Mostruoso. Spaventoso. Perverso. E’ strano come oggi, in Medio Oriente, manchino semplicemente la parole. Sessanta Palestinesi morti. In un giorno. Duemilaquattrocento feriti, più della metà da proiettili veri. In un giorno. Questi numeri sono un oltraggio, una fuga dalla moralità, un motivo di infamia per ogni esercito.
E noi dovremmo credere che l’esercito israeliano sia quello della “purezza delle armi”? E abbiamo un’altra domanda da fare. Se questa settimana ci sono 60 Palestinesi morti al giorno, che cosa succederà se la prossima settimana ce ne saranno 600? O 6.000 il mese prossimo? Le squallide giustificazioni di Israele (e la rozza risposta americana) sollevano esattamente questo interrogativo. Se adesso riusciamo ad accettare un massacro di questa magnitudine, quanto potrà reggere il nostro sistema immunitario nei giorni, nelle settimane e nei mesi a venire?
Da impianti con microchip a braccialetti con tracker e sensori che rilevano fatica e depressione, le nuove tecnologie consentono ai datori di lavoro di monitorare i propri lavoratori sempre più intensamente.
"Poiché questa sorveglianza può essere fatta retrospettivamente per licenziare le persone, è usata per far sentire loro che potrebbero perdere il lavoro in qualsiasi momento", dice un sociologo che ha lavorato come teleoperatore.
L'anno scorso una compagnia statunitense ha impiantato microchip a dozzine di lavoratori.In quella "festa del chip" che fece notizia in tutto il mondo, i dipendenti si misero in coda per posizionare tra il pollice e l'indice un dispositivo delle dimensioni di un chicco di riso sotto la pelle.
Franco Berardi, Bifo, è professore di filosofia all'Università di Bologna.Inoltre, è autore di articoli, sceneggiature per documentari e libri come l'ultimo, Fenomenología del
fin(Ed. Caja Negra).Ma soprattutto, Bifo è uno dei pilastri di quegli anni 70 italiani dell'autonomia operaia, dell'insurrezione attraverso la fondazione di Radio Alice e del pensiero critico europeo contro il neoliberismo che viviamo.Berardi sbarcò a Madrid al Museo Reina Sofía per partecipare a Sovversione o barbarie.La fine del mondo come la conosciamo, un dibattito sulla Rete, emozioni, nuove mascolinità.Ha anche presentato il suo ultimo lavoro come sceneggiatore nel documentario diretto da Andrea Groppiero Comunismo Futuro, di fronte ad una platea piena e attenta per due giorni consecutivi.In una delle pause ha parlato con La Marea.
Sarebbe strano non iniziare questa intervista senza chiederle il suo punto di vista sulla situazione post-elettorale in Italia.
Alle 21:00 di lunedì 14 maggio, quando si compie il 70° anniversario della proclamazione dello Stato di Israele, oltre 50 morti palestinesi (tra cui sei minorenni) e 2.400 persone ferite dal fuoco dell'esercito israeliano nel quadro delle proteste contro il trasferimento dell'Ambasciata USA a Gerusalemme da Tel Aviv.
La decisione di Washington diventa realtà solo un giorno prima che il popolo palestinese ricordi, come ogni 15 maggio, i 70 anni della Nakba ("catastrofe", in arabo), l'esilio forzato di migliaia di palestinesi dopo l'occupazione israeliana del loro territorio.Per questo motivo, abbiamo intervistato via email Teresa Aranguren, giornalista e scrittrice con una vasta e pluripremiata carriera che copre il Medio Oriente e il conflitto di Palestina e Israele e autore della Palestina.Il filo della memoria e Contro l'oblio.
L'Iran è stato umiliato pubblicamente, i palestinesi sono schiacciati e lunedì saranno calpestati in pompa magna durante l'inaugurazione dell'ambasciata USA a Gerusalemme.Questi giorni sono un'enorme vittoria per Netanyahu. Sono giorni di grande vittoria per il primo ministro Benjamin Netanyahu, per la destra e per i nazionalisti israeliani. Questi sono giorni di vittoria per il percorso che hanno scelto, la via della forza, quella della loro fede, la fede nel popolo eletto che può fare tutto ciò che gli piace.
Lo scienziato palestinese Fadi Al-Batsh, assassinato in Malesia dal Mossad
Una sparatoria mortale in Malesia evidenzia la politica dell'agenzia israeliana di spionaggio rivolta agli assassini di funzionari palestinesi.
L'assassinio dello scienziato palestinese di 35 anni Fadi Al-Batsh nella capitale malese, Kuala Lumpur, ha rivelato un programma segreto di assassini mirati di palestinesi, considerati una minaccia da Israele.
Al-Batsh ha studiato ingegneria elettrica a Gaza prima di conseguire un dottorato sullo stesso argomento in Malesia.Si è specializzato in economia dei sistemi elettrici ed energetici e ha pubblicato numerosi articoli scientifici sull'argomento.
Hamas ha detto che Al-Batsh era un membro di spicco del gruppo e ha accusato il Mossad, l'agenzia israeliana di intelligence, di essere dietro l'assassinio.
In questo 14 maggio 2018, i palestinesi commemorano il 70° anniversario della loro Nakba, la catastrofe che è stata per loro la proclamazione dello Stato di Israele. Nel corso dei 25567 giorni da quella sinistra data, le quattro successive generazioni di palestinesi hanno dato prova di una costanza, una determinazione, in una parola, di un soumoud - una resilienza che costringe al rispetto. Alcuni per rimanere sulla loro terra, altri per tornare, e tutti con la stessa normale, naturale esigenza di vedere rispettato il loro diritto alla vita e alla terra. Un diritto universale e universalmente rispettato, tranne che per loro, e alcuni altri popoli, anche traditi dalla cosiddetta comunità internazionale (Sahrawi e Kashmiri). I ventenni palestinesi che oggi sfidano l'occupante che li ha rinchiusi a Gaza sono i figli di coloro che hanno fatto la prima Intifada del 1987, i nipoti di coloro che hanno vissuto l'annessione del 1967, nipoti di coloro che furono cacciati dai loro villaggi nel 1947-1948.
Contro l’uso della chimica di sintesi e per un’agricoltura biologica che protegga salute e ambiente il prossimo 13 maggio scendono in campo le associazioni, gli ambientalisti, i cittadini: Marcia Stop Pesticidi.
Il 13 maggio sarà una intensa giornata, in cui ci saranno tre diverse marce accomunate dagli stessi obiettivi. Da Cison a Follina in provincia di Treviso, si muoverà la Marcia Stop Pesticidi; tra le vie di San Pietro in Cariano in provincia di Verona si svolgerà una manifestazione parallela; intorno al lago di Caldaro, in provincia di Bolzano, sfilerà Stop Pestizides.
Nessuno statista istraeliano intende scusarsi per la Nabka, nè per la pulizia etnica, nè per l’esilio. Ma Abbas non aveva altra scelta che scusarsi per la sua osservazione circa l’Olocausto.
È difficile immaginare uno scenario più assurdo di questo: il leader palestinese costretto a scusarsi col popolo ebraico. Praticamente è come se il derubato si scusasse col ladro.
D’altra parte, però, gli occupanti sono così sensibili – ed i loro sentimenti, solo i loro, devono essere presi in considerazione. Un paese che non ha mai smesso di occupare, distruggere ed uccidere – senza peraltro mai scusarsi – chiede alle sue vittime di scusarsi per una semplice frase del loro leader. Il resto è noto: “scuse non accettate”. Cosa pensavate che sarebbe successo? Che le avrebbero “accettate”?
“Si informano i giornalisti accreditati che lunedì 7 maggio 2018, alle ore 12.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si terrà un Meeting Point per presentare il progetto Ponti di solidarietà – Piano pastorale integrato per assistere i migranti venezuelani in Sud America, nato per dare risposte concrete alle sfide poste dalla migrazione di massa che sta coinvolgendo i venezuelani".
Questa la convocazione fatta pervenire dal Vaticano alla stampa internazionale, che ha risposto numerosa.
A ridosso delle elezioni presidenziali del 20 maggio, osteggiate dalle gerarchie ecclesiastiche e dalla cosiddetta “comunità internazionale”, quello del Venezuela e dell’“emergenza umanitaria” alle frontiere è un tema ghiotto. Per tutta la durata dell’incontro, sullo schermo hanno continuato a sfilare le immagini di un documentario privo di audio, ma ben pensato per indurre nel pubblico la ricezione dei più vieti luoghi comuni contro il socialismo bolivariano.
Venerdì scorso [27 aprile], altri tre palestinesi sono stati uccisi e 661 sono rimasti feriti quando decine di migliaia di abitanti di Gaza hanno insistito nelle loro proteste, quasi sempre nonviolente, al confine tra Gaza e Israele. Anche se il conto delle vittime continua ad aumentare - 45 morti e oltre 5.500 feriti - il silenzio assordante che li circonda non è esattamente attenuato.Significativamente molti di coloro che hanno sempre rimproverato ai palestinesi di usare la resistenza armata contro l'occupazione israeliana non appaiono ora, mentre bambini, giornalisti, donne e uomini sono presi di mira dalle centinaia di cecchini israeliani che puntano il confine di Gaza.
I funzionari israeliani sono irremovibili.Personaggi come il Ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, percepiscono la loro guerra contro i dimostranti disarmati come una guerra contro i terroristi.Credono che "a Gaza non ci sono innocenti".
Non c’è che un modo per evitarlo: chiedere agli Usa, in base al Trattato di non-proliferazione, di rimuovere qualsiasi arma nucleare dal nostro territorio
La nuova bomba nucleare B61-12 – che gli Usa si preparano a inviare in Italia, Germania, Belgio, Olanda e probabilmente in altri paesi europei – è ormai in fase finale di realizzazione.
Lo ha annunciato il generale Jack Weinstein, vice-capo di stato maggiore della U.S. Air Force, responsabile delle operazioni nucleari, intervenendo il 1° maggio a un simposio della Air Force Association a Washington di fronte a uno scelto uditorio di alti ufficiali e rappresentanti dell’industria bellica. «Il programma sta andando estremamente bene», ha sottolineato con soddisfazione il generale, specificando che «abbiamo già effettuato 26 test di ingegneristica, sviluppo e volo guidato della B61-12».
Sebbene la nozione di democrazia comprenda un ampio campo semantico, nel caso venezuelano è diventata particolarmente imprecisa e manipolabile per giustificare il rovesciamento di un presidente eletto dalla maggioranza delle liste elettorali del suo paese."Ripristino democratico", "cambiamento democratico", "governabilità democratica", sono frasi sempre più comuni quando ci si riferisce al Venezuela.
Sono arrivati al proibizionismo elettorale- "Corridoio umanitario" versus "corridoio finanziario" Stati Uniti ed Unione Europea hanno decisopreventivamente che sono elezioni farlocche, con tare irreversibili, prive di terapie di sorta. Prima ancora della partita diconoche l'arbitroè cornuto e geneticamente venduto. Anzi, è impeccabile solo quando proclama vincitori quelli che gli stanno simpatici (vedi Capriles Radosky, governatori vari, maggioranza dei deputati).
Traduzione: finora non siamo riusciti a comprarlo, quindi le elezioni presidenziali del 20 maggio non s'hanno da fare. Non vi sono bastate le "misure correttive" applicate contro di voi nell'ultimo biennio? Volete più blocco commerciale? Più sequestro -perdon, "congelamento"- delle finanze del vostro erario da parte del sistema bancario santificato nello SWIFT? Ahivoi, osate sfidare il pugno di ferro con guanto di seta delle nostre "camere di compensazione" Euroclear?
Il 20 maggio 2018, i venezuelani saranno chiamati a un nuovo processo elettorale.Quattro avversari proveranno a sostituire l'attuale presidente Nicolás Maduro, in un'elezione che sarà supervisionata da 2000 osservatori dei 5 continenti e organizzazioni come l'Unione Africana, il Caricom o il Consiglio di Esperti Elettorali dell'America Latina.
Il 5 maggio del 1818 nasceva Karl Marx, sono passati due secoli ed egli é oggi più attuale che mai. È sicuramente più attuale oggi che negli anni passati nei quali metà dell’Europa era governata da stati socialisti e l’altra metà dal compromesso tra capitale e lavoro, che aveva dato origine allo stato sociale. Il marxismo era la cultura egemone di un grande processo di emancipazione dei popoli in tutto il mondo, della liberazione dal colonialismo, della costruzione di società indipendenti ed in conflitto rispetto ai centri di potere del capitalismo mondiale.Paradossalmente questa forza politica e culturale del marxismo ne trascurava il nocciolo fondamentale, quello dello sfruttamento del lavoro come obbligo e caratteristica fondamentale della società capitalista. Solo minoranze radicali, poi diventate molto influenti con il movimento mondiale del 1968, avevano concentrato il proprio interesse sull’alienazione e sulla continua espropriazione che per sua stessa natura il capitalismo produce verso il lavoro.
L'anno scorso, una poeta argentina che vive negli Stati uniti, scampata alla dittatura civico-militare degli anni '70, venne in vacanza in Italia e mostrò una sua bella foto scattata a Roma. Le erano piaciute parole di rivolta dipinte su un muro... sotto un simbolo nazista che lei, evidentemente, non conosceva. Fuori dal contesto storico, nel tritacarne del post-moderno e della “verità dei post”, anche le belle parole possono indurre in errore, depistare, disorientare.
A 200 anni dalla nascita di Marx, il capitale ha affinato gli strumenti per manipolare le coscienze, convincendo gli oppressi a lucidare con cura le catene imposte dai loro oppressori. L'Italia è la patria di Gramsci, morto il 27 aprile del 1937 dopo dieci anni di carcere duro nelle galere del fascismo. Nel circo post-moderno dell'Italia senza memoria, lo hanno però celebrato anche personaggi della sinistra che lo avrebbero fatto rivoltare nella tomba.
La nostra democrazia è diversa dalle altre. Perché tutte le altre - in praticamente tutti i paesi del mondo - sono democrazie formate da e per le élite. Si tratta di democrazie dove è giusto solo ciò che conviene ai pochi. Sono democrazie classiste, dove i molti sono visti più come una quantità, invece che in termini di qualità.
In Venezuela, no. In Venezuela, la democrazia è per i molti, ed è giusto ciò che risulta essere positivo per tutto il popolo. Così come i bisogni delle persone cambiano, si articolano e si rinnovano, il nostro progetto rivoluzionario cambia continuamente.
Le elezioni presidenziali in Venezuela si terranno il 20 maggio 2018. Questa chiamata del popolo alle urne sarà un'opportunità per chiedere ai cittadini di fare una scelta sul futuro del loro paese, nella forma più sovrana e democratica. Il chavismo, guidato da Nicolas Maduro, affronterà quattro candidati dell'opposizione, tra cui Henri Falcón (1).
Questo ex governatore dello Stato del Lara, era il direttore della campagna elettorale del candidato all'opposizione Henrique Capriles Radonski nelle ultime elezioni presidenziali del 2013. Con il 22% di preferenze nei sondaggi elettorali, è oggi il candidato dell'opposizione nella posizione migliore per tentare di strappare l'esecutivo del presidente uscente. Nicolas Maduro, nel frattempo, è ora accreditato al 52% nei sondaggi (2). È improbabile che questa situazione sia vera se ci si attiene alla copertura mediatica dominante, ma rimane perfettamente razionale nel contesto venezuelano, dove il Chavismo mantiene una forte base elettorale.