Per uscire fuori dalla crisi, occorre "ridare agli stati membri il
controllo delle politiche fiscali e di bilancio". E’ questa la ricetta
proposta da Ashoka Mody, ex capo missione FMI in Germania e Irlanda.
Nessun rafforzamento dell’Unione europea. Anzi. Per uscire fuori dalla
crisi, la strada da percorrere potrebbe andare nella direzione opposta,
ovvero quella di "ridare agli stati membri il controllo delle politiche fiscali e di bilancio".
E’ questa la ricetta proposta da Ashoka Mody, ex capo missione FMI in
Germania e Irlanda, che in un lungo articolo sulla crisi europea ritiene
essenziale per uscire dalla crisi, la ricostituzione delle sovranità
nazionali con l’obiettivo di "ridurre lo stress a cui sono sottoposte le
economie periferiche nel breve periodo e, quindi, in modo da spianare
la strada verso un'Europa più integrata e un euro più forte". In sostanza Mody suggerisce ai leader europei di compiere tre passi:
1 - Smantellamento dell’attuale sistema fiscale;
2 – Ripristino della responsabilità fiscale agli stati membri;
3 – Attribuire ai i creditori privati le perdite del debito sovrano.
Piero Valerio, socio dell’ARS e curatore del blog Tempesta perfetta ci
informa sulla coraggiosa scelta del primo ministro irlandese, il quale,
per evitare che i problemi si aggravino e per tentare di risolverli, ha
deciso di violare i trattati europei. L’ARS ha sempre sostenuto, fin dal Documento di Analisi e Proposte, che la sovranità e l’indipendenza saranno riconquistare con provvedimenti di rottura dell’ordine giuridico dell’Unione europea
– tanto che, pur essendo un giurista, non sono mai stato attratto
dall’analisi giuridica del modo legittimo per uscire dai trattati
europei. La rottura dell’ordine giuridico europeo sembrerebbe iniziata. Il precedente scaverà un solco e il fatto si porrà come norma.
La tendenza sarà a violazioni sempre maggiori e a scontri tra la
Bundesbank, la Germania, eventualmente l’Olanda e altri alleati, da un
lato, e gli Stati del sud europa e prima o poi la Francia, dall’altro.
A
poco a poco, l’ordine giuridico dell’Unione europea si disintegrerà. Se
le elites saranno lungimiranti, a un certo punto prenderanno atto del
fallimento e tenteranno di mantenere il mercato unico senza l’euro. In
tal caso, la lotta italiani dei sovranisti continuerà. Se saranno più
lungimiranti, allora diranno addio al mercato unico (l’Unione europea) e
torneranno a qualcosa di simile al mercato comune (CEE). Anche a questo
caso la lotta dei sovranisti continuerà, perché ricollocata la
Costituzione italiana anche di fatto al vertice dell’ordinamento, e
riconquistati allo stato italiano alcuni poteri, la Costituzione dovrà
essere attuata e i poteri esercitati, prendendo a modello, con eventuali
miglioramenti, la cosiddetta prima Repubblica (fino al 1985). Se,
invece, le elites non saranno minimamente lungimiranti, si verificherà
l’implosione. In questo terzo caso, la presa del potere da parte dei
sovranisti sarà ancora più importante, per gestire pacatamente il caos. I
sovranisti hanno il vento in poppa (Stefano D’Andrea). Leggi tutto...
Della scelta di Bergoglio al soglio pontificio non stupisce tanto la
nazionalità - ormai all'idea di un papa internazionale ci siamo abituati
- quanto il fatto che sia un gesuita. E' infatti il primo in assoluto nella storia a diventare papa, e questa non è certo una casualità. Fin
dalla fondazione dell'ordine, da parte di Ignazio di Loyola, i gesuiti
hanno sempre presentato un doppio volto nei loro rapporti con il
Vaticano. Da una parte i primi gesuiti erano i "soldati di Gesù"
che andavano in tutt'Europa a combattere il protestantesimo insorgente,
nel tentativo di restaurare il potere di Roma durante la controriforma.
Dall'altra
però criticavano la lassitudine e la corruzione in cui era caduto il
clero romano negli ultimi secoli, chiedevano una più stretta aderenza
alle sacre scritture, si auguravano una maggiore preparazione culturale
nei vertici della Chiesa, e predicavano una povertà e un'umiltà che
ormai in Vaticano erano del tutto sconosciute. E' infatti curioso che
nessun papa, dal 1200 ad oggi, avesse mai pensato di chiamarsi
"Francesco".
“Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista pensa alle prossime generazioni” (Alcide De Gasperi)
L’Italia sta morendo, l’urlo prima sordo, ora disperato e sempre più forte, percorre oramai tutta la penisola.Il
tradimento della consegna della sovranità del paese in mano di “
soggetti non democratici, non trasparenti, non responsabili, banche
d’affari multinazionali, shadow banks, hedge funds, agenzie di rating,
fondi sovrani, organismi internazionali di regolazione non
governativi…”(Bassanini),continua a sommarsi all’inerzia della politica,
unica responsabile di questa consegna e oramai ulteriormente
responsabile di questa condotta inesorabilmente distruttiva.
Negli
ultimi mesi, parecchi giovani, animati solo da un puro idealismo e
molta buona volontà, in molte regioni d’Italia ed anche fuori da quella
che un tempo era culla ideale e fucina di studio, ossia l’università,
oramai tristemente svuotata anche di contenuti, hanno iniziato ad
analizzare e diffondere i meccanismi di funzionamento della moneta,
radunando gruppi di poche decine di persone, imprenditori, persone
comuni, chiunque fosse interessato. Tutta questa gente, ora, è
perfettamente consapevole delle cause del disastro economico cui si
assiste impotenti. Queste persone sanno che la politica e i suoi
protagonisti hanno permesso tutto questo con dei precisi atti di
consegna del paese nelle mani della finanza privata, ma sono anche
consapevoli dell’illegittimità di quegli atti. Leggi tutto...
Il leader del Movimento 5 Stelle lo dice in
un'intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt. I paesi del
Nord Europa manterranno l'Italia nell'Euro "finché non riavranno gli
investimenti". Dopo "ci lasceranno cadere come una patata bollente".
FRANCOFORTE - "L'Italia de facto è già fuori dall'euro". Queste le
parole di Beppe Grillo al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, in
un'intervista esclusiva.
CI LASCERANNO "COME UNA PATATA BOLLENTE". Secondo
il leader del Movimento 5 Stelle, il Belpaese non rimarrà a lungo
nell'Eurozona. I Paesi del nord Europa sosterranno l'Italia, solo "fino a
quando gli investimenti delle loro banche nei titoli di Stato italiani
saranno recuperati. Poi ci lasceranno cadere come una patata bollente",
ha detto il comico genovese.
Il 5 marzo, nel pomeriggio, è morto il miglior amico che ha avuto il popolo cubano nella sua storia. Una telefonata via satellite ha comunicato l’amara notizia.
E il significato della frase usata era inconfondibile. Anche se conoscevamo lo stato critico della sua salute, la notizia ci ha fortemente colpito. Ricordavo le volte che scherzava con me dicendo che quando tutti e due avessimo terminato il nostro impegno rivoluzionario, mi avrebbe invitato a passeggiare lungo il fiume Arauca, in territorio venezuelano, che gli faceva ricordare il risposo che non ha mai avuto. Abbiamo avuto l’onore di condividere con il leader bolivariano gli stessi ideali di giustizia sociale e di sostegno agli sfruttati. I poveri sono poveri in qualsiasi parte del mondo. “Ditemi in cosa servire il Venezuela! In me ha un figlio”, aveva proclamato l’Eroe Nazionale e Apostolo della nostra indipendenza, José Martí, un viaggiatore che, senza togliersi di dosso la polvere del cammino, chiese dove si trovava la statua di Bolívar. Martí aveva conosciuto il mostro, perchè aveva vissuto nelle sue viscere. È possibile ignorare le profonde parole che aveva riversato nella lettera mai conclusa per il suo amico Manuel Mercato, prima della sua morte in combattimento? Leggi tutto...
Quando lo scorso mese il
Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha dato mandato
all’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello e al dirigente
Giovanni Arnone di revocare le autorizzazioni per la realizzazione del
Muos, l’impianto militare di antenne satellitari di Niscemi, in tanti
avevano accolto la notizia come uno straordinario successo per tutto il
movimento “No Muos” che da anni si batte per questo. Nonostante ciò,
però, all'interno della base Usa si continua a lavorare, come denunciato
da alcuni attivisti, con gli Stati Uniti che si fanno forti del
protocollo d’intesa siglato nel 2011 tra l’allora ministro della Difesa
italiano Ignazio La Russa e il governatore siciliano Raffaele Lombardo,
favorevoli alla realizzazione. Di Aaron Pettinari Antimafiaduemila Ci
sono poteri forti a spingere per quest'opera e la conferma arriverebbe
dalle dichiarazioni dell'ex Idv Sergio De Gregorio che, interrogato dai
magistrati, ha raccontato i retroscena in merito alla campagna acquisti
del 2007 che affossò il governo Prodi. L’ex senatore ha dichiarato agli
inquirenti che l'allora governo di centrosinistra cadde per le pressioni
di altri poteri, ovvero la Cia, che avevano messo nel mirino Prodi e il
suo esecutivo soprattutto per l’ostilità manifestata nei confronti del
Muos. Un fatto che nei giorni scorsi ha allarmato non poco lo stesso
Crocetta il quale ha dichiarato:
“Sono seduto su una polveriera. Già dai
primi giorni dal mio insediamento sono partiti i dossier nei miei
confronti. Ed è chiaro che a muoversi, in questi casi, sono i poteri
forti. Non è mafia. O meglio, non stiamo parlando solo di mafia. Questi
poteri, in passato, a mio parere, furono responsabili, ad esempio, della
sparizione di Enrico Mattei. Figuriamoci se si preoccupano di
intervenire su un presidente della Regione”.
Intervista a Claudio Borghi* a cura di Rodolfo Monacelli
In questa campagna elettorale l’uscita dall’euro è stata
considerata come uno spauracchio e un tabù. Nella realtà, cosa
succederebbe se l’Italia uscisse dall’Euro?
Se l’Italia
uscisse dall’Euro tornerebbe un paese con sovranità monetaria, come lo è
l’Inghilterra, la Norvegia, la Svizzera, ma anche la Turchia. Non
cambierebbe nulla dal punto di vista della vita normale di tutti i
giorni. Cambierebbe molto, invece, dal punto di vista delle prospettive
economiche perché ritorneremmo ad avere una moneta correttamente
valutata secondo il livello della nostra economia, consentendo a tutto
il nostro sistema economico e produttivo di ricominciare a funzionare.
In questo momento è in shock totale perché non è possibile pensare di
poter essere minimamente competitivi nei mercati internazionali con una
moneta come l’euro, che ha una valutazione superiore del 25-30%. A
questo problema, inoltre, si sommano i noti difetti del sistema
economico italiano. Uscendo dall’euro, la stagnazione e la distruzione
di tutto il nostro sistema economico si fermerebbe e comincerebbe a
diminuire la disoccupazione, ricominceremmo a esportare e a importare di
meno, le imprese attualmente in crisi ricomincerebbero ad avere degli
ordini, si fermerebbero i licenziamenti e, di conseguenza, aumenterebbe
la domanda interna. Tutto ricomincerebbe, quindi, secondo lo schema del
circolo virtuoso.
Recentemente l’On. Stefano Fassina,
durante la trasmissione di Michele Santoro “Servizio Pubblico”, ha
affermato che “Non potendo svalutare la moneta, si svaluta il lavoro“.
Ritiene coerente, in base a quest’affermazione, la difesa dell’euro da
parte di un partito di sinistra come il Partito Democratico?
Vorrei
premettere che mi sembra offensivo pensare che un imprenditore che
impiega tutto il suo tempo a pensare come rendere più efficiente la
propria azienda, possa essere considerato improduttivo, lazzarone o
qualcosa del genere. Suppongo, quindi, che dal punto di vista dei
processi interni i nostri imprenditori abbiano fatto il possibile per
essere efficienti. Ma, al di là di questa considerazione, questa è una
delle contraddizioni più gravi nell’atteggiamento della sinistra
italiana.Leggi tutto...
Mentre
in Italia si scherza sui microchip, non poche polemiche sono nate a
proposito del disegno di legge sulla salute firmata da Obama che renderà
obbligatorio per tutti i cittadini statunitensi l'impianto di un
microchip Rfid che contenga tutte le informazioni relative a ogni
americano. L'intento
dichiarato è quello di facilitare il monitoraggio e il controllo della
salute di ogni singolo individuo, con la creazione di un apposito
registro nazionale in cui ogni chip - e quindi ogni persona - sia
registrato.
Freeonda Revolution Oltre
ai parametri medici potranno essere inserite nei chip informazioni in
merito al conto bancario del paziente, così da determinare in tempo
reale la sua capacità finanziaria. Medici e ospedali saranno quindi
autorizzati ad eseguire la scansione dei conti bancari così da poter
prelevare immediatamente, in tempo reale, la cifra prevista per il
trattamento terapeutico. Fin
troppo facile lanciarsi in speculazioni indegne dell'orwelliano Grande
Fratello, ma il nuovo progetto sulla salute - l'HR 3200 - adottato dal
Congresso prevede la necessità di impiantare il chip per identificare
tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario.
Il sito Forexinfo intervista Gennaro Zezza, professore associato presso
l’Università di Cassino, e ricercatore presso il Levy Economics
Institute degli Stati Uniti partendo dal suo contributo presente
all’interno dell’ebook “Oltre l’austerità“. Per Zezza “dichiarare fallito l’esperimento dell’euro” sarebbe “una soluzione preferibile allo status quo, soprattutto se la fine dell’euro è concertata tra i Paesi dell’eurozona”. Inoltre “l’uscita
dell’Italia dall’euro, unita alla disponibilità di una nuova Banca
centrale italiana a finanziare il deficit pubblico, trasformerebbe il
deficit pubblico in un surplus, togliendo ogni motivo ad ulteriori
manovre di austerità.” Forexinfo 1) Nel suo interessante
contributo sulla crisi dell’euro, Lei parla di un’ideologia
“neoliberista” che è alla base della suddetta crisi appunto. Ci può
spiegare in cosa consiste?
Quando parlo di “ideologia
neoliberista” mi riferisco alle idee politiche che hanno ottenuto
consenso elettorale prima con Margaret Thatcher, nel Regno Unito alla
fine degli anni ’70, e poi con Ronald Reagan negli Stati Uniti. Anche se
l’ideologia neoliberista è più variegata, a mio avviso ci sono tre
elementi di questa ideologia che sono alla radice della crisi attuale:
il primo è l’idea che se una quota maggiore del reddito va ai ceti più
abbienti (e ai profitti delle imprese), gli investimenti aumenteranno,
l’economia fiorirà creando posti di lavoro, e l’aumento del benessere
verrà diffuso a tutti (la cosiddetta trickle-down economics). Si è
quindi provveduto a Leggi tutto...
Siamo a fine gennaio. Un po’ a sorpresa, il primo ministro inglese David
Cameron annuncia di voler sottoporre a referendum la permanenza della
Gran Bretagna nell’Unione europea. A Helsinki, Timo Soini, leader del
partito dei Veri Finlandesi, esclama: facciamolo anche qui. Contro la
sua proposta si sono schierati in molti: dal presidente della Repubblica
Niinistö al premier Katainen. Ma la questione non s’è chiusa. Perché se
è vero che di referendum non se ne terranno a Helsinki, è altrettanto
vero che il rapporto tra Finlandia e Ue è un nervo scoperto. La
posizione filoeuropeista del governo Katainen non si discute: la
Finlandia è e resterà nell’Unione europea. Ha e manterrà l’euro. Linkiesta Ma
c’è altro. Commentando le parole di Soini, il ministro delle finanze
Jutta Urpilainen ha detto che non serve una consultazione popolare ma
servono riforme: ad esempio è necessario che i paesi dell’Europa
Meridionale (vale a dire Italia, Grecia, Portogallo, Spagna) adottino
una più rigorosa disciplina di bilancio. Appunto: bilanci statali, piani
di salvataggio e denaro che non torna indietro. Leggi tutto...
L'Unione americana per le Libertà Civili (ACLU) chiede che si indaghi sulla tendenza a collocare unità di polizia militarizzate nelle città e in tutto il paese. Associazioni aderenti all'ACLU in 23 stati hanno presentato questa settimana più di 255 richieste, basandosi sul Freedom of Information Act, per ottenere tutto il materiale possibile relativo alla continua trasformazione delle unità di polizia in piccole squadre di soldati fortemente armati. RT.com
"E' tempo di capire la reale portata della militarizzazione della polizia negli Stati Uniti e l'impatto che sta avendo sui nostri quartieri ", dice un comunicato dell'ACLU. L'associazione sostiene che è sempre più frequente vedere le squadre speciali (unità di armi e tattiche speciali) armate fino ai denti sul territorio degli Stati Uniti, che spesso entrano nelle case di persone innocenti.
Questo si’ che sarebbe un film: la storia di un uomo del popolo che
sfida ogni avversità per diventare l’Elvis politico dell’America Latina.
Più grande di Elvis, a dire il vero: un presidente che ha vinto 13
elezioni democratiche su 14. Ce lo possiamo anche scordare di vedere un
giorno un film così vincere un Oscar – tanto meno vederlo prodotto ad
Hollywood. A meno che, ovviamente, Oliver Stone convince HBO a produrre
uno special via cavo/DVD. DiPepe Escobar AsiaTimes
Com’è illuminante vedere le reazioni dei vari leader mondiali alla
notizia della morte del Comandante Venezuelano Hugo Chavez. il
Presidente dell’Uruguay Jose Mujica - un uomo che rinuncia al 90% del
proprio salario perchè insiste nel dire che gli basta molto di meno per
le proprie necessità - ha voluto ricordare ancora una volta come
considerava Chavez “il leader più generoso che io abbia mai incontrato”,
mentre lodava “la fortezza della democrazia” di cui Chavez era stato
il grande costruttore. Leggi tutto...
Ci sono prove concrete che gli Stati Uniti hanno la tecnologia per assassinare il presidente venezuelano Hugo Chavez, così ha detto l'avvocato e scrittrice Eva Golinger. "Ci sono informazioni che dagli anni '70 tentavano di assassinare, ad esempio, il presidente cubano, Fidel Castro, con radiazioni e altri metodi. Questo non è un segreto, tutto ciò che è stato rivelato da migliaia di documenti declassificati. Possiamo immaginare ora la capacità di queste armi che gli Stati Uniti hposseggono oggi. hanno utilizzato diverse armi biologiche contro i loro avversari ", ha detto la Golinger.
“In Grecia, la classe dirigente e i governanti stanno
distruggendo la democrazia”, ha dichiarato al quotidiano greco “Ef. Syn” Eric
Toussaint, docente di Scienze Politiche e attivista. Secondo Toussaint, solo un
governo determinato basato sul popolo potrà ottenere una soluzione al problema
del debito. Dal suo punto di vista, SYRIZA non dovrebbe spostarsi verso
posizioni moderate [1].
La Grecia sembra
rimanere al centro della crisi del debito. Lei ha dichiarato che il popolo
greco, essendo nel cuore della crisi, ne è anche l’epicentro della soluzione.
Che cosa intendeva con questa affermazione?
E’ chiaro che tutta l’Europa sta vivendo una profonda crisi.
La classe capitalista e la Commissione europea, che opera per conto suo, hanno
innescato un attacco terribile contro tutti i popoli. La Grecia si trova al
centro di questa crisi ma è anche il centro della resistenza a tutti questi
attacchi. Paesi come l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna ma anche la Romania e
la Bulgaria sono anche essi vittime di tali attacchi.
Tuttavia la Grecia è al centro perché rappresenta l’inizio
della nuova fase della crisi, dell’attuazione del memorandum d’intesa del
maggio 2010, ma anche a causa della resistenza del popolo greco.
L'euro è ormai un morto che cammina. Occorre tentare una exit strategy "da sinistra"
Il signor euro aveva più volte rischiato l’infarto. Il dottor Draghi
decise allora di metterlo in coma farmacologico. Sulla cura però
indugiava, e a intervalli periodici il dilemma amletico gli si
ripresentava: lasciarlo dormire o farlo morire? Draghi insisteva per la
prima soluzione. Ma ad un tratto il popolo italiano ha improvvisamente
optato per la seconda: ormai l’euro è solo uno zombie, un morto che
cammina. Volenti o nolenti, prendiamone atto. Vedrete che nel
Direttorio della Bce l’avranno già capito. A Francoforte si accingeranno
a modificare la “regola di solvibilità” della politica monetaria: il
famigerato ombrello europeo contro la speculazione verrà pian piano
chiuso, per poi finire in cantina [1]. La dottrina del falco Jurgen
Stark, uscita dalla porta, si appresta dunque a rientrare dalla
finestra. Si può star certi che il dottor Draghi dovrà accoglierla con
tutti gli onori. Le più fosche previsioni di un appello di 300
economisti, pubblicato nel giugno 2010, si stanno dunque avverando [2].
La pretesa della Bce di proteggere dagli attacchi speculativi solo i
paesi devoti alla disciplina dell’austerity, si è rivelata un clamoroso
errore, logico e politico. L’Italia, che ha dato i lumi al Rinascimento
ma anche al Fascismo, ieri ha sancito che per l’euro non resta che
recitare il De Profundis. Nessuno osi affermare che ha fatto da sola: i
tecnocrati europei, condizionati dagli interessi prevalenti in Germania,
stavano già da tempo preparando il fosso in cui seppellire la moneta
unica. Leggi tutto...
Nell'anno 55 prima della nostra era, Cicerone scriveva:
«Il bilancio dovrebbe essere equilibrato,
le finanze pubbliche dovrebbero essere colmate, il debito pubblico
dovrebbe essere ridotto, l'arroganza della amministrazione dovrebbe
essere abolita e controllata e l'aiuto ai paesi esteri dovrebbe essere
diminuito per E il rischio che Roma cada nel falli- mento».
Da un bel
pezzo che la classe politica non legge più Cicerone! Dalla fine degli
anni Settanta, la maggior parte dei paesi industrializzati sono entrati
in un regime di debito permanente, dal quale nemmeno i periodi di forte
crescita economica hanno consentito di uscire. Il debito misurato è
quello delle amministrazioni pubbliche, che viene chiamato "debito
sovrano" o "debito pubblico". Di Alain De Benoist
Diorama Il debito pubblico "nel senso di
Maastricht", misurato in valore nominale (e non in valore di mercato),
viene definito come il totale degli impegni finanziari degli Stati
contratti sotto forma di prestiti risultanti dall'accumulazione, sul
filo degli anni, di una differenza negativa tra le loro entrate e le
loro spese o i loro oneri.
Normalmente
dopo la chiusura dei seggi elettorali e lo spoglio delle schede, fa
seguito un periodo di contatti informali fra i partiti, che sfociano
poi nell'insediamento del nuovo parlamento e nei contatti formali
finalizzati alla creazione del nuovo governo. Solamente una volta che
il nuovo governo è stato creato, il premier inizia a vistare o
ricevere i leader degli altri paesi ed a confrontarsi con loro,
illustrando la strada politica che intende intraprendere.
Oggi in
Italia, senza che i media abbiano dato grande risalto alla cosa, né tanto
meno si siano preoccupati di questa anomalia, sta invece accadendo qualcosa
di profondamente diverso....
Dopo
appena un paio di giorni dal voto, quando ancora i nuovi eletti
devono insediarsi in parlamento e non esiste nessuna seria ipotesi
concernente la possibile composizione del nuovo governo, sembra
essere esplosa una frenetica attività di "diplomazia".
Per il premio Nobel statunitense le elezioni italiane mostrano il
“completo fallimento” delle politiche europee. E avverte: “In agguato in
Europa ci sono figure peggiori di Beppe Grillo”
Così finisce
l’euro: non con le banche ma con il bunga bunga”. Non si contano in
queste ore le analisi preoccupate della stampa estera sui risultati
delle elezioni italiane. E se per molte testate a rischio c’è la
stabilità finanziaria di tutta l’Eurozona per Paul Krugman, premio Nobel
per l’Economia e editorialista del New York Times, la moneta unica ha
le ore contate. “Ok, l’euro non è condannato – ancora” scrive sul
quotidiano d’oltreoceano, “ma le elezioni italiane segnalano che gli
eurocrati si stanno avvicinando molto al confine”.
Il fatto
fondamentale, secondo l’analisi di Krugman, è che una politica di
austerità per tutti, “incredibilmente dura nei Paesi debitori” e “senza
un accenno di politica espansiva” è un completo fallimento. “Nessuno dei
Paesi sotto l’austerità imposta da Bruxelles e Berlino – continua il Ny
Times – ha mostrato anche un solo accenno di ripresa economica e la
disoccupazione è a livelli che distruggono una società”. Leggi tutto...