I recenti dati Istat dimostrano che le politiche dell'austerità siano tutte da bocciare.
Disoccupazione: nel 2012 c'è
stato un incremento del tasso di disoccupazione (10,6%). Nel 2013 il
tasso di disoccupazione continuerà a salire (11,4%)
Prodotto interno lordo: per il 2012 l'Istat prevede una riduzione del prodotto interno lordo italiano pari al 2,3%, ossia non c'è crescita economica
Consumi: crollo dei consumi con una contrazione del 3,2%. Giustamente senza lavoro e senza produzione cosa c'è da consumare?
Tasse: +10,627 miliardi di euro di entrate tributarie rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Queste politiche di austerity basate
su tagli della spesa pubblica e aumento delle tasse non fanno altro che
condurre il popolo verso il baratro: disoccupazione e recessione
economica. Leggi tutto...
Vista l'enorme
crisi finanziaria ed economica vigente in Spagna, ci sono tre alternative. Una
è quella di continuare le politiche di austerità del governo del Partito
popolare, seguendo le istruzioni del Consiglio europeo (dominato da
conservatori e liberali), della Commissione Europea (di chiaro orientamento
conservatore neoliberista) e della Banca Centrale Europea (sotto l'enorme
influenza della Bundesbank, la banca centrale tedesca, che è stata definita
ironicamente e con ragionevole certezza, come il Vaticano del neoliberismo),
massima esponente del sistema bancario tedesco. Queste politiche conducono
inevitabilmente ad una situazione di recessione, rasentando la depressione per
molti anni. Il suo fulcro è un attacco frontale al mondo del lavoro, allo stato
sociale e alla democrazia.
L'evidenza di ciò
è forte e sconvolgente. La sua massima espressione è ciò che sta accadendo in
Grecia. Dietro questa strategia c'è il capitale finanziariario (che oggi domina
il comportamento, non solo finanziario, ma anche economico, nell'area
dell'euro) e il capitale delle grandi aziende. Questa opzione è, senza dubbio la peggiore. Aspettarsi che le politiche di quella che viene chiamata "austerità espansiva"
siano efficaci nello stimolare l'economia e uscire dalla recessione, appartiene all’ambitodel dogma neoliberista, accettato per molto tempo dalle sinistre
al governo che stanno portando la Spagna, l'Europa e il mondo al disastro.
Con l’aggravarsi della crisi della zona euro, il tema della sovranità e
l’ipotesi di una uscita dell’Italia solo dalla moneta unica per alcuni,
necessariamente anche dai Trattati europei ad avviso non solo nostro, si
stanno facendo strada pure in Italia, pur con percorsi e contenuti
molto diversificati. Purtuttavia, allo stato, ancora si veicolano
affermazioni catastrofiste, tanto perentorie quanto irrazionali, per
seminare paure, con l’Italia della lira –ancor più se sovrana a tutto
campo– data per travolta da uragani di svalutazione e quindi
d’inflazione (ma nel ’92, a seguito della svalutazione, secondo i dati
ufficiali l’inflazione calò), tempeste speculative, sconquassi sociali
propagandati come inimmaginabili, il tutto funzionale ad incassare un
consenso emotivo, il più largo possibile, sull’irreversibilità dell’euro
e sulle relative politiche d’accompagno.
La paura indotta tra la
popolazione sta servendo anche per indurla ad accettare alterazioni
profonde in senso ancor più autoritario ed oligarchico dei preesistenti
assetti economici, sociali, politici, e a far passare politiche non
esclusivamente economiche, che di fatto stanno acuendo la subalternità
dell’Italia ad una gerarchia di decisori con in cima quelli d’ultima
istanza, i centri strategici situati negli States, regolatori del polo
capitalistico “occidentale”. Il tempo della convergenza di interessi tra
Stati Uniti e Germania, con quest’ultima che vide nell’euro
l’opportunità di indebolire gli Stati europei e consolidare un ruolo
politico da semipotenza globale, è in via di esaurimento e a Berlino si
dovrà sciogliere il nodo se accontentarsi di un ruolo regionale ben
delimitato oppure no, con relativi passi. Leggi tutto...
Dal colpo
di Stato del 1954 fino alla lotta contro il narcotraffico, passando per
il dominio delle multinazionali, Luis Solano traccia per noi quasi
sessanta anni d'ingerenza degli Stati Uniti in Guatemala. L'economia del Guatemala è, attualmente e
storicamente, interamente orientata verso la soddisfazione del mercato
estero (miniere, dighe, call center, agro-esportazione, turismo,
petrolio, maquiladoras…). Come si spiega? Dal governo di Alvaro Arzú, (1996-1999), si è
assistito ad un cambio di direzione negli investimenti privati interni
ed esteri a favore dei settori economici legati all'industria
estrattiva, alla produzione di energia, all'agro-export e ai servizi.
Questo cambiamento è avvenuto dopo la firma degli Accordi di pace del
1996, accordi che hanno aperto una porta alla stabilità politica per gli
investitori. Questa è una delle spiegazioni principali del perché era
così importante porre fine alla guerra contro-insurrezionale.
Con l’implementazione del “nuovo
concetto strategico”, l’Alleanza Atlantica ha “superato” i vincoli
fissati dall’articolo 5 dello Statuto estendendo il proprio campo
operativo, che originariamente era circoscritto alla zona settentrionale
rispetto al Tropico del Cancro confinata ai limiti territoriali dei
Paesi membri, al mondo intero, trasformandosi pertanto in una immensa
impresa militare capace di sfoggiare un impareggiabile fatturato.
Le
spese sostenute nel 2011 dai 28 Stati membri ammontano a 1.038 miliardi
di dollari. Una cifra equivalente al 60% della spesa militare mondiale
che, integrata con altre voci di carattere militare, copre i due terzi
della spesa militare planetaria. Nel corso dell’ultimo decennio,
tuttavia, la spesa statunitense è passata dal 50 al 70% circa della
spesa complessiva, mentre quella europea è progressivamente calata. Per
questa ragione il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen
ha evidenziato, nel corso del vertice dell’Alleanza Atlantica tenutosi a
Chicago nel maggio 2012, il fatto che qualora il divario di capacità
militari tra le due sponde dell’Atlantico dovesse allargarsi
ulteriormente, «rischiamo di avere, a oltre vent’anni dalla caduta del
Muro di Berlino, un’Europa debole e divisa»(1).
Terrificanti dettagli dal nuovo reportagedel Washington Post
sul programma dell’amministrazione Obama di uccisioni contro obiettivi
determinati dai droni, e sulla lista di omicidi - pardon, la “scheda
degli smaltimenti“ (“disposition matrix” nell’originale, NdT) - approvata da Obama che ne indica gli obiettivi. Abbiamo una lista di omicidi mirati con un nome orwelliano: «Nel
corso degli ultimi due anni, l’amministrazione Obama ha segretamente
sviluppato un nuovo programma per la caccia ai terroristi, una lista di
obiettivi di nuova generazione definita “scheda degli smaltimenti”. La
matrice contiene i nomi dei sospettati di terrorismo all’interno di un
elenco che tiene anche conto della scheda delle risorse da mettere
insieme per rintracciarli, inclusi capi d’accusa occulti e operazioni
clandestine. I funzionari USA hanno affermato che questo database è
stato progettato per andare oltre le attuali liste di omicidi mirati,
attraverso la mappatura di piani per lo “smaltimento” di sospetti che
sono fuori dalla portata dei droni americani.»
La lista attuale è intesa come un punto di partenza, e ci accompagnerà per lungo tempo: «Nonostante la matrice sia un work in progress, lo sforzo per realizzarla riflette una realtà in via di consolidamento fra i ranghi delle forze antiterroristiche della nazione: le
guerre convenzionali degli Stati Uniti sono agli sgoccioli, ma il
governo prevede di continuare ancora per anni ad aggiungere nomi sulle
liste delle uccisioni mirate o delle catture da effettuare.»
Russell Means, nella sua lakȟótiyapi (idioma Lakota) di nome Oyate Wacinyapin (Colui che Lavora per il Popolo) “l’Indiano d’America più famoso dai tempi di Toro Seduto e Cavallo Pazzo” secondo il L.A. Times, è morto lunedì 22 ottobre, all’età di 72 anni.Da lungo tempo si è battuto per rivendicare i diritti naturali degli Indiani USamericani, da Alcatraz (1969) a Wounded Knee (1973), a The Longest Walk (1978) fino alla Repubblica di Lakotah, che ha proclamato nel 2007.Questo è il suo più famoso discorso, pronunciato nel luglio 1980, davanti a diverse migliaia di persone che aveva convocato da ogni parte del mondo in occasione del “Black Hills International Survival Gathering”, il Raduno internazionale per il salvataggio delle colline Black Hills del South Dakota. Di Oyate WacinYapin aka Russel Means L’unica possibile apertura di una dichiarazione
come questa è che detesto la scrittura. Il processo in sé incarna il
concetto europeo di “pensiero legittimo”: ciò che è scritto ha
un’importanza che è negata al parlato. La mia cultura, la cultura
Lakota, ha una tradizione orale, quindi di solito mi rifiuto di
scrivere. Questo è uno dei modi in cui il mondo bianco distrugge le
culture dei popoli non europei, attraverso l’imposizione di
un’astrazione sul rapporto parlato di un popolo. Quindi, quello che leggerete qui non è quello
che ho scritto. È quello che ho detto e che qualcun altro ha scritto. Ho
permesso questo perché sembra che l’unico modo per comunicare con il
mondo bianco sia attraverso le foglie secche, morte, di un libro.Non mi importa se le mie parole arrivano ai bianchi o meno. Loro
hanno già dimostrato con la loro storia che non sono in grado di
sentire, non possono vedere, ma possono solo leggere (ovviamente, ci
sono delle eccezioni, ma le eccezioni confermano solo la regola).
Sono più preoccupato di farmi sentire dalla gente indiana
americana, studenti e altri, che hanno cominciato a farsi assorbire dal
mondo bianco attraverso le università e altre istituzioni. Leggi tutto...
DiLoretta Napoleoni - Cado In Piedi Stanno trasferendo il debito pubblico italiano dalle banche straniere alle nostre. E quando questo sarà interamente nei nostri istituti di credito, il default lo pagheremo solo noi. Oggi lo spread non ha il significato che aveva due anni
fa, o anche un anno fa, per il semplice fatto che la maggior parte del
debito pubblico italiano è stata sottoscritta dalle banche italiane. Leggi tutto...
"Il futuro appartiene alle persone che vedono le possibilità prima che diventino ovvie"(Theodore Levitt)
Per Buono Locale SCEC,
denominato anche semplicemente SCEC, si intende quella riduzione di
prezzo che gli associati al circuito nazionale di Arcipelago SCEC
decidono di riconoscersi reciprocamente e liberamente. All’atto
dell’associazione il socio ordinario, colui che offre beni o servizi,
comunica la percentuale di riduzione che offrirà ai soci nell’esercizio
della propria attività. Questa riduzione di prezzo è simboleggiata dal Buono Locale SCEC dove SCEC è l’acronimo di Solidarietà ChE Cammina.
Il Buono Locale SCEC ha un rapporto di 1:1 con l’euro, ma non è
convertibile, rappresentando solo la riduzione di prezzo offerta agli
associati. I buoni scec fanno aumentare il potere d’acquisto di
chi li usa, facendoci diventare un po’ più liberi dalla dipendenza del
denaro e a medio termine possono far aumentare la ricchezza di un
territorio.
A dare retta ai telegiornali ed ai quotidiani, sembrerebbe che la gara
fra Bersani e Renzi sia storicamente più decisiva dello scontro fra
Cesare e Pompeo. Quanto poi una maggioranza parlamentare o l'altra siano
in grado di cambiare realmente qualcosa, lo si è potuto accertare nei
giorni scorsi, quando il generale De Bertolis ha tranquillamente ammesso
di aver dato numeri falsi alla Camera a proposito del costo dei caccia
F-35. Rispetto agli ottanta milioni di euro ad aereo che erano stati
annunciati, già si prospetta un "ritocco" a centoventisette milioni
cadauno, anche se il generale promette che dopo il cinquantacinquesimo
esemplare i costi scenderanno a sessanta milioni. Un affare. [1] Comidad
Il parlamento ha finto ancora una volta di crederci. Si potrebbe
giustamente osservare che in materia di spese militari il parlamento si è
sempre lasciato prendere in giro senza protestare, e che basi militari
USA e NATO sono sorte senza neppure avvertire lo stesso parlamento.
Tutto vero, ma ciò non toglie che la vicenda degli F-35 rappresenti
quello che negli anni '70, con reminiscenze hegeliane, si soleva
chiamare un "salto di qualità".
Negli stessi giorni in cui Bersani va predicando che bisogna far tutto
rispettando i famosi "saldi", fa comunque un po' di impressione sapere
che il bilancio dello Stato ha al suo interno una sorta di buco nero
istituzionalizzato, vincolato a sua volta a quel feticcio indiscutibile
costituito dagli "obblighi NATO".
Mario Draghi puo' imporre non solo i tassi ma le riforme politiche e
fiscali ai singoli paesi. Oggi torna al Bundestag a difendere il piano
sui bond: "è necessario". Giallo su motivi che hanno spinto il
Parlamento tedesco a tenere l'audizione a porte chiuse. Wall Street Italia Ben Bernanke, ormai giunto al crepuscolo della sua carriera, potrebbe
essere insignito dello scettro dell'uomo piu' potente nei mercati
finanziari internazionali. Se non fosse per il presidente della banca
centrale europea Mario Draghi, che con le sue mosse e dichiarazioni
forti ha dimostrato di saper andare contro la legge dei falchi della fortezza tedesca del Bundestag.
Anche i presidenti della Banca del Giappone e di quella d'Inghilterra
potrebbero essere presi in considerazione in una eventuale classifica
delle persone piu' potenti nell'economia mondiale. Cosi' come di diritto
dovrebbe esserlo il dirigente numero uno di Goldman Sachs, che insieme a una ristretta cerchia di investitori di primo piano come Warren Buffett, o il ministro saudita del Petrolio, esercitano giocoforza una grande influenza sui mercati.
Questa mattina alle 6 l’unità di crisi della Farnesina ha contattato
la moglie di Marco Ramazzotti Stockel , sequestrato ieri mattina dalla
Marina Israeliana in acque internazionali mentre navigava a bordo di
Estelle diretto a Gaza. Ore di angoscia ieri dovute a nessuna notizia su
Marco e gli altri passeggeri di Estelle dal momento del sequestro fino a
questa mattina in cui è stato comunicato l’arrivo imminente di Marco a
Fiumicino. Denunciamo che Israele, dopo aver “rapito” Marco non ha mai
comunicato notizie dirette al console italiano, ai familiari o alla
nostra organizzazione per rassicurare sullo suo stato di salute. ISM L’unità
di crisi della Farnesina in contatto con la moglie di Marco non ha
saputo dare informazioni precise su di lui fino a questa mattina. Israele ha solo emesso agenzie stampa in cui parlava di abbordaggio
pacifico,
Domanda da 10 Milioni di Euro – “Chi comanda a Brussel?” Di certo non Van Rompuy e nemmeno Barroso, dato che questi due
pupazzi non sanno nemmeno muovere un dito o alzare la voce nei confronti
del governo Israeliano, specialmente in direzione di Liebermann o
Netanjahu. Questi due spocchioselli si son presi la licenza di prendere per il
fondello tutti i cittadini Europei grazie ai loro lecca fondelli messi a
gestire quella che doveva essere una Europa Unita, in Democrazia,
libertà, uguaglianza e fraternità, cosa che nemmeno la Francia è stata
capace di mantenere nonostante queste parole sono scritte a GRANDI
caratteri nella loro costituzione.
Comunque sia, di certo al Parlamento Europeo non mancano persone
oneste che hanno al cuore l’Europa dei cittadini, l’Europa che vuole
essere all’altezza di quello che è stato promesso ai suoi cittadini, una
Europa capace di aiutare altri popoli in difficoltà e specialmente il
Popolo Palestinese che da anni è sotto barbaro attacco da parte del
governo israeliano, che invece di non essere tale e quale a quelli che
loro definirono “Assassini” compiendo il loro Olocausto, stanno facendo
ancor di peggio, lo stesso sistema, stessi metodi di tortura e
uccisioni, stesso modo di disinformare chi vuol sapere la verità, c’è da
chiedersi se questi non sono i figli di coloro che loro stessi hanno da
decenni incolpato di genocidio e di aver attuato il tanto sbandierato
Olocausto sulla pelle dei cittadini con religione Ebraica? Qualcosa non
quadra con quello che viene ancor oggi scritto e diffuso e con quello
che il governo Israeliano sta attuando contro i Palestinesi e contro chi
cerca di aiutarli.
Non c’è solo la Grecia a testimoniare il fallimento dell’Europa di
Maastricht. Quello è il caso più acuto, più estremo, che rimbalza sui
media quotidianamente, per ammonire gli altri paesi europei su quale
potrebbe essere il loro destino qualora decidessero di non bere più
l’amara medicina prescritta dai burocrati dell’Unione. “Si potrebbe
finire come la Grecia”, sentiamo ripetere in continuazione. E
perché proprio come la Grecia e non come la Spagna? Oppure come il
Portogallo, la Slovenia, la Romania, Cipro, la Polonia, l’Irlanda, la
stessa Francia? Perché no, come l’Italia, giustappunto. Per rispondere a
questa domanda dobbiamo per prima cosa chiarirci le idee su cosa
intendiamo col termine “crisi”. Ingenuamente abbiamo preso per buona la
storiella che la “crisi” era quella del debito pubblico, dei cosiddetti
spread: siamo in “crisi” perché paghiamo più interessi sul nostro debito
rispetto alla Germania. Questa la spiegazione che ci hanno dato a
Bruxelles ed a Francoforte, poi anche a Roma. Tradotto: ci vogliono più
soldi del bilancio statale per pagare gli interessi a coloro che ci
prestano i soldi, perciò dobbiamo stringere la cinghia. Più tasse e meno
reddito per recuperare quattrini da dare a chi investe sui nostri
titoli di stato. Leggi tutto...
1. Repressione finanziaria come
situazione e come regime giuridico. 2. Una lunga stagione di repressione
finanziaria. 3. Contro la cancellazione del debito pubblico. 4. La
giustizia del regime di repressione finanziaria. 5. Il regime giuridico
italiano di repressione finanziaria. 6. Conclusioni e proposte.
1. Repressione finanziaria come situazione e come regime giuridico.
Repressione finanziaria è espressione sconosciuta ai più.
Nell’uso volgare indica due diversi fenomeni: una situazione, creata da un’azione politica; e l’azione politica che la genera. Con la formula “azione politica” alludo all’emanazione
e alla vigenza di un insieme di norme giuridiche volto a reprimere la
redditività del capitale finanziario messo a rendita.
Repressione finanziaria è la situazione
in cui il risparmio non genera rendite, o meglio genera rendite molto
basse, inferiori al tasso d’inflazione. Leggi tutto...
DiHiginio Polo El Viejo Topo Adesso è evidente
che il capitalismo è un virus letale, in azione, che uccide. Un virus
che infetta tutti gli organismi, dagli esseri viventi all'economia, dai
mezzi di comunicazione alle istituzioni chiamate democratiche.
L'economia capitalistica ha divorato
i soldi della criminalità. Gli introiti derivanti dal traffico di
droga, dalla tratta e vendita di esseri umani, dalla prostituzione, dal
gioco d'azzardo e casinò, dall'estorsione mafiosa, dalla vendita
clandestina di armi da parte dei trafficanti, dal furto truccato delle
proprietà pubbliche, da anni ingrassano i tubi del sistema: dalle
banche svizzere, fino alle entità finanziarie nordamericane e europee,
passando dai criminali dei paradisi fiscali, il sistema finanziario
internazionale si alimenta dal "lavaggio" di denaro del crimine. La
mafia è arrivata ad avere ministri nei governi, come in Italia, e
controlla una parte significativa dell'economia del paese. La mafia
siciliana, napoletana, così come quella nordamericana, russa, francese,
giapponese o jugoslava si relazionano con le grandi banche e
istituzioni finanziarie, e gli organismi che dovrebbero controllare e
garantire i metodi onesti, chiudono gli occhi di fronte a questa
realtà. Ci sono settori in cui si è giunti ad una situazione di
emergenza: in Bulgaria, l'ex capo dei servizi segreti ha dichiarato:
"Ci sono paesi che hanno la mafia. In Bulgaria, la mafia ha un paese".
In Kosovo, questa caricatura di paese, il principale capo mafioso è il
presidente, Hashim Thaçi, che è un trafficante di droga, prostitute e
organi umani ed è un protetto di Washington. Leggi tutto...
Fabrizio Tringali, autore insieme a Marino Badiale di "La trappola
dell'euro", con la prefazione di Alberto Bagnai, spiega perché è stata
perseguita la moneta unica, in Europa, nonostante gli economisti
sapessero fin dall'inizio che sarebbe stata una catastrofe.
Buongiorno a tutti. Sono Fabrizio Tringali e sono l'autore di un libro
uscito da poco sull'euro e sull'Unione Europea; il titolo del libro è
“La trappola dell'Euro. Le cause, la crisi, le conseguenze e la via
d'uscita”, scritto insieme a Marino Badiale che insegna matematica
all'Università di Torino. Sono molto grato a Claudio Messora per avermi dato la possibilità di
raccontarvi qualcosa, rispetto alla crisi che stiamo vivendo, che spero
possa esservi utile, affrontando anche qualche aspetto che magari finora
non è stato del tutto affrontato.