20 ottobre 2017
Gli incendi della California e l’albero del diavolo
I più religiosi lo hanno subito soprannominato l’albero del diavolo ma belzebù non c’entra affatto e secondo alcuni, la spiegazione del fenomeno si troverebbe nel particolare tipo di legno dell’albero. Questo fatto anomalo in realtà, ricorda da vicino i fenomeni di autocombustione di Caronia di Canneto (Sicilia) dove gli incendi divampavano da soli, all’improvviso e dall’interno degli oggetti (anche quelli normalmente non infiammabili) persino davanti agli uomini della protezione civile. La popolazione del luogo lanciò subito l’allarme e il gruppo di esperti interistituzionale (istituito con ordinanza emergenziale della Protezione Civile n. 3428 che prevedeva una collaborazione tra Stato Italiano e Regione Sicilia) che indagò sulla vicenda per mesi, escluse che potesse trattarsi di incendi dolosi, proponendo come spiegazione plausibile, l’origine artificiale dei fenomeni:
19 ottobre 2017
Incendi in California: Automobili fuse e alberi ancora verdi (Sic!)

Il legno non brucia e si consuma forse prima che un metallo si fonda?
Nella foto in alto in copertina un'auto è praticamente fusa in mezzo alla strada, ma a pochi metri di distanza troviamo dei vigneti perfettamente verdi, che, solo per il calore generato nelle vicinanze avrebbero dovuto bruciare o come minimo appassire...
18 ottobre 2017
“L’Europa a due velocità” passa per il sacco di Roma
L’eurocrisi sta entrato nell’ultima fase e, guardando indietro, si può finalmente afferrare il grande disegno nel suo complesso: tutte le tappe salienti dell’Unione Europea, dal Trattato di Maastricht all’imposizione dell’austerità, passando per la demolizione della Prima Repubblica ed il sostegno alle forze secessionistiche, sono riconducibili ad un solo, coerente, obiettivo. La fondazione degli Stati Uniti d’Europa, allargati all’intero continente, è stata scartata da anni, sempre che sia stata mai presa seriamente in considerazione. Dal 2011 in avanti, si persegue la nascita di un nocciolo federale circoscritto a Germania, Francia e realtà minori. Il destino dell’Europa meridionale è il default e lo smembramento, così da annettere alcuni territori agli USE: l’uscita dall’Unione Europea è l’unica salvezza per Italia e Spagna.
Tutto è finalmente chiaro: Macron, Monti e Bossi giocano nella stessa squadra
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Abu Ali Mustafa: Le lezioni del lavoratore rivoluzionario
"Siamo un partito con una storia gloriosa e grande rispetto per i popoli, ma questo non giustifica lo stato di inerzia e di declino che ci troviamo ad affrontare. Un partito che non sa rinnovarsi nelle capacità di analisi ed azione è un partito destinato a morire". Abu Ali Mustafa, al-Hadaf - 31 luglio 2000
Qual è il principale contributo storico del leader martire Abu Ali Mustafa nel movimento di resistenza palestinese e di tutta l'area, e quello particolare all'interno del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il cui segretario generale è stato assassinato dai sionisti il 27 agosto 2001?
Quali sono gli elementi dell'automotivazione che hanno fatto di un ragazzo povero proveniente dal villaggio di Arraba (nel distretto occupato di Jenin) che lavorava nelle fabbriche di Haifa e che non ha completato la terza elementare, uno dei più importanti leader e rivoluzionari arabo-palestinesi del nostro tempo?
15 ottobre 2017
A 30 anni dalla morte di Thomas Sankara:
Sulle tracce della rivoluzione africana
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
12 ottobre 2017
12 ottobre: niente da festeggiare
Nel 1886 arrivò l'invasione europea della chiesa nell'educazione, evangelizzando e riducendo la popolazione indigena, imponendo le proprie abitudini straniere, con i divieti sulle lingue native, le tradizioni e le pratiche della visione del mondo andino e il nostro rapporto con la Madre Terra.
Spezzarono la nostra cultura, colpendo i territori, distruggendo l'identità indigena, smantellando il tessuto sociale e culturale ancestrale.
In Colombia più di 200 lingue native sono state perse con l'arrivo degli spagnoli, sterminando i saperi ancestrali dei popoli nativi.
Esercito USA : Un Gigantesco Sistema Nervoso & Armato ?

Negli ultimi mesi i Joint Chiefs of Staff USA si sono riuniti ed hanno concordato la più recente versione della loro strategia militare nazionale. A differenza delle precedenti, è segreta. Ma richiede una strategia di buy-in e collaborazione di tutti i servizi. Negli ultimi mesi, almeno due Joint Chief hanno parlato apertamente della direzione che, sorprendentemente è molto simile, che stanno prendendo le forze armate.
9 ottobre 2017
Ernesto Che Guevara, il santo che non verrà mai canonizzato
“L’unica volta in vita mia, in cui ho visto piangere mio padre, è stato il 10 ottobre 1967: alla radio era stata appena annunciata la morte del Che”, mi ha raccontato un giorno un uomo di teatro originario dal Kurdistan iraniano, incontrato in un bistrot parigino. E il montanaro curdo non fu il solo a rimpiangerlo. Ma tutti non piangevano. Per i maoisti come noi a suo tempo la morte del Che significava la disfatta – forse definitiva – della teoria del foco (il focolaio di guerriglia rurale creato da un piccolo gruppo di combattenti), popolarizzata nell’Europa di allora da Régis Debray.
Come partigiani della “guerra popolare prolungata” – il modello cinese messo in pratica dai vietnamiti sotto la direzione del geniale generale Giap, l’artigiano della vittoria di Dien Bien Phu-, eravamo dell’idea che ogni ripetizione dell’esperienza cubana sarebbe destinata a fallire. Gli uomini del Granma avevano tratto beneficio dall’effetto sorpresa, dalla corruzione che affliggeva il regime di Batista e suscitava una scocciatura generalizzata e dalla neutralità dell’impero yankee. La loro vittoria aveva suscitato delle contromisure di tutti gli apparecchi della contro-insurrezione stabiliti nelle Americhe, sotto la guida della CIA, della DIA e della Scuola delle Americhe, a suo tempo ancora insediata a Panama.
9 ottobre 2017: 50 anni senza Ernesto «Che» Guevara
"Ciò che rimane di Guevara non è nei sogni ormai ingialliti di un marxismo agonizzante, ma il rovesciamento radiale della società. Rivoluzione come atto assoluto, gesto puro" (Massimo Fini)
Sindrome autistica: genitori informati
8 ottobre 2017
Gentiloni sta per imporre la censura sul web
Il Fatto Quotidiano ne ha scritto stamane e con notevole chiarezza a firma di Fulvio Sarzana. E merita di essere ripreso e rilanciato. Anzi, urlato. Da mesi diversi opinionisti, tra cui il sottoscritto, denunciano la tendenza da parte dei governi impongano la censura sul web. Ebbene, zitto, zitto, colui che si presenta come un rassicurante moderato, e che ha l’aspetto di un cagnolone innocuo, sta facendo approvare una delle leggi più liberticide della storia politica italiana.
Sì, avete capito a chi mi riferisco: al premier Paolo Gentiloni, che ha scelto la forma del disegno di legge per far approvare un provvedimento senza un appropriato dibattito parlamentare e senza possibilità di introdurre modifiche, perché quel testo, come spiega il Fatto, andrà votato a scatola chiusa.
La scusa? Ma sì la conoscete già, è un grande classico: ce lo chiede l’Europa! Ma con uno zelo che non ha precedenti nell’Unione europea.
Sì, avete capito a chi mi riferisco: al premier Paolo Gentiloni, che ha scelto la forma del disegno di legge per far approvare un provvedimento senza un appropriato dibattito parlamentare e senza possibilità di introdurre modifiche, perché quel testo, come spiega il Fatto, andrà votato a scatola chiusa.
La scusa? Ma sì la conoscete già, è un grande classico: ce lo chiede l’Europa! Ma con uno zelo che non ha precedenti nell’Unione europea.
La Polonia riduce l’età pensionabile, sfidando il trend europeo
Come riporta Reuters, pare che nel mondo sia possibile essere un’economia più piccola di quella italiana, permettersi una propria moneta, crescere a ritmi del 3,9 per cento, fare politiche demografiche attive e addirittura abbassare l’età della pensione. Fortunatamente ci pensano gli austeri banchieri a ricordare a tutti il più grande pericolo per l’umanità, ossia che gli stipendi dei lavoratori crescano troppo velocemente. E che è proprio un peccato che certi governi tengano addirittura fede alle proprie promesse elettorali.
Varsavia. Lunedì la Polonia abbasserà l’età pensionabile, onorando una costosa promessa elettorale che il partito conservatore al governo aveva fatto, e andando controcorrente rispetto alle tendenze europee a incrementare gradualmente l’età della pensione, mentre le persone vivono più a lungo e rimangono più in salute.
L’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini è un provvedimento caro soprattutto ai sostenitori del governo di centro-destra (sì, avete letto bene, anche in Polonia è il centro-destra a preoccuparsi degli interessi dei lavoratori NdVdE) del Partito della Legge e della Giustizia (PiS), e inverte un provvedimento che l’aveva portata a 67 anni, approvato nel 2012 dal governo centrista allora in carica.
Varsavia. Lunedì la Polonia abbasserà l’età pensionabile, onorando una costosa promessa elettorale che il partito conservatore al governo aveva fatto, e andando controcorrente rispetto alle tendenze europee a incrementare gradualmente l’età della pensione, mentre le persone vivono più a lungo e rimangono più in salute.
L’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini è un provvedimento caro soprattutto ai sostenitori del governo di centro-destra (sì, avete letto bene, anche in Polonia è il centro-destra a preoccuparsi degli interessi dei lavoratori NdVdE) del Partito della Legge e della Giustizia (PiS), e inverte un provvedimento che l’aveva portata a 67 anni, approvato nel 2012 dal governo centrista allora in carica.
5 ottobre 2017
Omaggio alla Catalogna
“Il tempo della vita è breve e se viviamo è per calpestare la testa dei re.”
(Shakespeare)
Non sono cittadino di Bologna come c’è scritto sulla mia carta di identità (l’identità mente, l’identità non c’è, come può una carta certificare l’inesistente dell’identità?).
In questi anni sono cittadino di Barcellona, una città dove ho molti amici, dove insegno periodicamente, dove ho visto le mostre d’arte più interessanti degli ultimi anni e dove le librerie espongono i miei libri in bella vista (mentre alla Feltrinelli di Bologna li nascondono).
Le mie condizioni fisiche non mi permettono di essere a Barcellona domenica primo ottobre. Debbo curarmi un’asma soffocante e il mio medico sta a Bologna, per cui ho dovuto rientrare nella città dei morti che mangiano al fico.
Negli ultimi mesi mi sono chiesto cosa farei il primo ottobre, se fossi iscritto nelle liste elettorali della città di Barcellona (il mio nome figura nelle liste elettorali della città dei morti che mangiano).
Ci ho pensato e ripensato e avevo deciso che il primo ottobre mi sarei astenuto. Né sì né no. Certo non voterei per il centralismo monarchico di Rajoy e di Urdungarin. Ma tutte le bandiere mi fanno vomitare come dice Lopez Petit, quindi non mi entusiasma l’indipendentismo catalano. L’unità del popolo non fa per me.
Mi astengo, avevo deciso, non voto né si né no.
2 ottobre 2017
L’Unione Europea contro la Catalogna: bene censura e repressione

29 settembre 2017
“Lo Stato nazionale è superato”: perché Bruxelles tifa per la secessione della Catalogna
Si accende in Spagna lo scontro tra Madrid e Barcellona: la Guardia Civil ha arrestato una quindicina di esponenti politici e sequestrato milioni di schede relative al referendum sulla secessione della Catalogna, già proibito lo scorso febbraio dalla Corte Costituzionale. La consultazione costituisce un vero e proprio attacco all’integrità della Spagna. Le autorità di Bruxelles, possibiliste sull’indipendenza della Catalogna, al momento tacciono, ma già si alzano dalla stampa critiche per la deriva “autoritaria” del premier Mariano Rajoy. La secessione di Barcellona si inserisce nel più ampio disegno degli Stati Uniti d’Europa, dove gli Stati nazionali dovrebbe essere sostituiti da un governo federale in alto, e dalla macroregioni in basso.
Secessione della Catalogna: “il Manifesto per una rivoluzione unitaria dell’Europa” diventa realtà
Gli sforzi dell’establishment euro-atlantico per riplasmare il Vecchio Continente procedono su più linee: dall’economia alla società, dalla demografia all’integrità degli Stati nazionali. In ambito economico, abbiamo assistito all’imposizione coatta delle “riforme strutturali” di stampo neo-liberista e alla somministrazione di quell’austerità che ha portato al lastrico l’intera Europa meridionale.
28 settembre 2017
L’entrata in vigore del CETA è uno scandalo per la democrazia
Il CETA, trattato di libero scambio con il Canada, è
infine entrato in vigore giovedì 21 settembre, ad eclatante dimostrazione di
come gli Stati abbiano rinunciato alla loro sovranità, lasciando spazio ad un
nuovo diritto, indipendente dal diritto degli stessi Stati e non soggetto ad
alcun controllo democratico.
Il CETA sarebbe, sulla carta, un “trattato di libero scambio”. In realtà però prende di mira le normative non-tariffarie che alcuni Stati potrebbero adottare, in particolare in materia di protezione ambientale. A questo riguardo, c’è da temere che il CETA possa dare l’avvio a una corsa a smantellare le norme di protezione. A ciò si aggiungono i pericoli che scaturiscono dal meccanismo di protezione degli investimenti contenuto nel trattato. Il CETA crea infatti un sistema di protezione per gli investitori tra l’Unione Europea e il Canada che, grazie all’istituzione di un tribunale arbitrale, permetterà loro di citare in giudizio uno Stato (o a una decisione dell’Unione Europea) nel caso in cui un provvedimento pubblico adottato da tale Stato possa compromettere“le legittime aspettative di guadagno dall’investimento”.
Il CETA sarebbe, sulla carta, un “trattato di libero scambio”. In realtà però prende di mira le normative non-tariffarie che alcuni Stati potrebbero adottare, in particolare in materia di protezione ambientale. A questo riguardo, c’è da temere che il CETA possa dare l’avvio a una corsa a smantellare le norme di protezione. A ciò si aggiungono i pericoli che scaturiscono dal meccanismo di protezione degli investimenti contenuto nel trattato. Il CETA crea infatti un sistema di protezione per gli investitori tra l’Unione Europea e il Canada che, grazie all’istituzione di un tribunale arbitrale, permetterà loro di citare in giudizio uno Stato (o a una decisione dell’Unione Europea) nel caso in cui un provvedimento pubblico adottato da tale Stato possa compromettere“le legittime aspettative di guadagno dall’investimento”.
Spagna: la polizia catalana rifiuta la presa di Madrid, si impegna a “resistere”

Sabato, la Spagna si è trovata sull’orlo di una crisi di sovranità, dopo che la “regione ribelle” della Catalogna ha rifiutato di dare maggior controllo al governo centrale, sfidando le autorità di Madrid che stanno tentando di sopprimere il referendum sull’indipendenza dell’1 ottobre.
Mentre le tensioni salgono in vista di quella data e dopo che Madrid ha inviato navi cargo pieni di poliziotti militari, peraltro respinti in due porti, sabato la Procura della Repubblica ha detto al capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero che i suoi ufficiali devono ora obbedire agli ordini di un coordinatore nominato dal governo.
La polizia catalana, tuttavia, non è d’accordo e, come riferisce Bloomberg , il sindacato SAP – che è quello maggiore tra i 17.000 poliziotti catalani, noti come Mossos d’Esquadra – ha detto che rifiuterà l’ordine, come suggerito dai politici separatisti.
25 settembre 2017
I palestinesi ricordano Sabra e Chatila
Beirut – Sono passati trentacinque anni da quei drammatici giorni del settembre dell'82, quando le falangi fasciste, con la complicità dell'esercito israeliano, fecero strage di palestinesi nei campi di Sabra e Chatila. Anni che non hanno cancellato il dolore e la rabbia nel vedere i carnefici di allora restare impuniti. Non dimenticare Sabra e Chatila significa non dimenticare le tante stragi compiute in questa regione negli ultimi decenni, significa non dimenticare Deir Yassin, Jenin, Bourj Shamaly, Gaza… un elenco lunghissimo. Non dimenticare quella strage, significa però, innanzitutto, non dimenticare i vivi, i rifugiati palestinesi che continuano a vivere in condizioni inumane dentro campi che sono ora prigioni e ora formicai indescrivibili.
Trentacinque anni sono tanti. Anni che hanno visto nascere generazioni di palestinesi, donne e uomini che a loro volta hanno visto scorrere davanti ai loro occhi la storia e che oggi vivono una realtà allucinante. Gli si nega il presente, attraverso l'assenza di diritti e vessazioni di ogni tipo, e gli si nega il futuro, disperdendoli nel mondo e cercando di cancellarne la memoria.
22 settembre 2017
Perché Harvey ha fatto più vittime in Texas che Irma a Cuba?
I danni degli uragani alle costruzioni e alle infrastrutture sono simili in tutti i Caraibi. Ma Cuba si distingue perché il numero di persone che muoiono durante questi fenomeni è molto, molto minore che nel resto di questi paesi.
Dall’anno 2008 Cuba ha sofferto 18 uragani, che hanno provocato la morte di migliaia di persone nei Caraibi e negli USA. A Cuba il costo è stato di sole 45 vite umane, anche se ci sono state centinaia di migliaia di case distrutte e si sono persi i raccolti.
Il recente uragano Irma ha causato enormi danni a Cuba, provocando onde alte fino a 11 metri a L’Avana, con una penetrazione del mare di circa 600 metri sul Malecòn, e ha spazzato il paese con venti di 285 chilometri all’ora, dato che si è trattato del più grande uragano della storia. In questa occasione ci sono stati 10 morti, cosa inusuale ma comprensibile data la gravità del fenomeno (secondo l’agenzia EFE, negli USA lo stesso uragano Irma ha fatto almeno 30 morti).
Le enormi differenze tra i costi umani che gli uragani provocano negli altri paesi, rispetto a Cuba, ci parlano delle caratteristiche della società. Credo rispondano a tre fattori molto legati alla storia della rivoluzione.
20 settembre 2017
Israele a mano armata
Il barbaro assassinio del piccolo Alì – il bimbo palestinese bruciato vivo da un colono israeliano – non è un episodio isolato ma, al contrario, il punto d’arrivo di una politica di estrema destra basata sull’esaltazione della violenza, la protezione della malavita organizzata ed il ripudio della democrazia.
Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
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