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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
22 aprile 2012
UNA POTENTE BANCA ITALIANA PROSPETTA L'ADDIO ALL'EURO!
E’
prossima la fine dell’euro? L’Italia potrebbe presto rispolverare le
lire? Non è un’ipotesi fantascientifica o catastrofista. A certificare
l’elevato rischio del crac, nero su bianco, è un rapporto della seconda
banca italiana consegnato il 4 gennaio 2012 alla Consob. L’analisi
emerge da un documento ufficiale: il prospettivo informativo che ha
fissato il prezzo dell’aumento di capitale a 7,5 miliardi.
«Le
preoccupazioni relative all’aggravarsi della situazione del debito
sovrano dei paesi dell’area euro potrebbero portare alla reintroduzione,
in uno o più paesi di valute nazionali o, in circostanze
particolarmente gravi, all’abbandono dell’euro» si legge nel report.
Inoltre, da pagina 66 in poi: «L’uscita o il rischio di uscita dell’euro
da parte di uno o più paesi dell’area euro e/o l’abbandono dell’euro
quale moneta, potrebbero avere effetti negativi rilevanti sia sui
rapporti contrattuali in essere, sia sull’adempimento delle obbligazioni
da parte del Gruppo UniCredit e/o dei clienti del Gruppo UniCredit, con
conseguenti effetti negativi rilevanti sull’attività e sui risultati
operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria del
Gruppo UniCredit».
È
la prima volta che un atto ufficiale di una potente banca italiana
parla di una tale ipotesi decidendo di mettere in guardia i
risparmiatori anche da una possibile dissoluzione della moneta unica.
UniCredit poi lo fa proprio nel momento in cui ha chiesto denaro ai
propri azionisti. L’Istituto bancario vale oggi la metà di quanto
capitalizzava a fine ottobre 2011. Il valore della banca si aggira
attualmente attorno a 8,6 miliardi. I tempi in cui l’UniCredit in Borsa
valeva circa 100 miliardi (primavera 2007), sembrano appartenere ad
un’epoca remota.
Un
segno dei tempi che mutano. Nell’era della Guerra Fredda si sarebbe
citato come evento “High Risk” un eventuale missile atomico contro la
sede della Banca, mentre d’ora in poi si citerà regolarmente l’eventuale
deflagrazione dell’Euro.
Del
resto questi prospetti sono regolati da precise normative: risulta
dunque molto più difficile e pericoloso dissimulare certi rischi che non
possono più essere ignorati. Questo prospetto non ha lo scopo di
rendere note le previsioni del Gruppo rispetto ai mercati, bensì di
avvertire l’investitore degli eventuali rischi dell'investimento.
E
per l’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale (Fmi),
Raghuram Rajan, intervenuto sulla Cnbc, « l’area euro potrebbe non
sopravvivere alla crisi così come è, ovvero come un blocco».
Balle
di governo - «Monti: l’euro protegge l’Italia dai tassi. L’euro fa da
scudo ai conti pubblici è grazie alla moneta unica europea se i
problemi delle finanze pubbliche e l’incertezza politica in Italia non
si riflettono sull’andamento dei tassi d’interesse» aveva dichiarato
Mario Monti 7 anni fa (Il Sole 24 ore, 17 aprile 2005). A conti fatti da
quando il cameriere di Goldman Sachs è premier, senza essere stato
eletto dal popolo sovrano «il debito pubblico è aumentato di ben 59
miliardi di euro» certifica la Ragioneria dello Stato. Anche la
disoccupazione non fa sconti: «oltre un milione di posti lavoro in meno
tra i giovani» attesta l’Istat.
Storia
insabbiata - Il primo gennaio 2002 in Italia fu introdotto fisicamente
l’Euro (a livello interbancario aveva già iniziato ad essere usato dal
1999, solamente come moneta scritturale). La nuova valuta ci fu imposta
dall’allora Governo Prodi, con il plauso di quasi tutta l’opposizione,
“come la panacea di tutti i mali cronici della nostra nazione”. I bassi
tassi d’interesse, la riduzione dell’inflazione, la stabilità dei cambi,
la forza economica dei Paesi aderenti all’unione monetaria,
l’eliminazione dei costi sulle transazioni valutarie dei Paesi Ue,
avrebbero dato sicuramente slancio all’economia e all’occupazione del
nostro Bel Paese. Per quello storico evento venne fatta anche pagare una
tassa agli italiani, la “tassa sull’euro”, che non venne poi mai
restituita del tutto, nonostante le promesse dei politicanti di allora.
Dopo
due lustri l’Italia ha risolto, se non tutti, almeno una parte dei
suoi problemi economici, finanziari e sociali? L ’esito è stato
senz’altro negativo. In particolare: il costo reale della vita, ad oggi
- nell’arco di 10 anni - è aumentato in media dell’85%, in alcuni
settori anche del 100%, nonostante le inattendibili, inaffidabili e poco
trasparenti rilevazioni dell’Istat che ci raccontavano il buon
andamento dell’economia, almeno fino a quando nel 2008, anche l’Ente
pubblico ha dovuto ammettere che effettivamente “il caro vita ha avuto
incrementi maggiori di quelli pubblicati”. Lo Stato e le principali
amministrazioni pubbliche subito dopo l’introduzione dell’euro, hanno
aumentato le tariffe postali, quelle dei pubblici servizi, dei
trasporti, hanno permesso l’incremento delle bollette energetiche e non
hanno attuato nessun tipo di controllo sui prezzi. Ciò ha naturalmente
legittimato anche le altre categorie private ad attuare le identiche
manovre speculative.
Trattato
di Maastricht - Le Banche Centrali delle singole nazioni europee, prima
del Trattato di Maastricht, avevano un’indipendenza dal potere politico
variabile tra il 40 e il 65%; attualmente, dopo l’introduzione
dell’Euro, l’indipendenza si aggira intorno al 95%. Dunque, mentre
nessuna influenza può giungere dal potere politico alla Bce, dai vertici
monetari giungono invece ai nostri governanti continue indicazioni,
parametri cui attenersi, rigidi vincoli che coinvolgono l’intera vita e
l’economia delle nazioni. Inoltre, l’articolo 4 del Trattato non
menziona la Bce tra le Istituzioni della Comunità (Parlamento Europeo,
Consiglio, Corte di Giustizia, Corte dei Conti e Commissione); alla Bce
però il Trattato conferisce personalità giuridica e lo Statuto ne
riconosce la più ampia capacità di agire all’interno di ciascuno degli
Stati membri.
Sotto il profilo giuridico-formale, la Bce non è dunque
un’Istituzione Comunitaria, ed i singoli Paesi aderenti all’Unione
Monetaria non possono interferire in alcun modo con la sua politica
economica; essa può quindi fissare a suo arbitrio il livello del tasso
ufficiale di sconto, la quantità di denaro da immettere sul mercato,
decidere la disponibilità ed il costo del finanziamento del sistema
bancario e qualsiasi altra azione di sua competenza, in modo
indipendente (articolo 7 del Protocollo Sebc: “Indipendenza”).
Oltretutto, le riunioni del Consiglio Direttivo della Bce sono
assolutamente segrete. Infine i dirigenti della Bce godono di una
sostanziale immunità: non sono infatti previste, all’interno della Bce,
sanzioni per comportamenti impropri degli stessi dirigenti (articolo 12
del Protocollo: “Responsabilità degli organi decisionali”). Senza
esagerazioni, il Trattato di Maastricht ha fatto di loro membri
intoccabili di una Società privata, autonoma e segreta, che condiziona
Stati e Popoli.
Democrazia
defunta - I singoli Stati dell’Unione Monetaria hanno perso la
sovranità monetaria e legislativa in campo monetario. Numerose Banche
Centrali sono di proprietà delle stesse Banche “controllate”. L’esempio
eclatante è offerto dalla Banca d’Italia, il cui pacchetto azionario è
posseduto per oltre il 90% da Banche private (Intesa-San Paolo e
Unicredit-Capitalia possiedono oltre il 40% delle azioni di Banca
d’Italia).
A questo punto, ogni cittadino, sano di mente voterebbe per
l’uscita dell’Italia dall’Euro, ma purtroppo nel Belpaese sono
dichiarati anticostituzionali i referendum che hanno come oggetto
materia fiscale e finanziaria. Non dimentichiamo che la classe politica,
sia per ignoranza in materia, sia perché è controllata dal potere
finanziario (che sponsorizza le loro campagne elettorali ed altro), è
alquanto restia prendere iniziative su queste tematiche. Non è tutto:
l’Italia è al 75° posto della classifica mondiale di libertà di
informazione. Va in onda ogni giorni da decenni, non è un mistero, la
disinformazione e chi non si adegua muore o finisce nei guai. Nello
Stivale vige una forte censura da parte dei media e dei principali
quotidiani (quasi tutti partecipati a livello azionario, in misura più o
meno ampia, da una o più Banche) su questa materia. Allora, a quando il
risveglio della coscienza collettiva ed una mobilitazione popolare che
ristabilisca la democrazia?
Se noi torniamo alla vecchia lira, questa nei confronti dell'euro si svaluterebbe nel giro di poco anche del 30% nel migliore dei casi se non peggio, e il nostro debito pubblico che è stato contratto in euro diventerebbe così grande che causerebbe la paralisi completa del nostro sistema per l'impossibilità di risolverlo. A rimetterci sarebbero soprattutto quelli che non posseggono grandi capitali ..., pensateci bene.
Gentile anonimo, nessuno dice che sarebbe una passeggiata, ma se si arriverebbe a questo punto, contemporaneamente ci sarebbe (e dovrebbe esserci) anche il ripudio del debito che oltre ad essere Illegale è già stato pagato e ripagato come qualcuno ha dimostrato... E a proposito l'Argentima ha molto da insegnarci...se non avesse ripudiato il debito e non avesse sganciato il peso dal dollaro adesso non sarebbe una prospera nazione in crescita continua. Ci sono dei sacrifici grossi che poi finirebbero etorneremmo tutti a star bene, oppure ci sono sacrifici eterni dove il debito sarà eterno e la recessione pure...bisogna aver coraggio di scegliere tra le due cose...
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Prima lo faranno e meglio è, con l'euro ci hanno guadagnato solo i stati forti, tipo la Germania a scapito dei deboli, meglio tardi che mai
RispondiEliminaRITORNIAMO AD UNA BANCA CENTRALE STATALE ITALIANA E ALLANOSTRA VECHIA CARA MONETA, AVREMO SENZ'ALTRO TUTTI DA GUADAGNARE.
RispondiEliminaSe noi torniamo alla vecchia lira, questa nei confronti dell'euro si svaluterebbe nel giro di poco anche del 30% nel migliore dei casi se non peggio, e il nostro debito pubblico che è stato contratto in euro diventerebbe così grande che causerebbe la paralisi completa del nostro sistema per l'impossibilità di risolverlo.
RispondiEliminaA rimetterci sarebbero soprattutto quelli che non posseggono grandi capitali ..., pensateci bene.
Gentile anonimo,
Eliminanessuno dice che sarebbe una passeggiata, ma se si arriverebbe a questo punto, contemporaneamente ci sarebbe (e dovrebbe esserci) anche il ripudio del debito che oltre ad essere Illegale è già stato pagato e ripagato come qualcuno ha dimostrato...
E a proposito l'Argentima ha molto da insegnarci...se non avesse ripudiato il debito e non avesse sganciato il peso dal dollaro adesso non sarebbe una prospera nazione in crescita continua.
Ci sono dei sacrifici grossi che poi finirebbero etorneremmo tutti a star bene, oppure ci sono sacrifici eterni dove il debito sarà eterno e la recessione pure...bisogna aver coraggio di scegliere tra le due cose...