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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
2 febbraio 2013
Crash: Money e Petrolio. ParOLA anche alla Lucania
Nella puntata di Crash-Contatto Impatto Convivenza intitolata “Money, money, money” si dimostra come il leit motiv
petrolifero non solo è da non sottovalutare, ma ascende al grado di
primo motore economico-finanziario, oltre a generare oscure vicende e
guerre-valutarie. ParOLA anche alla Lucania. Di seguito propongo un post che prende le
mosse dal lavoro della Redazione di Crash e si articola con qualche
citazione, breve articolazione e diverse suggestioni personali. Ho
apprezzato moltissimo sia gli argomenti che la struttura narrativa
dell’articolo-puntata. Eh già, perchè si tratta di vera e propria
narrazione, morfologicamente e sintagmaticamente pianificata sulla
sinossi della Money War.
Guerra Valutaria 1. E’
la pietra dello scandalo quotidiano. Dai derivati di Lehman Brothers e
soci fraudolenti, passando per i magheggi sul Libor/Euribor da parte di
Barclays/City Group/Hsbc, fino ad arrivare alle recentissime quanto
mefistofeliche prestidigitazioni nostrane a mezzo MPS, le bolle
speculative che ci sono in giro per il mondo non finiscono mai di essere
gonfiate. Crash, superando riferimenti diretti, si rivolge a un
trader-tutorial che spiega come è possibile incidere nella vastità
cosmica delle speculazione finanziaria attraverso un semplice click. Che
sia il Forex o altra piattaforma, non cambia niente, se non il modo di
far girare il mondo. Ogni transazione bancaria, ogni fluttuazione
valutaria, ogni spifferata sugli indici, si trasforma magicamente in una
potenziale bolla o va ad inscriversi nella nuvola iper-reale della
macabra danza speculativa finanziaria.
Guerra Valutaria 2. E’
attraverso questa “democrazia” finanziaria, il cui accesso è possibile a
tutti, ma proprio tutti, che si verifica la pericolosa oscillazione del
pendolo economico sul pozzo capitalistico senza fondo, seppur si inizia
a intravederne la raschiata finale. Cioè, a fronte di coperture sul
mercato valutario per proteggere i propri listini (come p.e. Goldman
Sachs e altri colossi-idra di finvestment), l’incidenza di un nostro
click-moltiplicato un fattore “n” di interessi in gioco nella sala
scommesse del “gioca d’azzardo, ma fallo responsabilmente”, genera
fluttuazioni decisive nello scacchiere della liquidità
mondiale.
In questo èlaconicamente illuminante il
giudizio del prof. Aldo Giannuli docente di storia contemporanea
all’Università Statale di Milano, quando parla della pericolosità della
sola messa in discussione del USD come valuta indicativa totemica per
gli scambi internazionali. Si vedano ad hoc gli esempi della fine di
Saddam Hussein – reo di aver provato, anche solo provocatoriamente, a
imbastire un discorso di scambio greggio-euro – o dello scandalo di
D.Strauss Khan – anch’egli fautore di un giro di boa nei riferimenti
valutari internazionali a favore dell’Euro – o ancora dell’Iran –
immediatamente embargato e isolato dalla trojka internazionale, per aver
cercato di percorrere le orme insabbiate nel sangue delle guerre di
Desert Storm, la 2 in particolare secondo la tesi del docente di storia
contemporanea.
Guerra Valutaria 3. Come
le più celebri edizioni di Star Wars, il Currency Wars vive la
fase pari a quella del ritorno della Morte Nera capitanata dal Dart
Vader-Euro (o Cina o Middle East o chiunque tenti di soppiantarlo)
cercando una revanche prossemica a mezzo del suo attuale Cavaliere
Jedi-Obama. La statura del monumentale USD non deve mai e poi mai essere
messa in discussione, e vediamo qualche perchè, tra quelli proposti da
Crash e quelli che personalmente sostengo – che poi talora coincidono
perfettamente.
Crash scrive per immagini e interviste
che l’USD andrebbe razionalmente soppiantato, perchè è una moneta
debole. Sarebbe più logico e giustificato che – a fronte del USD forte a
ridosso di Bretton Woods (oro=USD) e della creazione del FMI nel 1944 -
oggigiorno la moneta che crea credito e massa liquida fosse lo Yuan
Cinese. Giusto. Ma, chi glielo spiega agli USA&Getta che la loro
valuta è solo spazzatura? Quelli che c’hanno provato sono alcuni degli
esempi riportati sopra e si sa che fine hanno fatto. Più concretamente
ritengo che gli USA abbiano furbescamente avviato l’opera di
impanciamento del proprio debito nello stomaco capiente della avvenente
PRC a bella posta. Il fine? Facile come bere un bicchier d’acqua del
Vulture-Coca Cola: ti riempio di debito e ti lego a me in caso di
fallimento. Quindi, la PRC non potrà mai e poi mai ritenersi leader
valutario, visto che la propria liquidità – svalutata al cambio in un
regime di trust internazionale, bisogna ricordarlo – è identificabile
con il 20% del debito statunitense. Vieppiù un’altra considerazione da
proporre: l’opera furbesca dei pupari che giocano a Shanghai facendo
saltare le pulci del mercato dei Cinesi con i listini di Wall Street,
permette al USD di essere sempre e comunque concorrenziale – non tanto
solo nei confronti dello Yuan – bensì nei riguardi del granitico Euro.
Quindi, riassumendo uno schema veramente facile, sebbene perverso e
satanico, l’equazione è: USD debole con Euro=maggiore capacità da
parte degli USA di esportare capitali/beni e servizi nell’area Euro e in
tutte quelle in cui l’area Euro è concorrenziale, ovvero il Globo
terracqueo; inoltre, USD debole con Euro= maggiore
interesse indotto all’area Euro di investire capitali in USA; il che
corrisponde sistematicamente a riproporre lo schema USD/Yuan, senza però
coinvolgere direttamente l’Eurozona nel debito pubblico statunitense,
ma lasciando fare in maniera controllata l’Euro sugli indici domestici, o
laissez faire all’americana; come a dire: bilancio in modo uniforme la tossicità del mio stato economico-finanziario; ancora, USD forte con Yuan=inequivocabile
dipendenza dello Yuan alle fluttuazioni delle politiche statunitensi;
cioè, nel libero mercato – o finto tale – gli USA si posizionano come
l’ago della bilancia perchè tengono per le palle sia l’Asia che
l’Europa, costringendole entrambe a dover sottostare ai dettami
dell’Aquila Imperiale e delle Tavol dei Comandamenti Massonici di
Washington;
Insomma, il discorso, che si può
ramificare a oltranza spirale, ricade ciclicamente comunque sempre sul
fattore USA o, se vogliamo, sulla Divisa Militare USA. Da qui,
Guerra Valutaria 4. DA
Keynes fino ad oggi, il Welfare State è sostanzialmente un superamento
del fattore depressivo legato all’economia reale e all’ansia
capitalistica di smerciare l’ottimalità produttiva. Keynes, oltre a
incidere pesantemente sul New Deal, parlava di fabbisogni reali e
superflui, introducendo pioneristicamente il fattore Benessere Umano a Lungo Termine, Tempo Libero,
cioè la distanza dal denaro come mera accumulazione capitalistica: in
buona sostanza l’eterno dilemma della creazione di domanda e di offerta,
ma con un’aspettativa diversa. Gli USA trassero due comportamenti dagli
studi di J.M.Keynes: uno a medio termine riguardava la mercificazione
del Tempo Libero della nuova Middle Class; l’altro più immediato
era l’impiego senza tregua del ricorso all’azione bellica, quale
fondamento costituzionale della ripresa dalla stagnazione industriale,
grazie anche al concetto di ripartizione fiscale del costo della
macchina bellica.
Ora, visti gli interessi statunitensi
nel’industria bellica, e considerati i prodromi alla base della
(in)civiltà stessa a stelle e strisce, non resta che di far conto e
raccontarcela com’è: da quando sono nati gli USA hanno mosso un numero
incommensurabile di interventi diretti in azioni belliche, che fossero nazionali, internazionali e mondiali (preso da Giornalettismo).
Ma qual è l’interesse primo del mostro nord-americano? A parte l’ovvia
pretesa egemonica culturale a botte di squadra e compasso, uno dei focus
su cui si è srotolata la Stars and Stripes come una sventagliata di
Mitra Ieratica Bellica, è certamente il predominio assoluto in materia
energetica.
Crash – logicamente – lega la guerra
valutaria a quella fisica per il controllo e la detenzione della
produzione del Fossile Primo, Big Oil. Da che abbiamo memoria, le
selvagge epopee USA e dei vari Corrals intorno ai pozzi, segnano la
ritmica quotidiana del pianeta. Se non si fosse permesso al petrolio di
allagare il pianeta, quanti motori a scoppio sarebbero usciti dal
Fordismo? E quanti modelli industriali sono stati influenzati dalla
catena di montaggio statunitense? E quante classi medie sarebbero state
vittime del concetto Fordista di creazione di domanda interna?
Domande, domande e domande? Ma siamo al
2013, e la storia ci consegna un pianeta vittima dell’oro nero. Un Primo
Motore che non conosce Arresto alcuno ai Cartelli del Monopolio
culturale imperialista statunitense. Si veda quanto pesa il Middle East
se ha costituito meta preferita del risiko USA.
La guerra valutaria è identificabile con
quella fisica, grazie ai rovesciamenti politici di tutto il M/East,
partendo dallo Scià di Persia, finendo con l’Embargo Iraniano. In tutto
ciò, tra la potenza sempre più accresciuta dell’industria bellica USA e
l’accaparramento senza tregua delle scorte mondiali di greggio che
vedono gli USA detentori unici di riserve petrolifere dal 2020 in poi,
si può meglio inquadrare il supporto politico al riferimento indicizzato
del USD.
Guerra Valutaria 5. Le agenzie di Rating.
Per garantire che i capitali vengano spostati con movimenti analogici
di un joystick e quindi le politiche nazionali influenzate dalla finanza
valutaria e speculativa, di cosa c’è bisogno? Di un Esercito di
Agenzie. La CIA è una di queste. La NSA è un’altra, con la favoletta
della sicurezza nazionale e internazionale. La NATO è la terza forza,
quella con i bicipiti sempre in tiro e un Uomo-Stato sempre a tiro.
Moody’s, SP’s e Fitch invece sono gli insider dei trading sovrani.
Le Agenzie di Rating intervengono
direttamente – senza che qualcuno si sia mai sognato di chiedere loro
uno straccio di opinione – nelle politiche statali. Sappiamo bene che
ormai i termini di Tripla A e relativi DownGrading sono il pane
quotidiano di chi mastica report manco fossero un tossico Big Mac e li
digerisce meglio di un Fachiro alle prese con il Junk Food.
Stabilire se una Regione Italiota sia o
meno affidabile e farlo dire a un’agenzia che prima o poi ci guadagnerà
direttamente/indirettamente o perchè deve semplicemente influenzare
l’andamento economico-politico di quell’area, è il peggio che potesse
accadere dalle parti del Mediterraneo. Per fortuna la procura di Trani –
già destinataria dei miei ringraziamenti personali da questo blog- ha
provveduto a tirarsi in giudizio questi signori, imputati di aver
recensito giudizi manco fossero dei novelli Padrini del Mandamento USA.
Se le Agenzie di Rating agiscono in nome e
per conto del Datore di Lavoro poco occulto Governo di Washington, si
può meglio comprendere come mai non vi siano Agenzie di altri Paesi
tanto autorevoli o almeno prese in considerazione. Crash propone
l’esempio della cinese Dagong, che lamenta l’ostracismo dei concorrenti
statunitensi e la sperequazione critica nel rilasciare le pagelline su
nazioni il cui bilancio d’esercizio sovrano viene sottoposto alla lente
d’ingrandimento in una corsa competitiva che manco le Olimpiadi della
Matematica si sognano di anelare. Perciò, tra interessi occulti e quelli
manifesti, le Agenzie di Rating non fanno altro che aggiotare
scientificamente l’interesse del capitale umano e finanziario di una
nazione, listando a lutto Paesi che magari non gliene poteva fregare di
meno di tornare tra i banchi di scuola, visto che l’accademia era
Concetto da loro stessi creato: si veda per tutti il caso greco, unico
Stato al mondo dichiarato fallito da altri che pretendono di salvarlo a
mezzo usura!, mentre l’Islanda se ne fotte del sistema bancario e monetario internazionale…
Guerra Valutaria 6. Mediterraneo e dintorni.
Visto che il polso della situazione è oggetto di misurazioni ai limiti
della psicolabilità, il Mediterraneo costituisce il Faro Alessandrino
che ben illumina i roghi sparsi nel Sud Europa.
Crash parla della stabilità valutaria
relativamente a Paesi che ne ricavano vigore e vantaggio. Ebbene, in
Area Euro queste nazioni sono: Olanda, Finlandia e Germania su tutte.
Mentre il resto d’Ue-ropa marchiato a fuoco dall’insana abitudine
anglofona di acronimizzare interi libri, deve confrontarsi con la nuova
condizione poco piacevole di essere PIIGS. La questione valutaria è
semplice: i Paesi Norreni hanno necessità di viaggiare con il
portamonete bilanciato, in maniera tale da offrire a fornitori e clienti
una coerenza rateale sugli interessi economici. Epperciò che le spinte
fisiologiche dei PIIGS di intervenire sulla moneta unica per cercare una
svalutazione alla stessa e quindi al proprio debito, manco vengono
prese in considerazione. Anzi, dal pulpito primario di Bundes Bank
cadono strali e anatemi vari a chi solo possa pensare di alleggerire il
portafogli a mezzo svalutazione, peggio se ereticamente orientanto verso
un abbandono del tavolo da poker europeo. Quindi, la guerra valutaria
capeggiata dal USD, vede micro-guerrillas intestine in Ue-ropa, proprio
per le ratio sopra esposte e ben riportate da Crash.
Ma il Mediterraneo è sia Sur Europa che
Nord Africa e parte importante dei rapporti con l’ex- Anatolia. Ergo: un
coacervo di improbabili rotte di interessi veri e speculativi,
esercitati tramite: Colonizzazione USA, Basi Militari NATO, Guerre dei
Neo-Premi Nobel UE-ropei, intrighi che costano la vita di migliaia di
persone nel Nord Africa, Tenenza dell’Avamposto Israeliano e conseguente
conflittualità permanente a scapito della Palestina, il tutto mentre i
governi amici o nemici a seconda dell’importanza strategica assunta dal
momento storico ed economico, fanno i conti con la propria identità (e
in Siria sta costando un eccidio, mentre Libano e altri Paesi continuano
a computare morti il cui totale si perde nelle veline delle
ambasciate).
In questo, l’intervento del Prof. Noam
Chomsky – uno dei miei fari e guida in notti tempestose dell’Essere e
del Genere Derivato Politico-Linguistico – sul Wel-Fare ormai malcelato War-Fare Trilateral Policy, non fa altro che aggiungere punti di merito strabilianti alla redazione di Crash.
E importare Americanismo come fosse
Coca-Cola, non può appartenere all’antichissima cultura Mediterranea,
ancor di più se parliamo di Democracy.
Dunque, niente di strano se la vita di un
Mediterraneo costi quanto un dollaro al cambio dell’oro-nero stabilito
dall’agenzia di rating-intelligence USA nella spasmodica avanzata del
capitalismo efferato a stelle e strisce, oggi Speculativo, ieri Stay Behind the Net a mezzo Gladio-li all’Uranio Impoverito.
Guerra Valutaria 7. Crash!
Tutto si rompe, quando entrano in azione le Trivelle. Il tema dell’energia fossile rappresenta senz’altro il fil noir che unisce tutte le pagine della guerra valutaria. Nella corsa all’oro-nero, due spunti mi sono sembrati eccezionali.
Uno riguarda il trasporto nazionale.
Infatti, bene ha fatto la Redazione di Crash a proporre la pagina Istat
che riporta la percentuale della trazione su gomma nello scambio e nella
logistica delle merci Italiote: 91%!!! Più e più volte da questo blog
mi sono speso per segnalare quale follia sia continuare ad avere un
piano logistico nazionale ai limiti del suicidio basato pressochè
unicamente sulla trazione su gomma. Nessun governo si è mai
adoperato costruttivamente a pianificare una serie di interventi mirati
a migliorare la rete rotabile, che risolleverebbe non poco il comparto e
tutto ciò che è intrinsecamente legato alla logistica e al trasporto in
sè.
E il fatto che i carburanti alla pompa in terra d’Italia siano i più onerosi del mondo
– o quasi – la dice lunga sugli interessi che gravitano attorno al
fatto che il trasporto italico deve necessariamente rimanere arretrato,
mentre il mondo gira vorticosamente attraverso interventi strutturali di
ben diverso respiro. Infatti, l’aria che si respira – sia letterale che
figurativa – sa tanto di quella dell’induzione al mantenimento dello
Stato di Sottosviluppo. Ma da parte di chi?
Da parte dei concorrenti Europei e da parte dei fornitori di Carburanti.
I concorrenti Europei hanno tutto il
disinteresse a vedere l’Italica penisola protagonista dello sviluppo
logistico autonomo. Perciò si vedano le iniezioni sul “mercato di libera
concorrenza” da parte di attori Francesi (Geodis Wilson o Ferrovie
Francesi), Tedeschi (Db Schencker o Ferrovie Tedesche, oltre alla nota
DHL), Olandesi (TNT, ma ora USA con CEVA Logistics), etc. – operazioni
tese a detenere un controllo coatto in regime logistico.
I fornitori di carburanti che non possono
non guadagnare in un Paese la cui infrastruttura viaria è rimasta ai
tempi di Pirro. La geografia italiana di certo non aiuta, ma neanche il
lassismo pianificatorio e l’assenza di materia cerebrale possono essere
causa della carenza infrastrutturale cronica. Quindi, vendere carburanti
in Italia conviene, eccome se conviene, sia direttamente alla pompa
che indirettamente con il gravame sul costo finale delle merci nel
mercato interno.
Significa che commerciamo e usiamo le
valute per fare questo gioco di rimbalzo a nostro completo detrimento.
Compro energia in USD e ci guadagno nel cambio ma ci perdo perchè
importo più di ogni altro, e poi rivendo all’estero i miei prodotti in
Euro usando sempre l’USD per i trasporti e ci perdo nuovamente.
Quindi ? Chi ci perde? Chi ci guadagna veramente?
Torniamo sulla Bomba Petrolifera: in primis, i fornitori di energia e
carburanti. Pertanto, e stringendo la casistica che sarebbe doveroso
ramificare anche in altre direzioni, l’Italia gioca il ruolo della
tessera del domino azionata dal domine USD in tutte le direzioni che il
top player sul mercato vuole prendere. Riassumendo: importiamo fossili,
li stocchiamo, li trasformiamo e li vendiamo al mercato interno. Da cui
l’impedimento della rettifica della strategia nazionale di un piano
logistico che escluda il ricorso massiccio e oneroso al fossile. L’Eni
non guadagnerebbe, lo Stato con le Accise Dirette e Indirette e con la
Geo-Politica da Vassallo ci perderebbe. A perderci, di sicuro, è il
sistema italiota e tutti gli individui che partecipano e vivono di
Italia. Da qui è abbastanza intuitivo comprendere chi è che ci guadagna.
I fornitori di fossile, i trasportatori dello stesso e i fornitori
della valuta-totem USD, visto che l’USA muove guerre ai maggiori
produttori per controllarli e ottenerne egemonia.
Mi è sembrato ottimale anche fare perno
sull’esempio della gigantesca SACMI Imola, primo produttore al mondo di
impianti industriali e componentistica per la ceramica. Tanto per il buying quanto per la fase di budgeting on sales,
SACMI è coattamente avvinghiata alle fluttuazioni valutarie come tutti
gli industriali italioti che esercitano l’antica arte dell’esportazione
dell’artigianato DOC italico: sia per lo scambio primario di import di
materie prime e di export del prodotto finito, sia per la supply chain.
Infatti, producendo macchinari che non sempre rientrano negli standard
ISO del mondo che va a piedi-container, sono soggetti a: costo
carburanti domestico per trasporti eccezionali, tanto quanto per
l’enorme spesa dell’out of gauge del prodotto da imbarcare. Il tutto sotto l’egida del USD, benchè producano e spediscano dalla fabbrica italiana.
G(uerra valutaria)8. L’Impero degli Ottani e dei Gas Attendato in Lucania.
Questo blog ha una buona parte dei post
incentrati sulla devastazione che L’Impero degli Ottani del Lupo a Sei
Zampe, della Conchiglia Olandese e del Gallo Totàl (e di altri
Eco-Mostri come Appennine Energy e Aleanna Resources) hanno attuato e
continuano a fare senza tema di sosta alcuna in terra Lucana.
Quindi, commentare o inoltrarmi in ulteriori narrazioni, sarebbe abbastanza stucchevole.
Perciò, prima di fermarmi, scrivo e dico:
Crash – Le Guerre Valutarie Valgono
quanto l’USD equipollente all’inverso del Debito Morale e Materiale
Mondiale Diviso dalle Guerre Fisiche GeoPolitiche dell’Egemonia
Imperialista USA&Getta, mentre tutto l’Oil Scorre e la Trivella non
cessa mai di Battere dove il D’En(i)te Du-OLE: Mediterraneo Preda di una
Lampada a Olio, la cui Bolletta si paga in USD, e il Petrolio ci intasa
i rENI.
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