All'alba del 27 aprile di ottanta anni fa, dopo una lunga prigionia che aggravò la sua malattia, moriva Antonio Gramsci. Moriva un uomo «intimo, riservato, razionale, severo, nemico dei sensitivi e delle cose facili, fedele alla classe operaia nella buona come nella cattiva sorte, agonizzante in una cella, con tutto un esercito di poliziotti che cercano di sottrarlo al ricordo e all’amore di un popolo (...) Un uomo per cui conta(va) solo la coerenza e la fedeltà a un ideale, a una causa, che vive di se stessa, indipendentemente da ogni carriera e da ogni interesse personale». Così, nella cerimonia di commemorazione che si svolse a Parigi il 22 maggio del 1937, lo descrisse Carlo Rosselli, 18 giorni prima di venire ucciso a sua volta da sicari fascisti assieme al fratello Nello. Moriva un comunista, un martire degli operai e dei contadini, un italiano che non barattò la sua personale libertà sull'altare di un disonorevole compromesso col fascismo. Fosse solo per questo Gramsci merita di essere ricordato e la sua figura presa ad esempio. Ma non è solo per questo che noi onoriamo la sua memoria e lo consideriamo un maestro. Gramsci è stato un grande pensatore, un pensatore rivoluzionario.
Un paper firmato dall’analista del Fondo Monetario Internazionale, Alexei Kireyev, ha messo in luce gli effetti macroeconomici dell’abolizione del contante nell’economia, suggerendo anche ai governi una serie di step per arrivare a godere dei benefici di questo traguardo. Sebbene il paper asserisca di non voler prendere posizione in merito alla scelta di mandare in pensione monete e banconote, emerge con chiarezza nelle conclusioni che l’autore ravvisa più pro che contro in un tale provvedimento. Allo stesso tempo si ammette come la popolazione sia affezionata all’uso del denaro fisico: vuoi per ragioni di privacy, vuoi per la percezione più chiara delle spese effettuate in rapporto a quanto resta in tasca.
Ovviamente, per alcuni le ragioni sono tutt’altro che pulite, visto che l’uso del contante si presta anche a episodi di corruzione e molti reati quali il riciclaggio e l’evasione fiscale. Combattere la corruzione è la scusa con la quale banche centrali e governi sperano di arrivare all’abolizione del cash. In India il governo Modi ha già tolto dalla circolazione le banconote di grosso taglio, provando il caos. Dopo New Delhi, potrebbe toccare ad altre nazioni in Australia e in Europa.
La vicenda Alitalia mette in luce due contraddizioni clamorose del sistema-pensiero neoliberista. La prima contraddizione è la completa trasformazione del ruolo dei sindacati, che sono passati da effettivi difensori del lavoratore a semplici passacarte dei diktat delle aziende. In un mercato dove il ricatto da parte dell'azienda è diventato ormai la norma, i sindacati si sono lentamente trasformati in uno strumento di manipolazione mentale del lavoratore, costringendolo ad accettare compromessi sempre più umilianti "perchè altrimenti andiamo tutti a casa". Ma il secondo aspetto del neoliberismo è sicuramente il più deleterio, ed è quello che supporta la mentalità per cui i guadagni sono sempre del privato, mentre le perdite diventano pubbliche. Quando il buon Prodi lanciò Alitalia verso la privatizzazione, lo si faceva "per essere più competitivi" e "per adeguarsi alle regole del libero mercato". Allora spirava il vento fresco del neo-liberismo, e nessun impiegato della compagnia di bandiera protestò, allettato dall'idea che "il privato è sempre competitivo, per sua definizione". Sembrava quasi che mettersi nelle mani dei privati fosse un toccasana, "perchè loro sanno bene quello che fanno".
Dopo aver concordato che l'attacco USA contro una base aerea siriana ha costituito una violazione del diritto internazionale, una violazione della sovranità della Siria, un professore di diritto della Ivy League ha detto al Partito Repubblicano di credere che tutto sommato un attacco preventivo fosse giustificato. Il professore l'ha paragonato all'alzare un segnale od una luce di stop in una situazione di emergenza. Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.
Nello spettro delle corporation dei media simili irresponsabili "giustificazioni" dominano la conversazione, e così nel centrosinistra. Alcuni, come il già screditato, ma ancora accontentato, Brian Williams del MSNBC, ai confini della pazzia quando invoca il cantautore Leonard Cohen per meravigliarsi della "bellezza" del lancio dei missili da crociera.
In questi giorni la Commissione Giustizia della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti presentati alla proposta di legge n.3891, che introduce una serie di modifiche ad alcuni articoli del codice penale relativi ai reati di intimidazione o minaccia, estendendoli e rafforzandoli a tutela di amministratori, politici e magistrati.
Il testo aveva già ricevuto l’approvazione del Senato durante l’estate col nome di “Disposizioni in materia di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali” e prevedeva aumenti variabili (da un terzo fino alla metà) della pena comminabile per quei reati quando questi vengono commessi a danno di una delle figure sopra citate, in relazione al suo mandato o alle sue funzioni. Comeavevamo già avuto modo di scriverein quell’occasione, il decreto riconduce sotto l’etichetta dell'”intimidazione” fenomeni ed episodi molto diversi tra loro,buttando nello stesso calderone attività della criminalità organizzata e forme di conflitto sociale (contestazioni, mobilitazioni ecc).
Immaginate se il popolo dell’Unione Sovietica non avesse mai sentito parlare del comunismo. L’ideologia che domina le nostre vite, per la maggior parte di noi non ha un nome. Menzionatela nelle vostre conversazioni e avrete in risposta una scrollata di spalle. Anche se i vostri ascoltatori hanno già sentito questo termine, faranno fatica a definirlo. Neoliberalismo: sapete di cosa si tratta?
Il suo anonimato è sia un sintomo che la causa del suo potere. Essa ha svolto un ruolo importante in una notevole varietà di crisi: la crisi finanziaria del 2007-8, la delocalizzazione di ricchezza e potere, di cui i Panama Papers ci offrono solo un assaggio, il lento collasso della sanità pubblica e dell’istruzione, l’aumento dei bambini poveri, l’epidemia della solitudine, la distruzione degli ecosistemi, l’ascesa di Donald Trump. Ma noi rispondiamo a queste crisi come se fossero dei casi isolati, apparentemente inconsapevoli del fatto che tutte sono state catalizzate o aggravate dalla stessa filosofia di base; una filosofia che ha – o ha avuto – un nome. Quale potere più grande dell’agire nel completo anonimato?
Contro UE e NATO per il socialismo democratico e l’indipendenza nazionale
Le prossime elezioni presidenziali francesi del 23 aprile (primo turno) e del 7 maggio (ballottaggio), potrebbero rappresentare il punto di non ritorno per le traballanti e screditate istituzioni dell’Unione Europea. Dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, la Francia si accinge a sferrare un colpo decisivo al concetto di Europa a trazione tedesca.
Se quasi tutti gli analisti politici europei prevedono per la corsa all’Eliseo una contesa tutta a destra tra il “thatcheriano” Fillon e la “gollista” Le Pen, con un Partito Socialista dilaniato e in caduta libera dopo la fallimentare gestione di Hollande, e con l’europeista Macron nel ruolo di ago della bilancia, un quarto incomodo potrebbe scombinare il quadro politico transalpino: il socialista di sinistra, nonché leader carismatico e indiscusso del Front de Gauche, Jean-Luc Mélenchon.
Domenica 23 aprile si svolgerà il primo turno delle presidenziali francesi: è l’appuntamento chiave del 2017, capace di innescare e/o accelerare dinamiche che travalicano i confini dell’Esagono per abbracciare l’intero scacchiere mondiale. Il malessere sociale e le drammatiche condizioni in cui versa l’economia della Francia, pienamente ascrivibile tra i Paesi dell’europeriferia, hanno sgretolato il sistema politico transalpino, aprendo lo scenario di un inedito ballottaggio tra populisti di destra e populisti di sinistra: Marine Le Pen contro Jean-Luc Mélenchon. La sconfitta dei candidati europeisti accelererà la dissoluzione della moneta unica e dell’Unione Europea, compromettendo irreparabilmente l’intera architettura euro-atlantica edificata negli ultimi 70 anni: lo speculare rafforzamento della Russia dopo la vittoria di Marine Le Pen ed l’ingrossarsi del blocco euroasiatico rischiano di portare il sistema internazionale al carico di rottura.
"L'Europa sta commettendo crimini di guerra" contro la Turchia, Germania e Olanda hanno "attitudini fasciste", "proprie dei nazisti". Si potrebbe, con parecchi distinguo, essere d'accordo, non fosse che questi giudizi vengono da Recep Erdogan, il presidente turco dichiaratamente ammiratore di Hitler, e dai suoi ministri, non proprio brillanti campioni di democrazia e di libertà.
Cosa sta succedendo a quello che è stato lo strumento principe della guerra di aggressione alla Siria, con il sostegno ormai riconosciuto persino dai nord-americani dato dal governo turco all'ISIS, con i suoi campi di addestramento per i terroristi che entravano comodamente in Siria attraverso la lunga frontiera che i due stati condividono (frontiera oggi ermeticamente chiusa per i profughi, grazie all'accordo Unione Europea-Turchia sui rifugiati)? Facciamo un passo indietro. Nel giugno 2015, alle elezioni generali, il Partito Democratico dei Popoli (HDP), che riunisce il movimento kurdo di liberazione e settori della sinistra turca e delle minoranze etniche del paese, guadagna inaspettatamente ben 80 seggi in parlamento, una vittoria definita "storica" dai kurdi. Erdogan non accetta la sconfitta e indice un referendum, da tenersi nell'aprile di quest'anno, con cui chiede gli vengano ampliati i poteri presidenziali...
Appello alla mobilitazione contro il vertice NATO Il prossimo vertice NATO sarà il primo a cui parteciperà il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Si terrà il 24 e 25 maggio nei nuovissimi edifici della sede dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, la città dove ha base la NATO e l'Unione Europea (UE), due istituzioni che collaborano strettamente nelle loro politiche militari. La NATO e gli Stati membri hanno preso parte a guerre e interventi militari illegali in Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Iraq, Siria, nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Indiano. Essi contribuiscono grandemente all'instabilità internazionale, alla corsa agli armamenti e alla militarizzazione.
La NATO resta legata alla più grande minaccia contro l'umanità: le armi nucleari. Di vertice in vertice la NATO perpetua, mette in opera ed estende la sua politica di guerra e di dominio. Il mondo intero è testimone delle conseguenze di questa politica: interi paesi sono devastati, milioni di persone diventano profughi, soffrono terribilmente o restano uccisi; l'ambiente si sta deteriorando in modo disastroso, l'estremismo violento e il terrorismo sono in aumento; tensioni e conflitti militari si moltiplicano; la proliferazione delle armi nucleari e il rischio di una guerra nucleare è in aumento.
All'inizio del secolo scorso, le grandi potenze imperiali europee e il Giappone s'impegnarono in una febbrile corsa agli armamenti, che i loro popoli applaudirono con gioia, perché vedevano in quegli armamenti un riflesso della loro grandezza e gloria. La distribuzione del potere nel mondo è stato il motore delle contraddizioni, insieme con le controversie economiche e commerciali.Tuttavia, dove era più facile osservare il delirio bellicista e imperialista era nello sviluppo navale.Nel 1905, la Gran Bretagna mise in cantiere un nuovo modello di nave, che venne chiamata Dreadnought (Corazzata) per rafforzare la sua supremazia marittima, pensando che la Germania avrebbe avuto bisogno di molti anni per costruire una nave simile.Si sbagliavano.Nel 1906, la Germania ha adottato una legge la quale prevedeva che tutte le navi da guerra dovevano essere del tipo Dreadnought.La risposta inglese fu che "per ogni nave tedesca, l'Inghilterra poteva costruirne due, mantenendo così la sua attuale superiorità relativa".Nel mese di novembre 2016, Donald Trump ha promesso che 350 navi da guerra sarebbero state costruite per garantire l'egemonia marittima degli Stati Uniti.
Dopo il bombardamento del 7 aprile, domina l’interrogativo se il raid statunitense sia stato solo un evento isolato oppure il preludio di un più ampio coinvolgimento in Siria. Parallelamente le manovre americane in Nord Corea lasciano presagire un intervento militare anche in Estremo Oriente: c’è un nesso tra le due crisi simultanee? L’attacco chimico del 4 aprile, seguito dal blitz missilistico e dalle pressioni sul Cremlino per abbandonare Assad, è una maldestra manovra per riallineare la Russia agli USA ed al resto del blocco occidentale. La minaccia di un intervento contro il regime di Pyongyang, storico “vassallo” cinese, è il tentativo speculare di svincolare Pechino dalla Russia: constata la monoliticità del blocco euroasiatico, si va verso l’escalation militare?
Due “regimi”, un obiettivo: il blocco euroasiatico
Il bombardamento del 7 aprile sulla base siriana di Shayrat ha creato molta amarezza tra i “populisti” europei, galvanizzando al contrario quei governi e quelle istituzioni che si sentivano orfani della salda guida della Casa Bianca: la Francia di François Hollande, la Germania di Angela Merkel, l’Unione Europea e la NATO hanno salutato con sollievo e soddisfazione il rinsavimento, o sarebbe meglio dire “la normalizzazione”, di Donald Trump.
Con la portaerei americana USS Carl Vinson in arrivo per Pasqua sulla penisola coreana, e il governo nord coreano che valuta l’opzione di condurre il sesto test nucleare il 15 aprile, durante la Giornata di celebrazioni nazionali, i guerrafondai filo-britannici nella comunità di intelligence americana e nei media hanno deciso un’escalation che potrebbe presto degenerare in una guerra nucleare.
Il 13 aprile l’NBC ha trasmesso una notizia basata su conversazioni con “svariati funzionari dell’intelligence americano” secondo cui gli Stati Uniti si starebbero preparando a lanciare “un attacco preventivo con armi convenzionali contro la Corea del Nord, se sono convinti che la Corea del Nord attui la sua minaccia di condurre un test con armi nucleari.” Il rapporto dell’NBC elencava le varie armi americane che potrebbero condurre tale attacco: due cacciatorpediniere nell’area, capaci di lanciare missili Cruise Tomahawk che potrebbero colpire il sito nucleare della Corea del Nord, bombardieri B-52 dalla base di Guam, e il gruppo di navi guidate dalla portaerei Carl Vinson che si sta dirigendo verso la penisola coreana.
Il London Daily Mail in un articolo del 2013 confemava l'esistenza di un progetto anglo-americano, appoggiato dalla Casa Bianca (con il sostegno del Qatar) per lanciare un attacco con armi chimiche sulla Siria ed addossare la colpa su Bashar al-Assad.
Aggiornamento; 8 aprile 2017. La decisione di Trump di bombardare la base aerea siriana come rappresaglia all'asserito uso di armi chimiche da parte di Assad sul suo stesso popolo conferma che lo scenario d'operazione sotto falsa bandiera dell'attacco con armi chimiche è ancora "sul tavolo".
La nostra analisi (che include una grande mole di pezzi investigativi di Global research) conferma inequivocabilmente che Trump sta mentendo, i media occidentali stanno mentendo e molti degli alleati americani stanno mentendo.
"Io credo davvero che avremmo dovuto sopprimere i loro aeroporti, e impedire loro di usarli per bombardare persone innocenti e lanciare su di esse gas sarin". Queste sono state le parole pronunciate da Hillary Clinton poche ore prima che il suo nemico, il presidente Donald Trump, ordinasse attacchi aerei e il lancio di 59 missili da crociera Tomahawk contro il campo d'aviazione di Shayrat nel sud-est di Homs, in Siria.
Escalation
Il governo di Trump ha descritto gli attacchi come "unici" e ha insistito sul fatto che non ci sono piani di intensificazione. Ma l'escalation è in corso. La Russia, anche se è stata avvertita da parte degli Stati Uniti prima del bombardamento, ha sospeso un accordo con gli Stati Uniti per evitare collisioni a mezz'aria nello spazio aereo siriano.
Gli obiettivi del governo degli Stati Uniti di attaccare la Siria possono essere dedotti dalla storia di uno dei più potenti diplomatici nella storia degli Stati Uniti: Henry Kissinger.
Un grande giacimento di petrolio al largo della Nigeria è al centro di uno scandalo finanziario che si svolge tra il paese africano, il Regno Unito, i Paesi Bassi e ormai anche l’Italia. È noto con la sigla Opl 245 e si trova al limite meridionale del delta del fiume Niger, in mare, tra i 1.700 e i duemila metri di profondità. Racchiude circa nove miliardi di barili di petrolio greggio, abbastanza da farne il più grande giacimento noto in Africa.
Nel 2011 l’italiana Eni e l’anglo-olandese Royal Dutch Shell hanno acquistato la concessione dell’intero blocco pagandola 1,3 miliardi di dollari. Ma quei soldi non sono andati nelle casse dello stato nigeriano, se non in minima parte. E ora quel contratto è oggetto di indagini giudiziarie in Nigeria, in Italia e nei Paesi Bassi.
La storia della licenza Opl 245 rivela qualcosa su una delle industrie più opache al mondo, quella dell’estrazione petrolifera. Protagonisti sono un ex ministro del petrolio nigeriano, accusato di aver sottratto i soldi versati dalle compagnie petrolifere; una ditta di facciata, la Malabu oil and gas, dietro a cui si nasconde lo stesso ex ministro; alcuni intermediari di varie nazionalità, affaristi, un paio di ex agenti del controspionaggio britannico.
Sconvolgenti verità sono quelle emerse a quasi quarant'anni di distanza dal lavoro della “Commissione Fioroni”, commissione parlamentare d'inchiesta sull'eccidio di via Fani, sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Obiettivo dichiarato, appunto, “accertare eventuali nuovi elementi che possono integrare le conoscenze acquisite dalle precedenti commissioni (...) e eventuali responsabilità riconducibili ad apparati”. Dopo diciotto mesi di lavoro, cinquanta sedute per 82 ore complessive e quarantadue audizioni si può dire che l'operato ha portato frutti importanti. L’Onorevole Gero Grassi, Vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati, membro della suddetta Commissione e dimostra nel merito come i brigatisti non hanno agito da soli nel compiere il delitto.
Questo sarebbe stato ideato, studiato ed eseguito da una commistione internazionale tra Brigate Rosse, parti deviate dello Stato, servizi segreti, in testa Cia e Kgb, mafia siculo-americana, criminalità organizzata italiana e poteri occulti del Vaticano.
Questa intervista del 2012 di Der Spiegel a Martin Schulz, oltre a dimostrare come in cinque anni non sia stato fatto nulla per risolvere i problemi della UE, chiarisce il pensiero dell’odierno avversario della Merkel, sedicente socialdemocratico e possibile futuro Cancelliere tedesco: “l’Europa è vitale per gli interessi nazionali” – quelli tedeschi, ovviamente. Le sue parole di apparente accondiscendenza verso i paesi periferici vanno lette così: è meglio mantenere gli altri paesi nella condizione di inoffensive colonie, e troppa intransigenza non aiuta. Una sua affermazione è rivelatrice: senza l’euro, con un marco rivalutato, “la Germania non dovrebbe temere la Cina, ma l’Italia e la Francia”. Tutti gli elettori italiani e francesi ne dovrebbero essere consapevoli…