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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
30 novembre 2014
Vino, sangue e benzina
Mohamed Hamdan, cugino diJeireddín
Kafr Kanna
è un villaggio nei pressi di Nazareth, probabilmente il luogo dove
Gesù, secondo il Nuovo Testamento - ha trasformato l'acqua in vino. Ora
è un villaggio arabo dove la polizia israeliana converte le pietre in
sangue. Il giorno in questione, la polizia stava affrontando un
gruppo di giovani arabi che protestavano contro i tentativi di Israele
di cambiare lo status quo sul Monte del Tempio (che i musulmani chiamano "Nobile Santuario"). Manifestazioni
come queste hanno avuto luogo quel giorno in molte città e villaggi
arabi in Israele, e in particolare nella Gerusalemme Est occupata.
Secondo il rapporto iniziale della polizia, un arabo di 22, Kheir-Eddine Hamdan, ha attaccato la polizia con un coltello. Non avevano scelta, se non agire per legittima difesa, sparare e ucciderlo.
Come spesso accade spesso con i rapporti della polizia, questo era un mucchio di bugie.
Purtroppo (per la polizia), una telecamera di
sicurezza ha registrato l'incidente. Le immagini mostrano chiaramente
come Hamdan si avvicina alla macchina della polizia e colpisce la
finestra con qualcosa che potrebbe essere un coltello. Quando ha visto
che era inutile, Hamdan si è voltato e se n'è andato via.
A questo punto, i poliziotti sono scesi dall'auto e hanno
iniziato a sparare alle spalle di Hamdan, che viene colpito e cade al
suolo. Gli agenti lo circondarono e dopo aver esitato un attimo,
ovviamente un momento di consultazione tra loro, hanno cominciato a
trascinare il ragazzo ferito a terra fino alla macchina, come se fosse
un sacco di patate. Lo hanno gettato nel veicolo e si sono allontanati
(apparentemente per andare in un ospedale), con i piedi sopra o vicino
al moribondo.
Le immagini mostrano chiaramente, in modo in cui chiunque
può vedere che la polizia ha violato le norme per l'apertura del
fuoco: Non erano in imminente pericolo di vita, non hanno gridato prima
per avvertimento, non hanno sparato prima in aria, non hanno mirato
alle parti inferiori del corpo. Non hanno chiamato un'ambulanza. Il giovane è morto disanguato. E' stata un'esecuzione a sangue freddo.
C'è stata un'ondata di indignazione. Cittadini arabi hanno
iniziato rivolte in molti luoghi. Sotto pressione, la Commissione di
indagine di polizia (che dipende dal Ministero della Giustizia), ha
iniziato ad indagare. Le prime indagini hanno rivelato alcuni fatti che
rendono l'incidente ancora più grave.
Si scopre che davanti alle telecamere che hanno ripreso la
scena, la polizia aveva arrestato il cugino di Hamdan e lo aveva
caricato in auto. Naturalmente, Kheir-Eddine voleva liberare suo cugino e per questo colpì la macchina. Suo cugino ha visto come gli hanno sparato e gettato sul fondo della vettura dov'era già seduto.
La prima reazione del comando di polizia è stata quella di
giustificare l'atteggiamento degli agenti, i cui nomi e volti non sono
stati resi noti. Sono stati trasferiti in segreto ad un'altra unità di
polizia.
L'attivista Ranya Hatem, 38, di Monte degli Ulivi a Gerusalemme, mostra un poster di Kheir-Eddine Hamdan a Kfar Kanna il 10 novembre 2014. Donne e uomini sono arrivati da diversi quartieri di Gerusalemme per dare il loro sostegno alla famiglia Hamdan. Foto Heidi Levine.
Descrivo l'incidente con molti dettagli, non perché è
qualcosa di unico, ma esattamente il contrario: perché è così tipico.
L'unica particolarità di questo caso era la presenza di una telecamera
di sicurezza della cui esistenza nessuno si era accorto.
Diversi ministri hanno elogiato l'atteggiamento esemplare della polizia in questo incidente.
Questo può essere liquidato come una frenetica ricerca di pubblicità
da parte di demagoghi di destra convinti che i loro elettori sempre e in
tutti i casi sono d'accordo nello sparare agli arabi. Dovrebbero
saperlo.
Tuttavia, vi è una dichiarazione che non possiamo ignorare, che è quella del ministro della sicurezza interna.
Pochi giorni prima dell'incidente, il ministro Yitzhak
Aharonowitz, un protetto di Avigdor Lieberman ed ex ufficiale di
polizia, ha dichiarato pubblicamente che nessun terrorista sarebbe
sopravvissuto dopo aver commesso un reato.
Questa è una dichiarazione palesemente illegale. E'
di fatto, una chiamata a commettere reati. Secondo la legge, la
polizia non può sparare ad un "terrorista" o a chiunque altro dopo
l'arresto. E ancora meno quando è ferito e non rappresenta alcun
"pericolo mortale".
Aharonowitz sembra sempre un bravo ragazzo.
Ha la capacità di spuntare inaspettatamente davanti alle telecamere
ogni volta che succede qualcosa che è una notizia, sia un grave
incidente stradale, un reato politico o un incendio. Dio solo sa come ci
riesce.
Il fatto è che il Ministro degli Interni (ex ministro di
polizia) non ha praticamente alcun potere. Fin dai tempi del Mandato
Britannico, il comandante delle forze di polizia è sempre stato
l'Ispettore-capo, un ufficiale professionista in uniforme. L'unica funzione di polizia del ministro è di raccomandare al governo la nomina di un nuovo comandante.
Ma per i poliziotti ordinari, una dichiarazione del ministro suona come un ordine. E' molto probabile che le parole irresponsabili del ministro sono state una diretta istigazione al reato di Kafr Kanna.
Soprattutto se si considera che né l'ispettore generale né il primo
ministro hanno detto niente per esprimere la loro condanna.
Tutto questo mi ricorda la dichiarazione, con gravi
conseguenze, dell'allora primo ministro Yitzhak Shamir nel 1984, quando
anch'egli disse che nessun terrorista sarebbe sopravvissuto dopo un
attacco. La conseguenza diretta fu la vicenda "Bus Linea 300", in cui quattro ragazzi arabi, senza armi, hanno
dirottato un bus israeliano. Furono fermati, due morirono sotto il
fuoco quando l'autobus venne recuperato e due furono catturati vivi.
Uno di loro fu ucciso dal capo dello shin Bet in persona, Avraham
Shalom, che gli spaccò il cranio con una pietra. Quando sono state
pubblicate le immagini (sono stato il primo a farlo), Shalom e i suoi
colleghi sono stati graziati e Shamir negò ogni responsabilità.
Tornando agli eventi di oggi. E' questa la tanto attesa terza Intifada che tutto il mondo aspetta da tanto tempo? Sì? No?
Gli agenti della polizia e dell'esercito, i politici e in
particolare gli esperti dei media sono occupati a rispondere a questa
domanda. (Intifada letteralmente significa "scuotere qualcosa").
Questo è più di un semplice gioco semantico. La definizione porta con se alcune conseguenze operative.
È un dato di fatto, l'intero paese è
ora in fiamme. Gerusalemme Est è già una zona di guerra, con
dimostrazioni quotidiane, sommosse e spargimenti di sangue. Anche in Israele si sono registrati scioperi e proteste quotidiane dopo che sono stati uccisi cittadini arabi in Kafr Kanna. In Cisgiordania, ci sono state alcune dimostrazioni e un accoltellamento mortale, dopo che un arabo è stato ucciso.
Mahmoud Abbas fa tutto quanto in suo potere per evitare una
sollevazione generale, che potrebbe mettere a rischio il suo regime. Ma
la pressione dal basso sta montando. Netanyahu ha rifiutato di
incontrare Abbas ad Amman.
La saggezza popolare in Israele ha già trovato un nome per la
situazione: "intifada degli individui". Per i capi della sicurezza di
Israele, questo è un incubo. Sono preparati per una intifada
organizzata. Sanno come schiacciarla con la forza, se necessario, con
più forza. Ma cosa fare con una intifada che si basa interamente
sull'azione di individui isolati, senza ordini da qualsiasi
organizzazione, senza un gruppo che può essere infiltrato da
collaboratori della rete di informatori dello Shin Bet?
Un singolo arabo che sente la notizia e s'indigna con l'ultima
umiliazione del Santuario di Gerusalemme, prende la sua auto e guida
verso il gruppo di soldati israeliani o civili più vicini. O prende un
coltello dalla cucina nel ristorante israeliano dove lava i piatti e
inizia a pugnalare le persone per strada. Nessuna informazione
preventiva. Nesuna rete che può essere infiltrata. Questo è abbastanza
frustrante.
L'occhio del ciclone è il Monte del Tempio. La Moschea di Al Aqsa
("la più lontana"), il terzo luogo santo dell'Islam, è sotto assedio. A
un certo punto, i soldati israeliani sono entrati nella moschea -
senza togliere gli stivali - per perseguire i manifestanti che
lanciavano pietre.
Dove stiamo andando?
Per decenni, un gruppo di fanatici israeliani si è dedicato alla
pianificazione della costruzione di un nuovo tempio ebraico sul sito di
Al Aqsa e la magnifica Cupola della Roccia. Stanno ricamando le vesti
dei sacerdoti e facendo i preparativi necessari per sacrifici animali.
Fino a poco tempo fa erano considerati una semplice curiosità. Adesso non più.
Diversi ministri e membri della Knesset sono entrati nel recinto sacro per pregare, contrariamente allo status quo. Questo
ha innescato allarmi in tutto il mondo islamico. I palestinesi a
Gerusalemme Est, Cisgiordania, Gaza e Israele sono furiosi.
Netanyahu ha promesso al re giordano Abdullah II di ripristinare la tranquillità. Ma sta facendo tutto il contrario.
Gesù trasformò l'acqua in vino. Netanyahu sta trasformando l'acqua in benzina e la sta gettando sul fuoco.
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