20 maggio 2017
Fitoussi: “La democrazia è a rischio perché le élite odiano i popoli”
Non ne rispettano le scelte e sovvertono i risultati popolari. Impongono le loro politiche e non si fermano di fronte al malcontento che sorge dalla disuguaglianza. Secondo il professore ed economista francese, è questo il grande errore che rischia di rovinare l’Europa.
«Il problema più grande, oggi? È la disuguaglianza». Lo dice sbuffando (anzi, svapando) dal suo sigaro elettronico, con sguardo sornione, il professore ed economista francese Jean Paul Fitoussi. Lo fa a margine del suo intervento a Linkontro, meeting annuale organizzato dalla Nielsen per mettere a fuoco i trend del largo consumo. Lui, il professore, è un ospite d’onore per l’apertura. Poco prima, dal palco dell’auditorium, si era divertito a tracciare il quadro della situazione politica globale. «Trump? Un pazzo», aveva detto. E «ciò che l’ha portato al potere è un errore che stiamo replicando anche in Europa». Del resto, «gli Usa sono i più grandi produttori mondiali di dottrina – a uso esterno. Mentre l’Europa è la più grande consumatrice di dottrina – a uso interno». Ciò che succede là si ripete anche qua. Ora «l’ultima opportunità per l’Europa è Macron». E, nonostante sia suo amico, non risparmia un po’ di malizia. «Con la Merkel andranno d’accordo, eccome. Si innamoreranno».
«Il problema più grande, oggi? È la disuguaglianza». Lo dice sbuffando (anzi, svapando) dal suo sigaro elettronico, con sguardo sornione, il professore ed economista francese Jean Paul Fitoussi. Lo fa a margine del suo intervento a Linkontro, meeting annuale organizzato dalla Nielsen per mettere a fuoco i trend del largo consumo. Lui, il professore, è un ospite d’onore per l’apertura. Poco prima, dal palco dell’auditorium, si era divertito a tracciare il quadro della situazione politica globale. «Trump? Un pazzo», aveva detto. E «ciò che l’ha portato al potere è un errore che stiamo replicando anche in Europa». Del resto, «gli Usa sono i più grandi produttori mondiali di dottrina – a uso esterno. Mentre l’Europa è la più grande consumatrice di dottrina – a uso interno». Ciò che succede là si ripete anche qua. Ora «l’ultima opportunità per l’Europa è Macron». E, nonostante sia suo amico, non risparmia un po’ di malizia. «Con la Merkel andranno d’accordo, eccome. Si innamoreranno».
19 maggio 2017
L’esperienza di Trump ci libera dal falso idolo della democrazia
Il bombardamento della Siria ha regalato all’amministrazione Trump un mese di tregua, ma non è stato seguito dall’auspicata rottura dei rapporti tra Casa Bianca e Cremlino. La visita a Washington del ministro degli Esteri russo ha innescato un furioso attacco contro Donald Trump, col chiaro intento di paralizzarne l’azione: l’oligarchia euro-atlantica rifiuta qualsiasi riconciliazione con la Russia. La presidenza di Trump non sarà comunque un’esperienza inutile: dopo i governi tecnocratici in Europa, il recente golpe bianco in Brasile ed le elezioni francesi sporcate dalla strategia della tensione e dall’eliminazione politica degli avversari, l’accanimento contro Trump testimonia che l’idolo delle democrazia è ormai al tramonto.
L’impossibile riavvicinamento alla Russia
L’indice di gradimento di Donald Trump tra i “populisti” statunitensi ed europei è inversamente proporzionale a quello goduto presso l’establishment: scesa ai minimi termini in occasione del bombardamento sulla Siria dello scorso 6 aprile, la sua popolarità tra i movimenti anti-sistema sta conoscendo un rimbalzo in questi giorni, complici le manovre per defenestrarlo. È quasi certo che l’amministrazione Trump si concluderà (prematuramente o meno) senza aver mantenuta nessuna delle promesse che avevano inizialmente suscitato molte speranze, soprattutto in Europa: disimpegno degli USA dalla NATO, neo-isolazionismo, lotta alla globalizzazione selvaggia, smantellamento dell’architettura geopolitica post-1945, arresto della destabilizzazione del Medio Oriente, etc. etc.
L’impossibile riavvicinamento alla Russia
L’indice di gradimento di Donald Trump tra i “populisti” statunitensi ed europei è inversamente proporzionale a quello goduto presso l’establishment: scesa ai minimi termini in occasione del bombardamento sulla Siria dello scorso 6 aprile, la sua popolarità tra i movimenti anti-sistema sta conoscendo un rimbalzo in questi giorni, complici le manovre per defenestrarlo. È quasi certo che l’amministrazione Trump si concluderà (prematuramente o meno) senza aver mantenuta nessuna delle promesse che avevano inizialmente suscitato molte speranze, soprattutto in Europa: disimpegno degli USA dalla NATO, neo-isolazionismo, lotta alla globalizzazione selvaggia, smantellamento dell’architettura geopolitica post-1945, arresto della destabilizzazione del Medio Oriente, etc. etc.
18 maggio 2017
Le Dame in bianco di Tintori oscurano la scena
Ieri, in Venezuela, le marce delle donne sono state due, e hanno messo nuovamente a tema il quadro dello scontro in atto fra due modelli di paese. Da una parte le destre, i settori agiati e parte di quelle classi medie impoverite dagli anni di neoliberismo selvaggio, poi tornate a vivere periodi di vacche grasse con la ridistribuzione petrolifera voluta dal chavismo (e il barile sopra i 100 dollari) e ora di nuovo scomode in periodo di «guerra economica». Dall'altra le femministe dei settori popolari che appoggiano il socialismo bolivariano: i collettivi – Ni una menos, Lgbtq, Comitati di rifornimento e produzione (Clap), media alternativi, studenti, «classe media socialista»… – che muovono critiche, ma difendono le conquiste sociali.
LE AGENZIE STAMPA – tutte, rigorosamente tutte – e i media mainstream hanno però annunciato entusiasticamente solo quella delle damas en blanco: che hanno sfilato vestite di bianco, per richiamare le anticastriste di Miami. Indubbiamente numerose. È così da un mese. È stato così ogni volta che «l'insopportabile ex operaio del metro» ha segnato qualche punto nella «diplomazia di pace», sostenuta dal papa, dalla Unasur e da un gruppo di ex presidenti guidati dallo spagnolo Zapatero. Impossibile essere informati da più fonti. Oltre una decina di lanci, invece, – su un profluvio dedicati a una sola campana – per lodare enfaticamente «la grinta e il coraggio delle donne venezuelane».
16 maggio 2017
Euro-crack: l’Italia è ora in prima linea
Sfumato lo scenario di una conflagrazione “politica” dell’Unione Europea sull’onda di una vittoria elettorale di Marine Le Pen, tornano alla ribalta le forze centrifughe di natura economica: l’Italia si trova adesso in prima linea. Gli allarmanti dati su debito pubblico, disoccupazione, crescita e sofferenze bancarie, suggeriscono che la situazione, complice la prossima instabilità politica, possa precipitare anche prima del rialzo dei tassi da parte della BCE: è quasi certo che, come nel bollente autunno del 2011, Mario Draghi ed Angela Merkel, spalleggiati dal neo-presidente francese Emmanuel Macron, tenteranno di commissariare l’Italia, spingendola verso un “salvataggio” del FMI/ESM. Rimane da capire se la nostra classe dirigente, incalzata da una società sempre più insofferente, cederà al ricatto.
Un nuovo 2011 alle porte
Le presidenziali francesi rappresentavano la principale, e forse unica, occasione del 2017 per una conflagrazione “politica” dell’Unione Europea: se il Front National, sospinto dalla disoccupazione record e dalle montanti tensioni sociali, avesse conquistato l’Eliseo, l’intera architettura europea sarebbe crollata nel volgere di pochi mesi, travolta dall’esplosione del motore franco-tedesco.
Un nuovo 2011 alle porte
Le presidenziali francesi rappresentavano la principale, e forse unica, occasione del 2017 per una conflagrazione “politica” dell’Unione Europea: se il Front National, sospinto dalla disoccupazione record e dalle montanti tensioni sociali, avesse conquistato l’Eliseo, l’intera architettura europea sarebbe crollata nel volgere di pochi mesi, travolta dall’esplosione del motore franco-tedesco.
Labels:
Banche,
Bankitalia,
Banksters,
BCE,
Debito Pubblico,
Economia,
Emmanuel Macron,
ESM,
Euro,
Eurozona,
FMI,
Francia,
Germania,
Goldman Sachs,
Italexit,
Italia,
M5S,
Mario Monti,
MPS,
Troika
15 maggio 2017
La situazione in Venezuela: le violenze dell’opposizione, la contromossa di Maduro e la manipolazione dei media

Da circa un mese,
ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso
manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si
oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in
violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti,
centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni
ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre
state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra
città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999,
hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe
alta e settori delle classi medie.
L’avversione
della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica
di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in
maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il
Governo "sperperasse" - a loro dire - ingenti risorse per le classi
più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale
miseria.
Labels:
Attilio Folliero,
Democrazia,
Disinformazione,
Hugo Chávez,
Informazione,
Media,
Neoliberismo,
Nicolas Maduro,
OEA,
Privatizzazione,
Propaganda,
Referendum,
Venezuela
14 maggio 2017
“Sfruttazero Contest” di Cucina Sovversiva
Cucina Sovversiva lancia il suo primo social contest – sulla pagina facebook https://www.facebook.com/cucinasovversiva – a sostegno della nuova campagna preordini della salsa Sfruttazero.
Un modo per opporsi al G7 finanziario che nei prossimi giorni si terrà a Bari e che vedrà pochi Ministri dell’Economia decidere le sorti del pianeta. Col tag #decidiamonoi il Contest vuole diffondere e promuovere quelle buone pratiche di mutualismo e cooperazione economica dal basso già portate avanti dal “Progetto Sfruttazero“, capace di garantire inclusione sociale, solidarietà e i diritti per i lavoratori, e genuinità e socialità tra i consumatori. Tale progetto che nasce nella stessa Bari del G7 dei prossimi giorni e a Nardò, si oppone al centralismo, allo sfruttamento, alla speculazione, alle logiche di mercato; in modo concreto, attraverso la socializzazione dei proventi, la partecipazione ai processi di produzione e trasformazione, la distribuzione nella filiera Fuorimercato, l’ autocertificazione partecipata, l’ ecologia sociale.
12 maggio 2017
Venezuela Vs Mass Media: Apologia dei disordini
Ci raccontano la verità sulla violenza delle manifestazioni in Venezuela?
Le agenzie di informazione internazionali in questi ultimi giorni sono state intrise dai disordini sociali venezuelani, le manifestazioni dell'opposizione e la violenza nelle strade. Il tono dominante nei media è stato quello di un governo di Nicolás Maduro che reprime gli oppositori che chiedevano democratizzazione e dimissioni.
Tuttavia, nei social network e media comunitari sono apparsi segni di violenza da parte dei gruppi dell'opposizione ed azioni di polizia molto lontane dalla repressione che molti media spagnoli hanno proclamato.
Informazione in Spagna, apologia degli scontri:
Le forze di sicurezza venezuelane sono costantemente dipinte come repressori di pacifici manifestanti:
11 maggio 2017
La Francia ha scelto il suo Matteo Renzi (e già sappiamo che fine farà)
Il secondo turno delle presidenziali francesi non ha regalato l’attesa rivoluzione politica: con il 66% delle preferenze, l’ex-banchiere Rothschild, Emmanuel Macron, ha conquistato l’Eliseo. Alla base della sconfitta di Marine Le Pen c’è un’affluenza che, sebbene in calo, è rimasta comunque sopra il 75% e, soprattutto, la tenuta del “fronte repubblicano” in ossequio alle vecchie logiche della Quinta Repubblica. Con il 39enne Emmmanuel Macron, rottamatore, liberale, europeista, la Francia rivive la stessa esperienza politica che l’Italia ha sperimentato con Matteo Renzi: il tentativo di somministrare dosi di liberismo/austerità ad un’economia stagnante, ucciderà politicamente “l’ultima speranza delle élite francesi” in un triennio scarso. Sempre che il contesto economico non travolga lui, e la moneta unica, molto prima.
Il vecchio “fronte repubblicano” ha regalato la vittoria alla banca Rothschild
La dissoluzione dell’Unione Europea è come un pendolo che oscilla tra due estremità: la fine politica ed il collasso economico.
Il vecchio “fronte repubblicano” ha regalato la vittoria alla banca Rothschild
La dissoluzione dell’Unione Europea è come un pendolo che oscilla tra due estremità: la fine politica ed il collasso economico.
9 maggio 2017
Venezuela 2017: un giorno, e molte minacce, alla volta
Nei quattro anni dalla morte di Hugo Chavez nel marzo 2013, la rivoluzione bolivariana in Venezuela è invecchiata prematuramente. L'entusiasmo del popolo venezuelano ha lasciato il posto ad un clima tetro. Nella divergenza di opinioni su chi o cosa sia da biasimare, il fervore rivoluzionario o l'odio viscerale del "regime" lasciano il posto all'apatia e alla stanchezza rassegnata.
Di Supriyo Chatterjee সুপ্রিয় চট্টোপাধ্যায়
TLAXCALA
Il paese ricorda quei vecchi alcolizzati felici (erano numerosi all'epoca in cui la birra era a buon mercato) che improvvisamente furono privati della loro bibita: almeno questa è l'impressione che ho avuto durante il mio recente soggiorno lì. Il calo del prezzo del petrolio ha provocato una recessione economica; l'abbondanza degli anni di Chavez è finita, e i venezuelani si sono rassegnati al fatto che quel periodo non tornerà mai più.
Di Supriyo Chatterjee সুপ্রিয় চট্টোপাধ্যায়
TLAXCALA
Il paese ricorda quei vecchi alcolizzati felici (erano numerosi all'epoca in cui la birra era a buon mercato) che improvvisamente furono privati della loro bibita: almeno questa è l'impressione che ho avuto durante il mio recente soggiorno lì. Il calo del prezzo del petrolio ha provocato una recessione economica; l'abbondanza degli anni di Chavez è finita, e i venezuelani si sono rassegnati al fatto che quel periodo non tornerà mai più.
Rimane molto poco dei segni esteriori della vita politica, che siano manifesti, striscioni o graffiti; è come se la politica fosse stata esorcizzata dalla strada. Le conversazioni che precedentemente finivano nel dibattito politico, oggi ruotano principalmente intorno alla ricerca di pane, zucchero o di mais, dove trovarli e a che prezzo. Ci sono code nei supermercati, ma meno di prima da quello che mi è stato detto, e i venditori del mercato nero, qui chiamati "bachaqueros", vendono i loro prodotti sulle bancarelle installate sui marciapiedi, esponendo i loro prezzi senza timore delle autorità.
Attali, cioè Macron: salvare la Francia a spese dell’Italia
Ho riletto recentemente un libro importantissimo, il saggio “Come finirà” di Jacques Attali: ebreo, estremamente influente, consigliere di svariati presidenti francesi senza distinzione partitica e soprattutto vero mentore di Emmanuel Macron, molto probabilmente il prossimo presidente d’oltralpe. Oggi molti in Italia pensano erroneamente che avere un giovane come presidente in Francia sia una buona notizia. Nulla di più errato, sarà il perfetto contrario per gli interessi italici. Visto che quanto verrà fatto da Macron ricalcherà le idee di Attali ben spiegate nel saggio in oggetto, vale la pena di spiegarvi quale può essere la strategia eurofrancese del nuovo presidente in relazione all’Italia. Notasi: il saggio citato è del 2010, ossia antecedente a tutti gli eventi più scottanti che hanno riguardato l’Italia, di fatto anticipati in modo addirittura imbarazzante. In breve, i concetti fondamentali che emergono dallo splendido saggio sopra citato sono, secondo chi, scrive quattro. Primo: la storia insegna che gli Stati perdono la loro autonomia venendo fin anche smembrati principalmente a causa dell’eccesso di debito (normalmente in presenza di un debito eccessivo si diventa un protettorato alla mercè di chi detiene le tue obbligazioni).
8 maggio 2017
E’ nato il partito unico dell'€uropa post-nazionale
Macron e Jacques Attali alla riunione del Bilderberg a Copenhagen, giugno 2014 (nella foto). Lì Attali ha presentato il suo giovane protetto a quelli che contano. E lì probabilmente è stata architettata la strategia per fare del giovanotto il candidato sintetico al silicone, visto che il loro Hollande stava rovinando nei sondaggi e diventava impresentabile alle elezioni il partito detto “socialista”.
Dovrà diventare “il campione del pop-futurismo, trasformare i francesi nei nomadi ideali alla Attali: una classe di precari che ha acquisito qualche competenza e un inglese passabile, ma, manca di impiego stabile, di una professione affidabile, di un vero salario e di un avvenire” (The Saker): insomma esattamente quel che aveva preconizzato la Boldrini nello stesso anno: “I migranti sono l’avanguardia della globalizzazione, ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per moltissimi di noi, perché nell’era globale tutto si muove. Si muovono i capitali. Si muovono le merci. Si muovono le notizie. Si muovono gli esseri umani”. O come auspica il filosofo post-hegeliano materialista Alain Badiou, i migranti ci devono insegnare a diventare migranti noi stessi, stranieri in casa nostra, per “non rimanere prigionieri di questa lunga storia occidentale e bianca che volge al termine”.
Perché noi prigionieri palestinesi siamo in sciopero della fame nelle carceri israeliane
Marwan Barghouti
Carcere di Hadarim, Israel-Dopo aver trascorso gli ultimi 15 anni in una prigione israeliana, sono stato sia un testimone, sia vittima, del sistema illegale di Israele di arresti arbitrari di massa e maltrattamenti di prigionieri palestinesi. Dopo aver esaurito tutte le altre opzioni, ho deciso che non c’era altra scelta che resistere a questi abusi cominciando uno sciopero della fame.
Circa 1.000 prigionieri palestinesi hanno deciso di prendere parte a questo sciopero, che inizia oggi, giorno che qui celebriamo come Giorno dei prigionieri. Lo sciopero della fame è la forma più pacifica di resistenza a disposizione. Esso infligge dolore esclusivamente a coloro che vi partecipano e ai loro cari, nella speranza che gli stomaci vuoti e il sacrificio aiutino il messaggio a risuonare al di là dei confini delle buie celle.
Decenni di esperienza hanno dimostrato che il sistema inumano di occupazione coloniale e militare israeliana punta a sfibrare lo spirito dei prigionieri e della nazione a cui appartengono, infliggendo sofferenze sui loro corpi, separandoli dalle loro famiglie e comunità, utilizzando misure umilianti per costringere alla sottomissione. A dispetto di tale trattamento, non ci arrenderemo ad esso.
7 maggio 2017
Francia: Può la finanza dirigere direttamente lo Stato?
![]() |
Emmanuel Macron, presidente della Francia |
Putin riunì i nuovi oligarchi russi venuti dal nulla, ossia dalla liquidazione a prezzi simbolici della totalità del patrimonio nazionale. e disse loro con forza: "Voi avete già il potere economico, non potete far vostro anche il potere pubblico. O fate i politici oppure gli uomini d'affari".
L'arroganza delle elites globaliste impone loro di giocare a carte scoperte. Per far propri i governi nazionali, stanno declinando il noleggio -al pari di un taxi per una tratta- di politici disprezzati. Preferiscono lanciare nell'arena direttamente elementi del loro milieu più intimo. Per loro, il governo è meglio avercelo, ad ogni costo. Altri, pur credondo di contrapporsi, non hanno la stessa lucidità o feroce determinazione.
5 maggio 2017
Corea del Nord come esempio della fase finale del collasso dell'imperialismo USA
La nuova distribuzione dell'equilibrio del potere globale ha preso in contropiede i vecchi signori del mondo che si rifiutano di accettare il loro tramonto e vogliono continuare a dettare la politica
Le minacce degli USA alla Corea del Nord non costituiscono solo una violazione, l'ennesima, del diritto internazionale che stabilisce (Carta delle Nazioni Unite) che l'uso della forza o semplici minacce di questa, sono inaccettabili nelle relazioni internazionali, ma sono anche la più chiara espressione, a cui stiamo assistendo, della fase finale del collasso dell'imperialismo.
Gli USA sono feriti a morte da molto tempo, da quando nel 2008 ebbe inizio la crisi economica dalla quale il mondo capitalista tradizionale non ha potuto, né saputo ancora uscire, benché esista qualche indizio di ripresa e da quando due paesi hanno visto arrivare il loro momento di vedere saldati i vecchi debiti.
3 maggio 2017
Caro Macron, l'Euro è già fallito: Cosa vogliamo fare?
Emmanuel Macron è candidato alla carica di prossimo Presidente francese. E in questo suo ruolo ha la necessità di definire rapidamente i principi della sua politica economica. Lui afferma che l’euro potrebbe fallire nel corso dei prossimi 10 anni se non verrà fatto qualcosa per evitarlo. Questo è un errore, un errore grave, perché l’euro è già fallito. L’unica questione utile o interessante che resta da porsi è: cosa vogliamo farci?
Emmanuel Macron, ex ministro dell'economia francese
L’euro potrebbe non esistere più da qui a 10 anni se Parigi e Berlino non si affrettano a rafforzare l’unione monetaria, ha detto Emmanuel Macron, candidato alla presidenza francese, questo martedì. Macron afferma di ritenere che l’attuale sistema porti beneficio alla Germania a spese degli stati membri più deboli. Macron è stato Ministro dell’economia sotto il Presidente socialista Francois Hollande fino alle dimissioni presentate lo scorso anno per creare un proprio movimento politico e concorrere come candidato indipendente alle elezioni presidenziali di quest’anno.
2 maggio 2017
Le ONG nel business del microcredito ai migranti
Dopo le dichiarazioni del vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”.
Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.
Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.
1 maggio 2017
I Muri della vergogna - Eduardo Galeano
Labels:
Africa,
Algeria,
America Latina,
Colonialismo,
Cuba,
Diritti Umani,
Eduardo Galeano,
Giustizia,
Guerra Iraq,
Imperialismo,
Iraq,
Israele,
Marocco,
ONU,
Palestina,
Sovranità,
Usa
30 aprile 2017
Escalation nucleare nella penisola italiana: testata la bomba B61-12
I riflettori politico-mediatici, puntati sulla escalation nucleare nella penisola coreana, lasciano in ombra quella che si sta preparando nella penisola italiana. L’Air Force Nuclear Weapons Center comunica il 13 aprile che, nel poligono di Nellis in Nevada, «un caccia F-16 della U.S. Air Force ha sganciato una bomba nucleare B61-12 inerte.
Dimostrando con ciò la capacità dell’aereo di usare quest’arma e testando il funzionamento dei componenti non-nucleari della bomba, compresi l’armamento e azionamento del sistema di controllo, il radar altimetrico, i motori dei razzi di rotazione e il computer di controllo». Ciò indica appunto che la B61-12, la nuova bomba nucleare Usa destinata a sostituire la B-61 schierata in Italia e altri paesi europei, è ormai nella fase di ingegnerizzazione che prepara la produzione in serie.
29 aprile 2017
Quando ciò che guarisce si trasforma in ciò che uccide
C’è una grande e muta minaccia globale alla salute umana e animale, con implicazioni sia per la sicurezza del cibo sia per il benessere economico di milioni di famiglie allevatrici. E’ la cosiddetta resistenza agli antimicrobici.
Il problema deriva dall’indiscriminato uso eccessivo di prodotti sintetici, quali i farmaci antimicrobici, per trattare parassiti nei sistemi agricoli e alimentari, che può essere uno dei principali canali della resistenza agli antimicrobici (AMR) che causa 700.000 morti ogni anno e ha il potenziale di aumentare tale numero a sino a 10 milioni l’anno.
L’AMR è un fenomeno naturale di microrganismi quali batteri, virus, parassiti e funghi che non sono più sensibili agli effetti dei farmaci antimicrobici, come gli antibiotici, in precedenza efficaci nel trattare le infezioni.
Ciò nonostante le pratiche commerciali intese ad accrescere profitti hanno condotto al fatto drammatico che queste sostanze sono sempre più usate per promuovere, praticamente, soltanto la crescita degli animali.
28 aprile 2017
Un Blogger ultra-€uro all’origine della fake news sulle ONG ?
Anatomia di un meme tossico. Da dove viene e come destrutturare una narrazione infamante senza prove sui soccorsi in mare...
Nessuna prova, ma la narrazione tossica delle organizzazioni umanitarie trasformate in «taxi» dai trafficanti di esseri umani continua a farsi largo. Il bostoniano Dan Dennett, uno dei più importanti filosofi cognitivi viventi, che molto ha da dire sul meccanismo delle fake news, lo definirebbe «un meme aggressivo». Per destrutturarlo bisogna trovarne la fonte o le fonti.
BLOGGER Come ha ammesso Nicola La Torre, presidente della commissione Difesa del Senato nella prolusione all’audizione – registrata e reperibile sul sito di Palazzo Madama – del direttore dell’agenzia Frontex Fabrice Leggeri, più che inchieste giornalistiche si parte da «blogger». In effetti Leggeri stesso non ha saputo circostanziare le sue accuse alle ong se non citando indistinti «racconti di migranti durante i nostri debriefing».
Neanche scartabellando il rapporto dell’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere Risk Analysis 2017, pubblicato a metà febbraio, si trova alcun riferimento preciso su eventuali contatti tra le navi delle ong e i contrabbandieri in Libia.
Iscriviti a:
Post (Atom)