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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
20 maggio 2012
LA “SPINA” DI PALERMO
E’ ormai il “caos” a Palermo.
Caos “democratico” (per il Partito
Democratico, s’intende...).
Chiusasi fragorosamente la stagione
del berlusconismo (anche nelle sue diramazioni -“metastasi”, per alcuni- locali: dalla
Moratti a Milano, a Cammarata a Palermo...), tutti
i segnali convergevano in un’unica direzione: l’irripetibile opportunità per il Pd,
principale forza d’opposizione in questi anni, di capitalizzare elettoralmente da un lato la “frustrazione pidiellina” (per quel promesso “miracolo economico” trasformatosi in un incubo!),
dall’altro la “rabbia leghista” (di chi è passato dall'orgoglio di gridare “padroni a casa nostra!” alla vergogna di scovare “ladroni in casa propria”!). Di Gaspare Serra
Test politico di primordineera rappresentato dalle amministrative di Palermo (quinta
città d’Italia), dove dieci anni di mala
amministrazione Cammarata (macchiata da svariati scandali e da una
“gestione privata” della Cosa pubblica) avevano fatto lievitare le ambizioni del centrosinistra di governo cittadino.
Per il Pd,dopo essere entrati a Palazzo dei Normanni “furtivamente”
dalla finestra, la prospettiva di entrare a Palazzo delle Aquile dall’ingresso principale
appariva alquanto “allettante”... (in molti già pregustavano di dare il “benservito” al Pdl).
Nello stesso Popolo della Libertà
tutti davano per persa la “fortezza palermitana” (previsione quanto mai azzeccata).
Avendo “perso la faccia”, del resto, il Pdl non si era fatto scrupoli a “chiederla in prestito” al giovane
Massimo Costa, il candidato col volto da tronista prescelto come agnello
sacrificale dai “berluscones”(tanto corteggiato prima del voto… quanto scaricato immediatamente dopo!).
Tutto sembrava già scritto…
Nessuno, però, aveva fatto i conti con una legge che non ammette sconti, quella di Murphy,
secondo la quale “se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi può condurre
alla catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”.
Ebbene, questo “qualcuno”
si è concretizzato nel Partito Democratico!
L’autolesionismo proverbiale del Pdsi è spinto al punto di seminare “tanta polvere” da raccogliere “solo vento”
da quello che si preannunciava come il più grande raccolto dopo il “bunga
bunga”!
Ecco spiegato come, in vista
delle elezioni cittadine, i Democratici
si sono cimentati in un “triplo salto mortale” mai riuscito prima:
- in primis, PERDERE LE PRIMARIE (Bersani in persona si era speso a
sostegno della candidatura di Rita Borsellino -altro errore strategico,
trattandosi di una personalità degnissima ma praticamente scomparsa dalla scena politica locale, dopo l’elezione di ripiego
all’Europarlamento-);
- in secundis, PERDERE LE “SECONDARIE” (ossia le elezioni, quelle “vere”),
pur avendo a malincuore appoggiato il candidato premiato da discusse primarie, Fabrizio
Ferrandelli;
- in tertiis, CADERE SOTTO I COLPI
DEL “FUOCO AMICO”, ovvero perdere contro un ex alleato, Leoluca Orlando (di fatto una “costola” della sinistra palermitana e “candidato in pectore” di
quella parte del Pd più “malpancista”).
Mentre molti già pregustavano il
“dolce sapore” della vittoria... alla fine ci
si è dovuti accontentare del “gusto amaro” della sconfitta!
Nemmeno appellarsi a Santa Rosalia è
servito a molto di fronte al “masochismo democratico”.
Nessuna “corona d’allori” per i
dirigenti del Pd (già pronti
a sfilare sul carro del vincitore): in
compenso, tante “corone di spine”!
Uno spot
pubblicitario recentemente andato in onda recitava: “ti piace vincere
facile?”.
Prendendo
spunto da questa réclame, proporrei al Partito di Bersani di adottare il seguente
slogan alle prossime elezioni: “ti piace perdere facile???”
Il Partito Democratico siciliano (“diviso” per costituzione, “perdente”
per vocazione!) esce dalla prova delle urne “bocciato senza appello”.
Ridottosi ad una “banda
post-democristiana” alla ricerca di una qualche sistemazione personale, il
Pd (meno “L”) è apparso:
- in primo luogo, del tutto carente
di un’idea alternativa di politica e di società (come si può, ad esempio, far da
stampella ad un Presidente di Regione fino a poco tempo fa definito “degno
erede del cuffarismo”?);
- in secondo luogo, scevro di un
minimo di spessore politico e culturale (l’unica idea dominante nella sua classe dirigente non
sembra “cambiamo il Sistema”, bensì “facciamoci strada nel Sistema”!).
I Democratici dell’Isola
hanno mostrato così poco riguardo nei confronti dei propri elettori da
impedire con ogni pretesto lo svolgimento del referendum consultivo chiesto a gran voce dalla
base per avallare o meno la scelta verticistica
dell’“appoggio esterno” ad un Governatore indagato per “concorso esterno” in
associazione mafiosa.
Ma come dargli torto, in effetti?
Che necessità vi è di svolgere un
referendum per certificare ciò che è “alla luce del sole” (ovvero l’insofferenza del suo elettorato)???
Tornando al clamoroso responso delle amministrative, Fabrizio Ferrandelli, presentatosi in un primo momento col volto da bravo
ragazzo impegnato in politica e nel sociale,probabilmente vittima delle sue ambizioni, si
è abbandonato all’“abbraccio mortale” dei Cracolici & Company non valutandone le conseguenze.
Quella che doveva essere la
candidatura civica di una giovane promessa della politica è divenuta ben presto diretta emanazione della fronda più “inciucista e lombardista” del Partito.
Ferrandelli, così, ha finito col perdere-dico bene, ritenendo ormai segnato l’esito del ballottaggio- non solo in virtù della grande popolarità di Orlando ma anche perché apparso una “pedina” nelle mani di “vecchi
marpioni” della politica, pronti a sponsorizzare la sua candidatura ad uso e consumo proprio!
“Sguaiate”,
baldanzose, supponenti, poi, sono apparse le sue prime reazioni post voto:
1- Che senso
ha accusare Orlando di aver sottratto voti al centrodestra, macinando consensi
al di fuori del proprio bacino elettorale di riferimento?
Ciò, più che un’“infamia” di cui
render conto, appare il principale merito dell’ex Sindaco!
Quale altro sarebbe l’obiettivo di un candidato se non conquistare la fiducia anche di coloro che, fino
a ieri, non lo avrebbero votato?
2- Come può, inoltre, l’aspirante sindaco di una Città così problematica definire
“cialtrone” un uomo che, nel bene e nel male, ha già amministrato il Capoluogo siculo
per ben tre consiliature?
Se
persino la senatrice Finocchiaro (candidata del Pd alle ultime regionali) è
arrivata ad ipotizzare un suo appoggio ad Orlando, c’è da credere che Ferrandelli, più
che muovere all’attacco, dovrebbe lavorare molto sulla “difensiva”…
3- Come si può, infine, illudere gli elettori prospettando il ballottaggio come il secondo tempo
di una partita che riprenderà da uno “0 a 0” e palla al centro?
Onestà intellettuale suggerirebbe, piuttosto, l’immagine calcistica dello “0 a 3” e palla al centro (considerando
lo striminzito 17% di consensi di Ferrandelli al primo turno -a fronte del 47%
di Orlando- e gli “oltre 60 mila” voti di scarto registrati tra i due candidati!).
Sgombrando
il campo da equivoci, lungi da me vendere “fumo per arrosto”!
Leoluca Orlando:
- in primo
luogo, non rappresenta la “panacea di
tutti i mali” (meglio diffidare,
piuttosto, da chi vanta “poteri salvifici” o si presenta come l’“unto del
Signore”!);
- in secondo
luogo, se ha scelto di scendere in campo lo ha fatto più con un occhio a Roma che a Palermo (in buona sostanza, per non farsi troppo oscurare all’interno
dell’Idv -partito eminentemente “leaderistico”- da personaggi quali l’evergreen
Di Pietro e l’emergente De Magistris).
L’ex Sindaconon è certo “il nuovo che avanza”… semmai “l’usato sicuro” (per citare
l’infelice battuta di Bersani).
Ma, se in così tanti palermitani lo hanno
preferito al primo turno -e, son sicuro, faranno altrettanto al secondo-, evidentemente i volti nuovi che la politica
palermitana ha espresso (o, meglio, gli “apparati”
reggenti le loro spalle) sono apparsi un’alternativa
ben poco credibile...
Auguriamoci solo che il probabile
nuovo, vecchio Sindaco si confermi all’altezza delle aspettative di una Città “assetata di futuro” e “affamata di legalità”...
Forse i palermitani, e non solo, dovrebbero iniziare a chiedersi se esita anche una sola paarte politica che possa risolvere i loro problemi. Il PDL, il PD, la stessa IDV come chiunque altro che appartenga al sistema politico tradizionale non può risolvere alcun problema nè nel nord nè nel sud. Spero che prima o poi i cittadini inizino a capire che se ne devono sganciare totalmente e che devono confrontarsi tra loro ed esprimere personalità con programmi veri, con sostegni chiari e dichiarati e totalmente integri. Auguro ai palermitani ogni bene possibile.
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