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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
2 maggio 2012
GLI ULTIMI FUOCHI DEL PRODE CAMOMILLO ( bandiera fosca la trionferà…)
Eminenti signori della Corte e
della Giuria, signor Giudice,
cercherò di esporre nella maniera
più succinta possibile le motivazioni dell’accusa a sostegno della colpevolezza
dell’imputato di questo immaginifico processo che viole anche sostanzialmente
rappresentate il punto d’avvio e d’appoggio dell’atto di accusa contro la
Seconda (?) Repubblica per tradimento della carta e dei valori costituzionali.
Nel corso del dibattimento la difesa
ha cercato di fuorviarvi più volte tentando di accreditare l’accusato come
persona sostanzialmente non informata sui fatti o, comunque, cercando di
sottolineare la sua funzione stabilizzatrice e di contenimento dei danni
causati da una classe dirigente viziata, vorace e corrotta e dall’arroganza di
insormontabili poteri internazionali.
Al contrario, l’accusa di questo
processo ha dimostrato, fornendo la più ampia gamma dei prove testimoniali e
documentarie, che, non solo l’imputato non può intendersi estraneo allo sfacelo
morale, civile, sociale, economico e culturale del paese, ma come, egli stesso,
si sia imposto come garante di quei Poteri – americani, NATO, Vaticano, alta
finanza, grande industria, potentati mediatici e consorterie massoniche e mafiose
assortite – che hanno imposto la loro ipoteca sul futuro dei cittadini. Sarebbe
troppo lungo e penoso rievocare alcune delle radici dei nostri problemi che
affondano nella Seconda Guerra Mondiale, quando gli Alleati angloamericani –
prevedendo la disfatta del nazifascismo – si ingegnarono per contenere le
spinte a sinistra nella Resistenza e nella società italiana stringendo le ben
note alleanze con le classi dirigenti finanziarie, industriali, agrarie, con i
poteri massonici di casa nostra e le ben note reti criminali ideate dalle mafie
delle due sponde dell’Atlantico. Non ci dilungheremo in questo senso, perché la
Storia si incaricherà di svelare i motivi per cui questo paese è precipitato
nella situazione di democrazia monca e a sovranità limitata, facendo finalmente
luce sulle ragioni per cui tante azioni mafiose, terroristiche, criminali,
provocatorie e teppistiche sono rimaste senza colpevoli. Tuttavia, illustri
signori della Giuria, mi sia consentito di riprendere il filo di alcuni fatti e
di ricostruire il contesto in cui l’imputato ha conseguito i suoi innegabili
successi politici e diplomatici.
Sull’accusato molto si potrà dire
e sarà giustamente detto, ma non si potrà mai negare la sua estrema versatilità
e il suo spirito di adattamento, grazie ai quali, sia pure con qualche affanno,
è riuscito a rimanere a galla e a nuotare nei tempestosi italici, flutti…
Già comunista ortodosso e ligio
ai rigidi dettami moscoviti – come hanno dimostrato le dichiarazioni rese in
occasione dei fatti di Ungheria del 1956 – il 2 aprile 1978, primo fra i primi
del suo partito, si reca negli Stati Uniti d’America, ove viene invitato
dall’Aspen Institute in Colorado e all’Università di Harvard. Non sono molto
chiare le ragioni per cui gli americani – allora amministrati dal democratico
Carter – accolsero a braccia aperte uno dei maggiori dirigenti di un partito
che, ai loro occhi, doveva almeno apparentemente costituire il maggior pericolo
per un paese occidentale e di osservanza atlantica. Sicuramente – e non ci sarebbe
bisogno di riaffermarlo – i vertici del PCI berlingueriano erano, non solo
informati del viaggio, ma prevedevano che avrebbe portato benefici al partito. Chi
ha incontrato e di che cosa ha discusso l’imputato durante quei giorni ? Non è
dato saperlo, ma non può sfuggire l’importanza della visita, come la
particolare gravità del momento storico…
In quei giorni la giovane e
fragile Repubblica italiana stava attraversando la sua fase più difficile e
nella sua capitale si stava consumando un’incommensurabile tragedia che,
sicuramente, è stata gravida di conseguenze per il futuro del paese e per le
sue speranze. La mattina del 16 marzo 1978, dopo l’annientamento della sua
scorta, il Presidente della DC e futuro candidato a diventare Presidente della
Repubblica, fautore della collaborazione e dell’avvicinamento al PCI
berlingueriano in un diffuso clima di ostilità interna e internazionale di cui
si era fatto interprete l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger – e,
signori della Corte, basterebbe rileggersi la durezza di certe espressioni, i
documenti e le dichiarazioni provenienti da fonti governative, diplomatiche e
di altro tipo americane, inglesi, israeliane, francesi e tedesche per
comprendere l’estrema difficoltà in cui Moro doveva operare – veniva rapito da
un commando dell’organizzazione terroristica italiana Brigate Rosse. Dopo 55
giorni il corpo ancora caldo dello statista veniva ritrovato nel bagagliaio di
una Renault 4 rossa, a pochi passi dalle sedi della DC e del PCI, i due partiti
protagonisti della politica italiana. In apparenza un macabro e intimidatorio
messaggio per istradare il paese su binari diversi da quelli prospettati dalla
vittima. Tutto chiaro ? Tutto lineare ?
A prestare ascolto ai maggiori
protagonisti politici dell’epoca e alle persone coinvolte in quella che a buon
ragione può essere definita la madre di tutti i misteri d’Italia, nulla c’è da
chiarire e tutto è già stato spiegato: uno statista italiano, probabilmente il
più autorevole esponente del maggiore partito governativo italiano, viene
rapito e ucciso dalla maggiore organizzazione terroristica italiana. Insomma
una tragedia tutta italiana sulla quale sembrerebbe che non ci sia molto altro
da aggiungere… Eppure, onorevoli signori della Corte, come ho avuto modo di scrivere
più volte, troppi sono i retroscena oscuri dell’affaire Moro. Troppi sono i
silenzi, le omissioni, le complicità, le stranezze per poter escludere con
certezza che i brigatisti furono i soli ed esclusivi padroni e artefici
dell’esito del sequestro ! Negli stessi giorni in cui l’imputato si accreditava
presso autorevoli e influenti ambienti americani, a Bologna si svolgeva la
famosa e stranissima “seduta spiritica” con la partecipazione di stimati
professori universitari fra cui il professor Prodi, futuro Presidente del
Consiglio e della Commissione Europea, ed esponente di primo piano del
centrosinistra italiano. Una lettera riservata fatta inviare da Moro stesso al
Ministro degli Interni Cossiga veniva resa pubblica per decisione del capo
brigatista Mario Moretti, ponendo le prime premesse per gli esiti del triste
“processo del popolo”.
Negli stessi giorni della visita
dell’imputato negli States, si stava assistendo ad un continuo viavai di
personaggi più o meno autorevoli fra Washington e Roma. Perché tanto movimento
rispetto a un episodio che, per quanto grave e drammatico, veniva presentato
come una questione assolutamente ed esclusivamente italiana ? E’ ben noto come l’ex
direttore del SID – il servizio segreto del Ministero della Difesa – nel periodo
più caldo della “strategia della tensione” (1970 – 1974), già indagato per il
tentativo del golpe del principe “nero” Borghese e per la Rosa dei Venti, una
formazione paramilitare atlantica riconducibile probabilmente alla rete
clandestina della STAY BEHIND, il piduista e missino Vito Miceli, già uomo di
fiducia dell’entourage del Presidente Nixon, era andato in America per
conferire con personaggi riconducibili agli ambienti dei falchi americani e
italoamericani.
Un “esperto” americano in affari italiani, editorialista del
“Giornale” di Montanelli e molto vicino alla P2 come Michael Ledeen,
neoconservatore esperto di questioni strategiche del Think Tank
dell’imperialismo americano CSIS al pari di Edward Luttwak, altro volto molto
noto agli spettatori italiani e autore di “Tecniche del colpo di stato”, svolgeva
un’intensa opera di lobbying nei confronti dell’amministrazione Carter. Solo
qualche anno più tardi si saprà che, sostanzialmente, l’attività dei Comitati
di Crisi allestiti presso il Ministero degli Interni era diretta da un altro
esperto americano, il kissingeriano Steve Pieczenick, il quale ammetterà di
essere l’ispiratore della manovra di guerra psicologica del falso comunicato
del lago della Duchessa che la nostra intelligence ha affidato a un falsario
vicino alla banda della Magliana.
L’operazione, avallata dal Ministro degli
Interni e futuro Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, aveva lo scopo
di indurre i brigatisti a eliminare Moro. Già collaboratore di un bel numero di
amministrazioni americane – da Ford a Carter, da Reagan e Bush padre fino al
figlio – Pieczenick è un depositario di inquietanti segreti e, recentemente, ha
puntato il dito sia contro il repubblicano Bush jr. che contro il democratico
Obama in merito alla manipolazione di tutta la vicenda spinosa del terrorismo
islamista di Al Qaeda e di Bin Laden. Non stupisce che il Dipartimento di Stato
americano avesse classificato il caso Moro come “segretissimo”… Pieczenick era
in buona compagnia e poteva contare sullo zelo e sulla disponibilità di
numerosi personaggi filoamericani, filoatlantici e filonglesi all’interno dei
Comitati, uomini che certamente erano attestati su posizioni destrorse e che
non nutrivano sicuramente simpatia per i comunisti. La maggior parte di loro era
affiliata alla loggia P2 proprio come Miceli ed è indubitabile che la
misteriosa loggia massonica coperta apparentemente diretta da un oscuro
materassaio di Arezzo abbia esercitato una grande influenza nella vita sociale,
politica, economica e culturale nel corso degli anni Settanta.
Il Gran Maestro
Licio Gelli era intimo amico del massone ed alto esponente del Partito
Repubblicano americano Philip Guarino che ne condivide la visione politica. A
dimostrazione del prestigio acquisito anche internazionalmente, Gelli verrà
invitato alle cerimonie di insediamento dei Presidenti Ford, Carter e Reagan i
quali, forse, hanno tutti qualche debito di riconoscenza nei confronti del Gran
Maestro. Gelli stesso, assieme al solito Guarino ad amici confratelli,
personaggi americani e filoamericani in odore di mafia, ex ufficiali dei
servizi segreti inglesi, finanzieri, politici e un ex partigiano bianco,
atlantico, filoamericano e filoinglese, anticomunista e antifascista come
Edgardo Sogno – anch’egli, manco a dirlo, iscritto alla ben nota loggia – cercarono
di venire in soccorso al bancarottiere siciliano, piduista e mafioso, Michele
Sindona, caduto ormai in disgrazia in Italia. Quest’ultimo è stato protagonista
di una serie di iniziative legate alla “strategia della tensione” come il
finanziamento della Rosa dei Venti e i progetti separatisti promossi dagli
ambienti siciliani e italoamericani della mafia e della massoneria. Uomo di
ottime entrature americane, inglesi e vaticane, Sindona andrà incontro al suo
tragico destino, sorbendosi una tazzina di caffè al cianuro in carcere…
Approfondendo, scavando,
sviscerando, si scopre facilmente come, per quel che riguarda certe vicende
ricorrano sempre più o meno gli stessi nomi… Nei momenti più delicati della
nostra storia il rapporto con gli USA emerge prepotentemente come, in effetti,
pare essere accaduto nel 1969, nel 1974, nel 1978 e fra la fine degli anni
Ottanta e il periodo di Tangentopoli (1992 – 1993). Osservate attentamente le
date, signori della Corte, e vi accorgerete che, a grandi o meno grandi
sommovimenti e sconvolgimenti negli equilibri di potere negli States,
corrispondono altrettanti cambiamenti nel nostro paese. Si prenda, ad esempio,
il biennio 1980 – 1981 che vede il candidato repubblicano ed ex attore hollywoodiano
in fregola “maccartista” Ronald Reagan
prevalere sul Presidente uscente Carter grazie anche ad una “cordata” composta
dalla neoliberista Trilaterale di Rockefeller – il quale aveva cambiato
bandiera e scaricato Carter -, dai neoconservatori e dai tradizionali falchi
repubblicani con l’aggiunta di personaggi provenienti dalla Nuova Sinistra
sessantottina e libertaria e dall’estrema destra fondamentalista, segna anche
il tramonto definitivo dalla loggia P2, travolta dagli scandali e
dall’inchiesta giudiziaria milanese del ridimensionamento del potere gelliano
che pure aveva contribuito non poco anche all’ascesa di Reagan. Evidentemente
la loggia coperta aveva esaurito la sua funzione e, dopo le inevitabili
traversie, Gelli avrebbe dovuto rassegnarsi ad una vita di tranquillo
pensionato. Il potere di ricatto costituisce sempre la migliore assicurazione
sulla vita…
Forse non sapremo mai per quale
reale motivo l’imputato fu invitato negli States nei giorni caldi del sequestro
Moro, ma, in ogni caso, possiamo dedurre che, su quanto accadde in quei giorni,
si tacque e si mentì da più parti per ragioni di partito, di bottega e di
interesse. Da allora egli ebbe modo di accreditarsi presso gli americani e, con
Amendola, si impose come il principale esponente della corrente “migliorista”
del PCI, in contrapposizione tanto con il filone “socialdemocratico”
berlingueriano che con i cossuttiani filosovietici tanto che, dai dispacci
dell’Ambasciata USA a Roma pubblicati su Wikileaks si ricava che gli yankees
tengono in gran conto la funzione sua funzione stabilizzatrice in Italia. I
“miglioristi” promuovevano la demarxistizzazione e l’occidentalizzazione
completa del partito e auspicavano un avvicinamento al PSI di Craxi che, ancora
a quei tempi, era uomo politico molto apprezzato dai repubblicani americani
come lo stesso Kissinger e ammirato dal solito Gelli. Il “migliorismo” non
mancherà di tessere le lodi del tycoon e imprenditore massmediatico piduista e
amico di Craxi, Silvio Berlusconi, destinato anche ad una brillante carriere
politica.
Tacendo sulle connessioni mafiose che, giorno dopo giorno, stanno
emergendo dalla biografia del Cavaliere, mi preme sottolineare come, fra i
primi in Europa, Berlusconi intercettò il nuovo promettente mercato
pubblicitario e televisivo nell’Unione Sovietica della Perestrojka. Il
Cavaliere potè concludere i suoi affari grazie ad una generosa mano comunista e
“migliorista” ? Di sicuro c’è che in quegli anni si posero le basi per
l’infelice duopolio televisivo della Mediaset/Fininvest berlusconiana e la RAI
spartita fra democristiani, socialisti e comunisti. Quell’assetto
radiotelevisivo fu il frutto della stagione del CAF (Craxi, Andreotti e
Forlani) “formalizzato” dalla famigerata legge del Ministro delle Poste
repubblicano Mammì. Il piduismo, sotto nuove e aggiornate forme, si ripropone e
assume nuove vesti…
Non siamo ancora certo in grado
di ricostruire in toto la fortunata carriera dell’imputato, ma una cosa è
certa: fu uomo di potere e di sistema che comprese i cambiamenti in atto e vi si
adeguò. A metà degli anni Settanta risale il famoso documento della Trilaterale
che rappresenta una sorta di manifesto del neoliberismo a tinte tecnocratiche in
collisione con la stessa democrazia rappresentativa. Lo stesso Piano di
Rinascita Democratica della P2 ricalca per molti aspetti quel programma. Nel
1979 il premier conservatore britannico Thatcher e, circa un anno dopo Reagan
avviano la lunga stagione dell’egemonia economica, culturale e politica del
neoliberismo e del neoconservatorismo di matrice angloamericana, pragmatica e utilitarista.
L’imperativo lanciato dal premier britannico si riassume nell’acronimo TINA
(There Is No Alternative). La fine delle ideologie e il crollo del comunismo
segnano il trionfo del “pensiero” derivato dalle finalità e dai programmi delle
multinazionali, delle corporations, delle grandi concentrazioni e degli istituti
finanziari internazionali. Molti ex comunisti, ex libertari, ex sessantottini,
ex eccetera abbandonano la nave che affonda per salire sul comodo carro del
vincitore… I più scelgono il partito craxiano, alcuni si aggregano ai radicali
pannelliani, tutti graditi e apprezzati negli ambienti atlantici. Fra costoro
l’esemplare più celebre è fuor di dubbio l’attuale direttore del Foglio e reo
confesso collaboratore dell’americana CIA Giuliano Ferrara, già militante del
PCI, poi convertito al craxismo e, infine, al berlusconismo.
Il “migliorismo”, invece, coltiva
direttamente l’intento di adattare il PCI ai tempi nuovi e, alla fine, la linea
scelta dall’accusato risulta quella vincente. I cambiamenti successivi e le
successive ristrutturazioni organizzative del partito (dal PCI al PDS, dai DS
al PD) che cosa rappresentano se non le tappe della progressiva integrazione al
sistema e l’abbandono di qualsiasi connotato di opposizione ? Sicuramente, a
differenza dei craxiani, la nuova classe dirigente nata dalle ceneri del
comunismo italiano come l’araba fenice, si può fregiare di un’immagine più
sofisticata, intellettuale e di apparente “specchiata onestà”. Signori della
Corte, per conquistare il partito alla sua posizione politica, almeno nella sostanza,
l’imputato doveva essere entrato in possesso di quelle chiavi che consentivano
di acquisire una posizione preminente.
Come fu possibile ? E’ nostra convinzione,
signori della Corte, che, come sempre, sia necessario seguire le orme del
denaro… Eminente e influente tesoriere del Partito Comunista era a quei tempi
il “migliorista” di ferro Gianni Cervetti, già amministratore dei finanziamenti
che affluivano da Mosca alle casse del partito. Cervetti risulta iscritto alla
loggia coperta di Piazza del Gesù, Giustizia e Libertà, la stessa che confluì
nella P2 e che comprendeva, fra gli altri bei nomi, Sindona, il Presidente
dell’ENI e della Montedison Cefis e i generali Aloja e De Lorenzo. Da
un’informativa dell’allora SISDE, il servizio informazioni del Ministero degli
Interni, che abbiamo allegato agli atti, risulterebbe come il segretario
Berlinguer fosse preoccupato dalla posizione acquisita da Cervetti e sospettasse
un suo coinvolgimento nella loggia P2.
Il ciclone Tangentopoli travolge
i partiti dell’arco costituzionale, ma è solo apparenza. Il passaggio dalla
Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica segna, in realtà, il passaggio di
consegne dalla generazione degli Andreotti, dei Craxi, dei Forlani, ecc… ai
vari D’Alema, Veltroni, Fini, Casini, Mastella, Cicchitto, La Russa, Gasparri,
ecc… Ovvero ai pupilli di illustri politici della Prima Repubblica come, oltre
ai già menzionati, Berlinguer, Almirante e lo stesso “picconatore” della
Repubblica Cossiga. E’ la parata degli ex e dei post in un’orgia gattopardesca che
la disgregazione dei vecchi partiti di massa e la costituzione dei nuovi
partiti “pigliatutto” e personali non cela eccessivamente. Sul nuovo corso appone
il suo suggello quella che forse era la più ricca e potente personalità
italiana, il Cavalier Silvio Berlusconi, già piduista e in odore di mafia e
amicissimo di Craxi, maestro e protettore politico a cui deve in gran parte la
costituzione del suo impero mediatico privato. Il partito azienda della
Fininvest/Mediaset si impone come principale protagonista della Seconda
Repubblica grazie a un ingente quantità di capitali probabilmente anche di
dubbia provenienza e alle efficaci strategie comunicative. Forse l’unica vera
novità della nuova stagione può essere considerata la Lega di Umberto Bossi,
ma, da un punto di vista meramente politico, ciò costituisce un regresso
piuttosto che una salutar novità nel panorama italiana.
Oh ! Se Gelli fosse stato più giovane
! Se avesse potuto ancora dedicare le sue energie alla rivitalizzazione della
patria, chissà come si sarebbe ringalluzzito ! Craxi – di cui Gelli era grande
estimatore e non il solo della sua combriccola – e il craxismo si aggiornano ai
tempi moderni scindendosi fra il berlusconismo di “centrodestra” o di “destra”
e il “migliorismo” di “centrosinistra” o di “sinistra”. In effetti la
traduzione abbastanza fedele del bipolarismo o del bipartitismo previsti dal
Piano di Rinascita piduista, in conformità con la tradizione della politica
partitica dei paesi anglosassoni basata su una debole dialettica lib – lab o
lib – con. Gli americani e gli alleati europei finalmente gioiscono per la
stabilità ritrovata dell’Italia, preservata da ogni impossibile tentativo di
essere governata a sinistra. I sacerdoti del neoliberismo tirano un sospiro di
sollievo…
Mi preme, illustri signori della
Corte, fare menzione del sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino,
indubbiamente un esempio per tutti noi che aneliamo a una vera, autentica
giustizia. Purtroppo, allo stato attuale, quei sacrifici si sono rivelati vani:
sull’instaurazione della Seconda (e corrotta) Prima Repubblica e sulle ceneri
della Prima (e corrotta) Repubblica gronda il sangue delle stragi e degli attentati
del biennio 1992 – 1993. Atti criminosi e terroristici che, solo l’ingenuità o
la malafede può far ricadere le spalle su Cosa Nostra siciliana. Ancora non si
è fatta piena luce sui complici politici, imprenditoriali, finanziari e sulle
contiguità massoniche e dei servizi segreti – nazionali e internazionali – che
hanno permesso a Cosa Nostra di proiettarsi ai vertici del panorama mafioso
internazionale. Essendo fra i pochi esponenti politici della vecchia
generazione ad avere mantenuto inalterata la propria posizione e il proprio
prestigio nel partito ormai “rinnovato” e nelle istituzioni dopo l’ondata
legalitaria di Mani Pulite, l’accusato potrebbe forse darci qualche utile
indicazione sul quadro generale che ha determinato questi sviluppi e ha consentito
a una corruzione e a una criminalità mafiosa già capillari di debordare
definitivamente.
Oltretutto egli ha ricoperto per diverso tempo la carica di
Ministro degli Interni e, quindi, dovrebbe essere piuttosto ben informato. Mi
sia consentita una battuta, signori della Corte, ma con il Ministero degli
Interni nelle mani di un ex o post comunista – sia pur “migliorista” – sei in
certo in buone mani. Se oggi abbiamo sotto gli occhi la vergognosa politica
antimigratoria con tanto di sussulti e rigurgiti xenofobi e razzisti, la linea
che ha scaricato sugli stranieri e sugli extracomunitari il peso di rancori,
fallimenti e frustrazioni diffuse, non è possibile non menzionare il contributo
offerto dall’imputato come Ministro degli Interni. Se non mi tradisce la
memoria – ma potrei sbagliarmi – i famigerati di CPT, versione postmoderna e
soft dei campi di concentramento di infausta memoria, sono stati istituiti con un
decreto che porta il nome dell’accusato. La Bossi – Fini aveva già gettato le
sue radici… Forse, signori giurati, centrosinistra e centrodestra non sono
state altro che le due facce di un Giano Bifronte…
Non ho dubbi, signor presidente e
signori della Corte, l’imputato qui presente, si è tanto ingegnato a costruirsi
la reputazione di uomo politico e delle istituzioni riformista e progressista,
sia pure armato della necessaria misura e moderazione, ma nel suo profondo
intimo e nella sostanza dei fatti l’uomo è accanitamente conservatore, garante
di uno status quo che mai si modifica se non in peggio e in una sola direzione.
E noi, illustrissimi giurati e signori della Corte, ben conosciamo la
situazione disastrata di questo paese la cui sovranità è costantemente umiliata
dagli occupanti – e non saprei come definirli altrimenti – americani, il cui
rinnovamento viene insistentemente impedito dai poteri forti – Vaticano e
Confindustria in primis – e la cui ricchezza viene concentrata nelle mani dei
corrotti, dei millantatori, dei parassiti, dei mafiosi, dei cortigiani, dei
saltimbanchi e dei buffoni di corte ! Perdonate la foga impressa in questa mia
arringa, ma è il dovere morale e l’ineludibile afflato etico che mi inducono a
non tacere e a esporre l’essenza dei fatti. “Cambiare perché nulla cambi”,
potrebbe essere il motto della nostra sfortunata nazione… Noi non possiamo più
tacere, perché l’accusato ha tenuto a battesimo la Seconda Repubblica e,
facendosi garante del nuovo ordine, imponendosi come uno dei più autorevoli e
stimati uomini del nuovo corso, egli ha consolidato uno status quo dai
connotati criminali e ha concorso ad impedire che si facesse giustizia, aprendo
così realmente le porte al rinnovamento e agli uomini di buona volontà e onesti
che, signor Presidente, pure sono presenti nel nostro paese.
Mi permetta, illustrissimo signor
Presidente, di rivolgermi all’imputato chiamandolo affettuosamente prode
Camomillo, perché, vedete signori giurati, sono convinto che il bel mondo del
Potere, della politica e delle classi dirigenti, di coloro che riescono a
strappare proditoriamente applausi gratuiti e immotivati, sia popolato di
personaggi dotati di superpoteri. Non si capisce altrimenti, come mai individui
mediocri, rozzi, ignoranti e in alcuni casi intellettualmente limitati,
riescano a ingraziarsi il consenso di masse. E’ il trionfo e il segno di una
società in cui il virtuale ha imposto il suo imperio al reale, in cui i mass
media e lo spettacolo hanno tracciato il significato delle nostre vite reali,
come ebbe modo di scrivere Debord. Siamo circondati da personaggi dell’assurdo,
della fantasia, figure da romanzo fantastico o a fumetti…
Esseri che si giovano
di oscuri poteri che sopperiscono alla limitatezza di argomenti e di risorse
intellettive o spirituali. Così per me il Cavalier Silvio Berlusconi sarà
sempre l’Omino di Burro che guida un intero popolo verso un immaginifico paese
di divertimenti e di attrazioni, un Paese dei Balocchi e creare una nuova genia
di ignare bestie da soma. Così Walter Veltroni è la versione anziana del
maghetto Harry Potter, l’uomo della “sinistra impossibile e assurda” capace di
riassorbire le più incredibili contraddizioni e illogicità. Per quel che
riguarda il professor Monti - beh ! - lui è l’Uomo Transistorizzato, la
creatura di Frankestein della postmodernità, l’ultimo ritrovato in fatto di
ingegneria tecnica, frutto dell’assemblaggio dei programmi del più logoro
neoliberismo. E sia detto quasi in confidenza, gli deve essere partito qualche
fusibile o fuso qualche microchip…
In quanto a lei, Presidente e
prode Camomillo, ho avuto modo di osservare quali sono le sue nascoste qualità
degne di una nuova progenie di X Men... Quando parla lei, chi l’ascolta
comincia ad avvertire gli stessi inspiegabili sintomi… Le palpebre si fanno
pesanti, le membra si abbandonano e il capo cala dolcemente per abbandonarsi al
mondo dei sogni più meravigliosi… Bello scherzo fa la sua autorevole e flautata
voce !!! Quando lei finisce di parlare, il sonno termina e il pubblico rinviene
senza ricordarsi nulla di quel che lei ha detto se non la piacevole sensazione
di abbandono e la visione di un celestiale mondo incantato. Così può ricevere
uno scroscio d’applausi e l’unanimità dei consensi indipendentemente dal
contenuto dei suoi non memorabili discorsi.
Perché prendersi ancora la briga
di parlare di lei, Mounsieur prode Camomillo ? Perché rivangare in suoi
trascorsi e le sue memorabili imprese ? Il suo italico, troppo italico
trasformismo ? Il suo antico zelo stalinista e veterocomunista ? La sua
conversione a centottanta gradi al più spudorato filoamericanismo neoliberista
e neocapitalista con venature guerrafondaie ? Il “migliorismo” che ha
trascinato schiere di onesti militanti del PCI nelle secche di una “palude”
ideologica e politica ? Il suo costante e mai smentito dialogo con il craxismo
e la sua “tolleranza” riflessa verso il berlusconismo ? Il suo tranquillo e
indisturbato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica ? Le sue competenze
securitarie al Ministero degli Interni quando gli amici
“piccini”/pidiessini/diessini si esercitavano nell’applicazione delle ricette
della “Zero Tolerance” importate dagli USA e dal sindaco repubblicano di New
York Rudolph Giuliani ? La sua smaccata capziosità nonostante il ruolo di
garanzia costituzionale che dovrebbe ricoprire come Presidente della Repubblica
? L’aver tollerato a lungo e a lungo sostanzialmente appoggiato senza fiatare un
governo incompetente, logoro e inadeguato come quello dell’Omino di Burro che,
da buon edonista e viveur, da fautore del consumismo senza freno, non poteva
certo solo ammettere il grave stato di crisi economica nel paese? Aver
aspettato che l’uva maturasse al punto giusto per poter insediare l’Uomo
Transistorizzato, il Goldfinger Sachs gradito all’alta finanza internazionale e
alle banche “creditrici” nei confronti del nostro paese ?
L’aver
sprezzantemente voltato le spalle ai promotori del movimento No Tav, incurante
delle loro ragioni e dei loro argomenti, come se si trattasse di cittadini di
serie Z o, peggio una masnada di eversori dell’ordine costituzionale e
costituito ? La rappresentazione quotidiana che lei propone di un paese che
esiste solo nella sua testa e di quella di chi si sorbisce le sue “camomille
mentali” ? Non ci sarebbe molto da aggiungere su di lei e non varrebbe neanche
la pena di tenerla in gran conto, se non fosse il Presidente di questa
Repubblica disgraziata… Sarebbe solo l’ennesimo esempio di una politica
istituzionale trombona e fanfarona se non complice di chi vuole affondare il
paese se non dovessimo occuparci della funzione e del ruolo che lei va
ricoprendo. In questo senso veniamo ora al vero succo delle accuse che noi le
muoviamo e dell’equa condanna che noi richiediamo a questa illustre e
immaginifica Corte…
Ogni anno cerco di partecipare
come posso alla celebrazione di quel 25 aprile, di quella Liberazione che
avrebbe dovuto donare finalmente a noi italiani la democrazia, la libertà
l’uguaglianza e i fondamentali diritti sociali, politici e civili che
dovrebbero riempire di contenuti qualsiasi autentico discorso sulla civiltà e
sul progresso. Anno dopo anno il mio entusiasmo va scemando ed esaurendo
lentamente e progressivamente… Signori della Corte, giustamente noi celebriamo
i valori che fondano la carta costituzionale e avrebbero dovuto scendere nella
realtà dei fatti. Per poter vedere realizzati questi diritti, giovani, uomini e
donne, socialisti, comunisti, cattolici, liberali, repubblicani, azionisti e
financo conservatori hanno dato la vita, immolandosi per combattere le
nefandezze del totalitarismo nazifascista, ma cosa dovremmo poter rivendicare
oggi noi, con orgoglio, con la fierezza di chi si è incamminato su quella
strada ?
Signori giurati, guardiamoci negli occhi e allo specchio… Quegli
uomini non sono stati traditi una ma mille volte: la Costituzione che il mondo
dovrebbe invidiarci è rimasti in gran parte solo sulla carta… L’Italia ha
dovuto sottostare alle condizioni degli Alleati, dei vincitori del conflitto,
mossi certo molto di più da ragioni economiche, geopolitiche e militari che da
afflato democratico. Non è un mistero per nessuno che questo scalcinati stivale
sia diventato la grande portaerei americana e NATO nel Mediterraneo, il grande
strumento offensivo – perché tale è la sua funzione – e suggello dell’egemonia
occidentale a guida americana, inglese ed israeliana. Sotto quell’ombrello si
sono riparati quei ceti che già si erano abbondantemente sporcati le mani nel
ventennio fascista, togliendosi la camicia “nera” dopo aver fiutato il vento
che cambiava. Dovremmo chiederci perché il Duce, in possesso di documenti
compromettenti, è stato giustiziato in maniera sommaria andando incontro ad una
fine paragonabile alle più recenti di Saddam e di Gheddafi, altri dittatori
scomodi e, a seconda dei casi, anche utili. Mi sto riferendo, naturalmente alla solita genia di illustri finanzieri,
grandi imprenditori ed industriali, ceti agrari e parassitari, ecc…
A ciò si aggiungano i potentati
che nella massoneria – istituzione notoriamente egemonizzata da potenti e
stimati personaggi americani ed inglesi – e Cosa Nostra, l’organizzazione
criminale che, gettando una solida rete fra America e Italia e guadagnandosi
attestati “democratici” di antifascismo e anticomunismo, si avviava a
raccogliere i lucrosissimi profitti del mercato della droga sotto gli occhi
compiacenti dei mai nominati alleati e soci. Per consolidare meglio l’assetto
dei nuovi equilibri internazionali, Washington, Londra e tutti gli amici e soci
che si sono raccolti poi nei vari consessi del Bildenberg e della Trilaterale,
hanno “inventato” la “Guerra Fredda” esagerando volutamente i pericoli di un
presunto espansionismo sovietico.
A tal fine, nel nostro come in altri paesi si
è fatto in modo di recuperare tutta la “fascisteria” utile, tutto
l’anticomunismo fanatico, tutta la soldataglia e i professionisti specializzati
nelle operazioni terroristiche, di provocazione, di violenza, squadrismo e
teppismo politico e pseudopolitico. La manovalanza inconfessata delle
operazioni “sporche” reclutata in certa misura nelle reti atlantiche della STAY
BEHIND. Siamo alle radici della strategia della tensione, delle stragi, dei
golpe da ricatto, delle mattanze mafiose e degli anni di piombo. Dovremmo tutti
leggerci gli sconfortanti dati che, a partire dall’immediato Dopoguerra,
riguardano il trend delle uccisioni e dei morti soprattutto durante le
manifestazioni sindacali e di sinistra, dei falcidiati e mitragliati dalle
forze dell’ordine. Per non parlare delle stragi, degli attentati, degli
assassinii a danno di esponenti comunisti, socialisti e sindacali per mano della
mafia siciliana e di criminali complici come il bandito Giuliano !!! Era
veramente necessario mettere in piedi un golpe militare in un paese del genere,
signor Giudice ? No, e infatti i più avveduti strateghi nazionali ed
internazionali della tensione se ne sono presto resi conto.
Il golpe è
permanente, strisciante, invisibile e, piano piano, erode tutti i residui di
democrazia e di libertà, a favore del dominio dei signori del Mercato. Convinti
e fieri anticomunisti come il fascista principe “nero” Borghese o il partigiano
“bianco” e atlantico Sogno, strenui sostenitori di improbabili progetti
golpisti, non sono stati altro che ubbidienti soldatini agli ordini degli
americani, degli ambienti confindustriali, vaticani e massonici e dei più potenti
personaggi della politica e diplomazia italiana. Forti del presunto sostegno,
incoraggiati dalle influenti amicizie, inesorabili nella loro fierezza di
soldati di una guerra che non esisteva se non in forme ingannevoli
canagliesche, terroristiche e banditesche, di gangsterismo e di conflitto per
bande, i tapini non hanno capito che per i loro padroni era molto più
conveniente agire sotto mentite spoglie… D’altronde questi idioti della “Guerra
Fredda”, questi teppisti di alto bordo non sono mai stati certo dei geni della
politica. La loggia P2 avrebbe portato avanti un progetto molto più
sofisticato, basato sulla penetrazione in profondità nelle istituzioni e sulla
manipolazione attuata attraverso la stampa e la televisione.
Ne siamo ormai
consapevoli: ferita più volte mortalmente, sostanzialmente esautorata e
sostituita da un “regime” che, alle istituzioni preferisce concretamente
l’arbitrio dei rapporti personali e nel quale l’esecutivo ha preso il
sopravvento rendendo il consesso parlamentare niente più che la sede in cui
ratificare i provvedimenti stilati e decisi altrove. Un processo certo lungo e
inesorabile, ma che a partire da Craxi fino ad arrivare al professor Monti
passando per il solito Berlusconi, si è fatto in qualche modo tangibile.
Inutile aggiungere che la lunga demolizione dell’assetto costituzionale – del quale
il compianto ex Presidente della Repubblica, “gladiatore” e difensore della P2
e del piduismo Cossiga si compiaceva – è stata accompagnata dalla stagione
della deregulation, delle mani libere in economia e della voluta confusione fra
pubblico e privato. Se lei, onorevole Presidente e prode Camomillo, non fosse
complice e partecipe di questa disgraziata situazione – mai denunciata e mai
affrontata – potremmo concludere che in fondo non è altro che il Presidente
della Repubblica che non c’è, ma noi crediamo ai valori costituzionali e,
perciò, crediamo sia giusto ed equo processarla ed eventualmente condannarla…
Signor Presidente, signori della
Corte, signori giurati, devo confessare tutta la mia costernazione, la mia
frustrazione, la mia afflizione e – perché no ?- il mio dolore… Nel giorno
della Liberazione abbiamo assistito ad esibizioni abbastanza penose, da vero
teatro dell’assurdo. Il professor Monti ha paragonato la sua disastrosa
politica per – presumibilmente – affrontare la crisi e il debito pubblico alla
Liberazione, senza tema di cadere nel ridicolo. E, effettivamente, l’Uomo
Transistorizzato è riuscito a farmi scompisciare dalla risate come ai tempi del
buon vecchio Omino di Burro. Sarà forse anche un tecnico, ma sul piano delle
corbellerie è difficilmente battibile. Ve lo immaginate Monti abbigliato da
partigiano, con il fazzoletto rosso e il mitra in spalla ? Molto più probabile
vederlo annientare i nemici con i raggi fotonici… Saremmo alla barzelletta da caserma, alla
serie “Armiamoci e partite” se non fosse per la Crisi che incombe…
Glielo concediamo, Mister
Presidente (and warrior) Camomillo… Qui, in quest’aula, io, l’avvocato che sta
patrocinando la sua difesa, l’onorevole signor Giudice, la Corte, i giurati
tutti, e questa folla che altro non pensava che ad imbastire questo processo,
siamo solo presenze immaginarie ed illusorie, kafkiane presenze di evanescente
consistenza. Questo processo non esiste, semplicemente per il fatto che lei è
il Presidente della Repubblica che non c’è, retta da una carta costituzionale
che non è altro che sogno… E per definizione, il Presidente di una Repubblica
che non c’è, è lui stesso inesistente e, di conseguenza, improcessabile. Lei
non potrà mai avere un riguardo per noi così come non ha autentico occhio per
scrutarsi allo specchio. Ma io le chiedo comunque di prestarci orecchio e
rispetto, perché ora lei sta effettivamente popolando questo suo sogno o incubo
a dir si voglia e, quindi, di rivestire quell’alto ruolo per cui lei è stato
chiamato in giudizio.
Lasciamo perdere le scempiaggini dell’Uomo
Transistorizzato che non sono oggetto diretto ed effettivo di questo
dibattimento, ma prendiamo, invece, le parole che ha pronunciato durante le
celebrazioni del 25 aprile, in circostanze che avrebbero richiesto quella
moderazione e quella misura che lei predica ipocritamente per poi contraddire
nella maniera più clamorosamente. A giudizio del collegio dell’accusa le sue
dichiarazioni costituiscono intrinsecamente la prova provata che lei ha tradito
e calpestato quella Costituzione – che, per carità, è illusoria e immaginifica
– che lei era stato chiamato a tutelare, osservare e rispettare. Furbescamente
– e in maniera subdola – ha insinuato al cospetto della cittadinanza che il
“nuovo” – rappresentato dal movimento di Beppe Grillo, ma, evidentemente, non
solo da quello… -, i nuovi movimenti e le opposizioni extraistituzionali ed
extraparlamentari recano i pericoli della demagogia, del populismo e,
evidentemente, del qualunquismo. Bisogna riconoscerle una bella dose di
scaltrezza: difficile non accostare le sue parole all’evocazione di pericoli e
rischi relativi a un fascismo rinnovato o sotto mentite spoglie.
Un richiamo
suggestivo, nel giorno della Liberazione… Si è inteso che il suo monito
riguardasse sicuramente il solo Grillo e il movimento che “sponsorizza”, ma è
molto più probabile che i suoi strali avessero, per così dire, una portata più
generale… Che, poi, attualmente il Movimento Cinque Stelle costituisse il
bersaglio principale per i mal di pancia che sta seminando nelle stanze della
(im)politica ufficiosa e ufficiale, è realmente un altro paio di maniche: noi
dobbiamo attenerci alla reale percezione di significato della sua arte retorica
e oratoria… Di fatto lei non ha fatto che ribadire la litania già espressa da
autorevoli esponenti della politica preoccupati della perdita di consensi e
dell’emorragia di voti, conferendole una maggiore incisività. E’ venuto
smaccatamente e sfacciatamente in soccorso ai partiti della Seconda Repubblica
rammentando che non c’è politica possibile al di fuori di quella che, ormai i
cittadini hanno imparato a conoscere, forse più a ragione che a torto, come
casta o cricca… Si deve supporre – dalle sue sempre autorevoli parole di
integerrimo rappresentante massimo delle istituzioni (che non sono) – che oltre
i confini dei partiti, partitini, gruppi e gruppuscoli personali o
“pigliatutto”, alberghi solo l’antipolitica e quell’avversione dei partiti che
si derubrica con troppa facilità come nuovo fascismo o populismo. C’è troppo
spreco di Resistenza, troppo spreco di Liberazione, richiamandosi ai valori
dell’antifascismo dei padri costituenti e dei partigiani da brandire contro i
propri avversari politici.
Per legittimare politiche sbagliate, fallimenti,
giustificare gli errori diabolici, quelli che si “ripetono” mille e più volte. Così
lei e l’Uomo Transistorizzato, potete reiteratamente bestemmiare il nome della
Resistenza cercando di mobilitare i cittadini più sprovveduti in comode
crociate da legittimare dietro una sorta di malinteso “antifascismo” sviandoli
dalle autentiche responsabilità dell’odierna Crisi economica, morale, sociale,
civile, intellettuale e culturale nazionale e – anche – internazionale. Peccato
per voi che ce ne siamo accorti in tempo ! La parziale correzione di tiro con
l’ovvia menzione del marcio dei partiti non cambia niente e dimostra l’assoluta
inadeguatezza: di fronte allo scandalo di “partiti fantasma” che usufruiscono
di rimborsi elettorali e rispetto alle numerose inchieste giudiziarie che
vedono coinvolti nugoli di politici che hanno piegato la loro funzione con il
profitto privato, il business, la rendita e il benessere personale non si può
mai gridare abbastanza. Il cittadino è stato gravemente defraudato e ingannato
da una classe politica inguardabile e dai loro complici negli altri settori
delle classi dirigenti. Se fosse possibile riformare i partiti non sarebbe
stato atteso tanto, troppo tempo. La situazione è ben più grave di come la si
vuole dipingere, ma dalle orecchie il Presidente (e prode) Camomillo non vuole
sentire…
Con la sua codina di paglia,
Grillo ha risposto piccato che non altro non siete che un corteo di salme
suscitando le prevedibili reazioni. Non è questa la sede per discutere sul
Movimento di Grillo come del suo discusso leader, come non è la sede per
discettare delle proposte politiche delle altre componenti dei nuovi movimenti
rivitalizzanti dall’ondata dell’indignazione nei confronti della
finanziarizzazione dell’economia. Qui non interessa stabilire quanta anarchia, quanto
libertarismo, quanto fascismo, quanto populismo, quanto comunismo, ecc… permei
le nuove opposizioni… L’eleganza verbale del comico (?) genovese è ben nota, ma
suvvia, signori della Corte e signori giurati, cerchiamo di essere seri !!! Nella
sua essenza Grillo stigmatizza la (im)politica in maniera non troppo diversa da
quanto fece Pasolini quando accusava i democristiani di essere sostanzialmente
dei cadaveri che camminavano, perché il vero Potere stava altrove. Da quanto
emerge dai suoi articoli sul “Corriere della Sera” il poeta friulano riteneva
che, in realtà, il nuovo Potere della società neocapitalista, edonista e
consumista, risiedesse nei grandi network dell’economia, della finanza e dei
mass media.
Non a caso si era convinto che fra i responsabili della morte del
Presidente dell’ENI Mattei, dei “tentativi” golpisti e delle stragi, vi fosse
il già menzionato Cefis, uomo gradito all’establishment angloamericano e
atlantico, personalità di spicco della loggia “Giustizia e Libertà” – la stessa
in cui era stato “iniziato” il compagno tesoriere Cervetti -, poi migrata in
massa nella P2. Secondo un’informativa dei servizi segreti militari, sarebbe
stato Cefis il vero promotore della loggia coperta P2 che poi sarebbe stata
“offerta” a Gelli e Ortolani, uomini con trascorsi nell’intelligence di casa
nostra… Perdonate le mie divagazioni, signori giurati… Vi starete chiedendo
dove sono le prove dell’”alto tradimento” perpetrato nei confronti della
Costituzione e starete pensando che, in fondo, l’imputato non stava facendo
altro che esercitare le sue legittime prerogative istituzionali. Permettetemi
di citare quell’articolo 49 che è spesso citato e quasi sempre a sproposito…
“Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale.”
I nostri illustri antenati costituenti hanno
inteso conferire al testo un significato molto preciso, con una semplice e
limpida frase. Io vi chiedo, signori giurati, a chi ritenete che si riferissero…
Alla DC, al PCI, al PSI, all’MSI o al gruppo di partiti laici ? Al PDL o al PD
? A Forza Italia o ai DS ? All’UDC o alla Lega ? Nossignori, queste semplici
parole sono vergate per essere comprese al millimetro !!! I partiti sono
legittimati in quanto espressione della cittadinanza e della società civile che
si dota delle organizzazioni più consone a poter partecipare e concorrere alla
formazione delle politiche pubbliche del paese. Il ruolo della cittadinanza non
si limita semplicemente a delegare la sovranità a realtà separate della
società, ad inquilini che, per chissà quali fortunate circostanze, possono
occupare il Palazzo in pianta stabile, acquisendo rendite e privilegi.
Il
cittadino diventa protagonista, soggetto della vita pubblica, associandosi
liberamente… E’ altrettanto chiaro che i “partiti” citati nell’articolo 49 sono
da intendere nel senso più ampio del termine, anche come movimenti allo “statu
nascenti”. Difendendo chi si è arrogato il diritto di monopolizzare un potere
che, peraltro, si crogiola in panciolle nella corruzione alimentata
dall’autentico Potere, il Presidente (e prode) Camomillo ha denigrato quei
movimenti che, pure, sono espressione delle istanze dei cittadini almeno quanto
gli altri, ed in tal modo ha gravemente offeso e umiliato lo stesso concetto di
cittadinanza quale fonte sovrana di diritti e obblighi. Egli ha affondato la
sua lingua tagliente nell’essenza democratica della carta costituzionale !
Sulle spalle dei cittadini – e non sopra quelle di un presidente plebiscitario
– grava il compito di sostanziare la democrazia, traducendo istanze, domande e
richieste politiche nelle concrete proposte di organizzazioni, partiti e
movimenti. Ai cittadini spetta dotarsi delle strutture ritenute più idonee al
perseguimento delle finalità democratiche. Ai cittadini viene riconosciuto il
diritto/dovere di legittimare i partiti attraverso il consenso…
Non credo
sussista molto spazio per l’equivoco. Attaccando inusitatamente Grillo e gli
altri movimenti – anche attraverso altri atti e comportamenti – l’imputato ha
attaccato la forma partito come sostanza della democrazia, la cui autorevolezza
promana da me, da voi, da tutti noi… In definitiva è lo stesso prode Camomillo
a condannarsi alla più vieta antipolitica, in linea con la progressiva
demolizione e dello smantellamento della Costituzione nata dalla Resistenza e
dall’antifascismo ! Sul punto non credo che l’accusato possa accampare molte
attenuanti…
Illustrissimo signor Giudice, mi conceda ancora
qualche minuto per terminare l’arringa… Sono fermamente convinto che gli
elementi portati all’attenzione della Corte per dimostrare la colpevolezza
dell’accusato siano inoppugnabili. Non possono sussistere soverchi dubbi circa
il fatto che il qui presente imputato abbia reiteratamente disatteso e
addirittura calpestato i principi della Carta costituzionale. Egli si è fatto
portavoce e interprete delle istanze e delle ambizioni di una minoranza che non
si è fatta molti scrupoli a ingannare, vessare e opprimere una cittadinanza
spesso ignara circa la portata dei propri diritti, passiva e imbelle… Eppure,
signori della Corte e della Giuria, come o anticipato poc’anzi, noi
non possiamo condannarlo. Non
possiamo perché questo processo, quest’aula e noi tutti non siamo che parto
dell’immaginazione, le ombre proiettate dalla mente dell’imputato. Illusoria è
dunque la costituzione con i suoi principi, i suoi valori e i suoi principi…
Illusoria la carica di Presidente della Repubblica… Necessariamente saranno
inesistenti le imputazioni e le sanzioni… Assurdo e improponibile
l’impeachment.
Per queste semplici ragioni noi chiediamo per il
proscioglimento dell’accusato, non sussistendo fatto, legge e Corte… Essendo
improponibile la Giustizia. Eppure, signor Giudice, mi permetta di sviluppare
ancora qualche ragionamento: noi tutti apparteniamo al mondo delle illusioni,
ma fuor da qui la vita pulsa con tutto il suo dolore e la sua afflizione. Per
quanto possa essere virtuale il nostro mondo, là fuori la realtà imporrà il suo
imperio, volenti e nolenti, e si incaricherà di emettere le sue sentenze. Siamo,
insomma, agli ultimi (fatui) fuochi… Intimamente conosciamo tutti il dolente
peso della verità: in questi oscuri tempi di Crisi, uomini come il prode
Camomillo, chiamati – si presume – per servire la costituzione, la patria e la
società, hanno ignorato le grida di dolore lanciate dai cittadini… Non hanno
avuto orecchie per ascoltare, né occhi per guardare… Se li hanno avuti, si sono
girati dall’altra parte…
E dulcis in fundo, la loro bocca si è esercitata all’esibizione
dell’inganno più infame e turpe. Qualche tempo prima delle scintille della
Rivoluzione francese, di fronte alla popolazione che moriva di fame, la regina
Maria Antonietta disse di distribuire brioche in mancanza del pane. Una
proterva e demenziale dimostrazione di ignoranza che in genere ci fa sorridere,
ma, a conti fatti, non si siamo spostati più di qualche millimetro. Inoltre i
nostri indomiti supereroi stanno perdendo progressivamente i loro poteri che,
anzi si ritorcono contro loro stessi, mentre una popolazione smarrita e
prostrata comincia a risvegliarsi dagli incantesimi praticati per lustri… Così
l’Omino di Burro ha ormai confuso la realtà con il suo personale Paese dei
Balocchi, un postribolo degno di un trash movie…
Così Harry Veltroni Potter si
è ormai convinto della bontà delle sue magie e che “esser di sinistra” coincida
con la dimostrazione del proprio Nulla… Così, ancora, l’Uomo Transistorizzato
ha inteso far coincidere il reale con l’inconsistente sostanza con cui egli
stesso è stato creato… E le sue camomille mentali, caro (non) Presidente,
stanno esaurendo i loro effetti e la contrario, dalla sua aria sempre più
assente, possiamo arguire che hanno cominciato a precipitarla nel sonno… Signor
Giudice, signori della Corte e della Giuria, il Tempo sarà la più inflessibile
condanna: già la materia di cui sono fatti sta iniziando a diventare
evanescente !!! Verrà il giorno in cui il prode Camomillo, passando per la
strada, non verrà visto né percepito e l’incredulo e comune cittadino si chiederà:
“Cosa è stato ? Forse un alito di vento ? Strano… Con questo tempo…”. Da sé il
Nulla fagociterà tutto e precipiterà i nostri spavaldi e indomiti (s)governanti
nelle paludi dell’oblio.
Quanto a noi, fantasmi di sale e di memoria, forse
avremo un giorno il coraggio di infrangere i nostri stessi sogni e scendere
dalle nuvole, per abitare e occupare la solida e aspra roccia di cui è fatto il
mondo, muniti del coraggio di manipolarla e levigarla. Allora la sostanza di
sogno di cui siamo fatti non sarà più tanto leggera e la nostra fame… la nostra
sete afferreranno la pura speranza di essere saziate.
Attendo con trepidazione i tempi nuovi…
Signor Giudice, signori della Corte e giurati, l’arringa
è conclusa…
Di HS
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