Il rischio paese è un indicatore che permette di valutare lo stato di salute finanziario di un paese in base agli impegni di debito che ha contratto, cioè la sua capacità o incapacità di pagare. Nel caso venezuelano è la banca statunitense JP Morgan che elabora questo indice - denominato EMBI -, incentrato principalmente sui mercati emergenti.
Ci sono altri indicatori - come il Credit Default Swap, elaborato dalla banca tedesca Deutsche Bank - che valuta anche la capacità di pagamento di un determinato paese e il rischio d’investimento.
Secondo i punteggi dell'indice (dal più basso al più alto), la credibilità finanziaria, la capacità di pagare e la salute finanziaria variano. La base del calcolo per determinare questi fattori è la relazione del debito estero con il Prodotto Interno Lordo (PIL), cioè la capacità che ha l'economia di ottenere le risorse necessarie per affrontare gli impegni assunti dal paese.
Visione della gestione del potere di Bankitalia al Governo
La segreteria del Ministro non può avere rapporti con la struttura stabile del Ministero, ha la funzione di tenere i rapporti tra il Ministro e la politica del territorio. Il Gabinetto del Ministro è l’unico deputato ad avere rapporti con il segretario Generale del Ministero o con i capi Dipartimento per comunicare gli indirizzi del Ministro o del Sottosegretario. La contabilità finanziaria è regolata per legge con i capitoli di spesa. I capitoli di spesa sono assegnati e gestiti dai Direttori funzionari pubblici (burocrati) non scelti dalla politica ma vincitori di concorsi e protetti dalle associazioni sindacali, il Ministro può solo chiedere al Capo di Gabinetto di spostare un direttore ad altra direzione motivando la richiesta e il dirigente può fare ricorso alla Corte dei Conti (se è un Ministro capace riesce a fare lo spostamento anche dopo un anno)
Diciamolo: nell’economia internazionale odierna, sempre più complessa e interdipendente, la sovranità nazionale è diventata irrilevante. La crescente globalizzazione economica ha reso i singoli Stati sempre più impotenti nei confronti delle forze del mercato. L’internazionalizzazione della finanza e la sempre maggiore importanza delle multinazionali hanno eroso la capacità dei singoli stati di perseguire autonomamente delle proprie politiche sociali ed economiche – in particolare quelle di tipo progressista – e di assicurare la prosperità ai propri popoli. Pertanto, la nostra unica speranza di conseguire qualsiasi cambiamento significativo è che i paesi “mettano insieme” le loro sovranità e le trasferiscano ad istituzioni sovranazionali (come l’Unione europea) che siano abbastanza grandi e potenti da far ascoltare la loro voce, riconquistando così a livello sovranazionale la sovranità persa a livello nazionale.
Sono un italiano: fin qui, nessuna colpa. Appartengono alla “classe 1984”: nemmeno questa una colpa. Una “sfiga” forse si: quella di appartenere ad
una generazione di mezzo, quella generazione “Y” nata a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90: né “figli dei fiori” (per lo più
“figli di papà” in lotta per superbi ideali, almeno finché non entrati in banca o ottenuto un posto fisso); né figli della
globalizzazione (svezzati a pane e smartphone e quanto mai “cittadini del mondo”). Una generazione “ibrida” cresciuta
in un mondo jurassico ormai estinto, dopato da un benessere diffuso e indottrinato dal mito della crescita felice.
“Studia e farai strada”, dicevano in tanti; “una laurea in Legge è meglio di un’assicurazione sulla vita”,
aggiungevano altri. Ed eccomi qui, a 33 anni, crocifisso dal mercato del lavoro, con una Laurea (cum Laude) in tasca e
tanti sogni in un cassetto che non si aprirà mai… Il miraggio resta sempre lo stesso: né la fama, né il successo, né la
ricchezza, nemmeno il famigerato “posto fisso”… Semplicemente un lavoro, un dignitosissimo lavoro, che consenta
finalmente di esclamare: “ce l’ho fatta!”.
Non c’è mai stato niente di simile: un impero ha promesso una terra, che non aveva ancora conquistato, a un popolo che non vi viveva senza chiederlo agli abitanti.
Non c’è altro modo per descrivere il colonialismo temerario e incredibile della dichiarazione Balfour. I primi ministri di Israele e Gran Bretagna celebreranno l’enorme successo sionista questa settimana. Cento anni di colonialismo, prima inglese e poi, ispirato da esso, israeliano si è realizzato a scapito di un altro popolo. Questo è il suo infinito disastro. La dichiarazione di Balfour avrebbe potuto essere un documento giusto se avesse promesso di trattare nello stesso modo sia le persone che sognavano la terra sia le persone che vi abitavano, ma la Gran Bretagna ha scelto i sognatori, quasi nessuno dei quali viveva nel paese, non i suoi abitanti vissuti lì da centinaia di anni e che costituivano la maggioranza assoluta. Non ha concesso loro alcun diritto nazionale. Così la Gran Bretagne ha seminato i semi della calamità i cui frutti velenosi stanno mangiando entrambi i popoli. Questa non è una causa da festeggiare piuttosto, nel 100° anniversario della dichiarazione, ci dovrebbe essere una richiesta per riparare un’ingiustizia mai riconosciuta né dalla Gran Bretagna né da Israele.
Per lungo tempo si sono potute distinguere le valute del mondo in tre distinte categorie: (i) la moneta leader, tipicamente appartenente alla potenza imperialista principale, oggi gli Stati Uniti, considerata "buona come l'oro" dai possessori dei patrimoni mondiali; (ii) le altre valute della metropoli imperialista in base alle quali i possessori di patrimoni mondiali detenevano parte della loro ricchezza, ma che, proprio per non essere considerate "buone come l'oro", dovevano mantenere un certo valore stabile nei confronti della moneta principale attraverso il perseguimento di appropriate politiche macroeconomiche, comprese le politiche di contrattazione nei rispettivi paesi; e (iii) le valute del terzo mondo che, a prescindere dalle politiche macroeconomiche perseguite, erano destinate generalmente al deprezzamento nel tempo del loro valore relativo nei confronti dei suddetti due gruppi di valute, sia in termini nominali che in termini reali (anche quando fossero presi in considerazione i tassi differenziali di inflazione tra questi paesi e le economie metropolitane); per cui i possessori di patrimoni evitavano di detenere una parte della loro ricchezza in quelle valute e se i ricchi locali dei paesi in parola, lo hanno fatto, ciò è dovuto a inerzia o coercizione (ossia l'esistenza di un sistema di controlli che ponevano restrizioni allo spostamento della ricchezza all'estero).
Lo sviluppo di eventi in Catalogna sta generando molte
discussioni sulla leicità, legittimità o legalità di alcuni atti, sia da parte
del governo catalano che da quello spagnolo. Si discute, ad esempio, se il
governo agisce unilateralmente o lo fa con l'approvazione di giudici o
tribunali, si discute anche se azioni giudicate illegali da parte dei
giudici raggiungono la legittimità quando sono supportate da centinaia di
migliaia di persone in strada. Tutto questo, ovviamente, è passato
attraverso i media, che sono il filtro con il quale i cittadini vedono la
realtà da molto tempo.
Questi
elementi mi fanno percepire alcune somiglianze con il Venezuela che vale la
pena analizzare, tra le altre cose, ed evidenziare i due pesi e due
misure di molti. Tuttavia, ci sono alcuni elementi diversi che
dobbiamo anche prendere in considerazione. Vediamoli.
La Banca centrale europea (BCE) ha tratto buon profitto dalle sue partecipazioni al debito pubblico greco, secondo un documento visionato dal Financial Times.Una risposta scritta alla richiesta di un parlamentare greco ha dimostrato che la banca ha raccolto 7,8 miliardi di euro di pagamenti di interessi nel periodo tra il 2012 e il 2016 sui titoli di stato greci acquisiti nell'ambito del programma Securities Market Programme (SPM) Gli utili sono di solito ridistribuiti tra le 19 banche centrali dell'area euro. Nel 2016, la BCE aveva raccolto più di 1,1 miliardi di euro di pagamenti di interessi sui titoli greci sui circa 20 miliardi di euro di bond da essa detenuti, secondo il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung. Un'analisi della Jubilee Debt Campaign stima che l'altro creditore della Grecia, il Fondo Monetario Internazionale, aveva collezionato 2,5 miliardi di euro di guadagno sui suoi prestiti al paese.
I banchieri centrali non hanno mai fatto tanti danni all’economia mondiale quanti ne hanno fatti in questi ultimi dieci anni. Possiamo anche dire che finora non hanno mai avuto tanto potere per farlo. Se i loro predecessori avessero avuto questo potere … chissà? Comunque, l’economia globale non è mai stata più interconnessa come lo è oggi, soprattutto per effetto dell’avanzamento del globalismo, del neoliberalismo e forse anche della tecnologia.
Ironia della sorte, tutti e tre questi fattori vengono continuamente magnificati come forze del bene. Ma gli standard di vita per molti milioni di persone in Occidente sono scesi – o sono pieni di incertezze – mentre milioni di cinesi ora hanno un livello di vita migliore. Alle persone in occidente hanno detto di guardare a questo come ad uno sviluppo positivo; dopo tutto, permette di comprare prodotti che costano meno di quelli che produrrebbero le industrie nazionali.
Nella prima parte della mia inchiesta dedicata alla vaccinoprofilassi ed in particolare alla questione delle reazioni avverse, ho diffuso la intervista con la dottoressa Hiroko Mori, che in passato è stata a capo della Sezione Malattie Infettive dell'Istituto di Salute pubblica del Giappone. La questione della vaccinoprofilassi è un tema molto delicato, perché diritti individuali si scontrano con l'interesse della collettività, la cui salute viene tutelata dalle Autorità sanitarie e dal Legislatore, che in Italia impone una vaccinazione obbligatoria (a differenza della Germania, e del Giappone, dove non c'è obbligatorietà, come già da me ricordato nella prima parte della inchiesta). Nondimeno, la vaccinoprofilassi, essendo un atto medico che prevede la somministrazione di un farmaco quasi sempre nel sangue (ad eccezione di quelli somministrati oralmente), non è esente da rischi. Fortunatamente il mercurio – in passato usato come componente/ingrediente di un conservante (il thimerosal) – è stato ridotto od eliminato da molti vaccini negli ultimi anni (eliminato soprattutto in quelli ad uso pediatrico). In alcuni è contenuto solo in tracce. Ma l'alluminio - invece - continua ad essere frequentemente usato, purtroppo, poiché esso ha la funzione di potenziare l'efficacia della risposta immunitaria (è contenuto nei sali di alluminio, come adiuvante immunologico). Il suo impiego si accompagna talvolta all'insorgenza di sospetti effetti collaterali.
A fronte della estesa e martellante campagna di informazione quasi a senso unico portata avanti negli ultimi mesi da mass media, da autorità istituzionali, da compagini politiche nazionali e regionali (con pochissimi distinguo) sulle vaccinazioni e tutti i loro benefici (che esistono), e sulla responsabilità genitoriale invocata per rispondere alla salvaguardia della sanità pubblica, ho deciso di intervistare personalmente la d.ssa Hiroko Mori, un medico che per anni è stato a capo della Sezione Malattie infettive dell'Istituto di Sanità Pubblica del Giappone. Un importante ruolo governativo quello ricoperto dalla Mori, che ha raggiunto dopo anni di lavoro in veste di ricercatrice scientifica. La d.ssa Hikoro Mori, oggi anziana ed in pensione, pone l'accento soprattutto nel valutare il rapporto rischio /beneficio della cosiddetta profilassi vaccinale, e mette in guardia il pubblico nel non sottovalutare il rischio delle reazioni avverse (che esistono anch'esse) ai vaccini, una realtà documentata scientificamente e che tocca da vicino soprattutto le famiglie dei Paesi avanzati, dove le condizioni igienico-sanitarie ed i livelli di nutrizione sono nettamente migliori rispetto a Paesi in via di sviluppo.
Un anno e mezzo fa ho scritto che il re Filippo VI promuoverebbe un referendum sulla Catalogna per "giustificare il suo regno". Era la cosa intelligente e ciò che i suoi consiglieri gli avrebbero consigliato. Un re che nessuno ha votato ha bisogno di mettere la sua leadership su qualcosa che va poco oltre l'essere un Borbone, figlio di suo padre e erede nel XXI secolo di un posto di lavoro fisso in politica grazie, vale la pena ricordarlo, al colpo di Stato del 1936. Ma proprio come Rosa Díez (1) - ogni giorno più vociferante - si sparò nel piede nel giorno in cui lei stessa rinunciò all'alleanza con Rivera (2), Felipe VI ha deciso di gettarsi nelle braccia del partito più corrotto in Europa e responsabile del disordine in cui siamo. Durante i giorni dell'assalto al Palazzo della Bastiglia, Luigi XVI, annoiato, scrisse nel suo diario: "niente, niente, niente". Un problema non piccolo per i re è che finiscono per credere di essere re. E dimenticano che la gente può accettare un regno solo se capisce che serve a qualcosa.
Nel corso della campagna elettorale culminata con il successo delle forze bolivariane (18 regioni su 23), le reti sociali sono state il terreno privilegiato, direi esclusivo, riservato al container dei variegati segmenti oppositori. Per essere più esatti, sia Facebook che Instagramerano proibiti ai video o agli spot pubblicitari del Polo Patriottico e del Partito Socialista unito del Venezuela (PSUV). Accettavano e trasmettevano soltanto materiali dei leaders ed organizzazioni anti-governative, sino al punto che hanno negato la possibilità di replicare ai contenuti diffamatori o non corrispondenti alla verità. La faziosità è arrivata a negare al Presidente Maduro sotto attacco, o alle istituzioni legali d'un Paese sovrano, il diritto di espressione per difendere la propria onorabilità. I propietari delle "reti sociali" hanno preferenze di classe, agiscono come "attore politico" e si ergono al di sopra e al riparo di ogni legge.
In questi giorni abbiamo assistito al più grande incendio della storia della California, con fiamme indomabili che hanno distrutto 3500 abitazioni, ucciso 23 persone e provocato più di 670 dispersi. Un fatto che ha dell’incredibile se pensiamo che il rogo si è consumato nella moderna California, dove di certo non mancano i mezzi per spegnere un incendio e dove possono facilmente arrivare aiuti dal resto degli Stati Uniti. I roghi infatti, sembrano possedere una forza implacabile e come dimostra un documento video pubblicato dal Corriere della Sera,un albero è stato addirittura filmato mentre bruciava dall’internosenza produrre fumo e senza consumarsi come accade normalmente agli alberi durante i comuni incendi.
I più religiosi lo hanno subito soprannominato l’albero del diavolo ma belzebù non c’entra affatto e secondo alcuni, la spiegazione del fenomeno si troverebbe nel particolare tipo di legno dell’albero. Questo fatto anomalo in realtà, ricorda da vicino i fenomeni di autocombustione di Caronia di Canneto (Sicilia)dove gli incendi divampavano da soli, all’improvviso e dall’interno degli oggetti (anche quelli normalmente non infiammabili) persino davanti agli uomini della protezione civile. La popolazione del luogo lanciò subito l’allarme e il gruppo di esperti interistituzionale (istituito con ordinanza emergenziale della Protezione Civile n. 3428 che prevedeva una collaborazione tra Stato Italiano e Regione Sicilia) che indagò sulla vicenda per mesi, escluse che potesse trattarsi di incendi dolosi, proponendo come spiegazione plausibile, l’origine artificiale dei fenomeni:
Tutti abbiamo visto in tv i terribili incendi che hanno colpito la California distruggendo case e vite, ma finito il disastro qualcuno ha fatto notare qualcosa di inquietante.
Le foto degli incendi mostrano l'alluminio fuso che corre lungo il marciapiede, mentre gli alberi di Pino "altamente infiammabili" hanno ancora foglie verdi !
Il legno non brucia e si consuma forse prima che un metallo si fonda?
Nella foto in alto in copertina un'auto è praticamente fusa in mezzo alla strada, ma a pochi metri di distanza troviamo dei vigneti perfettamente verdi, che, solo per il calore generato nelle vicinanze avrebbero dovuto bruciare o come minimo appassire...
L’eurocrisi sta entrato nell’ultima fase e, guardando indietro, si può finalmente afferrare il grande disegno nel suo complesso: tutte le tappe salienti dell’Unione Europea, dal Trattato di Maastricht all’imposizione dell’austerità, passando per la demolizione della Prima Repubblica ed il sostegno alle forze secessionistiche, sono riconducibili ad un solo, coerente, obiettivo. La fondazione degli Stati Uniti d’Europa, allargati all’intero continente, è stata scartata da anni, sempre che sia stata mai presa seriamente in considerazione. Dal 2011 in avanti, si persegue la nascita di un nocciolo federale circoscritto a Germania, Francia e realtà minori. Il destino dell’Europa meridionale è il default e lo smembramento, così da annettere alcuni territori agli USE: l’uscita dall’Unione Europea è l’unica salvezza per Italia e Spagna.
Tutto è finalmente chiaro: Macron, Monti e Bossi giocano nella stessa squadra
"Siamo un partito con una storia gloriosa e grande rispetto per i popoli, ma questo non giustifica lo stato di inerzia e di declino che ci troviamo ad affrontare. Un partito che non sa rinnovarsi nelle capacità di analisi ed azione è un partito destinato a morire". Abu Ali Mustafa, al-Hadaf - 31 luglio 2000
Qual è il principale contributo storico del leader martire Abu Ali Mustafa nel movimento di resistenza palestinese e di tutta l'area, e quello particolare all'interno del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il cui segretario generale è stato assassinato dai sionisti il 27 agosto 2001?
Quali sono gli elementi dell'automotivazione che hanno fatto di un ragazzo povero proveniente dal villaggio di Arraba (nel distretto occupato di Jenin) che lavorava nelle fabbriche di Haifa e che non ha completato la terza elementare, uno dei più importanti leader e rivoluzionari arabo-palestinesi del nostro tempo?
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas SankaraeBlaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza,ma è l’inizio anche di un mitoche ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
Nel 1492, i bianchi arrivarono a rubare le nostre terre.Poi (1538) ne arrivarono sempre di più e cercavano di sterminare i Paeces, Pijaos e Guambianos (1).Più tardi è venuto un uomo bianco chiamato Pedro de Añasco. Appena è venuto a rubare l'oro e la terra, ha cominciato uccidendo un figlio di una Cacica Páez (2)chiamata La Gaitana (3).
Nel 1886 arrivò l'invasione europea della chiesa nell'educazione, evangelizzando e riducendo la popolazione indigena, imponendo le proprie abitudini straniere, con i divieti sulle lingue native, le tradizioni e le pratiche della visione del mondo andino e il nostro rapporto con la Madre Terra.
Spezzarono la nostra cultura, colpendo i territori, distruggendo l'identità indigena, smantellando il tessuto sociale e culturale ancestrale.
In Colombia più di 200 lingue native sono state perse con l'arrivo degli spagnoli, sterminando i saperi ancestrali dei popoli nativi.
I capi dei servizi stanno convergendo su una sola strategia per il dominio militare: collegare tutto a tutto.
I capi delle forze aeree, della Marina, dell’esercito e dei marines stanno convergendo su una visione delle future forze militari: collegare ogni asset presente sul campo di battaglia globale.
Questo significa tutto: dai mitragliatori degli F-35 sulle cacciatorpediniere sul mare, alla difesa dei carrarmati che strisciano sulla terra, a ogni tipo di armi in tasca ai soldati. Ogni arma, veicolo e dispositivo collegati, che condividono dati, costantemente consapevoli della presenza e dello stato di tutti gli altri snodi di una rete veramente globale. L’effetto: un sistema nervoso cefapoloidale inimmaginabile armato con le armi più sofisticate del mondo. Il risultato : un enorme inimmaginabile sistema nervoso cefapoloidale che dispone delle più sofisticate armi del mondo. Negli ultimi mesi i Joint Chiefs of Staff USA si sono riuniti ed hanno concordato la più recente versione della loro strategia militare nazionale. A differenza delle precedenti, è segreta. Ma richiede una strategia di buy-in e collaborazione di tutti i servizi. Negli ultimi mesi, almeno due Joint Chief hanno parlato apertamente della direzione che, sorprendentemente è molto simile, che stanno prendendo le forze armate.