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27 dicembre 2016
Governo USA: Ecco perché abbiamo ucciso Aldo Moro
«La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa».
Così parlò nel 2006 Steve Pieczenik, il consigliere di Stato USA, chiamato al fianco di Francesco Cossiga per risolvere la condizione di crisi, in un’intervista pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro. Ancora prima il 16 marzo del 2001 in una precedente dichiarazione rilasciata a Italy Daily, lo stesso Pieczenik disse che il suo compito per conto del governo di Washington era stato quello
«di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato.
20 dicembre 2016
Gentiloni è la reincarnazione di Renzi
La scelta di Gentiloni come Presidente del Consiglio rappresenta la completa prosecuzione del governo Renzi e delle sue politiche, della fedeltà del governo italiano alla UE, alla Nato e agli interessi della Confindustria e della finanza. Una vera e propria reincarnazione di Renzi nel nuovo Presidente del Consiglio, la cui figura è un evidente segnale per "rassicurare" la finanza e le istituzioni internazionali. Si cambia il presidente del consiglio per mascherare l'assoluta continuità delle politiche e degli interessi che sono alla base di esse. Il referendum costituzionale ha evidenziato la volontà dei settori popolari di questo paese di un cambio di passo, di una rottura con le politiche che oggi vengono poste in totale continuità. La risposta è un cambiamento fittizio che servirà solamente a mettere al riparo i risultati delle politiche antipopolari di questi anni.
Le opposizioni presenti in Parlamento non sono realmente alternative agli interessi del grande capitale. Rappresentano solo diversi settori di esso in contrasto tra loro per determinare le rispettive quote di profitto, ma uniti nell'attacco ai diritti dei lavoratori, ai salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.
Le opposizioni presenti in Parlamento non sono realmente alternative agli interessi del grande capitale. Rappresentano solo diversi settori di esso in contrasto tra loro per determinare le rispettive quote di profitto, ma uniti nell'attacco ai diritti dei lavoratori, ai salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.
13 dicembre 2016
Uno spettacolo indegno dopo l’urlo del NO
Il «nuovo» governo. Il responso referendario e il suo «valore costituente»
Lo spettacolo è francamente inguardabile, a una settimana dal voto che ha travolto Matteo Renzi e il suo governo. Intendo lo spettacolo pubblico, recitato «in alto» dall’intero establishment.
Il modo con cui nasce il governo Gentiloni, le procedure del suo incarico (con le cosiddette consultazioni parallele tra il Colle e Palazzo Chigi, cose mai viste!). E poi la sua composizione (fotocopia)
Il modo con cui nasce il governo Gentiloni, le procedure del suo incarico (con le cosiddette consultazioni parallele tra il Colle e Palazzo Chigi, cose mai viste!). E poi la sua composizione (fotocopia)
Sono un insulto al voto degli italiani, al principio di realtà, alla stessa Costituzione miracolosamente salvata il 4 dicembre: al suo articolo 1 naturalmente, e al meno noto articolo 54 (che impone, per le funzioni pubbliche «il dovere di adempierle con disciplina ed onore», cioè accettando i verdetti popolari e rispettando verità e parola data). Che a Palazzo Chigi sieda un «uomo di Renzi», che il governo Renzi succeda a se stesso nella maggior parte dei suoi membri, soprattutto che Matteo Renzi continui a detenerne la golden share mantenendo la segreteria del Partito e di lì accanendosi a inquinare la vita politica, dopo aver dichiarato che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato da tutto, è un danno d’immagine devastante non solo per lui e il suo partito, ma per l’intero Paese.
2 dicembre 2016
“La riforma? Un pasticcio pazzesco e illeggibile”
Paolo Prodi |
Ecco le ragioni del No del professor Paolo Prodi, tra i massimi storici italiani dell’età moderna, docente emerito all’Università di Bologna, già rettore dell’ateneo di Trento, tra i fondatori dell’Istituto storico italo- germanico della città trentina e dell’associazione di cultura e politica “Il Mulino”, fratello dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
Vogliamo ringraziare il professor Prodi che, pur non essendo in piena forma, ci ha generosamente concesso questa intervista.
Professor Prodi cosa pensa della riforma costituzionale sottoposta a referendum?
È un pasticcio pazzesco ed è anche illeggibile. Se pure vogliamo chiamare “riforma” il testo che va a referendum. Possiamo farlo, certo, ben coscienti però che nella storia dell’umanità tante riforme sono andate indietro e non avanti. E questo è proprio uno di quei casi.
Perché ritiene rappresenti una sorta di arretramento nella storia della Repubblica?
11 ottobre 2016
Referendum Costituzionale: la “legge oscura”
La Costituente, prima di approvare il testo, lo fece rileggere a scrittori e letterati per renderlo più semplice e chiaro a tutti, con periodi lunghi in media 20 parole. Per De Mauro è l'unico testo comprensibile alla stragrande maggioranza degli italiani. Il testo della riforma Renzi-Boschi ha articoli di oltre 300 e 400 parole. In un caso si è passati da 9 a 439 e il punto arriva dopo oltre 170 vocaboli.
Articolo 1: l’Italia è Repubblica democratica, fondata sul lavoro. I 556 della Costituente l’avevano scritto così, forse solenne ma bruttino. Una, mancava una, una Repubblica. A mettere un colpetto di matita dopo la quarta parola della bozza di Costituzione uscita nel 1947 non fu un giurista né un funzionario del ministero né un parlamentare. Fu uno scrittore, si chiamava Pietro Pancrazi, scriveva anche sul Corriere della Sera, era di Cortona, non lontano da Laterina. Fu il presidente dell’Assemblea, Umberto Terracini, a chiamarlo a rivedere la legge fondamentale dello Stato che stava nascendo. A qualcuno dei costituenti il testo non piaceva, in qualche parte era troppo rigido, troppo tecnico, aulico. Insieme a Pancrazi, prima dell’approvazione finale, la Costituzione fu rivista anche dal latinista Concetto Marchesi (amico di Togliatti) e dal saggista Antonio Baldini. E’ così che diventò la più bella del mondo. “Un monumento in termini di sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio” ha definito la Costituzione Michele Ainis.
Articolo 1: l’Italia è Repubblica democratica, fondata sul lavoro. I 556 della Costituente l’avevano scritto così, forse solenne ma bruttino. Una, mancava una, una Repubblica. A mettere un colpetto di matita dopo la quarta parola della bozza di Costituzione uscita nel 1947 non fu un giurista né un funzionario del ministero né un parlamentare. Fu uno scrittore, si chiamava Pietro Pancrazi, scriveva anche sul Corriere della Sera, era di Cortona, non lontano da Laterina. Fu il presidente dell’Assemblea, Umberto Terracini, a chiamarlo a rivedere la legge fondamentale dello Stato che stava nascendo. A qualcuno dei costituenti il testo non piaceva, in qualche parte era troppo rigido, troppo tecnico, aulico. Insieme a Pancrazi, prima dell’approvazione finale, la Costituzione fu rivista anche dal latinista Concetto Marchesi (amico di Togliatti) e dal saggista Antonio Baldini. E’ così che diventò la più bella del mondo. “Un monumento in termini di sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio” ha definito la Costituzione Michele Ainis.
16 settembre 2016
La presa del potere
Un'interpretazione
maledettamente "complottista" e "fantapolitica"...
Avvertenza
per il lettore: come recita il sottotitolo, l'articolo che state per
leggere presenta una versione o un'interpretazione particolare e, se
vogliamo, pure discutibile della canzone di Giorgio Gaber, per cui si
invita il lettore a non scorrere queste pagine in maniera pedissequa,
ma con un sano spirito critico, nella speranza di offrire, comunque
sia, una fonte di riflessione e un'occasione altrettanto stimolante
per un'analisi critica. Buona lettura
- Premesse
Tutto sommato, per ogni epoca ed ogni fase storica, si
incontrano ben pochi autori – intellettuali, uomini di cultura,
letterati, artisti, gente dello spettacolo, ecc... - in grado di
farsi interpreti della loro contemporaneità nonostante e anche
contro i loro contemporanei, rischiando, a più riprese,
l'isolamento, l'emarginazione e, soprattutto, un'incomprensione
derivata dall'ignoranza e, da quel che è peggio, dalla sordità
"intellettuale". Quella sordità di cui sono affette
soprattutto quelle anime belle convinte comunque di abitare nel
migliore dei mondi possibili.
24 maggio 2016
#Renzi, giù le mani da #Berlinguer
Enrico Berlinguer |
E’ un esercizio facile: si estrapola una sua frase dal contesto e in questo modo si fa dire a Enrico Berlinguer quello che si vuole, usando la sua immagine pulita, onesta e che ha ancora moltissima presa sui giovani e i meno giovani (nonostante le penose campagne revisioniste di quel surrogato di giornale che è oggi l’Unità) per cercare di legittimare le proprie idee. Un esercizio meschino, da bassa politica, tipico dei disperati e di persone con lo spessore politico di un fazzoletto di carta imbevuto d’acqua.
E’ successo di nuovo, con Matteo Renzi che questa volta tenta di legittimare quella porcata di riforma costituzionale, fatta da un parlamento di nominati con legge incostituzionale e scritta coi piedi (altro che revisione grammaticale alla Concetto Marchesi, come si fece alla fine dell’Assemblea Costituente), sostenendo che di “monocameralismo” parlava anche Enrico Berlinguer.
15 gennaio 2016
Banchieri, governanti, e "parco buoi"
Il suicidio di Luigino D'Angelo, il pensionato di Civitavecchia che, a causa del decreto 183 che ha salvato quattro banche dal fallimento ma che, nel caso specifico, ha fatto volatilizzare tutti i suoi risparmi (ben 110 mila euro investiti nei cosiddetti “bond subordinati” della Banca Popolare dell'Etruria) e quelli di altre migliaia di obbligazionisti, ha innescato tutta una serie di reazioni dove la rabbia diffusa per l'episodio in sé si è mischiata all'indignazione per le iniziative di un governo che, di fatto, si trova sempre schierato a fianco dei vertici bancari e contro i cittadini.
Come dimostra la recente norma dell'Unione europea, subito trasformata in legge dalle Camere, che stabilisce come, in caso di un dissesto bancario, a coprire i buchi di bilancio debbono essere chiamati a rispondere anche i titolari di conti correnti con importi superiori a 110 mila euro.
30 novembre 2015
Il marketing politico
La nostra epoca probabilmente sarà ricordata come
l’epoca delle manipolazioni mentali. Infatti, per accettare il sistema in cui
stiamo vivendo è necessario subire alcuni condizionamenti, finalizzati a creare
un contesto fittizio nel quale spesso i termini sono ribaltati, inducendo le
persone, e in particolare i politici, ad agire animate da fini non nobili.
In un contesto in cui tutto è merce, e i cittadini
sono clienti, lavoratori o elettori, esiste il cosiddetto “Marketing politico”.
A questo numero trovate allegato un manuale che fornisce un esempio molto
chiaro di ciò che è il cosiddetto “marketing politico”.
Si tratta di considerare la politica alla stessa
stregua di un settore di condizionamento e manipolazione, proprio come si
stesse vendendo un prodotto o un servizio.
Quello che a
molti sfugge è che il consenso politico è oggi studiato come fosse una sorta di
scienza, con tanto di manuali e di insegnamenti.
Ormai il settore politico si muove attraverso
inquietanti figure, spin doctos (dottori del raggiro) e “influencers” (“opinion
makers”), che provano, se mai ce ne fosse bisogno, che la politica è diventata un mondo
mercificato, nel quale vince chi può più spendere per acquisire l’arte di
raggirare la gente.
18 novembre 2015
Attentati a Parigi e interessi USA-UE-Francia in Siria...
Alessandro Di Battista parla di terrorismo, 11 settembre, Medio Oriente, diritti umani e "diritti delle armi"...
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30 settembre 2015
Consiglio di Stato il presidio NoTav non è abusivo
Viene posta la parola “fine” a una vicenda piuttosto grottesca ma che ha tutti i caratteri della connotazione politica nella lotta contro il movimento No Tav. I “presidi” No Tav sono luoghi di comunicazione, condivisione e informazione che il movimento ha messo in opera sul territorio. Le strutture sono piuttosto semplici e artigianali. Consentono di tenere alta l’attenzione sull’attività che il governo – locale e nazionale – compie senza informare i cittadini, in particolare per quanto riguarda l’Alta Velocità.
I presidi sono stati sovente oggetto di devastazioni da parte di “ignoti” sino ai casi di incendio doloso per scoraggiare, con un metodo chiaramente mafioso, il movimento No Tav che contrasta la devastazione della Valle da parte dei cantieri e dei progetti della Tav. Il movimento non ha mai ceduto di fronte a simili minacce, nemmeno si è piegato al ricatto dei rimborsi per presunti “danni” materiali richiesti dalle aziende concessionarie dell’opera. I presidi sono sempre risorti con grandi azioni di volontariato.
9 agosto 2015
1964: Aldo Moro doveva morire
Un piano segreto per uccidere l'artefice del centrosinistra.
Lo aveva scoperto Mino Pecorelli.
«L'Europeo» riapre un caso clamoroso
Aldo Moro è sopravvissuto fino a quel 9 maggio 1978, quando le Brigate Rosse decisero la sua esecuzione. Sì, sopravvissuto: perché Moro doveva morire 14 anni prima, nel 1964, in pieno centrosinistra nascente, per mano di un ufficiale dei paracadutisti, il tenente colonnello Roberto Podestà. È stato Mino Pecorelli a rivelare questo piano per rapire e ammazzare il leader DC. Già, ancora Mino Pecorelli: giornalista legato a doppio filo ai servizi segreti più deviati, iscritto alla loggia P2 di Licio Gelli, sospettato di ricatti, ucciso con quattro pallottole in bocca e una al cuore nel 1979. (…) Perché tanto silenzio intorno a quel giornale?
Il piano del 1964 per eliminare Moro fu rivelato da Pecorelli il 19 novembre 1967. Ma nessuno, dei pochi che lesserò il suo articolo (non firmato) su Il Nuovo Mondo d'Oggi, ne parlò e neppure smentì. Quell'articolo fu ignorato completamente e forse deliberatamente anche quando, 11 anni dopo, Moro fu rapito e ucciso. La denuncia di Pecorelli nel 1967 era clamorosa, perché si riferiva a un episodio cruciale di uno degli anni più torbidi della storia della Repubblica: durò 204 giorni, dal 5 dicembre 1963 al 26 giugno 1964, il primo governo con ministri socialisti. Presidente del Consiglio Aldo Moro, vicepresidente Pietro Nenni, Giuseppe Saragat agli Esteri, Giulio Andreotti alla Difesa e Paolo Emilio Taviani agli Interni.
Aldo Moro è sopravvissuto fino a quel 9 maggio 1978, quando le Brigate Rosse decisero la sua esecuzione. Sì, sopravvissuto: perché Moro doveva morire 14 anni prima, nel 1964, in pieno centrosinistra nascente, per mano di un ufficiale dei paracadutisti, il tenente colonnello Roberto Podestà. È stato Mino Pecorelli a rivelare questo piano per rapire e ammazzare il leader DC. Già, ancora Mino Pecorelli: giornalista legato a doppio filo ai servizi segreti più deviati, iscritto alla loggia P2 di Licio Gelli, sospettato di ricatti, ucciso con quattro pallottole in bocca e una al cuore nel 1979. (…) Perché tanto silenzio intorno a quel giornale?
Il piano del 1964 per eliminare Moro fu rivelato da Pecorelli il 19 novembre 1967. Ma nessuno, dei pochi che lesserò il suo articolo (non firmato) su Il Nuovo Mondo d'Oggi, ne parlò e neppure smentì. Quell'articolo fu ignorato completamente e forse deliberatamente anche quando, 11 anni dopo, Moro fu rapito e ucciso. La denuncia di Pecorelli nel 1967 era clamorosa, perché si riferiva a un episodio cruciale di uno degli anni più torbidi della storia della Repubblica: durò 204 giorni, dal 5 dicembre 1963 al 26 giugno 1964, il primo governo con ministri socialisti. Presidente del Consiglio Aldo Moro, vicepresidente Pietro Nenni, Giuseppe Saragat agli Esteri, Giulio Andreotti alla Difesa e Paolo Emilio Taviani agli Interni.
29 aprile 2015
Perché all’Italia non interessa degli italiani assassinati dai droni
Giovanni Lo Porto |
Renzi alla Piaggio Aerospace: "Così l'Italia 'si toglie di dosso la muffa'", ha dichiarato accanto al modello del nuovo drone P.1HH |
Leggi tutto...
5 febbraio 2015
La scheda bianca di Silvio e il colpo di spugna che arriverà
Il “Patto Mattarella” svela il piatto forte del Patto del Nazareno: Berlusconi
non ha voluto votare l’uomo del Colle per poter poi rivendicare il
diritto di nomina dei due giudici costituzionali mancanti. Obiettivo:
utilizzare la Consulta per neutralizzare la retroattività della legge
Severino che esclude i condannati, e quindi ridiventare eleggibile e
tornare in Parlamento.
Lo sostiene Olinda Moro, rileggendo le tappe fondamentali della
“resistenza” del Cavaliere contro la magistratura e il recente accordo
sotterraneo con Renzi, fino alla scelta di «un nome secco, quello di
Mattarella, votato da tutti e non concordato con nessuno, neanche con il
proprio partito». Salendo al Quirinale, Mattarella lascia libera la
poltrona di giudice costituzionale. Se fino a ieri alla Corte mancava un
magistrato, ora i nuovi giudici da eleggere sono dunque due, entrambi
di nomina parlamentare. Già così, la Consulta potrebbe non essere
anti-Cavaliere, grazie ai giudici nominati da Napolitano. Se poi fosse
proprio Berlusconi a proporre i due nomi mancanti, per la legge Severino i giorni potrebbero essere contati. Ecco dunque il “Patto Mattarella”?
15 gennaio 2015
Alessandro Di Battista (M5S) a Porta a Porta: "Con il pretesto degli attentati in Francia, limitazioni alle libertà civili e cessioni di sovranità"
Bruno Vespa, noto zerbino del partito unico della corruzione, attacca in tutti i modi Di Battista per metterlo in difficoltà...se qualcuno aveva dei dubbi sul fatto che NON è un giornalista....
Il peggiore presidente della Repubblica italiana si è dimesso...
Una caricatura
di Enzo Apicella per ricordare le dimissioni da Presidente della
Repubblica di Giorgio Napolitano. Apicella lo definisce il peggior
presidente italiano. Non sappiamo chi sia veramente il peggiore (è un
compito arduo perchè in fondo quasi tutti i presidenti italiani meritano
tale onorevole titolo), ma indubbiamente Napolitano è tra i favoriti.
26 novembre 2014
Grillo va a scuola da Bossi
Non è un mistero per chi legge da tempo questa pubblicazione che noi riteniamo che la vera dissidenza non si trova mai candidata con grande spazio sui media di massa. Chi controlla questi canali di informazione ha un potere immenso sui popoli, e non è certo disposto a cederlo a qualcuno, specie se questo qualcuno è davvero intenzionato al cambiamento. Ovviamente, rispettiamo chi non la pensa come noi e vede in Beppe Grillo un valido elemento di cambiamento del sistema. Tuttavia, invitiamo a guardare attentamente i fatti.
Anche a noi piacerebbe che un reale personaggio che sta dalla parte del
popolo avesse tutto quello spazio mediatico che è stato dato, e ancora viene concesso, a Grillo. Ma, a nostro avviso, i fatti sono in grado di smascherare l’ex comico genovese come un semplice personaggio che ricopre un ruolo politico nel gioco delle parti del sistema attuale.
Anche a noi piacerebbe che un reale personaggio che sta dalla parte del
popolo avesse tutto quello spazio mediatico che è stato dato, e ancora viene concesso, a Grillo. Ma, a nostro avviso, i fatti sono in grado di smascherare l’ex comico genovese come un semplice personaggio che ricopre un ruolo politico nel gioco delle parti del sistema attuale.
4 novembre 2014
La profezia di Pier Paolo Pasolini
"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come."Pier Paolo Pasolini, 5 marzo 1922 - 2 novembre 1975
Riflettiamo (chi ne ha ancora la voglia e la forza). E' avvenuto e molti di noi non se ne sono nemmeno accorti. E invito a riflettere soprattutto sul riferimento alla cosiddetta, anche allora, "politica dal basso". Pasolini la liquida - io credo giustamente - come "iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche".
3 settembre 2014
COME PUO' UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE - ANCHE SE NON VOGLIO TORNO GIA' A VOLARE (Intorno a Alessandro Di Battista)
Per primissima, urgente, cosa, invito
tutti a vedersi il video youtube inserito in cima alla colonna sinistra del mio
blog. Stupefacente, sensazionale, agghiacciante (ma non sorprendente per noi)!
L’agente del Mossad, Juval Aviv, intervistato dalla CNN, nientemeno, dichiara
che l’esplosione del 7 luglio 2005 al metrò di
Londra, attribuito a due ragazzi musulmani, ovviamente incastrati (come
risulta, tra le altre incongruenze, dal fatto che le foto dimostrano che la
bomba, evidentemente posta in precedenza, esplose da sotto la piattaforma della
carrozza e non nello zaino lasciato sul pavimento, come affermato dalla
polizia), “è facile da farsi, come abbiamo
fatto NOI a Londra”, per poi esitare
e correggersi: “come è stato fatto a
Londra”.
Ora che,.a
forza di urlare come carrettieri ubriachi, o come automobilisti romani
inferociti dall’inerme pedone, gli sguatteri dell’imperatore hanno perso la
voce, è il momento di ragionare sui fatti. Roba invisa e anche proibita agli
sguatteri e praticata, a mia conoscenza, dal solo, per me esimio, Angelo
d’Orsi, reperto eterodosso di intelligenza e onestà nel “manifesto”, a dispetto
delle ripetute volte che ha spillato fuori dal vaso adeguandosi alle
frustrazioni sinistre dei bastona-5 stelle. La sua (l’adesione furbesca ed equivoca di Pannella
non conta), e quella del vignettista
Vauro, diseguale fustigatore di infamie padronali (quando non annebbiato dalla
vulgata imperiale su “dittatori” e “diritti umani”), sono state, per quanto mi
è dato di leggere, le uniche voci che hanno sostenuto le buone ragioni del
parlamentare Cinque Stelle Alessandro di Battista, opponendo alla canea dei
servi sciocchi, falsari e ignoranti, alcuni metri cubi di razionalismo.
Bravo Di Battista,
coraggioso e letale per tutti gli ipocriti sinistri e i predatori della
giustizia e della verità annidiati nella "comunità Internazionale".
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