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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
17 aprile 2012
E’ inutile dividerci. Il tempo e l’obiettivo che abbiamo: proposte dell’Associazione Riconquistare la Sovranità.
Pubblico
la seconda parte delle Proposte dell'Aassociazione Riconquistare la
Sovranità. Si tratta degli ultimi tre paragrafi del Documento di Analisi
e Proposte.
§
16 E' inutile dividerci ora su come eserciteremo un potere che oggi non
abbiamo e che dobbiamo riconquistare; § 17 E' inutile dividerci sulla
ricollocazione geopolitica dell'Italia. Alcuni principi accettabili da
tutti coloro che intendono riconquistare la sovranità; § 18 I tempi: una
valutazione realistica della situazione e del suo prevedivile
svolgimento.
16. E’ inutile dividerci ora su come eserciteremo un potere che oggi non abbiamo e che dobbiamo riconquistare
Tutti
i provvedimenti segnalati saranno volti a ricostituire una economia
sociale e popolare, improntata alla giustizia sociale e conforme ai
principi costituzionali. Una volta invertita la rotta, e riconquistata
la sovranità economica, andranno
riviste tutte le normative di recente introduzione, in materia
economica (come la legge fallimentare) o in materie di diritti sociali
(in particolare scuola e Università pubbliche).
Tuttavia,
non è importante, possibile e opportuno affrontare oggi il problema di
come debba essere esercitata la sovranità. Servirebbe soltanto a
dividerci. Mentre è necessario perseguire la massima unità.
Come
debba essere esercitata la riconquistata sovranità, lo deciderà
democraticamente il popolo italiano. In questo momento è possibile
indicare soltanto le linee di fondo tracciate in questo Documento. Esse
però non sono poca cosa e sono davvero rivoluzionarie; segneranno un
solco tracceranno la direzione; imporranno corollari.
17.
E' inutile dividerci sulla ricollocazione geopolitica dell'Italia.
Alcuni principi accettabili da tutti coloro che intendono riconquistare
la sovranità.
Nemmeno
ha senso dividerci oggi sulla futura ricollocazione geopolitica
dell'Italia. Troppe le variabili e quindi troppe ed eventualmente molto
diverse le situazioni ipotetiche nelle quali ci si troverà ad operare.
E'
possibile soltanto tracciare linee e principi comuni, anche al fine di
non creare divisioni che oggi sarebbero irragionevoli e infantili.
Tutti
gli stati del sud Europa che usciranno dall'Unione Europea dovranno
essere invitati a costituire una zona di libero scambio, con monete
diverse, sulla falsariga del vecchio mercato comune e quindi stabilendo
notevoli deroghe ai principio della libera circolazione dei capitali,
dei servizi e delle merci. Alcuni settori strategici, come, per esempio,
il settore bancario e assicurativo, dovranno rigorosamente essere
tenuti fuori dagli accordi. Nella disciplina di questi settori la
sovranità dovrà essere assoluta. Gli Stati partecipanti manterranno
comunque poteri di dogana nei confronti dei paesi terzi.
La
possibilità di accordi commerciali per il procacciamento di fonti
energetiche non soggiacerà a vincoli di sudditanza politica con i quali
si vorrebbe limitare la libertà dell'Italia nel perseguire una propria
politica degli acquisti. Con gli stati fornitori dovranno essere
stipulati trattati che li vincolino ad acquistare e far acquistare dalle
loro imprese nazionali merci e servizi italiani per un importo
tendenzialmente corrispondente al valore dei nostri acquisti di energia.
Saranno preferiti gli stati-fornitori che accetteranno queste
condizioni.
Dovrà essere promossa una alleanza militare tra stati europei, indipendenti e sovrani, fondata
sul coordinamento tra gli eserciti nazionali, senza alcuna creazione di
un esercito comune. Quali possano essere questi stati europei non è
possibile dire, perché tutto dipenderà dalla situazione che si verrà a
creare dopo il recesso dall'Unione Europea degli Stati del sud Europa,
nonché di molti stati dell'est.
La
repubblica italiana si adopererà per favorire lo sviluppo, nell'ambito
delle industrie europee della difesa, principalmente delle industrie dei
paesi che aderiranno all'alleanza militare, di tutte le tecnologie
necessarie alla realizzazione dei sistemi d'arma necessari alla difesa
degli stati partecipanti all'alleanza. In particolare, nessun settore
tecnologico strategico dovrebbe dipendere da tecnologie e conoscenze
scientifiche estranee ai paesi alleati.
18. I tempi: una valutazione realistica della situazione e del suo prevedibile svolgimento
Il
Governo Monti proseguirà la politica di attuazione delle direttive
dell'Unione europea, volta al rispetto dei vincoli posti dall'Unione;
una politica di austerità, depressiva e di impoverimento di larghe fasce
della popolazione.
E'
possibile che già alle prossime elezioni politiche, in Parlamento
riusciranno ad approdare forze dichiaratamente sovraniste. Ma non c'è da
dubitare che il nuovo governo – espressione di quello che è sempre
stato il partito unico delle due coalizioni ovvero appoggiato da una
soltanto delle coalizioni del partito unico – proseguirà, almeno
inizialmente, lungo la strada percorsa dal Governo Monti.
Il deterioramento della situazione economica, la discesa del prodotto interno lordo e
l'aumento della disoccupazione, della povertà e della violenza
proseguiranno. Niente si può dire, invece, sul ritmo della discesa del
PIL e dell'aumento di disoccupazione e povertà. Se la BCE acquisirà il
ruolo di acquirente residuale dei titoli del debito pubblico degli stati
(ipotesi invero improbabile, almeno se intesa in senso assoluto), le
crisi del debito potrebbero momentaneamente essere risolte. Resterebbero
tuttavia gli squilibri e i deficit nella bilancia dei pagamenti causati
dall'euro a danno dei paesi del sud Europa; i trattati di libero
scambio, stipulati dall'Unione Europea con i paesi terzi, indeboliranno
ulteriormente le imprese agricole italiane; la dogana unica europea sarà
incapace di difendere interi settori produttivi dei paesi del sud
Europa dalla concorrenza dei paesi emergenti.
Se
le cose non miglioreranno per magia, entro tre anni, l'Italia si
troverà pressappoco nella condizione attuale della Grecia, con
disoccupazione che si aggirerà tra il 15 e il 20%, con decine di
migliaia di esercizi commerciali e decine di migliaia di imprese che
chiuderanno. A quel punto anche il fronte globalista e fanatico
servitore dei progetti dell'Unione Europea avrà avvertito crepe e avrà
cominciato a disintegrarsi. In Grecia attualmente circa il 30% dei
cittadini, di orientamenti politici diversi e anche contrastanti sotto
altri profili, desidera
l'uscita dall'Unione Europea. Come ha scritto Mikis Theodorakis,
"L'unica forza che può realizzare questi cambiamenti rivoluzionari è il
popolo greco, unito in un enorme Fronte di Resistenza e Solidarietà.
L'associazione
Riconquistare la Sovranità, in vista di quel momento, si propone, con
pazienza, realismo, e intelligenza, di diffondere le idee sovraniste e
le analisi e le proposte contenute in questo documento; di unire una
massa critica di cittadini che sia la più ampia possibile; e di
promuovere il Fronte di Resistenza e Solidarietà del Popolo Italiano.
Innanzitutto, i miei complimenti per l'impegno e la grande voglia di lottare per il diritto dei cittadini alla giustizia e all'equità. L'idea del ripristino di una reale sovranità nazionale è condivisibile da chiunque, immagino, ed io sono in cima ad un'ipotetica lista, tuttavia da ciò che ho letto circa le proposte su appelloalpopolo.it, mi sorgono una serie di perplessità. Mi limiterò a discuterne solo un paio. La prima riguarda la descrizione delle operazioni di governo da compiersi per uscire dall'Europa. Secondo tale descrizione sembra quasi che il governo debba agire di soppiatto e senza che nessuno (I Mercati, le Istituzioni europee e i cittadini contrari alla cosa) se ne accorgano. E' stato scritto, infatti: "Pertanto, deve essere chiaro che lo sganciamento, pur volendo formalmente utilizzare la procedura prevista dal Trattato di Lisbona, avverrà con provvedimenti di rottura dell'ordine giuridico dell'Unione Europea, che anticiperanno il recesso e che dovranno essere adottati un venerdì, dopo la chiusura della Borsa italiana, dal Governo (non dal Parlamento) e che dovranno contenere necessarie misure d'urgenza. In particolare, il recesso dovrà essere accompagnato dall’immediato ritorno alla valuta nazionale e da un provvedimento volto ad impedire la fuga di capitali dall’Italia, che vieti tutti i trasferimenti di valuta e di titoli, nonché limiti e sottoponga a controllo i pagamenti.". Sinceramente mi sembra che se il popolo italiano dovesse compiere, tramite un suo governo, simili iniziative politiche, questo non potrebbe avvenire senza che quello stesso governo non sia stato eletto dai cittadini sulla base di un programma politico già "sovranista". A quel punto, io immagino, già solo sondaggi che proiettassero il movimento o partito sovranista verso il governo, allarmerebbero i Mercati, le Istituzioni europee e i magnati dell'economia i quali inizierebbero da subito a ostacolare le virtuose iniziative di cui sopra e/o a progettare una exit strategy dei capitali dall'Italia ben prima delle elezioni. In poche parole: se il popolo italiano esprimesse davvero la volontà di intrapredere la strada sovranista non potrebbe nasconderlo in alcun modo e il cosiddetto "costo della libertà" inizierebbe a manifestarsi già prima di ogni altra azione politica. La seconda perplessità è la seguente: sono convinto che ci sia un unico modo per realizzare la prospettiva sovranista e questo modo passa necessariamente dall'autarchia energetica. Ci vorrebbe un governo che realizzasse un grande P.E.I. (piano energetico italiano) che mirasse alla produzione tramite l'energia pulita da un lato, alla razionalizzazione del settore energetico attuale e alla dismissione progressiva degli impianti obsoleti dall'altro. Solo così si può avere la forza per iniziare a pensare di fare a modo nostro. Concludo ringraziandovi per il lavoro su proposte e informazioni che svolgete. E' una cosa importante e continuerò a seguire.
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Innanzitutto, i miei complimenti per l'impegno e la grande voglia di lottare per il diritto dei cittadini alla giustizia e all'equità. L'idea del ripristino di una reale sovranità nazionale è condivisibile da chiunque, immagino, ed io sono in cima ad un'ipotetica lista, tuttavia da ciò che ho letto circa le proposte su appelloalpopolo.it, mi sorgono una serie di perplessità. Mi limiterò a discuterne solo un paio. La prima riguarda la descrizione delle operazioni di governo da compiersi per uscire dall'Europa. Secondo tale descrizione sembra quasi che il governo debba agire di soppiatto e senza che nessuno (I Mercati, le Istituzioni europee e i cittadini contrari alla cosa) se ne accorgano. E' stato scritto, infatti: "Pertanto, deve essere chiaro che lo sganciamento, pur volendo formalmente utilizzare la procedura prevista dal Trattato di Lisbona, avverrà con provvedimenti di rottura dell'ordine giuridico dell'Unione Europea, che anticiperanno il recesso e che dovranno essere adottati un venerdì, dopo la chiusura della Borsa italiana, dal Governo (non dal Parlamento) e che dovranno contenere necessarie misure d'urgenza. In particolare, il recesso dovrà essere accompagnato dall’immediato ritorno alla valuta nazionale e da un provvedimento volto ad impedire la fuga di capitali dall’Italia, che vieti tutti i trasferimenti di valuta e di titoli, nonché limiti e sottoponga a controllo i pagamenti.". Sinceramente mi sembra che se il popolo italiano dovesse compiere, tramite un suo governo, simili iniziative politiche, questo non potrebbe avvenire senza che quello stesso governo non sia stato eletto dai cittadini sulla base di un programma politico già "sovranista". A quel punto, io immagino, già solo sondaggi che proiettassero il movimento o partito sovranista verso il governo, allarmerebbero i Mercati, le Istituzioni europee e i magnati dell'economia i quali inizierebbero da subito a ostacolare le virtuose iniziative di cui sopra e/o a progettare una exit strategy dei capitali dall'Italia ben prima delle elezioni. In poche parole: se il popolo italiano esprimesse davvero la volontà di intrapredere la strada sovranista non potrebbe nasconderlo in alcun modo e il cosiddetto "costo della libertà" inizierebbe a manifestarsi già prima di ogni altra azione politica. La seconda perplessità è la seguente: sono convinto che ci sia un unico modo per realizzare la prospettiva sovranista e questo modo passa necessariamente dall'autarchia energetica. Ci vorrebbe un governo che realizzasse un grande P.E.I. (piano energetico italiano) che mirasse alla produzione tramite l'energia pulita da un lato, alla razionalizzazione del settore energetico attuale e alla dismissione progressiva degli impianti obsoleti dall'altro. Solo così si può avere la forza per iniziare a pensare di fare a modo nostro. Concludo ringraziandovi per il lavoro su proposte e informazioni che svolgete. E' una cosa importante e continuerò a seguire.
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