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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
2 novembre 2014
Bandiere false, false bandiere
“Nessuno è più schiavizzato di coloro che
falsamente credono di essere liberi”. (Wolfgang Goethe) “Il 5% della gente pensa, il 10% della gente
pensa di pensare e il restante 85% morirebbe piuttosto che pensare”.
(Thomas Edison) “L’Occidente ha conquistato il mondo
non per la superiorità delle idee, dei valori, della religione, ma solo per la
superiorità nell’applicazione della violenza organizzata. Gli occidentali
spesso dimenticano questo fatto, i non-occidentali mai” (Samuel Huntington)
Cari amici interlocutori, mi sa che
per tutto novembre non ci incontreremo. Sono partito per una nuova impresa
documentaristica sulle più gravi violazioni inflitte dai briganti del potere al
nostro paese, in termini di territorio, comunità, salute, ambiente. La guerra
all’Italia, civile e militare. E chi sta in trincea. Tra le riprese da fare da
un capo all’altro della penisola, difficilmente ci sarà tempo per interventi
sul blog. Ma seguirò con attenzione i vostri, di interventi. Hasta siempre. So
che la maggior parte dei miei interlocutori è interessata più ai miei
interventi su questioni internazionali, che non a quelli su temi domestici.
Eppure, come dicono i francesi, tout se
tien e conviene comporre la presbiopia con la miopia, nel qual caso lo
strumento migliore sono le lenti bifocali. Per esempio cosa c’entra lo Stato
islamico (IS, ISIS, ISIL, che dir si voglia) con la kermesse di
Svendola-Landini-Civati ai Santi Apostoli (di cui già nel precedente post), o
con “Sinistra-Lavoro”, di cui sul “manifesto” (dove sennò) è apparsa, splattata
su tutta l’ultima pagina, la notizia della nascita? Il primo si vede col
cannocchiale, per gli altri due ci vuole il microscopio, ma qualcosa in comune
ce l’hanno. Sono tutti False Flag, che lo sappiano o no, che lo
vogliano o no.
McCain,
senatore Usa e inviato di Obama, decora miliziano dello Stato Islamico
L’ISIS,
esegue il mandato USA-Israele-Golfo accasandosi con i curdi buoni della colonia
irachena nell’Iraq tripartito e disossato e tentando di spazzar via i curdi
siriani cattivi di Kobani e quelli turchi del PKK, che stanno con Assad, la
democrazia, la libertà, la laicità. Il tiranno fascista Erdogan, fantoccio Nato
a dispetto dei dissapori con gli Usa esibiti a scopo di consenso, dopo aver
assistito impassibile per settimane al genocidio di Kobani, proprio come i
compari coloni israeliani sul confine della Gaza sotto l’apocalisse di “Margine
Protettivo”, piegato dalla revulsione mondiale ha ora concesso ai Peshmerga curdi iracheni di andare in
soccorso ai patrioti in Siria. Ma come lo Stato Islamico (IS), finto nemico
dell’Occidente e suo vero strumento, e come Erdogan, apparente irresoluto
nemico dell’IS e invece suo sponsor e promotore, così i Peshmerga (si chiamano così solo i combattenti curdi iracheni e non
quelli turchi e siriani), spediti dall’agente Cia-Mossad Barzani, temo che
piuttosto che per rafforzare i fratelli di Kobani, abbiano il compito di
sabotarli.
E qui voglio esprimere un commosso omaggio a Serena Shim, giovane, coraggiosa
inviata libanese del canale all-news iraniano PressTV, ammazzata dagli sgherri
turchi perché raccontava la verità sulla lotta dei curdi di Kobani invisi al
macellaio Erdogan (per un’informazione professionale e
corretta potete abbonarvi alla newsletter di PressTV. L’emittente TV
satellitare è stata rimossa dai padroni europei dei satelliti. Con Russia
Today, RT, e Telesur, è un ottimo pacchetto di informazione alternativa).
Difficile
che non sia così, visto che, oltretutto combattenti rivelatisi scarsini contro
l’ISIS, i barzaniani stanno nelle grazie degli Usa, dei turchi e di Israele, i
quali tutti si abbeverano alle loro sorgenti di petrolio. E pensate che davvero
gli Usa abbiano sbagliato, come deplorano i media, quando hanno lanciato armi
ai curdi di Kobani che sono finite in bocca all’ISIL? E vuoi vedere che la cattura
da parte dei jihadisti di tre caccia siriani,
ora usati contro i curdi (ma due di questi sono stati distrutti dalle forze
nazionali siriane), sia circolata per dare finalmente corpo a quella no-fly zone per cui sbraita Erdogan e
che gli aggressori ambiscono da 4 anni per neutralizzare l’aviazione di Assad?
Terrorismo globale Del
resto il terrorismo False Flag USraeliano sta vivendo un’alta stagione di
continente in continente, sempre all’insegna della megatruffa del millennio:
far passare i propri crimini per commessi da presunti nemici. L’inarrestabile
(?) avanzata dell’invencible armada islamista,
con le quotidiane carneficine del terrorismo antiscita a Baghdad, esegue il mandato
Usraeliano e dei satrapi del Golfo di far fuori la marca irachena del detestato
Iran. Nella tripartizione sunniti, curdi, sciti, questi ultimi diventino una
specie di Kosovo e non si sognino di appoggiarsi al fratellone iraniano e di
sostenere quello siriano. Alla sedizione pseudo-democratica, colorata di stelle
e strisce, della prole dei potentati di Hong Kong (siamo in attesa che spuntino
i soliti cecchini addestrati in Mossad o in Colombia), nostalgici dei fasti di
quando chi li governava veniva nominato direttamente da Sua Maestà britannica,
si affiancano le stragi degli islamisti separatisti simil-ISIL dello Xinjiang;
che la Cina non s’illuda di farla franca con quel suo “patto d’acciaio” anti-dollaro
con Russia, Bielorussia, Kazakistan e altri.
E
nemmeno la Russia di Putin, che con la neutralizzazione dei terroristi ceceni
(celebrati dall’estrema “sinistra” all’estrema destra di Adriano Sofri), non
pensi di aver posto fine alle trame interne della Cia. Con l’incidente mortale
fatto capitare nell’aeroporto di Mosca al Mattei francese della Total, De
Margerie, grande amico di Putin nell’interesse del suo paese piuttosto che
degli anglosionisti, una quinta colonna anti-russa si è dimostrata viva e
vegeta. Fantastico come i giocolieri dell’informazione nostrana (ovviamente tutti
“colorati”) trasformino la risposta della polizia di Hong Kong, un unico
impiego di idranti in due settimane contro chi assaltava edifici governativi,
in pogrom tipo ghetto di Varsavia. Quanto più civili e moderati i nostri sbirri,
o quelli americani, o tedeschi, o britannici, o spagnoli, o francesi, che
studenti, pastori, pensionati, licenziati, terremotati, intossicati, spiantati,
accolgono con snack e violette. Tipo Diaz.
Al
di là dell’Oceano la stessa centrale terroristica alza il tiro in Venezuela.
Fallita la destabilizzazione con il terrorismo diffuso delle guarimbas, sventato l’attentato contro
il presidente Maduro, si dedica ora, partendo dal deputato Robert Serra,
amatissimo protagonista del chavismo, e da sua moglie, ad ammazzare politici di
prima linea. E non ci si illuda che il massacro dei 42 studenti a Iguala, nello
Stato messicano di Guerrero, in parte uccisi nel corso della manifestazione
contro il degrado dell’istruzione, in parte torturati, trucidati, bruciati e
fatti sparire in fosse comuni da polizia e narcos, come sempre uniti,
rappresenti un’efferatezza occasionale. In Messico è in atto lo stesso
genocidio che è affidato a Ebola nell’Africa Occidentale delle ricchezze
minerarie e dei due laboratori Usa (In Sierra Leone e Liberia) per la guerra
biologica.
E’ la
“guerra alla droga”, gemella di quella al terrorismo, dettata da Washington
agli ultimi due presidenti, Felipe Calderon e Enrique Pena Nieto, per giustificare quella militarizzazione
“anti-narcos” del paese che serve all’indisturbata attuazione del NAFTA, il
trattato di libero scambio Messico-Usa di cui il TTIP, in arrivo da noi, è la
copia aggiornata. 100mila morti ammazzati da militari e narcos, in gran parte
femminicidi, sotto Calderon e Pena Nieto, per stroncare qualsiasi fermento di
lotta di classe, seminare paura e permettere il libero dispiegarsi della coppia
neoliberismo- narcotraffico che alimenta mercato e banche statunitensi.
Si chiude la dispensa latinoamericana Colpi
di coda da cobra ferito dell’imperialismo che si vede sottrarre l’America
Latina, già sua dispensa, da un movimento che continua ad affermarsi e
crescere. Con Evo Morales, rivoluzionario di punta del continente, al terzo
mandato con il 60% dei voti, a dispetto di tutti gli intrighi dell’ambasciata
Usa; con Rafael Correa in Ecuador che, con l’80% di gradimento, neutralizza
golpe e destabilizzazioni ammantate di indigenismo; con Cristina Kirchner in Argentina che non si piega e rilancia
contro lo strangolamento tentato dagli avvoltoi bancari; con Dilma Rousseff in
Brasile che, al netto delle sue disastrose politiche sociali ed economiche e
della complicità con i vampiri terratenientes, almeno tiene testa a Washington;
con l’ALBA e la crescente integrazione latinoamericana dai forti tratti
antiliberisti e antimperialisti.
E’
ovvio a chiunque non sia imbambolato dalle giaculatorie dei coristi di regime
che l’IS, oltre a sistemare il Medioriente e incendiare aree asiatiche e
africane, deve servire a eliminare ogni opposizione in Occidente al processo di
nazificazione così bene sperimentato a Kiev. L’esibizione, sotto regia
altamente professionale, degli abomini compiuti da questi super-ascari del
nuovo colonialismo, le minacce a Obama, Gerusalemme, Roma, papa, gli sfracelli minacciati
dalle nostre parti, rinverdiscono la strategia dell’11 settembre e successivi
carnai a Londra, Madrid, Mumbai, Boston, Mosca. La gente stava uscendo dalla
notte della paura e minacciava di riflettere sugli schiaffi che continua a
ricevere da terroristi genuini, quelli di casa, anzi, del Palazzo, a forza di
neoliberismo e fascistizzazione. E anche sulle decapitazioni e frantumazioni di
massa che i presunti crociati anti-terrorismo e anti-droga travestono da
esportazione di democrazia e diritti umani a Gaza, Donbass, Afghanistan-Pakistan,Yemen-Somalia,
Iraq, Siria. Con il fantoccio Obama siamo semplicemente alla coppia di pupi
neocon Bush-Cheney 2.0.
Canada: il nipotino dell’11 settembre Avendo
i servizi occidentali supervisionato le spedizioni in Libia, Siria e Iraq di
alcune decine di migliaia di propri cittadini, quali agenti e quali fulminati
sulla via dell’Islam demenziale, non poteva tardare la materializzazione del
mostro islamico a casa nostra. Giorni fa ha scelto il Canada del premier
Harper, il più accanito sguattero di Wall Street, sempre primo a schierare
campagne di menzogne e cannoni a fianco del potente vicino. E così ecco uno
psicopatico canadese, immancabile “lupo solitario”, infestato da precedenti
penali per droga e furto, ideale soggetto da ricatto e manipolazione, detto da
tempo sotto sorveglianza della polizia, che, indisturbato, ne combina di tutti
i colori per decine di minuti, fucila soldati per strada e irrompe indisturbato
in parlamento, dove sparacchia per un bel po’. Se ai canadesi, e a noi altri
che osserviamo da fuori in attesa che qualcosa del genere capiti anche a noi, è
rimasto un barlume di raziocinio, dovremmo poter disintegrare il morso della
paura con un’esplosione di risate omeriche.
Non
solo ci vogliono far passare per rigurgito del terrorismo IS (poi scopriranno
il retroterra islamista del “lupo solitario”; sanno scegliere bene i soggetti
da manipolare e sacrificare) uno sbarellato mitomane schizofrenico, dedito
all’alcol e alla palestra, sotto stretto controllo poliziesco. Ci raccontano
pure che, dopo i rimbombi delle terribili minacce islamiste, si era passati al
”massimo grado di allerta antiterrorista”, che ogni cosa era vigilata e sotto
controllo, che i siti strategici erano protetti, che per porti, aeroporti e
stazioni non sarebbe passato neanche uno spillo terrorista. E poi gli scappa
tra le dita un energumeno cui avevano addirittura confiscato il passaporto
perché aveva annunciato la sua adesione all’IS.
E il parlamento di Ottawa non è il sito più strategico di tutti?
Dicono,
i responsabili della sicurezza, che “l’attacco ha preso le autorità di
sorpresa”. Ma pensa! E’ da settimane che
i servizi canadesi agitano il pericolo di attentati terroristici. Il quotidiano
“National Post”, poche settimane fa, aveva pubblicato estratti di un rapporto
dell’intelligence in cui si diceva che le autorità erano sul chi vive per la “possibile
imminenza di un attacco dalle parti di Ottawa. Obiettivo appetibile per la
presenza di numerose istituzioni, governo, parlamento, ambasciate,
installazioni militari…” Si arrivava, da veri veggenti, a ipotizzare che “un
simile attacco sarà probabilmente effettuato da un attore solitario, o da un
piccolo gruppo che si sarebbe valso di fucili e ordigni improvvisati”. Era il
copione. Fedelmente eseguito. Ciò che fa sghignazzare – e ragionare - è come questi complottisti delle False
Bandiere, stretti tra il mandato di compiere attentati e il ruolo di garanti
della sicurezza, debbano trovare un’armonia tra la grancassa della paura, da
instillare a fini di controllo, repressione, Stato di Polizia, e il violino
delle rassicurazioni sulla sconfitta del terrorismo, per continuare ad essere
credibili e votati. L’ambaradan di baggianate, che accompagna immancabilmente
le operazioni False Flag dei vertici
mondiali del terrorismo, fin dall’11 settembre, nasce da questa contraddizione.
Lo dobbiamo ai fumogeni dei media, “sinistri” in testa, se questi nonsense
passano.
Ottawa, come Londra, Madrid, Mumbai….
figlie della madre di tutte le False Flag
Per
un’occhiata sobria sui fatti di Ottawa, come su tutti quelli del genere che
l’hanno preceduta e che li seguiranno, conviene tornare alla madre di tutte le False Flag. Quella che ha generato i
vari mostricciatoli successivi, fino allo squilibrato di Ottawa. L’11 settembre
2001 nessuna parte dell’apparato della Sicurezza Nazionale ha funzionato. Per
la prima volta nella sua storia, la US Air Force non è riuscita a far decollare
i suoi aerei. Il Consiglio Nazionale di Sicurezza non ha battuto ciglio. Tutte
e 16 le agenzie di intelligence Usa,
come quelle Nato e israeliane, sono rimaste al palo. I controlli del
traffico aereo non hanno visto e non hanno mosso. La sicurezza aeroportuale è
fallita in quattro aeroporti alla stessa ora nello stesso giorno. 3000 persone
sono morte nello Stato che vanta il più poderoso apparato di spionaggio e
sicurezza del mondo e della storia. Per colpa di presunti piloti che avevano
dimostrato di non sapere pilotare neanche un ultraleggero.
Ci
si sarebbe aspettati uno tsunami di domande poste dalla Casa Bianca, dal
Congresso, dai media. Si è resistito per
un anno alle richieste delle famiglie delle vittime per una commissione
d’inchiesta e quando una combriccola di politici l’ha formata, le sue
conclusioni non hanno saputo rispondere a un interrogativo che fosse uno sul
perché siano crollati torri costruite per resistere a ben altro che a un
focarello di carburante e perché un Boeing enorme sia svanito in una bolla di
vapore dopo aver fatto un buco di sei metri nel muro del Pentagono. Il
presidente, vicepresidente e consulente legale della Commissione hanno
ripetutamente denunciato reticenze, sabotaggi e negazioni di informazioni da
parte del governo.
Non
c’è stata l’incriminazione di un solo responsabile della catastrofe e dei
relativi fallimenti. Ma i risultati programmati si sono ottenuti. I regimi
criminali di Bush e Obama hanno utilizzato l’11/9 per uccidere, mutilare,
sradicare, milioni di musulmani in sette paesi, nessuno dei quali aveva niente
a che fare con le Torri. Intere generazioni in Occidente sono state indotte a
diffidare e temere i musulmani. Le stesse generazioni stanno facendo i conti
con Stati di polizia che hanno cancellato diritti, riservatezza, tutele
costituzionali e si sono dotati di arbitrio assoluto in tutti i settori della
vita. Sono state immerse in guerre senza fine, alimentate grazie alla negazione
dei loro bisogni. Generazioni imprigionate in società in cui la verità è stata
rimpiazzata dalla ripetizione infinita di menzogne.
Terroristi e quaquaraquà con le bandierine false Mutatis mutandis e si parva licetcomponere
magnis, passando alla vista corta sul palcoscenico dei pupi nostrani e
osando confrontare farse con tragedie, false bandiere con bandierine false, ecco
il rastrellamento dei detriti di una “sinistra” dalle mille sconfitte, dai
mille cedimenti, dai mille tradimenti, ridicolmente operata “nel nome
dell’unità delle sinistre” da naufragi SEL e birichini anti-Renzi del PD,
subito contrastata, “nel nome dell’unità delle sinistre”, dai residui grassiani
del peggiore PRC, rinominatisi “Sinistra-Lavoro”. Tutti buoni per ogni stagione,
purchè titolata “centrosinistra”, in modo da occultare lo strato di merda
politico-morale che gli permette di incollarsi alle ambite poltrone. Nello
sgabuzzino di queste sbandati Brancaleone, guidate da leader macchiatisi di
ogni nefandezza consociativa, cercano briciole di formaggio anche gli ultimi
vermicelli dell’altra Europa di Tsipras, guidata dalla bilderberghiana
Spinelli. False Flag come IS,
Erdogan, Peshmerga, i “democratici”
di Hong Kong o di Kiev, i rivoluzionari di Siria o Libia? Sì, se uno, appunto,
si permette di “componere” tafani colorati
di rosso, ma muniti di pungiglioni neri, e avvoltoi a stelle e strisce.
C’è
nel nostro paese una massa critica autentica, l’unica, che, dal parlamento alle
piazze, si oppone al regime piduista-iperfascista del coniglio mannaro? Si
battono alla grande i parlamentari 5 Stelle, a dispetto di un leader a rischio
di stereotipo e che insiste a combinare fulmini di giusta guerra con schizzi fuori
dal vaso? Sono piene le piazze di furibondi licenziati, disoccupati,
senzatetto, senzascuola, senzasilo, senzambiente, senzasalute, senzapensione,
senzavoce, senzadomani, senzafaccia? Ebbene, ecco la falsa bandierina di
“sinistra”. Cioè il depistaggio, l’arma di distrazione di massa, la deviazione
verso l’ordinato vivere e convivere. Che svettano le bandierine civili delle
unioni omosessuali (quelle delle coppie di fatto etero nessuno se le fila), che
ci si assordi con la grancassa della violenza degli uomini (purchè non in
Messico…), che ci si anneghi nell’alluvione di lacrime sui migranti (senza mai
dire chi li fa migrare), che si inorridisca davanti agli abominii islamici e si
dimentichi i serial killer di massa tra le nostre file.
Così
si oscurano gli striscioni della collera sociale e si silenziano le voci delle
mille rivolte possibilissime e necessarie. Emblematico il “manifesto”: i primi
tre paginoni tutto un peana al sindaco di Roma Marino per le sue registrazioni,
puramente demagogiche, di matrimoni gay, mentre scompare dai radar la cacciata
a selciate – al diavolo l’art.18, “licenziare è di sinistra” – di quasi 200
orchestrali e coristi dell’Opera con rispettive famiglie. E scompare il
collasso definitivo della capitale delle buche, delle periferie terzomondiste,
dei trasporti scoppiati, della monnezza dilagante, dello sfacelo culturale.Scoprire dove è la False Flag.
E
chi si preoccupa più di queste prostitute/i dilettanti allo sbaraglio che però
sono bravissime a infilarci coltelli nella schiena mentre ne osserviamo – e
magari sbertucciamo – le gagliarde fanfaronate a maniche arrotolate o con leggins dipinti sulle natiche nei
postriboli delle tenutarie televisive? Il Chicago boy de noantri, il grullo
parlante con la faccia da Mr. Bean e la mannaia di Mr. Hyde, e le sue corifee
da vetrina Upim, manifestazione, inarrivata nella storia patria, di protervia,
scaltra idiozia e abissale volgarità, stanno evolvendo in desertificazione la
gramigna cerebrale coltivata appassionatamente nel ventennio berlusconiano.
Ventennio che, a sua volta, ha fatto sembrare quello mussoliniano un Parnaso
del pensiero e dello stile. L’avreste mai detto che un buzzurro di provincia,
assolutamente senz’ arte né parte, dotato solo di chiacchera da imbonitore di
sciroppi curatutto, avrebbe potuto condurre una nazione al matrimonio tra
ex-PCI e criminalità organizzata, lasciandoci tutti quanti, come Loth, statue
di sale? Da dove si snodano le spirali del suo dna? Da Salerno 1944, dove pure
si parlava di “svolta”?
Genova… per loro
Il
disastro, la vergogna di Genova sono l’epitome di questo regime di fancazzisti
con la svastica tra le sinapsi e fregole Gestapo negli ormoni. E’ l’ennesima
catastrofe, morti, famiglie e lavoro di vite intere distrutte, una collera
oceanica che giustamente sbatte contro i
contrafforti del potere assassino, dove gli omuncoli responsabili, Burlando,
Doria, Renzi e tutti i suoi predecessori fino all’accoppiata De Gasperi-Togliatti,
stanno rintanati in attesa di qualche Robespierre. Per il TG3 mi sono fatto l’alluvione
del ’92 e del ’93, prima c’erano state altre, dopo ne sono venute altre. E Burlando
(nomen omen) era sempre lì, un ras ligure che ha sgovernato la sua gente nel
nome dei peggiori malfattori del cemento e del ladrocinio. Doria, con quella
faccia da allocco, ovviamente SEL, ce l’ho nel mio docufilm “Fronte Italia” mentre
giura “Il Tav del Terzo Valico s’ha da
fare, senza se e senza ma”. E la collina della Valpolcevera, disboscata e
squartata per aprirci la voragine del tunnel TAV, è stata la prima a franare
sulla città e sui binari, buttando nella scarpata una Freccia Bianca.
Paradossale? No, logico, consequenziale.
Questo
faccione da corrotto felliniano me lo sono trovato davanti in cabina di guida,
mentre inaugurava, da ministro dei trasporti, un altro treno veloce. Gli
chiesi: “Ma a che serve correre sempre più veloci?”. Rimase imbambolato, poi
disse: “A guadagnare tempo”. Io: “Per cosa?” Si voltò dall’altra parte, verso l’AD
delle FFSS, Necci, quello che, con lui, ha distrutto la migliore rete
ferroviaria d’Europa. Quanto a Renzi,
rifiutatosi di proclamare per Genova lo stato di calamità, or ora ha
dimezzato i quattro soldi che erano stati stanziati. Quegli altri, che la
regione aveva e che dovevano far partire i lavori, erano rimasti in cassa, a
maturare interessi. Altro che burocrazia.
Questo
squallido guitto plebeo non è comunque da sottovalutare. Dal crepuscolo
dell’Occidente arrivano i quattro cavalieri dell’Apocalisse, banchieri,
armaioli, petrolieri, agrochimici. Hanno scoperto questo omino di burro su una
carrozzella delle Cascine e lo hanno messo sul cocchio del tiro a quattro
diretto al Paese dei balocchi. I quattro cavalli si chiamano guerra, usura, fame,
clima. Per fermarli bisognerebbe fare come gli studenti messicani di Iguala che
incendiano municipi, a cominciare da quello del sindaco mandante della strage.
Ma a noi sono già spuntate le orecchie di somaro e non udiamo il calpestio
degli zoccoli in arrivo.
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