Il caso-Moro tra depistaggi e sedute spiritiche - Mentre sui
giornali impazzava la “fermezza” ben tre trattative erano aperte: una di
Paolo VI, una coordinata da Leone e Fanfani e una dei servizi con Tito,
palestinesi e altri gruppi arabi - Ma Moro doveva morire…
Trentacinque anni dopo, ecco Aldo Moro. Cosa sappiamo? Cosa
ricordiamo? A malapena, che lo statista democristiano - più volte
presidente del Consiglio, ministro e sicuro prossimo capo dello Stato -
fu sequestrato a Roma il 16 marzo 1978 dalle Brigate rosse e fu poi
ritrovato cadavere, sempre a Roma, il 9 maggio dello stesso anno. Forse i più «informati» sapranno che in quei 55 giorni di prigionia
si fronteggiarono un «partito della fermezza» (quasi tutte le formazioni
politiche, Pci in testa), contrario a ogni negoziato con i terroristi, e
un «partito della trattativa» (i radicali, ai quali poi si aggiunsero i
socialisti), che invece voleva salvare l'ostaggio. Poi, più nulla. Tutto sepolto da quei luoghi comuni che, ripetuti dalla tv fino allo
stremo e tradotti in carta stampata di libri e giornali, diventano
«storia». Nel caso Moro, essi sanciscono che l'omicidio del presidente
Dc fu l'esito tragico e inevitabile di quella contrapposizione. Punto. E
che non se ne parli e non se ne dubiti più.
Ogni
quattro anni, con l’inizio del nuovo mandato presidenziale negli Stati
Uniti, il National Intelligence Council (NIC), l’ufficio di
analisi e di anticipazione geopolitica ed economica della CIA (NIC),
pubblica un rapporto che diventa automaticamente un riferimento per
tutte le cancellerie del mondo.
Anche se, ovviamente, si tratta di una visione molto parziale
(quella di Washington), elaborata da un’agenzia (la CIA) la cui
missione principale è difendere gli interessi degli Stati Uniti, il
rapporto strategico del NIC presenta una indiscussa utilità perchè è il
risultato della messa in comune – rivista da tutte le agenzie di
intelligence USA – di studi elaborati da esperti indipendenti di varie
università e di molti altri paesi (Europa, Cina, India, Africa, America
Latina, mondo arabo-mussulmano, ecc.).Il documento confidenziale che il presidente Barak Obama ha
trovato sulla scrivania del suo ufficio alla Casa Bianca lo scorso 21
gennaio, quando ha iniziato il suo secondo mandato, è stato appena
pubblicato col titolo Global Trends 2030. Alternative Worlds (Tendenze mondiali 2030: nuovi mondi possibili).
L'intento del progetto europeo era quello di togliere la
democrazia agli Stati nazionali per mettere quel potere in mano a persone che
non possono essere chiamate a rispondere di ciò che fanno. Sapendo, che l'Euro non avrebbe
funzionato...
L’amministrazione Obama ha confermato, proseguito e ampliato quasi tutte le draconiane violazioni delle libertà civili nazionali introdotte sotto l’amministrazione Bush. Qui presentiamo venti esempi di gravi attacchi ai diritti nazionali alla libertà di parola, alla libertà di riunione, alla libertà di associazione, al diritto alla privacy, al diritto ad un giusto processo, alla libertà di religione, e alla libertà di coscienza avvenuti da quando l’amministrazione Obama ha assunto il potere. Prendeteli in esame e poi decidete se, nell’ambito delle libertà civili nazionali, c’è una qualche differenza fondamentale tra la presidenza Bush e la presidenza Obama. Il Patriot Act Il 27 maggio 2011, il Presidente Obama – passando sopra ad un gran numero di obiezioni bipartisan – ha ratificato una proroga congressuale di quattro anni per certe controverse disposizioni del Patriot Act che stavano per scadere. Nel marzo 2010, Obama aveva firmato un’analoga proroga, di un anno, del Patriot Act. Questi provvedimenti permettono al governo, con il permesso di un tribunale segreto speciale, di acquisire dati all’insaputa dell’interessato, di sorvegliare segretamente persone sospette che non hanno legami noti con gruppi terroristici, e di avere carta bianca sulle intercettazioni telefoniche. La criminalizzazione del dissenso e militarizzazione della polizia Leggi tutto...
Una nuova legge proposta dalla Commissione europea renderebbe illegale
"coltivare, riprodurre o commerciare" i semi di ortaggi che non sono
stati "analizzati, approvati e accettati" da una nuova burocrazia
europea denominata "Agenzia delle Varietà Vegetali europee".
Si chiama Plant Reproductive Material Law, e tenta di far gestire
al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e semi. Se un
contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non
regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale. Il
testo del progetto di legge, che è già stato più volte modificato a
causa delle enormi proteste delle associazioni dei coltivatori, è
riportato qui.
"Questa legge intende interrompere immediatamente la coltivazione
professionale di varietà vegetali ad uso di piccoli coltivatori, di
coltivatori biologici, e di agricoltori che operano su piccola scala",
ha detto Ben Gabel, coltivatore di verdure e direttore del The Real Seed Catalogue.
"I piccoli coltivatori hanno esigenze molto diverse dalle
multinazionali - per esempio, coltivano senza usare macchine e non
possono o non vogliono utilizzare spray chimici potenti. Non c'è modo
di registrare quali sono le varietà adatte per un piccolo campo perché
non rispondono ai severi criteri della "Plant Variety Agency", che si
occupa solo dell’approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli
agricoltori industriali. " Leggi tutto...
Negli
Stati Uniti il presidente Obama, durante il suo discorso sullo stato
dell’Unione pronunciato l’11 marzo scorso, ha annunciato ufficialmente
l’inizio delle trattative per la formazione di un grande mercato
transatlantico. Il commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht,
ha dichiarato che il beneficio previsto per l’Unione Europea è valutato
in 100 miliardi di euro ogni anno. Di Jean-Claude Paye
L’accordo prevede l’eliminazione delle barriere al commercio: le
barriere doganali, le cosiddette “barriere tecniche” e le barriere non
tariffarie che riguardano beni, servizi, guadagni e investimenti, oltre
che la liberalizzazione dei mercati pubblici e della materia dei diritti
di proprietà intellettuale.
Presentato come piano di rilancio dell’economia che permetterebbe
di uscire dalla crisi attuale, il progetto, in fase di preparazione da
15 anni è piuttosto il risultato di una scelta strategica degli Stati
Uniti: il passaggio da un mercato mondiale non più vantaggioso - basato
su un sistema di scambi multilaterali - ad un’organizzazione bilaterale
USA-UE.
A testimonianza di ciò basti pensare al blocco dei negoziati dell’OMC nel round di Doha da
parte dei rappresentanti americani, e alla scelta degli USA a favore di
negoziazioni bilaterali; l’accelerazione data dagli Stati Uniti alla
chiusura delle negoziazioni ha permesso di concludere accordi regionali
al di fuori dell’osservatorio dell'OMC. Leggi tutto...
L’impianto di microchip sta diventando una pratica ordinaria per i
nostri animali domestici, ma piacciono meno quando si propone di
applicarli alle persone.In un’intervista in un programma radiofonico
della BBC la scrittrice di fantascienza Elizabeth Moon ha riacceso il
dibattito affermando che mettere il “codice a barre” ai neonati al
momento della nascita è una buona idea:
“Ciascuno dovrebbe avere un
sistema di identificazione permanentemente collegato – un codice a barre
se si vuole – un chip impiantato che assicuri un modo semplice, rapido
ed economico per identificare gli individui“,
ha detto a Forum, uno show
settimanale… Moon ritiene che gli strumenti più comunemente utilizzati
per la sorveglianza e l’identificazione – come videocamere e test DNA –
sono lenti, costosi e spesso inefficaci. A suo parere, dei codici a barre
per umani permetterebbe di risparmiare un sacco di tempo e denaro. La
proposta non è troppo inverosimile – è già tecnicamente possibile
mettere un codice a barre ad un uomo – ma non si viola il nostro diritto
alla privacy? Gli oppositori sostengono che rinunciare a coltivare
l’anonimato ci porterebbe ad una società “orwelliana” in cui tutti i
cittadini possono essere rintracciati.
Uno degli aspetti più inquietanti e forse il più criminale, che hanno
portato alla nascita della moneta unica, risiede proprio nel fatto che
il suo fallimento era già stato previsto almeno tre decenni prima della
sua nascita. La sua insostenibilità era già stata scritta e
documentata scientificamente da autorevoli economisti, appartenenti a
differenti scuole di pensiero economico, che denunciarono, già a
quell'epoca, quelle che sarebbero state le conseguenze in termini di
macelleria sociale, di aggressione dei diritti e dei salari del ceto
medio popolare, che si sarebbero determinate per effetto della creazione
di un'area valutaria non ottimale tra nazioni con strutturali
differenze economiche. Vincitori e Vinti Agganciare la valuta della Germania a quella
di Paesi economicamente più deboli e con inflazione più alta, senza
prevedere meccanismi certi ed automatici di riequilibrio fra i Paesi in
surplus e quelli in deficit, non poteva non determinare la costruzione
di un rapporto asimmetrico: da una parte la Germania e i Paesi forti nel
ruolo di leaders, dall’altra i Paesi più deboli nel ruolo di followers,
impossibilitati a recuperare competitività e sostanzialmente costretti a
riprodurre le politiche economiche e sociali tedesche, con le
conseguenze che vediamo oggi, dopo dieci anni di moneta unica (la quale
rappresenta il caso “estremo” di sistema valutario a cambi fissi):
deflazione, spinta al ribasso dei diritti e dei salari dei ceti medi e
popolari, innalzamento della disoccupazione, politiche di rigore
destinate a portare il Paese ad avvitarsi in spirali recessive. Leggi tutto...
Pubblichiamo una sintesi dell’intervento del presidente dell’ARS Stefano
D’Andrea in occasione della presentazione dell’Associazione Riconquistare la Sovranità ai cittadini di Avezzano del 21/04/2013.
Che cosa ci riserva l’Unione europea? Ex sindacalista in una grande azienda, oggi giornalista, Pierre Levy, in particolare, ha cercato di rispondere a questa domanda attraverso il suo ultimo libro, “L’Insurrection”. Un libro fortemente politico che spazia nei campi dell’economia, del sociale e della geopolitica. Il sottotitolo del libro, “il favoloso destino dell’Europa all’alba dell’anno di grazia 2022”,
non è un puro prodotto della fantasia di Pierre Lévy, ma ci rinvia ad
una inquietante attualità e solleva una questione: bisogna restare
nell’Unione europea?
Il
suo romanzo ci fa piombare nel 2022, e dalle prime righe questo futuro
non troppo lontano ci appare insieme assurdo e spaventoso. Ma, cosa
ancora più spaventosa, ci si accorge subito che questo mondo non è puro
frutto della sua immaginazione, ma si basa su elementi attuali
decisamente realistici…
Questo è lo spirito del libro. Anche se questo è un libro molto
politico, ho preferito una forma insolita per un saggio. Volevo ridere
di cose che non sono affatto divertenti, portando all’assurdo ed
estremizzando le logiche attuali. L’idea era quella di capire cosa sta
succedendo oggi in campo economico, politico, sociale e geopolitico,
andare fino in fondo. Sperando che tutto ciò faccia riflettere.
Se, come scrisse Fyodor Dostoevsky, “il grado di civilizzazione di una
società si può valutare entrando nelle sue carceri”, qui siamo davanti
ad una nazione di barbari. La nostra vasta rete di prigioni federali e
statali, con qualcosa come 2.3 milioni di reclusi, fa a gara con i gulag
degli stati totalitari. Non appena sparisci dietro le pareti del
carcere diventi una preda. Da stuprare. Da torturare. Da picchiare.
Isolamenti prolungati. Privazioni sensoriali. Discriminazioni razziali.
Reti di bande. Lavori forzati. Cibo rancido. Bimbi incarcerati alla
stregua degli adulti. Prigionieri forzati a prendere medicinali che
inducono all’apatia. Impianti di ventilazione e riscaldamento
inadeguati. Scarse cure sanitarie. Dure sentenze per crimini non
violenti. Di Chris Hedges
Bonnie Kerness e Ojore Lutalo li incontrai entrambi a Newmark, New
Jersey, dopo che, qualche giorno prima, avevano combattuto, come forse
pochi prima di loro, nel comitato americano per il monitoraggio delle
prigioni (AFSCPW, n.d.t.) contro i crescenti abusi nei confronti dei
prigionieri (specialmente l’uso dell’isolamento). Lutalo, una volta
diventato membro dell’esercito per la liberazione dei neri (BLA,
n.d.t.), un ramo delle Pantere Nere, scrisse a Kerness per la prima
volta nel 1986, durante la sua detenzione alla prigione di stato di
Trenton, ora chiamata prigione dello stato del New Jersey. Le raccontò
il mondo oscuro e degradante dell’isolamento; Leggi tutto...
AFFIDAVIT Col nobile intento di tutelare le ‘parti deboli’ – altresi’ note quali: “i giovani” – nell’interesse dei ‘poteri forti’ nonche’ vista l’impellente necessita’ di ‘agire’ sul debito pubblico e per facilitare gli ‘investitori internazionali’ qui di seguito gli urgentissimi 20 punti dell’Agenda: “Ma Chi Comanda in Italia?” - e relativi consigli preventivi
DISCLAIMER: la suddetta agenda configura il modello qui di seguito dettagliato, definito modello di CAMBIAMENTO. Per ‘la gente comune’, nota anche come ‘qualunque’, taluno modello – piu’ volgarmente conosciuto quale “Ce lo chiede l’Europa” – e’ dato da un sofisticato strutturato basato su uno strumento derivato di nome B.C.E.; congegnato ex-gratia dall’alta ‘finanza’.
ENRICO LETTA, L'UOMO DEI POTERI FORTI ALLA GUIDA DEL GOVERNO ITALIANO
Il governo di larghe coalizioni ha “finalmente” un premier. Alla fine l’establishment ha scelto Enrico Letta, personaggio d’apparato di gattopardiana memoria, per la serie che tutto cambi perchè nulla cambi.
Enrico, ex vice segretario nazionale del Partito Democratico, nipote
del pidiellino Gianni Letta, cavallo di razza del sistema potere
italiano, da vent’anni, senza far clamore, ai vertici della sinistra
elitaria italiana e tra i ranghi dei più conosciuti circoli globalisti. Di Italo Romano Oltre La Coltre E’ quello che molti chiamerebbero un uomo della casta, la più fine e
sgradevole espressione di quella pseudo sinistra radical chic e
politcally correct, asservita ai poteri finanziari e mondialisti,
filoamericana, filosionista ed europeista dogmatica. Il nuovo Presidente
del Consiglio ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna
del “più Europa”. Dall’infanzia a Strasburgo – dove
frequenta la scuola dell’obbligo – alla laurea in Diritto internazionale
all’Università di Pisa. Sempre a Pisa consegue il dottorato di ricerca
in Diritto delle comunità europee alla Scuola Superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna, fucina italiana di dirigenti di partito, manager e specialisti di ogni sorta.
Sono
stato a Washington per la maggior parte di questa settimana, in
occasione della riunione di primavera del Fondo Monetario
Internazionale. Vorrei poter annunciare che si è vista la luce in fondo
al tunnel, ma la realtà oggettiva è che siamo ancora in una fase di
depressione profonda. Mi dispiace usare luoghi comuni, ma mi vengono
alla mente due espressioni: “ci si balocca mentre Roma brucia”, e “si
riordinano le sedie a sdraio sul ponte del Titanic che sta affondando”. Di Jeremy Warner
In “The Economic Consequences of the Peace - Le conseguenze economiche della pace”,
l’economista britannico John Maynard Keynes scriveva che la sua
preferenza in qualsiasi negoziato o arbitrato era quella di “dire la
verità, anche se brutale e spietata”, ma nelle discussioni di questa
settimana c’è stata ben poca attestazione di tutto questo.
Invece di affrontare le cause alla base del disastro economico
attuale - il fallimento dell’euro - il dibattito si è incentrato su
questioni marginali di bilancio e monetarie, come il consolidamento
fiscale troppo stretto della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Che il responsabile in capo del dipartimento economico del FMI,
Olivier Blanchard, e la sua direttrice generale, Christine Lagarde,
possano pensare che qualche allentamento dei cordoni della borsa fiscale
in Gran Bretagna sia misura adeguata e in grado di riportare la
crescita, quando in Europa è in corso una crisi così profonda, non è
solo strano, è patetico. Leggi tutto...
Ci sono
voluti quasi due mesi, dopo le elezioni di febbraio, per condurre
l'Italia al punto d'incontro con il secondo golpe, promesso da Napolitano e da Monti a tutti i poteri forti internazionali alla
vigilia della campagna elettorale.
In
molti si supponeva che saremmo giunti al nuovo colpo di stato,
attraverso le ire dei mercati ed il progredire dello spread, invece
la strada scelta è stata di tutt'altra natura. Bersani e Berlusconi
hanno di fatto menato per il naso gli italiani che li hanno votati,
attraverso due mesi di teatrino tanto folkloristico e disordinato,
quanto mirato ad ottenere l'effetto voluto. Il primo ostinandosi
fintamente ad inseguire l'appoggio di Beppe Grillo, pur sapendo bene
che mancava qualsiasi spazio per ottenerlo. Il secondo cavalcando
l'affondamento dell'Italia (quasi le colpe del disastro fossero di un
evento tellurico) ed inseguendo Bersani, fingendo di volerlo
abbracciare stretto.
PD e
PDL hanno passato il tempo cianciando di cambiamento e chiamando i
propri elettori a manifestazioni farsa, fino ad arrivare al momento
dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.....
George Soros sa che qualcosa di spaventoso è in arrivo. I Rockefeller sanno che qualcosa di grande e orrendo sta per accadere. Quel qualcosa di grande è il collasso di tutto il denaro stampato dal nulla che è in giro per il mondo. Nei loro incontri segreti del Bilderberg, i globalisti hanno pianificato la data esatta della nostra fine economica. Potete persino scommettere che “qualsiasi giorno nero” coinciderà con una data ironica che farà ridere sommessamente i globalismi, all’inizio pianificato di un prossimo evento ” false flag” (un falso evento).
Vi ricordate quando i lacchè globalisti fecero schiantare gli aerei contro il World Trade Center l’11 settembre? I globalisti pianificarono un evento 911… il 9/11 (la data scritta in modo americano, in cui prima c’è il mese e poi il giorno, ndt) . Capito?? 3000 morti non sono niente per i globalisti.
Nessuno, se non questi psicopatici criminali, riderà quando lanceranno il loro piano per il collasso finanziario. Purtroppo né io nè voi abbiamo un posto a tavola , quindi non abbiamo informazioni da un insider, per valutare quando il collasso finanziario è in arrivo. Tuttavia ci sono delle cose su cui possiamo fare attenzione.
Un poco alla volta, la Grecia si sta trasformando in una versione del
XXI secolo del tetro e buio mondo di Charles Dickes: famiglie che
bruciano legna per scaldarsi, lavoratori che lavoro per due soldi… e,
per mettere la ciliegina sulla torta greca, tra poco anche prigioni per i
debitori! Ciò che abbiamo riferito a gennaio, è diventato realtà:
prigioni fiscali! Il governo sta cercando dei campi militari per
trasformarli in prigioni per coloro che non sono in grado di pagare i
loro debiti: fisco o fondi per la previdenza sociale, ad esempio.
Tuttavia, le condizioni delle prigioni non saranno così dure come quelle
della prigione Marshalsea, dove Willam Dorrit ha trascorso molto tempo.
I moderni debitori greci in prigione, vivranno in
“condizioni umane” perché debitori di più di 5.000 € allo stato, come ha
affermato il Ministro della Giustizia ai membri del parlamento giovedì.
“Lo stato sta cercando un campo militare entro i limiti della prefettura
di Attica per la custodia dei debitori statali accusati di pene
detentive”, ha detto il Ministro della Giustizia Kostas Karagounis al
gruppo MPS, aggiungendo che la prigione speciale per debitori migliorerà
le loro condizioni detentive, che diventeranno più umane.
Lasciate perdere le fantasiose proiezioni politiche sul futuro del
nostro paese, ormai non ha neanche tanto senso continuare ad aspettare
il nuovo governo. La pagheranno circa cinque milioni di italiani, questa
fase di instabilità e di mancanza di convergenza politica
nell'interesse del paese, con il Partito Democratico come principale
responsabile. Sono cinque milioni infatti i contribuenti italiani
(intesi come persone fisiche) che secondo le rilevazioni di Bankitalia
detengono depositi e giacenze bancarie a prima vista superiori a euro
100.000. Lo hanno fatto capire con grande disinvoltura persino le
autorità sovranazionali europee, l'Italia non è più di tanto a rischio
per adesso, nonostante i suicidi quotidiani e le chiusure sistematiche
di piccole e medie imprese day by day. Di Eugenio Benetazzo La prima manovra tampone, con
grande presunzione, istituita dal prossimo governo sarà l'istituzione di
una sorta di imposta di solidarietà su chi possiede disponibilità
liquide superiori a centomila euro appunto. Il prelievo potrebbe essere
anche di entità piuttosto contenuta (tra lo 0.5% e il 3%), mettendo il
futuro governo nelle condizioni di gestire le future contingenze della
spesa pubblica. In parallelo ci potrebbe stare anche un inasprimento
dell'attuale l'imposta di bollo (oggi allo 0.15%) facendola lievitare
sino allo 0.50% del totale degli assets finanziari complessivamente
detenuti. Leggi tutto...