1-Tlaxcala non è né un esercito, né un partito, né una setta convinta di essere detentrice di verità.
2- Modestamente parlando, siamo una rete di persone, associate liberamente per aiutare a gettar luce sugli avvenimenti di questo modo mediante la pubblicazione e traduzione di documenti che consideriamo siano di interesse.
3-La pubblicazione e la traduzione di un documento non significa necessariamente che siamo al 100% d’accordo con quanto detto nel documento.
23 novembre 2015
Nel nostro nome
TLAXCALA ΤΛΑΞΚΑΛΑ ТЛАКСКАЛА تلاكسكالا 特拉科斯卡拉
I tragici avvenimenti recenti e la tempesta emozionale che hanno suscitato ci hanno indotti a pubblicare il seguente chiarimento:
22 novembre 2015
Bill Gates: "La democrazia è un problema"
La sinistra radicale americana sa bene che la fine del mandato di Obama è accompagnata da un ripensamento totale di tutto ciò che è stato fatto per l’avanzamento dell’utopia socialista. Questo spiega il motivo per cui ha raddoppiato l’attenzione sugli stessi temi, in maniera chiara e semplice, mentre Obama si avvicina all’ultimo anno di mandato. Tuttavia, muovendosi in questo modo, la sinistra radicale finisce per apparire come nemica della libertà e dell’indipendenza.
Recentemente il sito di informazione Breitbart News ha riportato il fatto che Bill Gates, non ultimo di una lista di mondialisti di sinistra (e sostenitore del depopolamento) si è pronunciato senza mezzi termini contro il costituzionalismo e la democrazia e a dispetto dei numerosi controesempi ha detto – tenetevi forte – che solo il socialismo potrà “salvare” il nostro pianeta dal cambiamento climatico.
Nel corso di una lunga intervista rilasciata a The Atlantic, giornale smaccatamente liberale, Gates ha detto che la “democrazia rappresentativa” ha fallito, che il settore privato – dal quale lui trae i suoi profitti – è incompetente, e che solo governi sovradimensionati come la Cina o gli Stati Uniti potrebbero avere i mezzi per salvare il pianeta dal cambiamento climatico (quanto a chi ci salverà da questi truffatori del cambiamento climatico è un’altra questione).
Recentemente il sito di informazione Breitbart News ha riportato il fatto che Bill Gates, non ultimo di una lista di mondialisti di sinistra (e sostenitore del depopolamento) si è pronunciato senza mezzi termini contro il costituzionalismo e la democrazia e a dispetto dei numerosi controesempi ha detto – tenetevi forte – che solo il socialismo potrà “salvare” il nostro pianeta dal cambiamento climatico.
Nel corso di una lunga intervista rilasciata a The Atlantic, giornale smaccatamente liberale, Gates ha detto che la “democrazia rappresentativa” ha fallito, che il settore privato – dal quale lui trae i suoi profitti – è incompetente, e che solo governi sovradimensionati come la Cina o gli Stati Uniti potrebbero avere i mezzi per salvare il pianeta dal cambiamento climatico (quanto a chi ci salverà da questi truffatori del cambiamento climatico è un’altra questione).
21 novembre 2015
Attentati a Parigi o il fallimento dell'umanità
Perdite di guerra, di Miguel Villalba Sánchez |
Tutto è stato detto, tutto è stato visto, corpi insanguinati, persone in fuga attraverso le finestre, i feriti, i morti ...
Forse ci rimangono due cose importanti: uno sforzo per capire perché; e un altro, forse ancora più importante, un senso di fallimento, fallimento dell'umanità.
Non si tratta solo dei recenti attacchi in Francia. Questo è il secolo segnato dal completo fallimento della ragione.
"Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto! È questo il motto dell'Illuminismo", ha detto Kant 230 anni fa.
La storia dell'illuminismo è ricca di eventi. Già avevano avvertito due tedeschi, Max Horkheimer e Theodor Adorno, in un testo notevole, Dialettica dell'Illuminismo, pubblicato nel 1944. La sconfitta del nazismo era inevitabile, ma la sua stessa esistenza alimentava poca speranza nel trionfo della ragione.
20 novembre 2015
La Guerre en Rose
Pioggia su Raqqa, Giuseppe La Micela |
Esce La vie en rose, ecco La guerre en rose. La guerra, nella definizione di Hollande, sarà “senza pietà”. C’è voluta una carneficina per risvegliare l’establishment francese dal torpore. Fino al 13 novembre – giorno della tragedia di Parigi – per l’Eliseo Bashar al-Assad coincideva con Daesh. Più o meno come Petro Poroshenko in Ucraina era il buono che si opponeva all’ “aggressione russa”.
Infatti l’ “aggressione russa” ha finito per essere aggredita – per mezzo dell' esplosione del Metrojet A321 dovuta ad un attentato, come stabilito dall’FSB – ancora prima degli attacchi suicidi e delle sparatorie di Parigi.
Terrorismo: le borse lo sanno 5 giorni prima
Nik Crepaldi, un consulente che opera nel ramo finanziario, ha scoperto che l’indice VIX, anche chiamato “indice della paura“, si è impennato del 9,31% venerdì 13 novembre, senza alcun motivo apparente. L’indice misura il grado di nervosismo delle borse: quando è alto tutti vendono, quando è basso tutti comprano. Non solo, il VIX ha manifestato un rialzo del 40% nei 5 giorni precedenti all’attentato di Parigi, dopo due mesi di sostanziale noia!
Allora Stefano Fugazzi, giornalista e consulente finanziario a sua volta, è andato a vedere il comportamento del VIX nelle fasi precedenti a tutti i maggiori eventi terroristici della storia recente.
Quello che ha scoperto è impressionante.
18 novembre 2015
Costituzione di guerra
Lunedì 16 novembre, tre giorni dopo le stragi di Parigi, François Hollande è intervenuto davanti al parlamento riunito in seduta congiunta a Versailles. Nel suo discorso trasmesso in diretta tv il presidente francese ha pronunciato parole di una certa gravità e foriere di pesanti cambiamenti negli equilibri interni non solo della Francia ma di tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Lo scenario prefigurato da Hollande apre infatti la strada ad alcune importanti modifiche della costituzione francese, cui potrebbero a breve seguire analoghi passi da parte di altri governi. Con l’annuncio “siamo in guerra” e la ridefinizione del concetto di terrorismo (“terrorismo di guerra”), per combattere il quale è necessario adeguare la carta costituzionale, istituzionalizzando uno stato di emergenza permanente, il presidente del “paese delle libertà e dei diritti dell’uomo” apre una nuova fase politica i cui sviluppi sono tutti da indagare e che non promettono nulla di buono.
Lo scenario prefigurato da Hollande apre infatti la strada ad alcune importanti modifiche della costituzione francese, cui potrebbero a breve seguire analoghi passi da parte di altri governi. Con l’annuncio “siamo in guerra” e la ridefinizione del concetto di terrorismo (“terrorismo di guerra”), per combattere il quale è necessario adeguare la carta costituzionale, istituzionalizzando uno stato di emergenza permanente, il presidente del “paese delle libertà e dei diritti dell’uomo” apre una nuova fase politica i cui sviluppi sono tutti da indagare e che non promettono nulla di buono.
Attentati a Parigi e interessi USA-UE-Francia in Siria...
Alessandro Di Battista parla di terrorismo, 11 settembre, Medio Oriente, diritti umani e "diritti delle armi"...
Labels:
11 Settembre,
Alessandro Di Battista,
Armi,
Diritti Umani,
Francia,
Gaza-Israele,
Guerra,
Immigrazione,
ISIS,
Italia,
Medio Oriente,
Petrolio,
Politica Interna,
Politica Internazionale,
Siria,
Terrorismo
La strategia del caos
Bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 Settembre della Francia», mentre il presidente Obama annuncia ai media: «Vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione geopolitica, fatte esplodere secondo una precisa strategia.
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono auto-nominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono auto-nominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
17 novembre 2015
À la guerre comme à la guerre!
Figaro oggi titola a 9 colonne: "La guerre en plein Paris". L'Est titola: "Etat de guerre". Le Parisien: "Cette fois c'est la guerre". Lo storico francese Marc Lazar dichiara : "Siamo in guerra". E naturalmente il Corriere della Sera si adegua, e apre col titolo "Guerra a Parigi".
Vi ricorda qualcosa?
A poche ore dagli attentati dell'11 settembre, dagli schermi di tutti i networks americani rimbalzavano nel mondo le scritte "War against America", "America under attack", "America at war". Questo servì a preparare l'opinione pubblica mondiale a quello che poi sarebbe conseguito, ovvero l'invasione militare dell'Afghanistan.
Ed oggi questo tam-tam mediatico, che ci parla così ossessivamente di "guerra", servirà probabilmente a preparare l'opinione pubblica mondiale ad una violenta escalation della guerra in Siria, e forse anche ad una possibile invasione del loro territorio da parte della solita "coalizione" delle Forze del Bene.
Vi ricorda qualcosa?
A poche ore dagli attentati dell'11 settembre, dagli schermi di tutti i networks americani rimbalzavano nel mondo le scritte "War against America", "America under attack", "America at war". Questo servì a preparare l'opinione pubblica mondiale a quello che poi sarebbe conseguito, ovvero l'invasione militare dell'Afghanistan.
Ed oggi questo tam-tam mediatico, che ci parla così ossessivamente di "guerra", servirà probabilmente a preparare l'opinione pubblica mondiale ad una violenta escalation della guerra in Siria, e forse anche ad una possibile invasione del loro territorio da parte della solita "coalizione" delle Forze del Bene.
Parigi, un evento militare
La tremenda strage di Parigi del 13 novembre 2015 non è solo un evento terroristico spettacolare. È anche un evento militare di notevole entità nel cuore di una grande metropoli europea. Abbiamo già visto in altre circostanze, nel corso degli ultimi 15 anni, una serie di attentati coordinati con precisione e con risorse organizzative capaci di creare forti shock stragisti in grandi città. La macabra contabilità accelera e aumenta ormai la frequenza dei massacri (a Beirut appena ieri).
Anche stavolta si fa notare una manovalanza di assassini che si rifà al jihadismo. Non c'è da stupirsi che essa abbia un peso militare sempre maggiore, essendo una legione di avventurieri istruiti con tecniche sofisticate, schierata su molteplici linee del fuoco geopolitiche, pronta a prestare i suoi servizi per demolire interi Stati, e allo stesso tempo ricca di coperture e sovvenzioni statali, persino degli Stati che ne subiscono le interferenze nella loro sicurezza nazionale. Non si penserà che non abbia conseguenze il fatto che i jihadisti europei arruolati nelle guerre di oggi si contino a migliaia. Si è creato un tipo di soldato che in Libia, in Siria e altrove non si vuole far rispondere alle convenzioni di Ginevra, per poter fare il massimo danno con il minimo di responsabilità.
Anche stavolta si fa notare una manovalanza di assassini che si rifà al jihadismo. Non c'è da stupirsi che essa abbia un peso militare sempre maggiore, essendo una legione di avventurieri istruiti con tecniche sofisticate, schierata su molteplici linee del fuoco geopolitiche, pronta a prestare i suoi servizi per demolire interi Stati, e allo stesso tempo ricca di coperture e sovvenzioni statali, persino degli Stati che ne subiscono le interferenze nella loro sicurezza nazionale. Non si penserà che non abbia conseguenze il fatto che i jihadisti europei arruolati nelle guerre di oggi si contino a migliaia. Si è creato un tipo di soldato che in Libia, in Siria e altrove non si vuole far rispondere alle convenzioni di Ginevra, per poter fare il massimo danno con il minimo di responsabilità.
16 novembre 2015
Terrore, xenofobia e ingerenza
A poche ore dagli attacchi perpetrati in diversi punti della capitale francese, ancora non ci sono, giustamente, neanche dati certi sulle vittime e sui feriti, né piste di investigazione. Ma, solo analizzando le prime ore, si possono fornire “a caldo” alcune idee.
Uno dei primi dati che richiama l’attenzione è che il presidente USA, Barack Obama, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sugli attentati prima che lo facesse il suo pari francese Hollande, dando ad intendere, solo per il fatto di comparire immediatamente, che si trattava di un fatto che lo riguardava.
Il fatto è che gli ultimi mesi hanno rappresentato per gli USA un rischio per il loro ruolo di “protettori” della sicurezza mondiale proprio per le incertezze delle azioni militari in Siria. Attacchi nei quali, ed è molto necessario sottolinearlo, anche la Francia era coinvolta.
La politica estera francese è sicuramente una delle chiavi per capire quanto successo. Oltre alla sua storica ingerenza in Medio Oriente, la Francia conta su una lunga storia di dominazione in Africa, e specialmente nel Magreb. Algeria, Marocco o Tunisia sono solo alcuni dei paesi che sono stati occupati dai francesi e che hanno vissuto processi indipendentisti pochi decenni fa, con ferite che sono ancora aperte.
Uno dei primi dati che richiama l’attenzione è che il presidente USA, Barack Obama, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sugli attentati prima che lo facesse il suo pari francese Hollande, dando ad intendere, solo per il fatto di comparire immediatamente, che si trattava di un fatto che lo riguardava.
Il fatto è che gli ultimi mesi hanno rappresentato per gli USA un rischio per il loro ruolo di “protettori” della sicurezza mondiale proprio per le incertezze delle azioni militari in Siria. Attacchi nei quali, ed è molto necessario sottolinearlo, anche la Francia era coinvolta.
La politica estera francese è sicuramente una delle chiavi per capire quanto successo. Oltre alla sua storica ingerenza in Medio Oriente, la Francia conta su una lunga storia di dominazione in Africa, e specialmente nel Magreb. Algeria, Marocco o Tunisia sono solo alcuni dei paesi che sono stati occupati dai francesi e che hanno vissuto processi indipendentisti pochi decenni fa, con ferite che sono ancora aperte.
Ferdinando Imposimato: "La NATO è una minaccia per la pace"
Per il presidente onorario della Corte di Cassazione italiania, "la NATO minaccia la sicurezza nel mondo": queste le sue parole alla manifestazione organizzata il 26 ottobre a Roma dal comitato NO GUERRA/NO NATO. Imposimato torna sull'Operazione Gladio e la strategia della tensione in Italia dagli Anni Sessanta a Ottanta.
15 novembre 2015
L'ISIS vuole farsi bombardare anche dalla Francia. Cosa c'è di strano?
All'ISIS non bastava venire bombardata dalla Russia (bombe vere) e dagli Stati Uniti (bombe misteriose che in un anno non hanno creato danni; testimoni sostengono che assomigliassero invece parecchio a rifornimenti). L'ISIS vuole che anche la Francia ora si faccia avanti per bombardarli e, possibilmente, che invii anche truppe di terra per combatterli meglio. Cosa c'è di strano?
Ha già annunciato simili attentati pure a Roma, Londra e Washington. Capirei quasi Washington che in teoria li sta bombardando da un anno (come detto con proiettili davvero misteriosi) ma Londra e soprattutto Roma cosa c'entrano? L'ISIS vuole quindi evidentemente farsi bombardare anche da Inghilterra e Italia, possibilmente da tutta l'Europa. Questa sì che è strategia! Chi non vorrebbe farsi bombardare da quanti più paesi possibili, soprattutto quando già la Russia ti sta facendo un mazzo tanto?
Ha già annunciato simili attentati pure a Roma, Londra e Washington. Capirei quasi Washington che in teoria li sta bombardando da un anno (come detto con proiettili davvero misteriosi) ma Londra e soprattutto Roma cosa c'entrano? L'ISIS vuole quindi evidentemente farsi bombardare anche da Inghilterra e Italia, possibilmente da tutta l'Europa. Questa sì che è strategia! Chi non vorrebbe farsi bombardare da quanti più paesi possibili, soprattutto quando già la Russia ti sta facendo un mazzo tanto?
A scanso di equivoci i terroristi a Parigi recavano con se i soliti passaporti[1] che tutti i terroristi sempre portano con sé in questi casi. La parola sempre è sottolineata. I terroristi di Charlie Hebdo dimenticarono il loro passaporto in auto[2]. I terroristi dell'11 settembre avevano con loro i passaporti più miracolosi del mondo poiché in grado sopravvivere alla nota esplosione con palla di fuoco che ci hanno più volte mostrato in TV ed il crollo di un paio di torri alte 500 metri[3].
Gli attacchi di Parigi e le “strane coincidenze”
Si potevano prevedere gli attacchi di Parigi? Qualcuno li aveva per la verità previsti.Dichiarazione del Presidente Bashar al-Assad fatta nel Giugno del 2013, in una intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung: “….se gli europei consegneranno le armi ai terroristi , il cortile d’Europa si trasformerà in un terreno propizio al terrorismo e l’Europa ne pagherà il prezzo”.
Questa dichiarazione, che al giorno d’oggi appare come una premonizione, era stata sbeffeggiata e derisa dai giornali occidentali ed in particolare in Italia dai giornali della borghesia benpensante del “pensiero unico” (il Corriere della Sera e Repubblica). Vedi: Siria: Assad minaccia l’Europa.
Lo stesso aveva predetto il leader libico Gheddafi, prima di essere barbaramente assassinato dai sicari dei servizi della NATO inviati appositamente per eliminarlo per nascondere le prove del finanziamento da lui fatto all’allora presidente francese Nicolas Sarkozy : “L’Occidente deve scegliere tra me o il caos del terrorismo”. Vedi: Gheddafi e quella profezia inascoltata.
Lo stesso aveva predetto il leader libico Gheddafi, prima di essere barbaramente assassinato dai sicari dei servizi della NATO inviati appositamente per eliminarlo per nascondere le prove del finanziamento da lui fatto all’allora presidente francese Nicolas Sarkozy : “L’Occidente deve scegliere tra me o il caos del terrorismo”. Vedi: Gheddafi e quella profezia inascoltata.
14 novembre 2015
E adesso la guerra è arrivata in Europa
L'avevamo pronosticato. Adesso si vede meglio cosa significa. Tutta la vita politica europea sarà sconvolta per sempre. Non ci sarà possibilità di difesa per le classi sfruttate, subalterne. Ogni momento della vita collettiva sarà rubricato come problema di ordine pubblico. Controlli generalizzati in nome della difesa contro il terrorismo. La nostra vita diverrà un eterno passaggio attraverso un metal detector.
Politici e giornalisti, che ripetono le favole che si sono raccontate e ci hanno raccontato, sono nella più grande confusione.
Adesso si vede l'importanza di avere, o di non avere, una televisione che organizzi la difesa delle grandi masse.
Ed è solo l'inizio. La Russia, con il suo intervento in Siria, ha cambiato il quadro politico mondiale. Il piano di ridisegnare la mappa medio-orientale è fallito. Daesh è, di fatto, sconfitta là dov'è nata. Dunque i suoi manovratori spostano l'offensiva in Europa.
Obiettivo chiarissimo: terrorizzare l'Europa e costringerla sotto l'ombrello americano. A mettere a posto la Russia penserà Washington. Del resto l'Airbus abbattuto nel Sinai, in termini di sangue russo innocente, è equivalso al massacro parigino. E non ce ne eravamo accolti.
Politici e giornalisti, che ripetono le favole che si sono raccontate e ci hanno raccontato, sono nella più grande confusione.
Adesso si vede l'importanza di avere, o di non avere, una televisione che organizzi la difesa delle grandi masse.
Ed è solo l'inizio. La Russia, con il suo intervento in Siria, ha cambiato il quadro politico mondiale. Il piano di ridisegnare la mappa medio-orientale è fallito. Daesh è, di fatto, sconfitta là dov'è nata. Dunque i suoi manovratori spostano l'offensiva in Europa.
Obiettivo chiarissimo: terrorizzare l'Europa e costringerla sotto l'ombrello americano. A mettere a posto la Russia penserà Washington. Del resto l'Airbus abbattuto nel Sinai, in termini di sangue russo innocente, è equivalso al massacro parigino. E non ce ne eravamo accolti.
Ancora una strage, ancora Parigi, ancora strategia della tensione
“Peggio che a gennaio”, “peggio di Charlie Hebdo” sono i commenti a caldo dell’ennesima strage a Parigi, ancora di matrice islamista secondo le prime ricostruzioni.
Si tratta di un attacco in grande stile, peggiore di quelli verificatosi finora in Francia (Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, Saint-Quentin-Favallier il 26 giugno e l’attacco al treno ad alta velocità Amsterdam-Parigi il 21 agosto): è un attacco multiplo, coordinato e simultaneo: si tratta quindi di una rete terroristica con decine di affiliati che avrebbero operato nella capitale, per la seconda volta, senza essere intercettati dai radar dei servizi francesi. A distanza di neanche tre mesi dall’ultimo attentato, l’evento non è realisticamente credibile, a meno che non si accetti la totale incompetenza e fallibilità delle forze di sicurezza francesi.
Parigi: Cui Prodest?
Scorrendo centinaia di report ho trovato un cittadino danese che descriveva uno degli assalitori di un caffè parigino: ultra professionale, vestito di nero da capo e piedi e incappucciato, AK47, molto ben addestrato. Non sono i soliti bombaroli in mutande di Al-Zawahiri, sono killer professionisti. Questi ha lasciato la scena del crimine indisturbato e al contrario di quanto dice la polizia francese, potrebbe non essere stato catturato. Non indossava giubbotto suicida.
L’intel francese giura di stare monitorando almeno 200 cittadini rientrati dal “Siraq”. Un lavoro mediocre. Parigi scoppia di polizia. La mente fatica a credere ad almeno 8 jihadisti che si aggirano di venerdì sera vestiti come killer professionisti.
Per me, questa è anche una questione personale. La jihad è venuta dalle mia parti a Parigi. L’ho lasciata la settimana scorsa per il mio solito viaggio in Asia. Mi sono sempre preso gioco di Fox News descrivendo il mio quartiere come una zona “no-go” – ovviamente per ragioni stupide/sbagliate.
12 novembre 2015
"Prima vennero per i centesimi..." nella guerra al contante
Avanza su tutti i fronti la guerra al denaro contante. Una regione che ha riempito le testate giornalistiche con la sua guerra contro il denaro liquido è la Scandinavia. La Svezia è stata il primo paese a convincere i suoi cittadini – vere e proprie cavie – a partecipare volontariamente ad un esperimento economico alquanto distopico: tassi di interesse negativi in una società senza più valuta materiale. Come riporta il Credit Suisse: “Dovunque vai e qualsiasi cosa tu voglia acquistare, trovi dappertutto cartelli con scritto “Vi hanterar ej kontanter” (“Non accettiamo contanti”).
Che si tratti di vin brulé al mercatino di Natale o di una birra al bar, anche il più piccolo degli acquisti avviene in modo elettronico. Anche i venditori di giornali e riviste ambulanti Faktum e Situation Stockholm ora si sono dotati di posse per carte di credito.
Stessa situazione la troviamo anche in Danimarca, dove quasi il 40% delle transazioni avviene con MobilePay, un’applicazione della Danske Bank che consente di effettuare qualsiasi pagamento tramite smartphone. Con un numero sempre crescente di gestori che non accettano più il denaro contante, una società senza più contante “non è più un’illusione, ma una visione che si può realizzare in un termine temporale piuttosto ragionevole”, sostiene Michael Busk-Jepsen, direttore esecutivo dell’Associazione Bancaria Danese.
Che si tratti di vin brulé al mercatino di Natale o di una birra al bar, anche il più piccolo degli acquisti avviene in modo elettronico. Anche i venditori di giornali e riviste ambulanti Faktum e Situation Stockholm ora si sono dotati di posse per carte di credito.
Stessa situazione la troviamo anche in Danimarca, dove quasi il 40% delle transazioni avviene con MobilePay, un’applicazione della Danske Bank che consente di effettuare qualsiasi pagamento tramite smartphone. Con un numero sempre crescente di gestori che non accettano più il denaro contante, una società senza più contante “non è più un’illusione, ma una visione che si può realizzare in un termine temporale piuttosto ragionevole”, sostiene Michael Busk-Jepsen, direttore esecutivo dell’Associazione Bancaria Danese.
11 novembre 2015
Ecco cosa intende la UE per “trasparenza” sul TTIP. Una vera buffonata!
Il TTIP è un accordo internazionale segreto. Ultrasegreto. Punto. Dopo feroci proteste, la Commissione Europea ha dato una risposta che, se possibile, rappresenta una presa per i fondelli ancora maggiore rispetto alla segretezza totale. Volete un esempio?
Oggi ha pubblicato un “dettagliato” report di ben 22 pagine sull’undicesimo round di negoziazioni TTIP con gli USA. Lo ha pubblicato qui, con il pomposo nome di “TTIP Transparency“. Non dovete credere a me: dovete solo aprirlo e guardarci dentro. Capirete in un lampo cosa intende la UE per “trasparenza” sul TTIP.
Iscriviti a:
Post (Atom)