione incontrollata, anche se
in misura diversa, caratterizzano tutte le neoplasie
L’impiego della somatostatina e analoghi, componenti essenziali del MDB, agendo
sulla crescita, denominatore comune a ogni tumore, deve trovare indicazione
razionale in ogni neoplasia.
È dimostrato anche il rapporto causale e proporzionale tra espressione
recettoriale del GH (di cui la SST è l’antitodo biologico) e induzione e
progressione tumorale, rilevando istochimicamente concentrazioni di GHR
(recettori che consentono alle cellule di utilizzare l’ormone della crescita)
nettamente superiori nei tessuti tumorali rispetto a quelli sani. E’ pertanto
noto, e ampiamente documentato, il potente ruolo mitogeno del GH, ed il fatto
che l’indice proliferativo e la velocità di progressione delle popolazioni
neoplastiche risulti direttamente proporzionale all’espressione recettoriale del
GH stesso.
E’
documentata l’inibizione di vari oncogeni (induttori tumorali), tra cui mic
da parte della somatostatina (SST) e degli altri componenti del MDB. Tra i
noti fattori causali dell’oncogenesi vi sono anche i danni cromosomici che
comportano, in varia misura, inattivazioni di geni oncosoppressori: CD44, Bcl-2,
p53, oltre che delle Caspasi 3-8, elementi chiave della cascata apoptotica
(morte cellulare naturale). La regolazione negativa degli oncosopressori, cioè
la riduzione delle molecole naturali che inibiscono il tumore, è antagonizzata
da componenti del MDB come l’Ac. Retinoico, che inibisce l’inattivazione delle
caspasi, e la Melatonina (MLT) che preserva dalla degradazione p53 e Bcl-2.
L’inattivazione degli oncosoppressori può avvenire contemporaneamente
all’amplificazione di oncogeni (induttori di tumore) come il gene N-myc e
il proto oncogene trk, considerati una delle cause citogenetiche
neoplastiche. Componenti del MDB come la STT e i retinoidi antagonizzano la
spinta proliferativa di queste molecole. Tra i fattori patogenetici, anche
l’alterazione del sistema ligando–recettore GF-TRK, e l’alterata risposta allo
stimolo differenziante, sono efficacemente contrastati dai retinoidi. La
differenziazione è potenziata sinergicamente da altri componenti del MDB come
MLT, Vit E, Vit C, Condroitinsolfasto.
E’ noto in che maniera l’asse GH-IGF1
abbia una determinante influenza sullo sviluppo biologico neoplastico. Gli IGFR
(recettori del potente fattore di crescita tumorale IGF) rispondono
mitogenicamente a IGF. L’effetto soppressivo della SST e analoghi sui livelli
sierici di IGF1 è sia diretto, attraverso l’inibizione del gene di IGF, che
indiretto mediante la soppressione del GH e pertanto della sua induzione epatica
di IGF1. Le cellule neoplastiche sono caratterizzate, anche se in misura
diversa, da vari livelli di espressione dei recettori tirosinkinasici.
L’attività Proteinchinasica è efficacemente inibita dalla SST e analoghi. Anche
l’espressione di trk-b e l’amplificazione di NMyc, insieme ad elevata attività
telomerasica, comuni a diverse neoplasie, sono negativamente regolate dalla SST.
Antidoti biologici del GH, come Somatostatina e analoghi, riducono l’espressione
e la trascrizione di fattori di crescita altamente mitogeni, come IGF 1-2, FGF.
E’ documentata anche l’attività inibitoria della SST su un altro potente fattore
di crescita mitogeno, l’EGF, attraverso molteplici meccanismi quali
l’inibizione, dose dipendente, della fosforilazione tirosinica indotta
dall’attivazione di EGFR da parte di EGF, la riduzione di EGFR nelle cellule
tumorali la riduzione dell’espressione di EGF, l’abbattimento della
concentrazione plasmatica di EGF. Somatostatina e analoghi estendono la loro
regolazione negativa ai recettori dei già citati fattori di crescita, con
evidenti riflessi antiangiogenici. E’ ormai assodato che la progressione
neoplastica è strettamente dipendente dall’angiogenesi, (produzione di vasi
tumorali che nutrono il tumore) e che quest’ultima ne rappresenta una fase
obbligata ed essenziale. L’acquisizione di un fenotipo angiogenico (capacità
delle cellule tumorali di formarsi una rete di vasi sanguigni) è decisivo per
l’espansione del tumore. Somatostatina, e analoghi, regolano negativamente gli
“induttori angiogenici”, e tutte le fasi dell’angiogenesi come la cascata dei
monociti, l’interleukina, la Prostaglandina E 2 e il VIP,
l’Ossido-Nitrico-Sintasi endoteliale (e-Nos) oltre ai fattori di crescita il cui
sinergismo è essenziale per l’angiogenesi stessa, come il VEGF-A; TGF, , FGF,
HGF, PDGF. L’inibizione dell’angiogenesi indotta dalla SST è sinergicamente e
fattorialmente potenziata dagli altri componenti del MDB, quali MLT, Retinoidi,
Vit E, inibitori prolattinici, componenti della matrice extracellulare.
Ugualmente documentato è l’effetto citostatico, antiproliferativo,
antimetastatico della Somatostatina, che è efficacemente sinergizzato dagli
altri componenti del MDB: Retinoidi, Vitamina D3, Cabergolina e Bromocriptina
(inibitori prolattinici) Galattosamina solfato, Calcio,Vit E, Vit C. La
letteratura ha pertanto confermato i meccanismi d’azione antineoplastici
interattivi differenzianti, citostatici, antiproliferativi, antiangiogenici e
antimetastatici di tutti i componenti del MDB.
Senza
l’apporto dell’ormone della crescita [GH] e dei Fattori di Crescita [GF]
prodotti dai tessuti per azione del GH, e quindi strettamente GH-dipendenti, non
esiste crescita fisiologica o tumorale.
Le mutazioni cellulari (che selezionano cellule tumorali sempre più pericolose)
avvengono per varie cause, di ordine fisico, chimico, infettivo. Diversi
componenti del MDB (MLT, Vit D3, C, E, Retinoidi, componenti della ECM) hanno un
effetto anti-mutazioni, differenziante, fortemente immunomodulante.
Nella crescita dei tumori ormono-dipendenti, intervengono anche l’estrogeno (nei
tumori della donna), e il testosterone (nell’uomo), inibiti nel MDB dai
rispettivi bloccanti specifici.
c) Il
contrasto alla spiccata tendenza mutagena del fenotipo neoplastico
(mutazioni).
La cellula tumorale è caratterizzata da una frequenza di mutazioni crescente e
segue, nella sua progressione, un programma predefinito di sopravvivenza
ereditato dai batteri cui è stato trasferito dai procarioti. Questo “programma”
costituito da 20 geni ( unità funzionali del DNA), scoperto dal biologo
molecolare Radman e da lui definito “SOS”, è represso, ma presente, nella
cellula sana (diversamente non potremmo vivere) che accede ad esso in condizione
di stress acuto, nella sua fase di trasformazione tumorale.
Questo programma di sopravvivenza dà avvio a un percorso predefinito che
consente alla cellula, divenuta neoplastica, di adattarsi con grande rapidità ed
efficacia alle condizioni avverse con una progressione modulata da un meccanismo
evolutivo predeterminato. Le ricerche furono confermate ed estese dal maggior
oncologo e ricercatore francese Lucien Israel, già Presidente dell’Accademia di
Francia che ci ha onorati accettando di essere Presidente onorario e referente
scientifico della Fondazione Di Bella.
Nella citata
pubblicazione il Metodo Di Bella l’argomento è stato trattato più ampiamente e
dettagliatamente riportando anche le omologie, tra le proteine e i geni del
sistema “SOS” batterico e quelli trattenuti nelle nostre cellule. Nel
numero di maggio di quest’anno, Lambert G- et Al nella pubblicazione “ An
analogy between the evolution of drug resistance in bacterial communities and
malignant tissues.” Su Nat Rev Cancer. hanno ripreso e confermato quanto
pubblicato dal sottoscritto su Neuro Endocrinol Lett. 2010;31 Suppl 1:1-42. nel
lavoro The Di Bella Method (DBM). Queste ricerche hanno dato maggiore
consapevolezza del fatto che la proteiforme capacità di adattamento della
cellula tumorale, la sua formidabile vitalità, capacità mutagena e di recupero,
sconosciute alla biologia umana fisiologica, sono state dall’oncologia
gravemente sottovalutate.
L’esatta e
realistica valutazione dei pressoché illimitati potenziali biologici neoplastici
porta ad una logica terapeutica esattamente conforme ai postulati e al razionale
del MDB: solo un precoce attacco multiterapico integrato, sinergico e
centripeto con molecole differenzianti che stabilizzino il DNA bloccando le
mutazioni unitamente a farmaci antiproliferativi, senza discontinuità spazio
temporale può tenere testa, contenere e prevalere su una forma di vita diversa e
drammaticamente superiore alla fisiologica, con altissime capacità di
adattamento, e superamento, di ogni singola condizione avversa la medicina possa
opporle.
Conclusioni
Questi documentati dati scientifici, anche se ancora non valorizzati, comprovano
la razionalità ed efficacia della concezione multiterapica del MDB che mediante
l’integrazione sinergica dei suoi componenti asseconda ed esalta le reazioni
vitali e l’omeostasi antitumorale per metterle in condizione di contrapporsi
alla insorgenza e progressione neoplastica.
La nuova oncologia biologica, fisiologica, del professor Di Bella può essere
definita antropocentrica nel senso scientifico, filosofico, medico, etico e
cristiano del termine. Considera e cura il portatore del tumore, non il tumore
come entità estrapolata da un’inscindibile unità biologica psicofisica e
spirituale, secondo un pensiero scientificamente inconsistente ed eticamente
aberrante, frutto di una condizione culturale obsoleta a volte inconscia, che
rallenta e ostacola l’accettazione delle chiare evidenze scientifiche del Metodo
Di Bella (MDB) e il loro impiego clinico terapeutico.
Se il tumore
è crescita, e se la crescita poggia sull’asse proliferativo GH-PRL (ormone della
crescita- Prolattina) e fattori di crescita strettamente GH dipendenti, che il
MDB inibisce, se Melatonina, Retinoidi, Vitamina E, D3 esercitano un potente e
documentato effetto differenziante (antimutazione), è ozioso chiedere un
protocollo a conferma. Il MDB nasce da acquisizioni saldamente scientifiche, da
verità cioè definitivamente acquisite dalla Scienza Ufficiale. Questi concetti
sono così stati sinteticamente enunciati dal professor Di Bella nel corso di una
sua relazione congressuale:
“Essere essenziale più che l’inattuabile ed
immaginaria uccisione di tutti gli elementi neoplastici, la realizzazione di
tutte le condizioni note, possibili e atte a ostacolarne lo sviluppo.
L’essenziale sta nell’attivare tutti gli inibitori dei noti fattori di crescita
alle dosi e con tempestività e tempi opportuni. Il protocollo MDB è nato in
questa atmosfera, quella della vita e non dell’intossicazione e morte delle
cellule, metodo che asseconda o esalta le reazioni vitali, senza ricercare con
precisione statistica le dosi più opportune per uccidere. Il tumore è deviazione
dalla vita normale, per cui occorre portare le reazioni deviate alla norma,
attraverso l’esaltazione di tutti quei mezzi che la Fisiologia considera
essenziali per la vita”.
Il Prof
Luigi Di Bella, dopo aver considerato i troppi insuccessi e la grave, anche
mortale, tossicità dell’oncoterapia, e averne individuate e studiato le cause,
ha formulato il suo metodo su basi biologiche, biochimiche e fisiologiche,
denunciando il sostanziale ed evidente, anche se abilmente dissimulato,
fallimento dell’oncoterapia. Ha dimostrato che in tutti i tumori non vi è, né ci
potrà mai essere, alcun farmaco con tossicità differenziale, che abbia effetto
citolitico e citotossico unicamente sulle cellule tumorali, e non sulle sane.
Occorre invece agire, per il Prof Di Bella, sulle condizioni biologiche in modo
da creare un ambiente non farmacologicamente tossico, ma biochimicamente
sfavorevole alla biologia neoplastica, incidendo negativamente di volta in volta
su una o più delle reazioni che si svolgono nell’ evoluzione tumorale e
attivando contemporaneamente quelle reazioni che intervengono nei processi di
guarigione. Non esiste, né potrà mai esserci alcun trattamento chemioterapico
citotossico in grado di guarire un tumore solido, ma unicamente un Metodo, una
multiterapia razionale e biologica, un complesso di sostanze sinergiche e
fattorialmente interattive, singolarmente dotate di attività antitumorale
atossica, che sequenzialmente, o contemporaneamente, agiscano centripetamente
sulla miriade di reazioni biologiche della vita tumorale, riconducendo
gradualmente alla normalità le reazioni vitali deviate dal cancro.
Cause
degli insuccessi dell’oncoterapia
Il mancato intervento sui meccanismi della crescita tumorale mediante gli
inibitori dell’ormone della crescita [GH]( Somatostatina e l’analogo
octreotide), e come diretta conseguenza, di tutti i fattori di crescita GH
dipendenti, e della prolattina, mediante agonisti dei recettori D2 come
Bromocriptina e Cabergolina.
Il mancato trattamento delle mutazioni, ognuna delle quali seleziona ceppi di
cellule tumorali sempre più resistenti proliferative, tossiche e
metastatizzanti.
L’attivazione mediante chemio-radioterapia di un’elevata frequenza di mutazioni
(a raffiche).
Nello stesso tempo in cui in un ammalato, debilitato da chemio-radio, vengono
compromesse le funzioni vitali, l’immunità e le strutture biologiche portanti
dell’organismo, vengono selezionati cloni tumorali sempre più aggressivi e
resistenti.
La
strategia di soppressione della ricerca libera da interessi mercantili A
livello globale si è pianificata la progressiva riduzione, fino alla completa
eliminazione, della libertà del medico di prescrivere secondo scienza e
coscienza, applicando in ogni singolo caso le relative evidenze scientifiche
reperibili in letteratura, ricercando il miglior rapporto tra efficacia e
tollerabilità di ogni farmaco, impiegato in base all’esperienza professionale
propria e dei colleghi. In Italia, Prodi, con la Finanziaria 2007 (al comma 796, lettera Z), ha
abrogato la disposizione dilegge introdotta sotto la pressione
dell'opinione pubblica nel 1998, la cosiddetta “legge Di Bella” (articolo 3,
comma 2 D.L. n. 17 del 23 febbraio 98, conv. con modificazioni, dalla legge 8
aprile 1998, n. 94), che consentiva al medico di prescrivere al di fuori dei
vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza, in base alle
evidenze scientifiche, al momento in gran parte disattese dal prontuario del
Ministero della Salute. Grazie a questa legge per anni i medici hanno potuto
prescrivere farmaci di cui esisteva un razionale d’impiego scientificamente
testato, ma ignorato dalle commissioni ministeriali (Prontuario).
A partire da
quella legge del 2007, la disposizione 94/98 non è più applicabile. Il medico,
per attenersi a queste disposizioni di legge, a questo coercitivo binario
terapeutico (autentica dittatura terapeutica) non raramente sarebbe costretto a
prescrizioni in contrasto con la propria coscienza, esperienza, cultura ed
etica. Gli è fatto esplicito divieto di prescrivere farmaci “off label” (fuori
etichetta) per i cosiddetti usi “non previsti”, anche se pienamente conformi ad
un rigoroso e logico razionale d’impiego clinico basato sull’applicazione
circostanziata, ragionata, consequenziale, delle evidenze scientifiche. Secondo
il Giuramento di Ippocrate, il Codice deontologico, la Conferenza internazionale
di Helsinki sulla etica medica, la Codificazione Internazionale della Medicina
Basata sull’Evidenza (EBM), il medico non solo può, ma ha il dovere morale,
umano, professionale, di applicare in ogni singolo caso e circostanza, il
farmaco meno tossico e più efficace. La finanziaria 2007 fa nella maggioranza
dei casi espresso divieto di applicare questi concetti ovvi, universalmente
accettati e sottoscritti, umiliando la libertà e dignità del medico con danno
per la salute gli ammalati.
Un precedente significativo: nel 1996 la CUF
(commissione unica del farmaco, oggi AIFA) presieduta pro tempore dal Prof
Silvio Garattini, bloccò la distribuzione in farmacia della melatonina. Il
governo di allora, accogliendo la richiesta del farmacologo, con il decreto 161
del 25 marzo, stabilì condanne penali per i medici che l’avessero prescritta. Il
prodotto è sempre stato da banco, venduto sugli scaffali dei supermercati,
conosciuto in passato perché permetteva di risolvere la sonnolenza da jet lag.
La Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso dei pazienti, dichiarò, poi,
incostituzionale il decreto. Oggi sulla Melatonina in www.pubmed.gov ci sono
quasi 20.000 pubblicazioni e la documentazione del suo ruolo rilevante,
fondamentale, in assenza totale di tossicità, sia nel cancro, che nelle malattie
degenerative, e sulle maggiori reazioni e funzioni vitali. Per verificare
l’attività antitumorale di ogni componente del MDB e l’interazione sinergica,
mediante il motore di ricerca del National Library of Medicine, si può
consultare la maggior banca dati medico-scientifica
mondiale:http://www.pubmed.gov
Digitando su
www.pubmed.gov il nome di ogni componente MDB, e aggiungendo “in cancer, si
evidenziano, al 07/11/14:
-
somatostatina e/o octreotide, : 30990 pubblicazioni, tra cui quella
del premio Nobel Schally
-
retinoidi, 15022 pubblicazioni
-
vitamina D3, 8036 pubblicazioni
-
melatonina 1793
pubblicazioni
-
vitamina E,
4432 pubblicazioni
-
vitamina C, 4804 pubblicazioni
- calcio,
2243 pubblicazioni
-
cabergolina 445
pubblicazioni
-
bromocriptina 2085
pubblicazioni
Così per
ogni altro componente del MDB si evidenziano migliaia di pubblicazioni
Oggi il
progresso scientifico è gravemente penalizzato da:
1)
L’influenza e pressione crescente dei circoli di potere (che controllano la
medicina e relativi fatturati) sull’informazione, le carriere e i vertici
universitari , ospedalieri ,e istituzionali della classe medica,
2) la
creazione di icone, mostri sacri, battezzati KOLS ( Key Opinion Leaders) stelle
luminose di un Olimpo, un Gotha medico-scientifico “La c.d. comunità
scientifica” cui accedono solo ed esclusivamente quanti entrano a vario titolo e
grado in queste lobby. Solo questi centri di potere possono dare l’investitura
di membri della “comunità scientifica”, conferire patenti di scientificità,
infallibilità, arrogandosi il diritto di scomunicare, censurare, diffamare gli
eretici come il Prof Di Bella, che rivendicano una ricerca scientifica realmente
e unicamente finalizzata alla salvaguardia della salute e della vita,
all’accertamento della verità, della realtà, del progresso della medicina e una
pratica medica libera e autonoma, affrancate dalla logica speculativa e
commerciale. Le lobby di potere dogmaticamente impongono prontuari, linee guida
terapeutiche vincolanti, autoritarie, coercitive, in gran parte estranee o
antitetiche alle evidenze scientifiche, alla razionalità, all’etica.
Questo è il
reale motivo per cui una rilevante quantità di evidenze scientifiche, cioè dati
scientifici definitivamente acquisiti, certificati, incontestabili, non sono
trasferiti nella clinica, non sono inseriti nei “prontuari, nelle “linee guida”,
nei “protocolli”. Per questo, malgrado una vastissima e autorevole letteratura
dimostri che la proliferazione cellulare tumorale è strettamente dipendente
all’interazione tra Prolattina e GH (ormone della crescita), e da fattori di
crescita GH dipendenti, il suo antidoto naturale, la Somatostatina, non viene
inserito nei prontuari. L’impiego della somatostatina e analoghi, inibendo con
meccanismi molteplici il GH, la massima spinta alla crescita (denominatore
comune a ogni tumore), dovrebbe trovare indicazione razionale e scientifica in
ogni neoplasia. Numerosi e documentati studi clinici osservazionali, i vari
trials, certificano su www.pubmed l’efficacia antitumorale della somatostatina,
in sinergismo con inibitori prolattinici, Melatonina, soluzione di Retinoidi in
Vitamina E e vitamina D3.
I “Signori”
della “ comunità scientifica”, i KOLS, i luminari, le sacre e immacolate
vestali della scienza, non prendono ancora in considerazione e non trasferiscono
in clinica questi studi. Il dato di fatto documentato e verificabile, la verità
oggettiva, l’osservazione e lo studio, la verifica della verità, della realtà,
da sempre mezzo insostituibile e essenza della ricerca, sono stati sostituiti da
funambolismi statistici, da pseudoverità virtuali di trials clinici
commissionati e finanziati da multinazionali e impostati condotti e conclusi per
portare a successi preconfezionati e relativi fatturati. Il programma di
azzeramento della libertà del medico di prescrivere valorizzando le evidenze
scientifiche della letteratura sta ormai rapidamente concludendosi, come
chiaramente evidenziato dal nuovo codice deontologico che blocca definitivamente
la libertà di prescrivere secondo scienza e coscienza, penalizza gravemente ogni
medico che non si attenga scrupolosamente ai loro dictat terapeutici,
indipendentemente dai risultati ottenuti sul paziente, dando ampie coperture
medico legali ai medici responsabili di eventi anche gravi, fino alla morte, se
questi medici si sono attenuti al prontuario. Essendo ormai evidente questo
disegno, stanno manifestandosi le prime reazioni: alcuni ordini dei medici, tra
cui quello di Bologna, hanno respinto e contestato questa umiliazione della
dignità del medico, e il sovvertimento del millenario codice etico di
comportamento del medico.
http://www.odmbologna.it/CodiceDeontologico (codice
applicato a Bologna)
(codice
della Federazione nazionale, che sembra direttamente scritto dalle
multinazionali)
Questo disegno è completato dalla fine programmata della libertà di ricerca
scientifica, codificata nel decreto legge N° 158 del 13 sett. 2012 e nella legge
N° 189 del 8 nov. 2012.
Sono previste gravissime sanzioni disciplinari e pecuniarie ai ricercatori che,
come il Prof Di Bella, in autonomia e senza il benestare di comitati etici,
intraprenda studi clinici e ricerche scientifiche, anche se in autonomia e
autofinanziati. In pratica con questi decreti è finita la libertà non solo di
cura ma di ricerca. Hanno creato le condizioni per cui solo le multinazionali
saranno autorizzare a finanziare studi clinici finalizzati alla registrazione di
farmaci con procedure di cui si conoscono e sono stati denunciati gli espedienti
e funambolismi statistici per arrivare comunque alla registrazione e relativo
fatturato (vedi denunce della Prof Angell e del Nobel Scheckmann) . I “comitati
etici” sono eletti dagli stessi circoli di potere di emanazione
politico-finanziaria, che gestendo le commissioni ministeriali, e le carriere,
decidono linee guida e prontuari coercitivi e vincolanti. Questi, per oltre il
70% disattendono le evidenze scientifiche reperibili su www.pubmed.gov
vanificando la ricerca la quale, se non viene valorizzata nella clinica e
nell’applicazione terapeutica, perde la sua principale ragione d’essere. Il
Metodo Di Bella è tanto odiato e vilipeso perché è stato in grado di contrastare
questo programma, costringendoli a sospenderlo per 9 anni. Nel 1998 gli esiti
positivi del MDB avevano creato un crescente interesse da parte della pubblica
opinione, e una minacciosa ostilità da parte di quei circoli di potere che, come
scrive Ralph Moss nel noto volume Chemoterapy questions «formano una
sorta di establishment del cancro, che controlla l’orientamento
della prevenzione, della diagnosi e della terapia del cancro». Ralph
Moss conclude che, a livello globale, tutta la legislazione sanitaria tende ad
accentrare il potere in poche mani e ad accrescere il conservatorismo in
medicina per salvaguardare il profitto. Il tentativo di risolvere la loro
critica situazione con una campagna diffamatoria fino al linciaggio morale,
l’insulto triviale, e la promulgazione di altisonanti proclami, di autentiche
bolle di scomunica, di diffide degli ordini dei medici, di minacce e
intimidazioni al professor Di Bella, e al numero crescente di medici che
cominciavano a prescrivere il MDB, sortì l’effetto diametralmente opposto,
riducendo ulteriormente il già scarso prestigio delle istituzioni sanitarie.
Ne uscirono
con la pseudosperimentazione del 1998. Per i tanti genuflessi in zelante e
servile adorazione di ogni moda, prodotto pseudoculturale e scientifico
proveniente dal mondo anglosassone, era inconcepibile, irritante, provocatorio,
che un italiano, emarginato dal mondo accademico, in piena autonomia senza
finanziamenti statali, senza i miliardi delle vendite nelle piazze di azalee,
arance, ortaggi e verdure varie, questue televisive e “ giornate della vita”
malgrado l’atteggiamento sempre più minaccioso e intimidatorio del potere, abbia
osato sfidare colossi e santuari mondiali della ricerca oncologica, gigantesche
e inutili cattedrali, generose e instancabili dispensatrici di illusioni (basta
considerare la fine di tre componenti della più nota famiglia di imprenditori
italiani, di Pavarotti, di Raissa Gorbaciova, di re Hussein ,ecc...), e abbia
intuito, concepito, formulato e praticato la prima terapia veramente causale,
razionale, scientifica, efficace, tollerata, nella patologia neoplastica.
Giuseppe Di
Bella
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