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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
1 novembre 2014
Ridurre debito e disuguaglianze? Basta togliere alle banche il potere di creare moneta dal nulla.
L’idea circola ai più alti livelli. E in Svizzera si raccolgono le firme per un referendum.
Interdire le banche private, impedire
loro di creare moneta dal nulla. Sembra un’idea folle, oltre che poco
comprensibile ai più. E però circola sempre di più, non dalle parti del
M5S, dell’Ukip, o di qualche altro partito populista (che pure
sarebbero d’accordo). Ma ai più alti livelli: Financial Times, Banca
d’Inghilterra, Fondo Monetario, economisti vari. Sulla scia di proposte
che risalgono agli anni ’30. Presi dai problemi italiani, dalle
elezioni europee, dagli scandali nostrani, ci si è fatto poco caso ( qui l’unica eccezione, a parte un blog).
Forse si temeva di confondere le idee, di togliere enfasi alle riforme
di cui l’Italia ha comunque bisogno, di tirare la volata ai partiti
“sovversivi” che queste idee sostengono.
Perché di un’idea davvero sovversiva si
tratta. Idea non nuova, in realtà. Da tempo in varie forme fa
proseliti fra economisti americani ed europei, preoccupati di una
prossima crisi sistemica, più devastante della precedente. La vera
sovversione sta nel fatto che a sponsorizzarla sia stato, qualche
settimana fa, il più autorevole quotidiano economico del mondo, il Financial Times, da sempre pilastro della cultura economica neoliberale. In un commento firmato dall’illustre Martin Wolf .
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Questo l’esordio: “Stampare banconote
false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è.
L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è
la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe – e
dovrebbe – finire”.Come funzionano le banche? L’opinione pubblica ha un’idea ingenua
di come funzionano le cose. Immagina che le banche prendano in carico i
soldi dei depositanti – risparmi stipendi pensioni, altre rendite – e
li prestino a loro volta a chi li chiede – imprenditori o cittadini che
accendono mutui. Ed è convinta che a battere moneta siano gli stati
attraverso le loro banche centrali – che si crede siano tutte pubbliche
(con la BCE le cose sono un po’ cambiate, si intuisce, ma non si sa bene
come).
La verità è un’altra: le banche non
prestano denaro a partire dai depositi dei clienti. Quando una banca vi
concede un mutuo o un altro prestito, non va a vedere se in cassa c’è
abbastanza denaro. Ma digita quasi magicamente su vostro conto un
deposito, un credito per la banca, con l’ammontare che vi serve per comprarvi la casa.
Questo deposito a credito è automaticamente denaro creato dal nulla dalla banca.
Sono proprio le banche private la maggior fonte della creazione di denaro, ribadisce un recente studio della Bank of England ( “La creazione di denaro nella moderna economia”) che spiega come le banche, “lungi dal fungere da intermediari siano nel business della creazione di moneta” , sintetizzaBusiness Insider, citando lo studio nel suo lungo e articolato post sull’onda di Wolf.
“In pratica – scrive B of E – la creazione di denaro differisce dai
malintesi popolari: le banche non funzionano semplicemente da
intermediari, dando in prestito i soldi depositati presso di loro, ma
creano moneta. Tutte le volte che una banca fa un prestito
simultaneamente crea un deposito equivalente sul conto di chi prende a
prestito e in questo modo crea nuovo denaro” .
In questo modo, col consenso degli Stati, di fatto è il sistema bancario a battere moneta(anche se non lo fa non fisicamente). Nel Regno Unito il 97% della massa monetaria è creato dal nulla in questo modo, informa l’autore.
Con effetti pesantemente negativi e destabilizzanti sull’intera economia – sottolinea Wolf.
(Disastri diretti: es bolle speculative
destinate a scoppiare. O indiretti: impropri interventi pubblici: la
gente si aspetta che nelle banche i propri soldi siano al sicuro,
cosicché quando queste prendono troppi rischi il governo si sente
costretto a intervenire per salvare il sistema, indebitando lo Stato a
spese dei cittadini tutti).
In gergo tecnico, le banche operano in quel si chiama regime di riserva frazionale,
dove per riserva si intende la quantità di denaro che una banca presta
in rapporto al denaro che possiede. Per esempio una riserva al 3%,
significa che quando la banca riceve in deposito 3 euro ne può prestare
100 all’imprenditore che chiede un fido, ricavando gli interessi su quei
100 fittizi: un “beneficio” chiamatosignoraggio – che non è
un’invenzione complottistica . Va da sé che se i depositanti di una
banca andassero di colpo tutti insieme a ritirare il proprio malloppo,
la banca dovrebbe chiudere gli sportelli per non andare fallita. Più la
riserva frazionale è bassa più stabile sarà l’economia. Una “leva”
eccessiva da parte delle banche è stata riconosciuta come una delle
maggiori cause della Grande Depressione degli anni ’30 nonché della
crisi del 2008. Tanto che negli ultimi anni si sta cercando di imporre
alle banche una riserva di almeno l’8%, il 6% di capitale di qualità).
“Cosa bisognerebbe fare?
Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro“,
propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima – dice – sarebbe
rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che
non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le
banche riottose, minacciandole). Alle banche private verrebbe lasciata
la funzione di intermediazione tra risparmiatori e
investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti. La moneta
tornerebbe ad essere un bene pubblico.
L’autore si richiama al Chicago Plan, avanzato negli anni ’30 da
un gruppo di economisti fra i quali il famoso Irving Fisher, che al
tempo della Grande Depressione volevano creare un sistema più stabile..
Il cuore della proposta era la Riserva del 100% sui depositi: le banche
potrebbero prestare solo quel che hanno in deposito. Che è un altro
modo per dire che non potrebbero più creare moneta. Prestino soltanto
quel che hanno in deposito, e nulla più.
All’epoca Fisher sosteneva che ciò avrebbe grandemente ridotto i cicli
economici (gli andamenti ciclici negativi/positivi), posto fine alle
corse agli sportelli, nonché ridotto drasticamente il debito pubblico.
Potrebbe funzionare anche oggi, sostiene uno studio del FMI del 2012, sottolinea il FT ( qui e qui un
commento di Evans Pritchard che lo condivise). E cita altri economisti
che propongono idee uguali o simili. Altri ancora di unversità
prestigiose li cita Business Insider, il Washington’s Blog che si è stupito per l’uscita del FT, nepropone un elenco dagli anni ’30 a oggi sottolinenando che si tratta spesso di economisti conservatori.
“La riserva frazionale – avvisava Fisher citato da BI – dà alle migliaia
di banche commerciali il potere di aumentare o diminuire il volume di
denaro in circolazione aumentando o diminuendo prestiti e
investimenti. In questo modo le banche esercitano quello che, giustamente, è considerata una prerogativa del potere sovrano.
Se ogni banca lo esercita indipendentemente e senza un controllo
centralizzato, i cambiamenti nel volume del circolante diventano un
azzardo. (Ecco perché oggi le banche centrali – Fed, Bce, Bank of
England ecc anche tramite la BRI – si sforzano almeno di regolare,
orientare, supervisionare, compensare il sistema, dopo aver provveduto a
“salvarlo” a spese dei contribuenti. Con quali esiti è un altro
discorso).
La transizione a un sistema in cui la creazione di denaro è separata dall’intermediazione finanziaria sarebbe complessa ma fattibile, secondo Wolf. Che elenca gli enormi vantaggi:
si potrebbe aumentare la massa monetaria senza incoraggiare la gente a
indebitarsi fino al collo coi prestiti; si metterebbe fine alle
banche-troppo-grandi-per-fallire; il signoraggio – “cioè i benefici che
derivano dal creare denaro”, così lo definisce Wolf – verrebbe
trasferito al settore pubblico. E il governo potrebbe giovarsene per
finanziare la spesa pubblica senza bisogno di tasse e prestiti, per fare
pagamenti ai cittadini, per riscattare debiti pubblici e privati.
E sull’effetto- riduzione dei debiti,
pubblici e privati insiste anche lo studio (del 2012) dei due
economisti del FMI. Mentre due economisti austriaci - intervistati da ZeroHedge -
dimostrano che la riserva frazionale sia causa delle disuguaglianze (in
polemica con Thomas Piketty, l’economista francese star del momento).
L’economia morirebbe per mancanza di credito sostengono gli oppositori. Lo pensavo anch’io, confessa l’autore. In realtà – spiega - solo circa il 10% di
quanto prestano le banche nel Regno Unito va a finanziare
investimenti in settori diversi dall’immobiliare”. (Come dire che il
90% del denaro delle banche è impiegato in speculazioni varie, compreso
quel settore immobiliare che in Gran Bretagna e ormai visto come una
bolla a rischio di esplodere. Impieghi ben più redditizi che prestare
all’“economia reale” cosiddetta forse per distinguerla dall’economia
finanziaria virtuale).Un’altra obiezione l’ha sollevata Paul Krugman :
“Ci sarebbero semplicemente più attività nel sistema bancario ombra”,
ha scritto sul NYT. Oltre a sottolineare la difficoltà dell’operazione.
Ma Wolf ignora il tema. E conclude: “Il nostro sistema finanziario è
così instabile perché lo Stato prima gli ha concesso di creare quasi
tutto il denaro che circola nell’economia, poi si è visto costretto a
sostenerlo nello svolgimento di tale funzione. Questo è un buco
gigantesco nel cuore delle nostre economie di mercato.
Un buco che potrebbe essere colmato separando la fornitura di moneta,
funzione strettamente dello stato, dalla fornitura di finanza, funzione
del settore privato.
Non succederà ora. Ma ricordate la possibilità:quando la prossima crisi arriverà – e succederà sicuramente – dobbiamo essere pronti”.
Una previsione non proprio tranquillizzante. Il piano di Chicago allora non venne applicato,
causa l’opposizione strenua delle banche, già allora fortissime, e la
morte – per incidente aereo – di un senatore democratico particolarmente
ostinato e battagliero, scrive il W Blog linkando uno studio su quel
periodo. E però Franklin Delano Roosevelt in quegli anni, vincendo le
resistenze di Wall Sreet, riuscì a far passare il famoso Glass Steagall Act
che condusse a separare nettamente le banche commerciali (gestione
depositi, prestiti ecc) dalle banche di investimento. Una normativa
abolita nel 1999 sotto Bill Clinton, che varie proposte di legge
americane ed europee negli ultimi anni post crisi si sono sforzate di
riesumare in varie forme. Invano.
Troppo grande il potere delle banche Too-Big-Too-Fail, troppo grandi per fallire, e troppo grandi per essere controllate, troppo grandi per essere messe in carcere.
E tuttavia troppo grandi per essere ignorate, è ancora Wolf a scrivere in un altro commento.
Troppo grandi, e anzi sempre più grandi e concentrate e interconnesse; e
sempre più potenti con le loro schiere di centinaia di avvocati a libro
paga per difenderle da tutti gli imbrogli commessi, e per suggerire
alla politica (lautamente da loro foraggiata, negli Usa ma pure in
Europa) come modificare le leggi a loro vantaggio. E di imbrogli ne anno
commessi davvero tanti : hanno truccato di tutto, tassi interbancari e
tassi valutari, prezzi di oro, metalli preziosi e materie prime, per
non dire delle vere e proprie truffe, dai derivati imbottiti di mutui
subprime avariati che hanno innescato la crisi , agli schemi ponzi come
quello di Bernie Madoff, e forse dimentichiamo qualcosa. Il tutto senza
che sia stato condannato, ma neppure cacciato, un solo banchiere.
E che dire delle decine di trilioni di dollari, sterline, euro creati
dal nulla (centinaia di trilioni, considerando i derivati) che drogano
le economie, fanno salire le Borse ma non la produzione industriale, né
l’occupazione né i consumi, a tutto vantaggio dell1% dei più ricchi, e
delle stesse banche in primo luogo? Intanto il debito sale: dai primi segni della crisi il debito globale è salito del 40%, fino a toccare la fantastica cifra di 100 trilioni di dollari, $100.000 miliardi,
più del PIL globale del mondo che nel 2012 arrivava a$71.83 trilioni
($84.97 trilioni a parità del potere d’acquisto. 12 trilioni il solo
debito Usa, vedi Bloomberg su dati Banca dei Regolamenti Internazionali.
A indebitarsi sarebbero soprattutto i governi (centrali e locali) per
tirar fuori le loro economie dalla recessione. Tutto grasso che cola per
le megabanche, già salvate coi soldi pubblici, che ora lucrano sui
debiti statali.
Il Referendum Svizzero. Come che
sia, in Svizzera – dove di megabanche se ne intendono – è nata
Initiative Monnaie Pleine o Vollgeld Initiative: cittadini comuni stanno
raccogliendo centomila firme per una riforma che “restituisca la
creazione di moneta in esclusiva alla Banca Nazionale”, per arrivare a
proporre un referendum alla popolazione. Al momento sono a quota
68.000, vedi il sito.
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