A breve Günther Oettinger non sarà più il Commissario europeo per l'economia e la società digitali perché è stato promosso alla Commissione bilancio.
Ma prima di lasciare, Oettinger ha presentato due proposte che rischiano di mettere in crisi due fondamenta cruciali di internet: link e caricamento di file. Anche se Oettinger sta andando via, le sue proposte dettate dalle lobby sono qui per restare.
Queste proposte assecondano le richieste di alcune media company che vogliono chiedere a motori di ricerca e social network di indirizzare traffico verso di loro (sì, avete letto bene) e le richieste dell’industria musicale di essere sostenuta nei suoi negoziati con YouTube.
Queste proposte causeranno danni collaterali di grande importanza: renderanno molte abitudini giornaliere e molti servizi usati ogni giorno sulla rete illegali, soggette a tariffe o quantomeno imprigionate in qualche modo dall’incertezza legale.
Dopo le polemiche seguite alla censura che Facebook ha fatto di una fotografia famosa in tutto il mondo della guerra del Vietnam, Facebook ha accettato di “lavorare insieme” al governo di Israele per censurare contenuti che funzionari israeliani ritengano essere impropri. Facebook ha annunciato ufficialmente l’accordo di “cooperazione”, dopo un incontro che ha avuto luogo l’11 settembre tra ministri del governo israeliano e alti dirigenti di Facebook. La spinta frenetica del governo israeliano a monitorare e censurare i contenuti di Facebook che ritiene inadeguati è conseguenza del successo virale di BDS, Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni, un movimento non violento globale che lavora per denunciare le violazioni dei diritti umani israeliani.
Il successo di BDS ha colpito un nervo scoperto di Israele tanto da portare il suo governo ad approvare una legge che permette di spiare e deportare attivisti stranieri che operano in Israele e Palestina. Israele ha minacciato anche la vita di sostenitori BDS ed ha esercitato pressioni perché in tutto il mondo vengano prese misure legislative contro il BDS. Ora cercano di arginare ogni ulteriore successo BDS controllando direttamente il contenuto degli utenti di Facebook.
L'ultima modifica ai Termini di Servizio regala i dati dell'utente al social network. Ecco come evitarlo.
Se siete utenti di WhatsApp avrete ricevuto un messaggio in cui vi si informa di un cambio ai Termini di Servizio, e magari avrete premutoAccettosenza pensarci troppo su. Il problema è che questo cambio contiene una novità che potrebbe non piacere a quanti tengono alla propria privacy: quello che WhatsApp chiama un miglioramento delle «esperienze con le inserzioni e i prodotti di Facebook»è in realtà la condivisioni dei dati - numero di telefono compreso - con il social network in blu. Per scoprire che di questo in realtà si tratta bisogna però evitare di premere subito Accetto ma pretendere di saperne di più. Allora si verrà a sapere che Facebook non potrà usare i dati così acquisiti per vendere pubblicità ma potrà adoperarli soltanto per scopi tecnici. Tecnicamente il numero di telefono (così come le chat) non appariranno pubblicamente su Facebook, ma saranno comunque nella mani del social network.
Quest’anno la riunione del Bilderberg si terrà dal 9 al 12 Giugno a Dresda, Germania. Ancora una volta, saranno riunite le persone più potenti del mondo e si affronteranno temi cruciali nella segretezza più totale. Tra i partecipanti di quest’anno vi sono due primi ministri, quattro ministri delle Finanze, il capo del Fondo monetario internazionale, il vice-presidente della Commissione europea, politici di alto livello, decine di boss bancari, magnati dell’alta finanza, imprenditori ed ex capi di CIA e MI6. Naturalmente, Henry Kissinger sarà presente, in veste di burattinaio della politica internazionale.
Il conflitto di classe, nell’attuale contesto storico, assume molteplici forme: (a)politico-militare; (b) socio-economico; (c) ideologico. Le classi dominanti mirano non solo ad imporre il sistema economico che più gli è congeniale, cioè il capitalismo selvaggio, ma anche a concentrare nelle proprie mani l’informazione: i social network, al pari dei mass media tradizionali, sono un’arma da guerra.
Il direttore del giornale online l’Interferenza.info, Fabrizio Marchi, ha da poco spiegato in un suo lucido e puntuale articolo i meccanismi perversi di quello che personalmente ho chiamato il “cyber-imperialismo”: ‘’La peculiarità di questa moderna forma di dominio è infatti la sua altissima capacità di condizionare e controllare l’esistenza degli individui a qualsiasi livello, non tanto nella sfera pubblica quanto soprattutto in quella privata, la quale a sua volta condiziona la prima. In pratica non esiste un solo anfratto della vita umana che sia sottratto al suo controllo, né potrebbe essere altrimenti’’ 1. Un sistema come questo mira a realizzare ciò che Marchi definisce acutamente “dominio assoluto”, cioè il controllo totale da parte della borghesia imperialista sulla vita privata dei singoli individui. Ogni forza borghese, in una guerra intra-capitalistica, gioca la sua partita: quanti sanno che l’Unione Imperialistica Europea ha investito nel 2013 due milioni di euro per fare la guerra in rete agli euroscettici ? A dirlo non è qualche nostalgico sovietico ma il giornale liberale Il Fatto Quotidiano.
Salve, oggi volevo segnalare ai lettori di Voci Dalla Strada questo nuovo social network, alternativo a facebook (vale la pena solo per questo iscriversi!), di cui puoi essere proprietario. Queste sotto sono le info fornite dal nuovo social. Essere un proprietario I più grandi siti di social networking del mondo realizzano un fatturato di diversi miliardi di dollari ogni anno per consentire a tutti l'uso gratuito dei loro siti web per i loro utenti. L'obiettivo di GlobAllShare non è semplicemente quello di consentire l'uso gratuito per gli utenti, ma per farli sentire la comunità globale propria e quindi si forma come lo trovano opportuno. Ecco perché GlobAllShare garantisce lo stato della proprietà di ciascun utente sotto forma di quota gratuite durante la fase di pre-organizzazione.
Ogni membro del GlobAllShare, che si unisce alla comunità durante la fase di pre-organizzazione e contribuisce alla crescita globale della stessa, può diventare quota GlobAllShare continuamente tutto gratuitamente e per ogni mese riceverà dividendi dal profitto globale in proporzione delle quota possedute dopo questa impresa viene lanciato.
Questa mattina, facebook, sul mio account, mi ha chiesto di denunciare uno dei miei amici, cioe' se è registrato con uno pseudonimo, o no! Sono rimasto a bocca aperta!
“Vi preghiamo di aiutarci a capire come i membri utilizzano Facebook. La vostra risposta rimarrà anonima e non pregiudicherà l’account del vostro amico. È davvero questo il vero nome del tuo amico? Sì/No/Non conosco questa persona/Non voglio rispondere“
Ho risposto che non volevo rispondere a questa domanda che trovo particolarmente scioccante ... Chiedere di segnalare se un amico è registrato sotto falso nome su Facebook? E cosa chiederanno in seguito? Un rapporto su qualcuno che ha osato inserire informazioni false su un social network?
Anche se non volevo rispondere, il sito mi ha fatto la stessa domanda per la stessa persona fino a che non ho dato una vera risposta. Facebook insiste Quindi fino a che non diamo informazioni che soddisfano ...
Spiare gli utenti di Internet è un business lucrativo che mette al tappeto il tema della privacy. Uno studio rivela che il famoso cookie o pezzo di codice oltre ad archiviare lo storico delle nostre visite, è in grado di fornire a centinaia di aziende dati degli utenti.
Nascosti nelle viscere del vostro pc, indecifrabile gli suoi occhi potrebbe essere conservato un pezzo apparentemente insignificante di codice, ma che potrebbe fornire a centinaia di aziende di tutto il mondo i segreti più intimi.
La scioccante rivelazione ricorre in questi giorni gli angoli di internet dopo uno studio realizzato dal Wall Street Journal sulla violazione delle politiche della privacy che con tanti tamburi promuovono quasi tutti i siti web.
Secondo il giornale, molte delle applicazioni ludiche che siti come Facebook offrono, inseriscono il codice richiedendo all’utente la sua approvazione per accedere al proprio profilo.
In questo momento, l’utente resta alla mercè del codice e comincia ad essere “osservato” dalla compagnia che lo ha creato, che prepara un profilo per lo stesso e lo vende ad altre aziende che cercano di aumentare il numero dei loro clienti. Tutta una storia degna del famoso libro 1984, scritto da George Orwell.
Lo diceva George Siemens qualche giorno fa, lo ha letto da qualche parte e lo mostra come riassunto di ciò che pensa su Facebook. Sicuramente, a grandi linee, molti concordiamo con quanto esprime il titolo.
Potremo lasciare il post, perfettamente, in questo punto: Facebook è il risultato della somma delle organizzazioni esperte in privacy (ed di come renderla vulnerabile) + l’idea di un’azienda esperta in uso, in fastfood, efficace, nonostante i molteplici deficit nutrizionali. Un cocktail yankee pericoloso con ansie e (o peggio ancora) possibilità di dominare il mondo.
Facebook era, e continua ad essere per alcuni, un mezzo straordinario per la diffusione delle notizie, informazioni, articoli, eventi, ego.
Così, non era facile, un tempo fa, convincere gli entusiasti che il motivo per stare su Facebook era perché è lì che c’era la gente, era comprensibile e logico ma poteva significare un abuso di potere smisurato nel futuro, da questioni puramente di proprietà e monopoliste.
Moltissima gente, e non pochi teorici, sostengono che Internet è l' eccellenza nell’ambito della libertà del nostro tempo. Un ambito, dicono, liberissimo, dove le vecchie restrizioni che la carta stampata imponeva alla produzione e alla circolazione delle idee sono state definitivamente superate. Basta leggere alcuni passaggi del libro di Hardt e Negri, Imperio, o i tre volumi di Manuel Castells, L’Età dell’informazione: Economia, Società e Cultura, per apprezzare fin dove arriva questo nuovo dogma. Dicono i primi, in un memorabile passaggio- e non proprio perché sia accertato- della loro opera, che la “rete democratica è un modello completamente orizzontale e de-territorializzato.
Rilassatevi, aspirate “energia positiva”, non vi caricate di “negativismo” con i problemi del mondo (stare bene con l’universo significa “stare bene con se stessi”), non deprimetevi con eccessi di riflessioni cosmiche inutili, non filosofate pensieri critici, agite in positivo, respirate “buona energia”, esercitate l' ”autorealizzazione creativa”, coltivate il corpo, coltivate i gusti, coltivate le amicizie, coltivate la famiglia, coltivate la moda, coltivate “sempre in positivo”, siate gentili, non rompete la corrente, lasciate che le cose “fluiscano” naturalmente, senza preconcetti, senza inquinanti, senza ideologie di cambiamento prestabilite, siate liberi, sopprimete i conflitti estenuanti e unitevi solidariamente nella grande rete planetaria del “Grande Fratello”: Lui che pensa (e risolve) i problemi del mondo per tutti noi.
Gli organismi d’intelligence degli Stati Uniti stanno creando una banca dati tipo Facebook che include tutti i dati dei “terroristi internazionali”, con il fine di monitorare ed identificare figure chiavi per il governo nordamericano attraverso complessi programmi informatici destinati a predire teorici attacchi terroristi prima che avvengano.
Attraverso l’analisi delle reti sociali che già esistono tra i teorici terroristi conosciuti, indagati e anche persone innocenti detenute per essere state nel luogo sbagliato al momento sbagliato, i capi dell’intelligence militare hanno la speranza di aprire un nuovo fronte nella loro “guerra contro il terrore”.
L’idea è quella di accumulare grandi quantità di dati dell’Intelligence delle persone- non importa quanto oscuri o irrilevanti- per introdurli nei computer che vengono programmati e realizzare connessioni e associazioni che, in altro modo, si perderebbero, ha detto uno scienziato al giornale britannico The Indipendent.
La dottrina che già viene applicata attivamente in Iraq ed in Afghanistan, dove migliaia di persone sono state detenute e interrogate per ottenere informazioni che potrebbero alimentare questa gran base di dati che saranno utilizzati per l’analisi informatica della rete di programmi sociali.
Oltre all’informazione ottenuta nelle interviste con i sospetti catturati nel settore, gli organismi dell’ Intelligence si dedicano a raccogliere un' enorme quantità di dati presi dalla posta elettronica o chiamate telefoniche con tecnologia di vigilanza delle telecomunicazioni. Solo negli USA, centinaia di milioni di dollari si spendono nello sviluppo delle tecniche di raccolta dati.
“Il Social Network Analysis è il monitoraggio di informazioni su chi sa chi o che cosa parla loro”, ha detto Katheleen Carley, professoressa dell’Università Carnegie Mellon, a Pittsburgh, Pennsylvania, uno degli scienziati civili che sperano di beneficiare dei nuovi finanziamenti militari assegnati all’investigazione nell’analisi delle reti sociali.
“Facebook e Google stanno offrendo la tecnologia per articolare le reti sociali, e questi strumenti non solo aiutano a trovare qualcuno con cui parlare, ma vogliono offrire tutte le informazioni possibili su una persona”, ha aggiunto la professoressa Carley.
Nonostante questo, questa strategia di intervenire nella dinamica delle rete sociali con obbiettivi dell’Intelligence è stata molto criticata perché viola la privacy ed i diritti umani, partendo dal fatto che centinaia e probabilmente mille di persone sono state detenute e interrogate durante più tempo del necessario per fornire informazione dalla rete sociale.
Nella sua forma più estrema, la dottrina ha dato luogo a quello che è conosciuto nei circoli militari degli USA come “filosofia del mosaico”. (mattonella, NDT)
La filosofia dietro la teoria del mosaico è che un pezzo dei dati dell’Intelligence non significano nulla per l’inquisitore, ma poi può avere importanza ed essere cruciale al momento di collocarsi come un “mosaico nel mosaico”, ha detto Carley.
I critici di questa strategia assicurano che, basato su questa strategia e per creare l' enorme base dei dati, gli Stati Uniti hanno detenuto ed interrogato migliaia di persone innocenti in Iraq ed in Afghanistan, sperando di raccogliere tutte le informazioni di intelligence che potrebbero essere inserite nel computer programmato con algoritmi di reti sociali.
“Non è una nuova filosofia ma i computer ed il processo dei dati hanno dato un nuovo impulso e nuova enfasi”, ha detto il Professore Lawrence Wilkerson, un colonnello in congedo dall’Esercito USA ed ex capo del personale del Segretario di Stato, Colin Powell, fino al 2005.
Wilkerson, che è un critico di questa dottrina, assicura che “[La filosofia del mosaico] è impenetrabile, esoterica, sconosciuta e viene utilizzata da un numero molto ridotto di persone che intendono applicarla a migliaia, chissà milioni di essere umani”, ha detto al The Indipendent.
Joseph Marguiles, professore di Diritto all’Università Northwestwern di Chicago, che ha studiato la filosofia del mosaico in rapporto ai detenuti di Guantanamo, ha detto che le scoperte tecnologiche e matematiche dell’analisi delle reti sociali vanno di pari passo con la logica della teoria del mosaico: “La prima si alimenta da quest’ultima. E’ il mito che l’ordinatore (pc) può sapere tutto, la credenza nell’onnipotenza dell’algoritmo, incoraggiati a vivere più a lungo di quanto necessario per gli errori della teoria mosaico”. Ha detto il prof. Margulies.
E la raccolta di database di grandi dimensioni ha un altro inconveniente. “Ha anche il potenziale di sotterrare dati importanti, sotto il concetto di sostituire la quantità per la qualità”, ha detto il Prof. Margulies.
Ma, un altro funzionario dell’Intelligence , così come esperti accademici nell’analisi di reti sociali credono che le cellule terroristiche si possono controllare in modo efficace con queste tecniche, specialmente nei teatri militari come Iraq e Afghanistan.
Il Dottore Ian McCulloh, un alto funzionario dell’esercito degli USA, che lavora nell’Accademia Militare di West Point, a New York, ha affermato che ha usato l’analisi delle reti sociali per stabilire relazioni tra i cento di video di morti filmati dagli insorti in Iraq.
“L’interpretazione dei dati del gruppo di video ci portano alla conclusione che probabilmente sono stati realizzati dallo stesso gruppo...Si può scoprire, studiando la strada che hanno seguito questi video nelle reti sociali, la struttura tra i gruppi terroristici e gli attacchi reali”, ha detto.
Il Dottor McCulloh sta collaborando con il Prof. Carley nell’analisi dei "Metanetwork" (temi comuni in rete), una forma più sofisticata dell’analisi delle reti sociali.
Gli investigatori credono che in un futuro non molto lontano possano essere in grado di controllare le reti terroristiche in tempo reale e individuare eventuali modifiche che indicano che un attacco sia imminente.
“Prima che un caso di terrorismo possa accadere, in linea generale, c’è un cambiamento in detta organizzazione, dato che cominciano a preparare e a pianificare le risorse e l’evento. In questo contesto è possibile monitorare una rete in tempo reale e controllare il cambiamento nel comportamento che si produce prima di un evento”, ha detto il Dr. McCulloh.
“Le statistiche sono per l’analisi delle reti sociali quello che l’intuizione è per il lavoro del detective. E’ l’applicazione del rigore matematico a quello che la gente ha fatto prima”.
“L’Analisi delle reti sociali si include già nei documenti che regolano la contro insorgenza dell’Esercito degli Stati Uniti. E’ nel linguaggio comune e dell’Intelligence militare che la gente sta utilizzando”, ha assicurato il Dr. MCCulloh.
I media celebrano Mark Zuckerberg come il giovane prodigio che a soli 23 anni è diventato miliardario grazie al successo di Facebook, ma non prestano attenzione agli "investimenti di capitale a rischio" per più di 40 milioni di dollari effettuati dalla CIA per sviluppare la rete sociale.
Nel 2008, quando la frenesia speculativa di Wall Street ha portato gli incauti a ritenere che il valore di Facebook fosse pari a 15 miliardi di dollari, Zuckerberg si trasformò nel più giovane miliardario "che si è fatto da solo" nella storia della classifica della rivista Forbes, con 1.500 milioni di dollari. Fino a quel momento, il capitale a rischio investito dalla CIA sembrava aver ottenuto un buon rendimento, ma il "valore" di Facebook nel 2009 si è attestato al suo livello reale facendo scomparire Zuckerberg dalla lista di Forbes.
La bolla Facebook è stata gonfiata quando William Gates, proprietario di Microsoft, nell'ottobre 2007 ha acquisito una partecipazione del 1,6% per la cifra di 240 milioni di dollari. Ciò ha portato ritenere che se l'1% di Facebook costava 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% sarebbe stato pari a 15 miliardi di dollari, ma l’inganno finì per sgonfiarsi. La questione fondamentale è che Facebook esiste grazie ad un investimento di capitali a rischio da parte della CIA.
Nel 2009, i media non hanno lesinato nella "propaganda informativa" la celebrazione del culto di Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore vincente, ma la reiterata diffusione di questa "notizia" non ha sortito l'effetto di far sì che la rivista "Forbes" lo mantenesse nella versione 2009 della sua classifica (1). Il giovane prodigio era scomparso dalla lista, nonostante l'intensa campagna della CNN e dei principali media mondiali che riflettono gli interessi di Wall Street. "Forbes" è come l'Oscar delle grandi imprese e gonfia o sgonfia il valore delle azioni.
Secondo un'inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel 2008 dal The Guardian (2) e commentata da alcuni media indipendenti di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione sulla grande stampa, la CIA ha investito su Facebook molto prima che diventasse uno dei più popolari social network di Internet. La propaganda aziendale ha fatto sì che il portale diventasse un sinonimo di successo sociale, popolarità e di buoni affari. Facebook è presentato come un innocuo sito web di reti sociali che facilita i rapporti interpersonali.
La sua popolarità fa leva sul fatto che i suoi circa 70 milioni di utenti aumenteranno a 200 milioni in tutto il mondo in un paio di anni, basandosi sulla migliore performance settimanale in cui ha acquisito fino a due milioni di nuovi utenti. Tuttavia, Facebook non convince tutti.
Critici e detrattori
"Chi non è su Facebook non sta da nessuna parte o è antisistema", dicono alcuni. È come avere una nuova immagine ma senza contenuto, per darsi importanza nel megacentro commerciale in cui si è trasformato Internet, in sostituzione delle vecchie piazze, dicono altri. La maggior parte dice che è uno strumento pragmatico per rincontrare i vecchi compagni d'infanzia e della giovinezza persi nei passaggi della vita. I suoi fautori di sinistra lo ritengono utile per promuovere la lotta contro la globalizzazione ed il coordinamento delle attività, come per le campagne contro le riunioni del G8.
Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come è stato utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata internazionale contro le FARC che nel 2008 ha segnato l'inizio dell’offensiva propagandistica contro la guerriglia e che continua tuttora. Ed è palese che Facebook sia stato strumentalizzato dalla CIA. Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com, "è in realtà un esperimento di manipolazione globale: [...] è un sofisticato strumento di finanziamento da parte della Central Intelligence Agency, CIA, utilizzato non solo per il reclutamento di agenti e la raccolta di informazioni su tutto il pianeta, ma anche per le operazioni sotto copertura".
A grandi linee Facebook è uno strumento di comunicazione che permette di contattare e archiviare indirizzi e altre informazioni di amici e familiari. Si tratta di una miniera di informazioni sulle amicizie dei suoi utenti, per enti come il Dipartimento per la Sicurezza degli Stati Uniti, e in generale per gli organismi dell'intelligence, dall'era Bush impegnati con pari entusiasmo nei confronti del "nemico" esterno ed interno.
Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie e liste dei loro articoli di consumo preferiti. Un messaggio da un amico li invita a registrarsi e a partecipare a Facebook. I dati personali, che di solito sono catturati da tutti i tipi di truffatori e clonatori di carte di credito, finiscono anche nel disco rigido dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti. Il sistema Beacon di Facebook compie un monitoraggio degli utenti e degli associati, compresi quelli che non sono mai stati registrati o che si disabilitano. Facebook è più pratico e veloce di InfraGard (2), ovvero le 23.000 microcomunità o "cellule" di piccoli commercianti-informatori, predisposto dal FBI per conoscere il profilo psico-politico della loro clientela.
Dal dicembre 2006, la CIA utilizza Facebook per reclutare nuovi agenti. Gli altri organismi pubblici per il reclutamento e l'assunzione sono tenuti a sottostare ai regolamenti federali, ma la CIA ha acquisito una libertà senza freni sotto l'amministrazione Bush, anche di torturare senza salvare le apparenze. "Non è necessario alcun permesso per inserirci nella rete sociale", ha detto la CIA.
Capitale a rischio CIA
Un allarme fondato sulla proprietà CIA di Facebook è stato lanciato dal giornalista britannico Tom Hodgkinson, e documentato in questo articolo “With friends like these ...” (Con amici come questi ...) pubblicato sul The Guardian del 14 gennaio 2008 (3). Egli dichiara che, dopo l'11 settembre 2001, è raddoppiato l'entusiasmo per l'alta tecnologia che aveva già catturato la comunità dell’intelligence statunitense quando due anni prima aveva creato il fondo di capitali "In-Q-Tel", per le opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.
Per il giornalista Hodgkinson, i legami di Facebook con la CIA passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre principali partner che ha investito nella rete sociale 12,7 milioni di dollari nell’aprile 2005, socio nel fondo di capitali Accel Partners, membro direttivo di giganti come Wal-Mart e Marvel Entertainment ed ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA), che si caratterizza nell’investimento sui giovani talenti.
"L'ultimo round di finanziamento per Facebook è stato condotto da una società finanziaria denominata Greylock Venture Capital, che ha immesso 27,5 milioni di dollari", ha scritto Hodgkinson. "Uno dei principali partner della Greylock si chiama Howard Cox, altro ex presidente della NVCA ed anche lui nel consiglio di amministrazione di In-Q-Tel".
"Che cosa è In-Q-Tel?" si chiede Hodgkinson, "Bene, che ci crediate o meno (e verificatelo sul loro sito web) è un fondo di capitali a rischio della CIA". Creato nel 1999, la sua missione è di "identificare e associarsi alle aziende che stanno sviluppando nuove tecnologie per contribuire a fornire soluzioni alla Central Intelligence Agency".
Il sito web di In-Q-Tel (4) raccomandato da Hodgkinson è molto esplicito: "Nel 1998, il direttore della Central Intelligence (DCI) ha individuato la tecnologia come una delle massime priorità strategiche, direttamente collegata al futuro progresso tecnico dell’agenzia, per migliorare le missioni di raccolta e analisi. La direzione del Dipartimento di Scienza e Tecnologia ha ideato un radicale progetto per la creazione di una nuova società che consentirebbe all’agenzia di migliorare l'accesso all'innovazione nel settore privato". Cristallino come l’acqua, ha dichiarato Hodgkinson.
Cancellarsi definitivamente è sempre più difficile.
Secondo le nuove condizioni d'uso, Facebook può fare quello che vuole delle informazioni immesse dagli utenti. Anche quando si cancellano.
Facebook ha modificato recentemente le Condizioni d'uso che gli utenti devono accettare al momento di creare l'account, arrogandosi in pratica il diritto di disporre a piacimento di tutti i contenuti (testi, immagini, filmati) inseriti dagli utenti, anche qualora questi decidano di cancellarsi definitivamente dal social network.
Chi si iscrive concede a Facebook il diritto "perpetuo, irrevocabile, non esclusivo, trasferibile" di usare in qualsiasi modo ("copiare, pubblicare, diffondere, conservare, rendere pubblico, trasmettere, modificare" e la lista è ancora lunga) le immagini, i testi e quant'altro possa essere catalogato sotto la dicitura "User Content", ossia praticamente qualunque cosa. Non solo: Facebook può anche concedere i contenuti in sub-licenza.
"Pazienza" - qualcuno potrebbe dire - "ci si può sempre cancellare". È vero, ma i contenuti potrebbero non scomparire insieme all'account.
Nella versione originale delle Condizioni d'uso c'erano un paio di righe che tutelavano certi diritti degli utenti: "Potete rimuovere i vostri Contenuti Utente dal Sito in qualunque momento." - si poteva leggere - "Se scegliete di rimuovere i vostri Contenuti Utente, la licenza concessa scadrà automaticamente, ma riconoscete alla Compagnia il diritto di conservare delle copie archiviate dei vostri Contenuti Utente".
Ora queste righe sono scomparse, la licenza non scade più e "The Company" non ha più bisogno di archiviare alcunché, dato che può fare quello che vuole con le informazioni immesse, che non saranno mai soggette all'oblio.
Per essere ancora più chiari, una lunga lista, rubricata sotto la voce "Termination and Changes to the Facebook Service", elenca tutto ciò che non svanisce con la chiusura dell'account e comprende pressoché qualunque attività un utente compia tramite Facebook.
In pratica i nuovi iscritti si consegnano completamente al social network che va tanto di moda e così fanno anche quelli vecchi, che a suo tempo avevano accettato le Condizioni originali.
Da sempre, infatti, le Condizioni d'uso prevedono una clausola che ne consente la modifica da parte della società senza la necessità di avvisare gli iscritti. Anzi, "Continuare a usare il Servizio Facebook dopo tali cambiamenti costituisce l'accettazione delle nuove Condizioni".
Esiste in realtà una possibilità per mantenere il controllo sulle informazioni immesse e sta nell'essere estremamente restrittivi per quanto riguarda le impostazioni sulla privacy.
Le Condizioni esplicitano infatti che l'unico limite che Facebook si autoimpone riguarda proprio quelle impostazioni: prima di cancellarsi, quindi, sarà utile regolarle. Dopo essere usciti dal social network tutto sarà di "proprietà" di Facebook.
Diffondere informazioni personali alla leggera è una pratica che prima o poi si paga: il mezzo va usato con consapevolezza per non doversene poi pentire in futuro e rischiare addirittura il posto di lavoro.
Il Garante per la protezione dei dati personali è preoccupato: secondo i rilevamenti del 13 gennaio scorso quasi sei milioni e mezzo di italiani sono rimasti affascinati da Facebook e non si rendono conto dei rischi che corrono regalando al mondo informazioni sensibili.
Per questo, in occasione della Giornata Europea per la privacy svoltasi mercoledì 28 gennaio, Francesco Pizzetti - presidente dell'Autorità Garante - ha deciso di fare chiarezza dando alcuni consigli.
In realtà il Garante non dice nulla di nuovo o sconvolgente: si tratta di raccomandazioni dettate dal buon senso e che implicano un uso cosciente del mezzo.
I comportamenti principali suggeriti agli utenti vanno dall'autogoverno (ossia pensarci bene prima di pubblicare dati personali) all'uso consapevole (ricordarsi che su quanto viene pubblicato, anche a causa dei motori di ricerca, non c'è praticamente nessun controllo: anche a distanza di anni ciò che si credeva cancellato può riemergere).
Pizzetti suggerisce poi di usare per i social network username e password diversi da quelli utilizzati per altri servizi (posta elettronica, accesso alla banca online), di non pubblicare informazioni personali relative a terzi senza il loro consenso (si rischiano guai anche dal punto di vista penale) e di informarsi sulle garanzie offerte dal fornitore del servizio, impostando al minimo la disponibilità pubblica di informazioni.
Anche chi gestisce i social network ha degli obblighi: deve adottare piattaforme che rispettano la privacy e informare gli utenti sulle conseguenze derivanti dalla pubblicazione dei dati personali; inoltre deve fare in modo che gli utenti possano decidere autonomamente il livello di visibilità del proprio profilo ed escludere dai motori di ricerca le informazioni inserite, a meno che non ci sia un consenso esplicito.
Chi seguirà queste semplici regole - dice il Garante - non rischierà di vedersi rifiutato un lavoro a causa di ciò che ingenuamente ha scritto su Facebook (pratica ammessa dal 35% delle aziende intervistate nel corso di una ricerca pubblicata sempre in occasione della Giornata della Privacy) né dovrà fare i salti mortali per cancellare quelle informazioni che non desidera siano più disponibili.
Secondo una ricerca inglese ci sarebbero ben quattro milioni e mezzo di ragazzi tra i 14 e i 21 anni che "rischiano di subire ripercussioni negative sul proprio futuro lavorativo determinato dalle tracce lasciate in Internet", ha affermato Mauro Paissan, componente dell'Autorità Garante. Quindi, massima attenzione su quello che si scrive, anche perché le mode passano.
"Accanto al crescente numero di utenti Facebook" - continua Paissan - "si registra un parallelo aumento delle richieste di uscita dalla Rete. Le persone che hanno già una propria visibilità tendono ora a chiamarsi fuori. Il non essere su Facebook diviene oggi segno di distinzione, il contrario di qualche mese fa".