In un
mondo dove la critica scarseggia, chiunque critichi appena appena il
capitalismo, anche se è un conservatore, può apparire come un messia di
sinistra.
Scommetto che neanche gli spin-doctors, i propagandisti del Vaticano si immaginavano che il re-branding
avesse tanto successo. In poco tempo Jorge Mario Bergoglio, il
conservatore vicino ai settori più reazionari della Chiesa argentina
durante la dittatura, che metteva i bastoni fra le ruote al progressismo
kirchnerista [Kirchnerismo, ndt], è diventato un leader mondiale di sinistra.
Ma il vento è in poppa. Qualunque conservatore sensibile - come
Bergoglio - appare un progressita a confronto degli ultra conservatori e
trogloditi che dominano la Chiesa post-woityliana. In un mondo in cui il fulcro della politica si muove (molto) verso
destra, chiunque dica qualcosa sulla povertà e l'ingiustizia è già
marxista e/o comunista (lo stesso accade sul tema della disuguaglianza e
il suo contrasto: sembra una rivendicazione rivoluzionaria che nella
sostanza è molto conservatrice). In un mondo dove la critica è rara,
chiunque attacchi appena appena il capitalismo può apparire come un
messia di sinistra.
C'è uno slogan,
qui, che vuol dire più o meno “che le donne vivano in libertà”:
“Jin, Jîyan, Azadî”. Mi è stato chiesto di scrivere qualche
cosa sulle donne curde. Avrei voluto scrivere del fatto che è solo
nel combattere che la donna si emancipa davvero, che è nella lotta
che la donna arriva ad essere completa. Eppure mi sembra banale, mi
sembra un'ovvietà. Ciononostante, il fatto che queste donne prendano
le armi va al di la delle lotte femministe dei nostri Paesi, è
proprio un gesto che si pone su un altro livello.
E non lo fanno per
apparire davanti ad una telecamera o macchina fotografica, come
modelle esibizioniste. Non lo fanno per essere più belle. Vi basti
pensare a questo: in molti, quando dall'occidente guardano le foto di
queste orgogliose combattenti, la prima cosa che dicono è: “come
sono belle!”. Non importa se per belle intendono belle fisicamente
o belle dentro per il loro orgoglio e la loro fierezza, non è questo
il punto... il punto è che noi occidentali, quando vediamo delle
donne combattere, pensiamo a quanto sono belle (o in alcuni casi
addirittura che le donne non dovrebbero combattere, quasi come se
combattendo una donna smettesse di essere tale) e non alla ragione
per cui combattono. Fossero uomini, faremmo le stesse esclamazioni?
Si certo, le donne che combattono sono belle. Sono bellissime. E
cantano splendidamente. E permettetemi di dire che anche gli uomini
che combattono sono belli, bellissimi, e cantano splendidamente. Ma,
ugualmente, non è questo il punto.
Qui le donne
combattono. Per la libertà.
Nei momenti di tensione salgono dall’animo parole che non si possono
trattenere. Non ci è riuscito neanche un attore consumato come Matteo
Renzi. Per reagire al dispetto provato per i ritardi del Senato
nell’approvazione del suo Jobs Act, il presidente del consiglio ha
dichiarato: «Abbiamo aspettato 20, 30, 40 anni per le riforme, non
cambierà con qualche ora in più». Successivamente una velina del suo
ufficio stampa ai massmedia di regime li ha indotti a correggere la
frase, per cui molti commentatori hanno l’hanno poi riportata fermandosi
a venti anni, ma Renzi era arrivato a quraranta. Dunque nel profondo
del suo animo il presidente del Consiglio pensa che l’articolo 18 e lo
statuto dei diritti
dei lavoratori avrebbero dovuto essere aboliti già nel 1974. In
quell’anno il no al referendum sull’abrogazione del divorzio aveva
travolto la Dc di Amintore Fanfani. La strage fascista di piazza della Loggia a Brescia aveva ricevuto una risposta popolare enorme che aveva messo in crisi i disegni autoritari di settori degli apparati dello Stato e della eversione nera. Nelle scuole entravano i metalmeccanici che avevano
da poco conquistato il diritto a studiare con permessi di 150 ore.
Recentemente è avvenuta presso l’Università Iberoamericana di Puebla la consegna del premio Tata Vasco 2014 all'associazione FUDEM ( Forze Unite per i Dispersi del Messico). Uno dei pochi uomini presenti nel gruppo dei 25 parenti degli scomparsi che patecipavano alla cerimonia, ha urlato: “Questa è una guerra!” Il dolore inimmaginabile dei parenti delle vittime di questo massacro silenzioso li costringe a guardare in faccia la realtà, senza filtri. In effetti è in corso una vera e propria guerra contro i popoli. Una guerra coloniale per l'appropriazione dei beni comuni, che presuppone l'annientamento di quella parte di umanità che ostacola il furto di questi beni, sia perché vive sopra di esse e resistono all'esproprio o, semplicemente, perché "è troppa", e nel senso più crudo, non sono necessari per l'accumulo di ricchezza. Leggi tutto...
Due settimane per provare i reparti di pronto
intervento Nato destinati ad ostacolare in Europa orientale ogni manovra
politico-militare della Russia di Putin. L’8 novembre ha preso il via
presso il Nato Joint Forces Command (FC) di Napoli l’esercitazione
internazionale “Trident Juncture 14” che si concluderà lunedì 17. I complessi war games avranno il compito di
certificare le strutture del comando strategico alleato da poco
trasferito a Lago Patria come il Centro di direzione e controllo della Nato Response Force
(NRF), la forza di pronto intervento dell’Alleanza Atlantica a cui sono
assegnati 25.000 militari. “Trident Juncture ha lo scopo di accrescere
le competenze e le capacità di comando a un livello operativo bellico,
grazie all’addestramento, la pianificazione e l’esecuzione delle
missioni all’interno di un complesso scenario politico-militare”, hanno
spiegato nel corso di una conferenza stampa l’ammiraglio Mark Ferguson
(comandante in capo di JFC Naples e delle forze navali Usa in Europa e
Africa) e il generale dell’esercito italiano, Leonardo di Marco.
“L’esercitazione è il coronamento di un anno d’addestramento di unità
tattiche più piccole – task forces speciali terrestri, aeree e navali —
messe a disposizione a rotazione dai paesi membri della Nato. Esse
faranno parte della NRF che a partire del 2015 ricadrà sotto il
controllo del Comando alleato di Napoli”. Leggi tutto...
L'allarme di Standard & Poor's: vicina la terza recessione.
Un'interpellanza rivela: in caso di emergenza la Bce potrà bloccare i
conti correnti e prelevare denaro per salvare banche e Stati Un'«euro-rapina» sui conti correnti? Potrebbe accadere e i poveri
risparmiatori subirebbero una mazzata con pochi precedenti (tra i quali
il prelievo forzoso notturno del 1992 effettuato dal governo Amato). E,
soprattutto, è quello che teme il focoso europarlamentare leghista,
Gianluca Buonanno, che ha presentato un'interrogazione scritta alla
Commissione Ue e alla Bce per chiedere di confermare «l'esistenza di un
piano di misure adottato nel luglio 2014» secondo il quale, come già
sperimentato a Cipro, «sarebbe prevista l'imposizione di misure
d'urgenza che consentirebbero il congelamento dei conti correnti bancari
dei cittadini e delle imprese europee e il prelievo forzato delle somme
ritenute necessarie a fronteggiare l'esposizione debitoria».
Joseph
Pulitzer “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano
della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti,
descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica
opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente,
ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. “
Prof. Luigi Di Bella
Oggi, più
che in passato, chi è colpito dal tumore ricerca spesso notizie su sito internet,
portali e banche dati cliniche e medico scientifiche. Consultando i massimi
portali scientifici come www.pubmed.gov, e clinici come www.cancer.gov
emergono i limiti delle attuali potenzialità terapeutiche del cancro,
assolutamente difformi dal rassicurante quadro di “terapie di provata efficacia”
continuamente e generosamente profuso dall’informazione. Verificando lo “ stato
dell’arte” sul portale del National Cancer Institute e accedendo a
http://www.nci.nih.gov/cancertopics/pdq/adulttreatment,
si può scorrere l'elenco alfabetico relativo ad ogni tipo di neoplasia. Per ogni
tipo di tumore e per ogni stadio, il sito del NCI illustra chiaramente
l'aspettativa di vita con chirurgia, chemio, radio, terapie biologiche
variamente associate. Da questa rassegna emerge il dato che nel tumore
inoperabile la chemio è impotente e i tempi di sopravvivenza in queste
condizioni sono generalmente limitati ad 1 anno, raramente a 2 anni, e solo
difficilmente superano questo limite. La sopravvivenza dei casi oncologici
viene presentata come effetto della chemio, mentre non esiste in tutta la
letteratura un solo tumore solido guarito unicamente per effetto della sola
chemio, senza chirurgia.
Non
è un caso che il titolo stesso di questo contributo colleghi il
ritorno del fascismo sulla scena politica con la crisi del capitalismo
contemporaneo. Il fascismo non è sinonimo di un regime di polizia
autoritario che rifiuta le incertezze della democrazia parlamentare
elettorale. Il fascismo è una particolare risposta politica alle sfide
con cui la gestione della società capitalistica deve confrontarsi in
circostanze specifiche.
Unità e diversità dei fascismi
I movimenti politici che possono
definirsi fascisti in senso proprio hanno occupato la scena ed
esercitato il potere in un buon numero di paesi europei, in particolare
negli anni 1930, fino al 1945 (Mussolini, Hitler, Franco, Salazar,
Pétain, Horthy, Antonescu, Ante Pavelic e altri). La diversità delle
società che ne sono state vittima - capitalisticamente più sviluppate
qui, minori e dominate là, associate a una guerra vittoriosa qui,
prodotto della sconfitta altrove - impedisce di confonderle.
Quindi vanno precisati i differenti effetti che questa diversità di
strutture e circostanze hanno prodotto sulle società interessate.
Tuttavia, al di là di questa diversità, tutti questi regimi fascisti
condividono due tratti comuni:
1. Date le circostanze, accettano di inserire la loro gestione della
politica e della società in un quadro che non metta in causa i principi
fondamentali del capitalismo, cioè la proprietà privata capitalistica,
compresa quella dei moderni monopoli. È per questo che qualifico questi
fascismi dei modi particolari di gestione del capitalismo e non delle
forme politiche che mettono in discussione la sua legittimità, anche se
nella retorica del discorso fascista il "capitalismo" o i "plutocrati"
sono oggetto di lunghe diatribe. La menzogna che nasconde la vera
natura di questi discorsi appare appena si esamina la "alternativa"
proposta da questi fascisti, sempre muta riguardo l'essenziale, la
proprietà privata capitalistica. Tuttavia, l'opzione fascista non
costituisce l'unica risposta alle sfide che la gestione politica di una
società capitalista deve affrontare. È solo in determinate circostanze
di crisi violenta e profonda che la soluzione fascista sembra essere,
per il capitale dominante, la migliore se non addirittura la sola
possibile. L'analisi deve centrare l'attenzione su tali crisi.
Le comunità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana hanno portato la
Chevron davanti al Tribunale penale internazionale accusando la
multinazionale di crimini contro l’umanità perché si rifiuta di
bonificare la devastazione provocata nella foresta.
I
rifiuti ripetuti della Chevron di bonificare ed eliminare la
contaminazione tossica della foresta amazzonica ecuadoriana
costituiscono un attacco alla popolazione civile e, come tale, questo
crimine deve essere oggetto di inchiesta da parte del Tribunale penale internazionale:
lo sostengono le comunità indigene impattate dalla devastazione e
dall’inquinamento provocato dalla società petrolifera americana. «Nel
contesto della legge sui crimini internazionali, la decisione presa dal
Ceo di Chevron, John Watson, ha deliberatamente mantenuto e alimentato
l’inquinamento ambientale che minaccia la vita delle persone della
regione orientale dell’Ecuador» afferma la requisitoria inoltrata al
Tribunale internazionale dal procuratore capo Fatou Bensouda nei giorni
scorsi in rappresentanza d circa 80 comunità per complessive decine di
migliaia di persone.
I Paesi Bassi sono il luogo dove l’Italia ha cambiato la propria storia
negli ultimi 25 anni, non solo legandosi al Trattato di Maastricht, con
la cessione della sovranità monetaria e legislativa, ma per poter
definitivamente abbandonare la veste di Stato sovrano era necessario
rinunciare all’esclusività delle funzioni delle forze armate sul proprio
territorio, con l’istituzione di una milizia sovranazionale. Questo
passaggio è avvenuto nel 2007 a Velsen, piccola municipalità dei Paesi
Bassi, dove è stato firmato un trattato congiuntamente a Francia,
Spagna, Paesi Bassi e Portogallo che istituisce la gendarmeria europea,
l’Eurogendfor, che andrà ad esautorare le forze dell’ordine nella
gestione dell’ordine pubblico. Uno scenario irrealistico, ma che è stato
messo nero su bianco con la legge di ratifica numero 84 del 14 maggio
2010, votata dal Parlamento con 443 voti favorevoli su 444 presenti,
solamente un astenuto. L’Eurogendfor sarà la milizia che si incaricherà
della gestione delle crisi (scioperi, manifestazioni) sul territorio italiano, e non risponderà più direttamente alle istituzioni parlamentari.
Da
Kobane circa 150.000 profughi sono scappati in Turchia. Ora, mi dicono
che Erdogan sostiene che si prende cura dei bisogni di tutti questi
150.000, ma nell'unico campo profughi gestito dal governo turco sono
presenti intorno alle 12.000 persone. Le altre, sono in altri campi o
ospiti in altre case, o in altre città. Issam è volontario nel deposito
dove si organizzano gli aiuti, e spiega che, nella città di Suruc, sono
presenti altre 40.000 persone di Kobane oltre alle 12.000 nel campo
governativo: esse si trovano in campi profughi gestiti da volontari o in
case che li ospitano. Di Silvia Todeschini Le donazioni per mantenerli vengono da tutto il
mondo, chi lavora nel deposito del materiale o al montaggio tende sono
volontari perlopiù curdi e in buona parte giovanissimi: organizzazioni
come l'ONU non si fanno vedere e non sono presenti. Nessuno è
professionista, e i volontari restano per qualche settimana. La cosa
incredibile, è che tutto questo funziona. I campi vengono montati, il
cibo viene distribuito, nel deposito vengono separati gli aiuti che
arrivano.
"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza
nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la
partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma
sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come."
Pier Paolo Pasolini, 5 marzo 1922 - 2 novembre 1975 Riflettiamo
(chi ne ha ancora la voglia e la forza). E' avvenuto e molti di noi non
se ne sono nemmeno accorti. E invito a riflettere soprattutto sul
riferimento alla cosiddetta, anche allora, "politica dal basso".
Pasolini la liquida - io credo giustamente - come "iniziative pratiche,
utilitaristiche, in definitiva non politiche".
“Nessuno è più schiavizzato di coloro che
falsamente credono di essere liberi”. (Wolfgang Goethe) “Il 5% della gente pensa, il 10% della gente
pensa di pensare e il restante 85% morirebbe piuttosto che pensare”.
(Thomas Edison) “L’Occidente ha conquistato il mondo
non per la superiorità delle idee, dei valori, della religione, ma solo per la
superiorità nell’applicazione della violenza organizzata. Gli occidentali
spesso dimenticano questo fatto, i non-occidentali mai” (Samuel Huntington)
Cari amici interlocutori, mi sa che
per tutto novembre non ci incontreremo. Sono partito per una nuova impresa
documentaristica sulle più gravi violazioni inflitte dai briganti del potere al
nostro paese, in termini di territorio, comunità, salute, ambiente. La guerra
all’Italia, civile e militare. E chi sta in trincea. Tra le riprese da fare da
un capo all’altro della penisola, difficilmente ci sarà tempo per interventi
sul blog. Ma seguirò con attenzione i vostri, di interventi. Hasta siempre. So
che la maggior parte dei miei interlocutori è interessata più ai miei
interventi su questioni internazionali, che non a quelli su temi domestici.
Eppure, come dicono i francesi, tout se
tien e conviene comporre la presbiopia con la miopia, nel qual caso lo
strumento migliore sono le lenti bifocali. Per esempio cosa c’entra lo Stato
islamico (IS, ISIS, ISIL, che dir si voglia) con la kermesse di
Svendola-Landini-Civati ai Santi Apostoli (di cui già nel precedente post), o
con “Sinistra-Lavoro”, di cui sul “manifesto” (dove sennò) è apparsa, splattata
su tutta l’ultima pagina, la notizia della nascita? Il primo si vede col
cannocchiale, per gli altri due ci vuole il microscopio, ma qualcosa in comune
ce l’hanno. Sono tutti False Flag, che lo sappiano o no, che lo
vogliano o no.
L’idea circola ai più alti livelli. E in Svizzera si raccolgono le firme per un referendum.
Interdire le banche private, impedire
loro di creare moneta dal nulla. Sembra un’idea folle, oltre che poco
comprensibile ai più. E però circola sempre di più, non dalle parti del
M5S, dell’Ukip, o di qualche altro partito populista (che pure
sarebbero d’accordo). Ma ai più alti livelli: Financial Times, Banca
d’Inghilterra, Fondo Monetario, economisti vari. Sulla scia di proposte
che risalgono agli anni ’30. Presi dai problemi italiani, dalle
elezioni europee, dagli scandali nostrani, ci si è fatto poco caso ( qui l’unica eccezione, a parte un blog).
Forse si temeva di confondere le idee, di togliere enfasi alle riforme
di cui l’Italia ha comunque bisogno, di tirare la volata ai partiti
“sovversivi” che queste idee sostengono.
Perché di un’idea davvero sovversiva si
tratta. Idea non nuova, in realtà. Da tempo in varie forme fa
proseliti fra economisti americani ed europei, preoccupati di una
prossima crisi sistemica, più devastante della precedente. La vera
sovversione sta nel fatto che a sponsorizzarla sia stato, qualche
settimana fa, il più autorevole quotidiano economico del mondo, il Financial Times, da sempre pilastro della cultura economica neoliberale. In un commento firmato dall’illustre Martin Wolf .
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini dell'indimenticabile Signor G. (Giorgio Gaber) e di quanti hanno sacrificato e sacrificano la propria vita per la Verità e la Giustizia in coscienzioso silenzio
Egregio, Reverendissimo et Eminentissimo Presidente, a noi spiace – come Lei ben sa – dall'alto della sua Santità che i soliti fastidiosi giudici l'abbiano importunata per le consuete inutili e capziose domande ribollenti il sacro fuoco del giustizialismo, ma noi che siamo men che mediocri cittadini e, forse, uno poco uomini, Le chiediamo un ulteriore supplemento di attenzione per le nostre ultime parole.
E' stato 46 anni fa, quando nel Sud, come ora, cominciava la primavera...
Paulo Freire fu esiliato in Cile, dove è arrivò dopo il colpo di
stato militare che avrebbe portato, in Brasile, ad una delle più lunghe
dittature latinoamericane. Era un giorno come tanti altri a Santiago. Paulo Freire aveva invitato i suoi amici Jacques Chonchol e Maria Edy per conversare e condividere il suo piatto preferito: la "galinha cabidela", una specialità di origine portoghese e molto popolare nel nord-est brasiliano, che la sua compagna Elza preparava magistralmente.
Freire aveva conosciuto Chonchol al suo arrivo in Cile e lui gli aveva
offerto un posto di lavoro presso l'Istituto di Sviluppo Agricolo
(INDAP), di cui era vice presidente. Freire svilupperà lì parte della sua esperienza di educazione popolare nei settori rurali.
Divennero grandi amici.
Quella sera, nel salutarsi, Freire disse di voler offrire loro un
ricordo in segno di gratitudine per gli anni di lavoro insieme: il
manoscritto di un libro scritto in perfetto corsivo, quasi senza
cancellature e diviso in quattro capitoli. Nella dedica ai suoi cari Jacques e Maria Edy, scrisse: "Vorrei che riceveste questo manoscritto di un libro che forse non serve, ma che incarna la profonda convinzione che ho negli uomini".
La carta Costituzionale russa, come quella di molti altri paesi, non prevede l'estradizione dei propri cittadini. Questo per
moltissimi anni è stato un punto di scontro fra l'occidente e la Russia,
in particolare con la gran Bretagna. Famoso il caso Litvinenko, ex agente KGB in asilo politico in Inghilterra e avvelenato, almeno secondo i servizi segreti inglesi, da Andrei Lugovoi nel 2006. Per anni Londra chiese l'estradizione di Lugovoi, cittadino russo, e per anni ricevette un secco no da Mosca. Appena tre anni prima del caso Litvinenko, la Russia chiese l'estradizione del tycoon Berezovsky e del separatista ceceno Zakayev, in quel caso fu l'Inghilterra a rispedire al mittente le richieste nonostante entrambi non fossero cittadini inglesi e accusati di gravi crimini, tra cui terrorismo. Ecco l'opinione di Putin, in un video risalente al 2006/2007:
Zbigniew Brzezinski…
chi è costui? Chi è questo personaggio, il cui nome e cognome sono un
impronunciabile ingorgo di consonanti? Eminenza grigia ai tempi del
Presidente “democratico” Jimmy Carter, Brzezinski è uno dei più
diabolici e sfacciati globalizzatori che appestano il pianeta. Qui di seguito riportiamo alcuni estratti dal libro di Zbigniew Brzezinski intitolato "Tra due età, il ruolo dell'America nell'era tecnotronica" (Between two ages: America's rôle in the technotronic era).
"Allo stesso tempo, la capacità di affermare il controllo sociale e
politico sulla volontà individuale sarà intensificato. Presto sarà
possibile stabilire il dominio quasi continuo su ogni cittadino e tenere
aggiornati i files che contengono anche i dettagli più personali sulla
salute e sul comportamento di ogni persona, oltre alle informazioni più
usuali".
"Questi files saranno oggetto di tracciatura istantanea per opera delle
autorità. Il potere è in mano a coloro che controllano le informazioni.
Le nostre attuali istituzioni saranno sostituite da organi preposti alla
gestione delle crisi, il cui compito sarà quello di individuare, in
anticipo, probabili questioni sociali e di sviluppare programmi per
affrontarle".
C'era una volta un
omino che non era un omino qualsiasi, ma che, nel suo remoto passato, era stato
un grande anchorman della televisione, un indiscusso e celebrato pioniere del
tubo catodico. Tuttavia ne era passata di acqua sotto i ponti negli ultimi due
decenni. La vita del nostro coscienzioso omino era radicalmente mutata e non
solo a causa di una vita familiare ormai disastrosa e nessuno sbocco positivo.
Anche la televisione aveva subito trasformazioni profonde e traumatiche: i
grandi network stavano per essere acquisiti e incorporati - finanziariamente e
organizzativamente – da potenti e mastodontiche corporation intenzionate a
investire massicciamente nell'industria assai remunerativa dell'informazione,
dei mass media e dell'intrattenimento. In questo nuovo e spietato mondo non
contava veramente più il talento e il duro lavoro, ma la spietata legge dei
grandi numeri, del successo misurato con i parametri degli indici d'ascolto. E
poi i fidati amministratori delegati delle corporations non fanno mai sconti
per nessuno e, per incrementare efficienza e profitti, non si fanno alcuno
scrupolo di tagliare drasticamente spese e personale anche a costo di privarsi
dell'esperienza dei più validi collaboratori. Quale posto poteva ancora
occupare il nostro omino in un mondo del genere ? Non rimanevano che i ricordi
rievocati con i vecchi amici e in compagnia di una buona bottiglia.