Coordinatore della campagna internazionale Giustizia per Thomas Sankara (Cijs), membro influente del Gruppo di Ricerca e Iniziative per la Liberazione dell'Africa (GRILA), Aziz Salmone Fall è di tutti i combattimenti che riguardano l'autonomia del continente ed il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti. In quest'intervista esclusiva accordata al Journal de l’Afrique, l'autore del film documentario “Africom go home"condanna la presenza delle basi militari straniere in Africa, fornisce precisazioni sull'evoluzione del dossier Sankara al Burkina Faso, ecc. invita le giovani generazioni africane a restare vigili e soprattutto organizzarsi per essere all'avanguardia nella liberazione in corso. Può fare una breve presentazione del Gruppo di Ricerca e Iniziative per la Liberazione dell'Africa (GRILA) di cui è il presidente? Grazie del vostro invito. Non c'è mai stato un presidente al GRILA durante questi 30 anni. Funzioniamo senza gerarchia e trasversalmente da parte di collettivi. Sono dunque soltanto un membro del collettivo contro l'impunità dove ho l'onore di coordinare da 20 anni la campagna internazionale Giustizia per Sankara, un gruppo di avvocati e di militanti. Il GRILA è un organismo autonomo e senza scopo di lucro che funziona grazie al contributo materiale ed intellettuale delle sue sezioni composte da membri e simpatizzanti. Nella sua visione di un mondo universalista, tenta di contribuire all'emergenza e al consolidamento dello sviluppo in Africa e alla solidarietà internazionale che richiede.
E’ necessario ricordare dalla Grecia il 90° anniversario della nascita di Frantz Fanon. Il caso ha voluto che mi trovassi in questo paese in questa data e in queste circostanze. In questo paese dove, freddamente, si sta conducendo la società verso la miseria, il punto di vista di Fanon sui movimenti del mondo viene verificato implacabilmente. Ai piedi del Partenone, questa Europa che si riveste di umanismo e dell’illuminismo che avrebbe inventato per dare luce al mondo, si rivela come la vide clinicamente Frantz Fanon nella sua brillante conclusione di I dannati della terra. Un’Europa il cui cuore è a Francoforte e la cui intera anima nel mercato bancario globalizzato.
Questa Europa che noi, quelli dei luoghi convenientemente chiamati allora Terzo Mondo, ritroviamo ancor oggi nei circoli infernali dei negoziatori del debito dei clubs di Londra e Parigi, di fronte ai criminali funzionari dei ministeri dell’Economia neocoloniali e ai loro volubili banchieri centrali o d’affari, e nelle “assemblee generali” degli eleganti truffatori del FMI e della Banca Mondiale.
Nei giorni scorsi, spaventati e indignati osservavamo nel cuore della società greca, un processo di intensa demonizzazione dei "difensori della soluzione alternativa", che hanno denigrato e chiamato "difensori della dracma". Secondo le reti televisive, chi difende una soluzione al di fuori dall'euro dovrebbe essere trattato come membro di un'organizzazione criminale o come chi ha commesso un reato punito dalla legge. La libertà di espressione e di opinione, incluso l'esercizio della politica del governo al di fuori dei confini dell'euro, sono presentati quasi come alto tradimento, quando è l'esatto contrario di ciò che sta accadendo nella realtà: il Paese è schiacciato e umiliato, proprio in nome del dogma che deve rimanere dentro l'euro.
Prima di tutto lasciatemi dire che io qui non ho la pretesa di obiettività, né tanto meno di lucidità assoluta. La Germania, da un lato, la situazione in cui si trova l'Europa e quindi il mio paese - la Francia - mi toccano in modo estremamente doloroso.
Vorrei semplicemente dire che non condivido pienamente tutte le analisi che sono state fatte della situazione attuale dopo lo spregevole trattamento inflitto alla Grecia.
Infatti mi sembra che tutti tralasciano due parametri di grande importanza.
Il primo, che riguarda solo la Germania, mi sembra che rappresenti una certa ignoranza della sua storia.La Germania fu unificata molto tardi, è stato detto.Quello che non si dice, o molto meno, è che il Primo Reich esisteva: era il Sacro Romano Impero germanico, e la sua sede non è stata sempre a Vienna.
La società inglese Oxitec sta pianificando il rilascio nell’ambiente di cinquemila esemplari alla settimana di mosche dell’olivo geneticamente modificate: il rilascio avverrà in Spagna, per la precisione in Catalogna, vicino a Tarragona (ma ricordate che gli insetti non hanno barriere, volano ovunque).
Questi insetti, secondo la denuncia dell’associazione TestBiotech, sono manipolati in modo che i discendenti femmine muoiano non appena spuntate le larve nelle olive, mentre la generazione successiva di maschi è programmata per sopravvivere. L’esperimento durerà un anno e coprirà un’area di mille metri quadrati, l'obiettivo dichiarato è quello di ridurre la popolazione di questo parassita. Naturalmente, come detto, gli insetti possono diffondersi al di là di ogni controllo e potranno facilmente arrivare nell’area vasta del Mediterraneo, per esempio in Francia, Grecia, Italia, Portogallo e nel resto della Spagna. Alcuni paesi hanno chiesto che venga vietato l’esperimento.
La minaccia d'accusa per alto tradimento che ora pesa ormai su Yanis Varoufakis ha qualcosa di assurdo, ma anche di terribilmente rivelatore. [1] Ha evidenziato in maniera cruda il fatto che la zona Euro è ormai diventata un mostro, o meglio un tiranno che è stato esentato da ogni regola.
Yanis Varoufakis, come ministro delle Finanze, ha preso la decisione di far penetrare illegalmente il sistema informatico delle autorità fiscali greche. Ci si è resi conto di questo "piano B" in questo libretto [2], ed è quello che gli rimproverano. Ma ha preso la sua decisione in accordo con il primo ministro, Alexis Tsipras. Ha preso questa decisione riguardante il sistema informatico delle autorità fiscali greche perché quest'ultimo era in realtà sotto il controllo degli uomini della "Troika ", vale a dire il Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e la Commissione europea. Leggi tutto...
Il senso della ristrutturazione del debito è ridurre il volume dei nuovi prestiti necessari per salvare un’entità insolvente. I creditori offrono la possibilità di alleggerire il debito per avere indietro più valore e concedere meno finanziamenti possibili all’entità in questione.
I creditori della Grecia sembrano incapaci di comprendere questo semplice principio finanziario. Riguardo al debito greco, negli ultimi cinque anni è emerso un chiaro modello che a tutt’oggi resta inalterato.
Nel 2010, l’Europa e il Fondo monetario internazionale concessero all’insolvente stato greco prestiti per un valore pari al 44% del Pil del paese. Il solo accenno a una ristrutturazione del debito appariva come inammissibile ed era un pretesto per ridicolizzare quelli di noi che osavano suggerirne l’inevitabilità.
Nel 2012, essendo il rapporto debito-Pil schizzato alle stelle, i creditori privati della Grecia subirono un “haircut”, ovvero un taglio nominale del debito, addirittura del 34%. Allo stesso tempo, però, nuovi prestiti pari al 63% del Pil andarono a sommarsi al debito nazionale greco. Alcuni mesi più tardi, a novembre, l’Eurogruppo (che raduna i ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona) indicò che l’alleggerimento del debito sarebbe stato attuato entro dicembre 2014, una volta che il programma del 2012 si fosse concluso “con successo” e il bilancio del governo greco avesse raggiunto un avanzo primario (che esclude il pagamento degli interessi).
L'avevano già detto e ora rincarano la dose. Al fondo monetario non piace la dottrina tedesca e ci si sfila dalle clausole vessatorie imposte ad Atene.
Attenzione all'FMI! So che molti, a leggere la sigla del Fondo Monetario Internazionale, vengono presi dall'orticaria, ma invito a fare uno sforzo: la realtà è più multiforme e complessa. L'FMI è un fondo a cui partecipano 186 Paesi del mondo (su 200): fino ad oggi, è stato certo una longa manus degli USA e di un certo tipo di interesse occidentale. Eppure, dalla settimana precedente il referendum greco, in maniera clamorosa sebbene ignorata da gran parte dei grandi organi di informazione, l'FMI è entrato in rotta di collisione con l'Unione Europea. La ragione di questo scontro inatteso deriva dal ribilanciamento dei pesi interni al fondo, cosa che ha a che fare con la nuova banca BRICS e con gli equilibri geopolitico-economici su scala globale. Lunedì l'FMI - o qualcun altro - ha fatto avere un rapporto riservato a Reuters, un testo inviato a tutti i membri dell'Eurogruppo e compilato dopo aver letto la fatidica bozza di "accordo" da prescrivere ai greci. Il rapporto ripete ciò che aveva già detto il giovedì prima del referendum suscitando il gaudium magnum di Yanis Varoufakis.
Alcuni eccessi critici nei confronti del governo greco in conseguenza del suo ultimo accordo con l'Unione Europea, hanno determinato degli effetti comunicativi piuttosto paradossali. Condannare troppo Syriza per il suo cedimento, significa infatti assolvere indirettamente l'UE, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO, come se l'uscita dall'euro fosse solo una questione di buone intenzioni, di coerenza o dell'adozione della teoria monetaria "giusta". In realtà nessuna teoria monetaria ti spiega come difenderti dalle minacce di morte o dalle prospettive di un colpo di Stato camuffato da "rivoluzione colorata". Non si può poi fare a meno di notare la solitudine del governo greco in tutte le recenti vicissitudini. Non c'è dubbio che Tsipras si attendesse un po' più di solidarietà da parte del governo russo. Dei commentatori particolarmente estimatori di Putin hanno però visto nella sua rinuncia ad approfittare delle difficoltà della UE un atteggiamento di lungimiranza politica. In effetti Putin nella circostanza ha spinto la sua lungimiranza da qui ad un milione di anni, quando di tutto quello che accade ora non fregherà più niente a nessuno.
«Bisogna prendere atto che il sistema non funziona e che non esiste la volontà politica di risolvere i problemi strutturali dell’euro».
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sulGrexit. Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
Prima di tutto non è ancora chiaro se l’accordo sarà effettivo – ci sono parecchi parlamenti che devono approvare la partecipazione dei rispettivi paesi al “piano di salvataggio” del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM). Ma anche ammettendo che tutti i paesi approvino il piano, non c’è nessun modo che funzioni. Le misure economiche del programma sono semplicemente folli.
Documentario dei registi norvegesi e giornalisti indipendenti Ola Flyum e David Hebditch. Parla dei fatti di Srebrenica del 1992-1995, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina
Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz. E’ “la banda dei Cinque che risolve ogni cosa“, come cantava Elisabetta Viviani. Jean-Claude fa il presidente della Commissione Europea, una setta tipo Scientology che se ci entri poi non ne esci più, perché è ir-re-ver-si-bi-le. Donald invece è a capo di un club esclusivo, paramassonico, che di tanto in tanto finge di riunirsi al Consiglio Europeo per depistare mamma e papà dalle vere riunioni, che vengono organizzate in qualche grotta segreta, dove si tirano delle gran pippe sui cataloghi del Postal Market e pontificano sul futuro del pianeta (tipo “eravamo 4 amici al bar, uno s’è impiegato in una banca”).
Jeroen ospita una cricca di commercialisti falliti, dediti all’usura, dove di tanto in tanto per svagarsi organizzano un torneo di freccette scagliandole contro il malcapitato di turno, tipo “la cena dei cretini“: lo chiamano Eurogruppo e l’ultima volta hanno invitato un certo Varoufakis. Inoltre, per hobby Jeroen presiede anche il MES, una baby gang che ti presta i soldi per le merendine e poi in cambio pretende che gli consegni tutte le biciclette. Mario porta avanti una zecca clandestina chiamata BCE e Martin è a capo di di un’assemblea condominiale fatta da centinaia di inquilini che non conta niente e decide ancor meno, ma litiga su tutto e costa tantissimo: a sfottò lo chiamano Parlamento Europeo.
Domenica 5 luglio, la vittoria di OXI ci ha dato l'illusione che la rottura della catena finanziaria fosse possibile. Una settimana dopo, si scopre che la catena è più draconiana che mai.La settimana di umiliazione per i greci è stata una settimana di umiliazione della decenza e della democrazia in tutta Europa.
Per la terza volta nel giro di un secolo, la Germania ha distrutto l'Europa.
Ma dobbiamo imparare dall'esperienza di questa settimana amara. La prima lezione è questa: coloro che credono nell'unità dell'Europa sono perdenti. Coloro che disprezzano l'idea di Europa sono vincitori. I greci hanno accettato la miseria e l'umiliazione perché credono nell'Europa. I tedeschi non hanno mai accettato la solidarietà europea; sono sempre stati convinti che la gentaglia pigra del sud viene dopo i loro soldi. Il loro rifiuto di accettare la responsabilità per i migranti che provengono dal Mediterraneo, il loro rifiuto di pagare un risarcimento di guerra alla Grecia, e la violenza contro il governo Tsipras sono la prova del loro rifiuto assoluto della solidarietà europea. È per questo che sono vincenti.
Noi dobbiamo imparare una lezione: cancellare il nome dell'Europa dalle nostre menti e dai nostri cuori.
Manuel Talens è morto Martedì 21 luglio a Valencia dopo una lunga malattia.Con lui perdiamo un fratello, un amico, un compagno.Era insostituibile, sapevamo già da molto tempo, in quanto la malattia lo aveva allontanato da noi.La sua scomparsa lascia un buco nero.
Manuel aveva lasciato il camice del medico per indossare l'abito dello scrittore e del traduttore.Ha mantenuto dalla sua formazione ed esperienza medica un'enorme attenzione verso l'altro e la sofferenza.Era uno dei tre fondatori della rete Tlaxcala e redattore principale del Manifesto per il lancio della nostra rete e del sito di Tlaxcala nel febbraio 2006.
Manuel era un comunista senza partito un rivoluzionario senza dogmi, un "socratico primario", dal momento che avrebbe potuto fare suo il motto del saggio di Atene: "Io so solo una cosa: non so nulla".
In omaggio a Manuel Talens, scomparso il 21 lulglio 2015, ripubblichiamo una intervista rilasciata allo scrittore Enric Llopis nel febbraio del 2014
Manuel Talens (Foto: Asun Harguindey)
Manuel Talens (Granada 1948) è medico, romanziere, traduttore e articolista per la carta stampata e sulle piattaforme digitali di lingua spagnola. Per undici anni è stato opinionista su El País. Nel 2005, dopo essersi occupato per cinque anni del coordinamento dei traduttori di Rebelión, è passato a far parte di Tlaxcala, la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica – gruppo plurinazionale e multilingue di cui è membro fondatore assieme ad altri traduttori europei e latinoamericani di una dozzina di lingue e culture. Finora, ha pubblicato tre romanzi - La parábola de Carmen la Reina (1992) (La parabola di Carmen la Regina), Hijas de Eva (1997) (Figlie di Eva) e La cinta de Moebius (2007) (Il Nastro di Moebius) - oltre a tre libri di racconti -, Venganzas (1995) (Vendette), Rueda del tiempo (2001, Premio Andalucía de la Crítica 2002) (Ruota del Tempo) e La sonrisa de Saskia y otras historias mínimas (2003) (Il sorriso di Saskia e altre storie brevi). Nel 2008 è uscito il suo libro di saggi Cuba en el Corazón (Cuba nel Cuore).
In qualità di traduttore professionista, ha tradotto in castigliano più di settanta opere di narrativa, semiotica, linguistica, psichiatria, teatro, saggistica e cinema di autori tanto diversi come Groupe µ, Georges Simenon, Edith Wharton, Groucho Marx, Paul Virilio, Blaise Cendrars, Derek Walcott, James Petras, Donna J. Haraway, Natan Zach, Fred Goldstein o Guy Deutscher. Oggi, si dedica esclusivamente alla traduzione professionistica, sebbene sia stato uno dei membri fondatori di Tlaxcala –la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica – con cui, per giunta, ha collaborato per diversi anni. Quali differenze esistono tra i due lavori? Come ha sviluppato la militanza politica nel lavoro di traduzione?
Uno dei più frequenti, e stupefacenti, fenomeni della storia umana è la prevaricazione esercitata sentendosi vittime: vittime si sentono gli israeliani che rinchiudono i palestinesi in una prigione a cielo aperto, vittime del terrorismo palestinese, vittime dell'insicurezza, vittime dell'ostilità araba. Vittime si sentono i razzisti italiani che rinchiudono i richiedenti asilo in lager inumani: vittime dell'invasione di immigrati clandestini, di rifugiati che minaccerebbero la loro sicurezza, le loro vite, il loro benessere.
Vittime si sentono i tedeschi delle sanguisughe greche che stanno succhiando il benessere così duramente conquistato. Perché non c'è dubbio che a leggere gli economisti tedeschi, la crisi greca sembra una truffa fraudolenta attuata da fannulloni, incapaci, disonesti meridionali che vanificano l'alacre, parca, industriosa morigeratezza dei paesi dell'Europa del nord: è assai istruttivo il rendiconto che Jacob Soll ha pubblicato sul New York Times di un convegno di economia tenutosi a Monaco di Baviera all'inizio di luglio, convegno a cui partecipavano nomi tedeschi di rilievo come Hans-Werner Sinn, Clemens Fuest, Henrik Enderlein, Daniel Gros.
Non passa giorno che non si parli della cosiddetta
potenziale bancarotta greca. I programmi televisivi traboccano di persone che
propongono soluzioni, fanno analisi, oppure criticano ora l’uno ora l’altro. Nonostante la questione sia di certo seria, in
realtà è stata trasformata in farsa, a vantaggio di chi non cerca soluzioni ma
ha interesse a creare ulteriori problemi.
Infatti, il perno centrale della questione dovrebbe
essere l’euro, e molti in Europa ormai hanno capito che questa moneta non
soltanto non è affatto degli europei, come dovrebbe essere, ma non è altro che
uno strumento di dominio sui popoli europei.
Per capirlo basta accendere per pochi minuti la
televisione e vedere quali sono i semplici fatti: una nazione (quella greca)
che dovrebbe essere libera e democratica, in realtà deve dare conto ad
un’autorità di un altro paese (in questo caso la Merkel) e deve andare a
sindacare persino sugli stipendi ai dipendenti pubblici o sulle tasse da far
pagare ai cittadini, avendo di fatto perduto ogni sovranità.
Mentre la sua carriera musicale continua la caduta libera nella totale irrilevanza, la pop star "Bono" degli U2 ha annunciato il suo appoggio a un programma sostenuto dagli Usa per saccheggiare l'Africa rubando le sue terre e i suoi sistemi agricoli per poi sostituirli con gli OGM (organismi geneticamente modificati) e con i pesticidi.
Al recente vertice del G8 tenutosi a Camp David nel Maryland, il regime di Obama ha incontrato i leader del settore privato per annunciare il lancio della "Nuova Alleanza per la nutrizione e la sicurezza alimentare", una malcelata Rivoluzione Verde 2.0 che mira a sradicare il sistema Africano di coltivazione autonoma basata sul lavoro del nucleo famigliare per sostituirlo con i sistemi tossici della monocoltura controllati da multinazionali come la Monsanto.