14 aprile 2017
Il Pentagono ha addestrato i "ribelli" di Al Qaeda in Siria all'uso di armi chimiche
I media occidentali confutano le loro stesse bugie
Non solo confermano che il Pentagono ha sinora addestrato i terroristi nell'uso di armi chimiche, ma riconoscono anche l'esistenza di un neppure così segreto piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche in Siria e addebitarlo al regime di Assad.
Il London Daily Mail in un articolo del 2013 confemava l'esistenza di un progetto anglo-americano, appoggiato dalla Casa Bianca (con il sostegno del Qatar) per lanciare un attacco con armi chimiche sulla Siria ed addossare la colpa su Bashar al-Assad.
Aggiornamento; 8 aprile 2017. La decisione di Trump di bombardare la base aerea siriana come rappresaglia all'asserito uso di armi chimiche da parte di Assad sul suo stesso popolo conferma che lo scenario d'operazione sotto falsa bandiera dell'attacco con armi chimiche è ancora "sul tavolo".
La nostra analisi (che include una grande mole di pezzi investigativi di Global research) conferma inequivocabilmente che Trump sta mentendo, i media occidentali stanno mentendo e molti degli alleati americani stanno mentendo.
Non solo confermano che il Pentagono ha sinora addestrato i terroristi nell'uso di armi chimiche, ma riconoscono anche l'esistenza di un neppure così segreto piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche in Siria e addebitarlo al regime di Assad.
Il London Daily Mail in un articolo del 2013 confemava l'esistenza di un progetto anglo-americano, appoggiato dalla Casa Bianca (con il sostegno del Qatar) per lanciare un attacco con armi chimiche sulla Siria ed addossare la colpa su Bashar al-Assad.
Aggiornamento; 8 aprile 2017. La decisione di Trump di bombardare la base aerea siriana come rappresaglia all'asserito uso di armi chimiche da parte di Assad sul suo stesso popolo conferma che lo scenario d'operazione sotto falsa bandiera dell'attacco con armi chimiche è ancora "sul tavolo".
La nostra analisi (che include una grande mole di pezzi investigativi di Global research) conferma inequivocabilmente che Trump sta mentendo, i media occidentali stanno mentendo e molti degli alleati americani stanno mentendo.
13 aprile 2017
Kissinger è il lato oscuro di Trump in Siria
"Io credo davvero che avremmo dovuto sopprimere i loro aeroporti, e impedire loro di usarli per bombardare persone innocenti e lanciare su di esse gas sarin". Queste sono state le parole pronunciate da Hillary Clinton poche ore prima che il suo nemico, il presidente Donald Trump, ordinasse attacchi aerei e il lancio di 59 missili da crociera Tomahawk contro il campo d'aviazione di Shayrat nel sud-est di Homs, in Siria.
Escalation
Il governo di Trump ha descritto gli attacchi come "unici" e ha insistito sul fatto che non ci sono piani di intensificazione. Ma l'escalation è in corso. La Russia, anche se è stata avvertita da parte degli Stati Uniti prima del bombardamento, ha sospeso un accordo con gli Stati Uniti per evitare collisioni a mezz'aria nello spazio aereo siriano.
Gli obiettivi del governo degli Stati Uniti di attaccare la Siria possono essere dedotti dalla storia di uno dei più potenti diplomatici nella storia degli Stati Uniti: Henry Kissinger.
Il petrolio nigeriano porta l’ENI e la Shell in tribunale
Un grande giacimento di petrolio al largo della Nigeria è al centro di uno scandalo finanziario che si svolge tra il paese africano, il Regno Unito, i Paesi Bassi e ormai anche l’Italia. È noto con la sigla Opl 245 e si trova al limite meridionale del delta del fiume Niger, in mare, tra i 1.700 e i duemila metri di profondità. Racchiude circa nove miliardi di barili di petrolio greggio, abbastanza da farne il più grande giacimento noto in Africa.
Nel 2011 l’italiana Eni e l’anglo-olandese Royal Dutch Shell hanno acquistato la concessione dell’intero blocco pagandola 1,3 miliardi di dollari. Ma quei soldi non sono andati nelle casse dello stato nigeriano, se non in minima parte. E ora quel contratto è oggetto di indagini giudiziarie in Nigeria, in Italia e nei Paesi Bassi.
La storia della licenza Opl 245 rivela qualcosa su una delle industrie più opache al mondo, quella dell’estrazione petrolifera. Protagonisti sono un ex ministro del petrolio nigeriano, accusato di aver sottratto i soldi versati dalle compagnie petrolifere; una ditta di facciata, la Malabu oil and gas, dietro a cui si nasconde lo stesso ex ministro; alcuni intermediari di varie nazionalità, affaristi, un paio di ex agenti del controspionaggio britannico.
11 aprile 2017
Caso Moro: e adesso rimettiamo in carcere gli assassini a piede libero
10 aprile 2017
Schulz: “Senza l'€uro la Germania dovrebbe temere l'Italia non la Cina!"
Questa intervista del 2012 di Der Spiegel a Martin Schulz, oltre a dimostrare come in cinque anni non sia stato fatto nulla per risolvere i problemi della UE, chiarisce il pensiero dell’odierno avversario della Merkel, sedicente socialdemocratico e possibile futuro Cancelliere tedesco: “l’Europa è vitale per gli interessi nazionali” – quelli tedeschi, ovviamente. Le sue parole di apparente accondiscendenza verso i paesi periferici vanno lette così: è meglio mantenere gli altri paesi nella condizione di inoffensive colonie, e troppa intransigenza non aiuta. Una sua affermazione è rivelatrice: senza l’euro, con un marco rivalutato, “la Germania non dovrebbe temere la Cina, ma l’Italia e la Francia”. Tutti gli elettori italiani e francesi ne dovrebbero essere consapevoli…
9 aprile 2017
Yuli Novak: “L’occupazione crollerà e poi costruiremo una società morale in questo paese”
Yuli Novak יולי נובק |
Sono giorni bui e tetri. Il nostro paese viene dominato dall’occupazione, dal messianismo, dal razzismo, dall’ignoranza, dall’indifferenza morale e dalla violenza. Non serve accusare il governo. E non serve neppure stare seduti nei nostri salotti e fantasticare sul giorno in cui questo governo verrà sostituito da un altro. E basta infine con la retorica “tutti fuorché Bibi”: Lapid non sarebbe diverso.
Il cambiamento che dobbiamo intraprendere richiede coraggio e onestà e la disponibilità a compiere dei sacrifici – si deve essere pronti a rinunciare ai propri privilegi e pagarne il prezzo. Fatemi vedere un politico – uno solo! – che vuole diventare primo ministro e che sarebbe pronto a farlo.
In giornate buie come queste, caratterizzate dalla violenza quotidiana, l’odio intensificato, l’orribile razzismo e l’occupazione esiste solo un modo per vincere: la resistenza, la lotta, la solidarietà. La resistenza – ecco la nostra forza e la debolezza del governo. Partecipare a queste lotte per noi è la nostra speranza. E questa lotta porterà al crollo del regime. La solidarietà è la nostra forza civile e il grande timore del regime. E non ci sono momenti che i regimi cattivi temono di più del momento in cui i cittadini si rivoltano, resistono e combattono senza timore.
Non è Che Per Caso, Trump e Putin hanno Scherzato?
Non so voi ma a me comincia a sorgere il leggerissimo sospetto che si sia trattato di un macabro teatro, purtroppo con morti veri.
Vi propongo una versione alternativa dei fatti:
Vi propongo una versione alternativa dei fatti:
- A Ibdil e Hana c’è una sacca di “ribelli moderati” ovvero mercenari ed esaltati finanziati da Arabia Saudita, Quatar forse Turchia e Stati Uniti (almeno fino a poco tempo fa). Stanno perdendo sono circondati e bombardati anche dall’aviazione Siriana oltre che da quella Russa.
- L’attacco coi gas è una orrenda messa in scena da parte dei ribelli stessi che per certo hanno gas letale nelle loro mani, ma non gas nervino. Ci ammazzano circa 80 civili tra cui 30 bambini e danno la colpa al regime mettendo i corpi proprio dove le armi convenzionali di Assad e dei Russi hanno colpito. Sul luogo le “solite” infallibili ONG e fonti “imparzali” danno per certo l’attacco col gas nervino. La versione comincia oggi, Sabato 8 Aprile, a non stare più in piedi, intanto i soccorritori si sono fatti fotografare in abiti inadatti per un micidiale gas nervino e poi una testata al gas nervino è di almeno 500kg, avrebbe ammazzato migliaia di persone, non la chiamano arma di distruzione di massa per scherzo
- Israele, Turchia e l’Unione Europea, quasi tutte condannano e invocano l’intervento militare.
7 aprile 2017
Gli USA attaccano la Siria
Finalmente ci sono riusciti. Laddove avevano fallito i "ribelli moderati" finanziati direttamente dagli USA, laddove aveva fallito l'ISIS finanziata dai sauditi per conto degli USA, è bastato far esplodere qualche bomba con agenti chimichi per giustificare quello che gli Stati Uniti sognano di fare ormai da 5 anni: attaccare direttamente la Siria. Per ora si tratta solo di un bombardamento limitato ad una base militare, ma la storia ci insegna che il termine "escalation" esiste proprio per ciò che significa letteralmente: una crescita, in termini di scala, di qualcosa che da piccolo diventa grande.
Quello che invece la storia non ci insegna, a quanto pare, è come le stesse bugie continuino a funzionare, nonostante ogni volta vengano smascherate come tali. La storia delle armi chimiche (WMD) di Saddam Hussein, usata per invadere l'Iraq, si è rivelata platealmente falsa. L'accusa allo stesso Assad di aver usato armi chimiche, due anni fa, si era rivelata falsa.
Tutto quello che non torna sull'uso del gas da parte di Assad
Nel gioco dei veti incrociati e delle accuse reciproche sull'uso dei gas nella guerra civile siriana, è possibile che la strage di Khan Sheikun finisca per perdersi nel solito rivolo di formalismi burocratici e diplomatici senza che si arrivi a stabilire una responsabilità certa per quello che è accaduto.
Allo stato dell'arte, se così si può dire e sulla pelle delle 72 vittime finora accertate (circa 300 le altre persone contaminate), i ribelli accusano l'aviazione e le bombe di Assad, supportati da Stati Uniti, Turchia, Israele e da buona parte dei governi europei. Mentre Mosca difende Damasco sostenendo la tesi secondo cui sarebbe stato incidentalmente colpito un deposito di armi della guerriglia, dove erano stoccate anche alcune testate contenenti i gas.
Allo stato dell'arte, se così si può dire e sulla pelle delle 72 vittime finora accertate (circa 300 le altre persone contaminate), i ribelli accusano l'aviazione e le bombe di Assad, supportati da Stati Uniti, Turchia, Israele e da buona parte dei governi europei. Mentre Mosca difende Damasco sostenendo la tesi secondo cui sarebbe stato incidentalmente colpito un deposito di armi della guerriglia, dove erano stoccate anche alcune testate contenenti i gas.
La guerra che incombe sulla Cina
Quando andai a Hiroshima per la prima volta nel 1967, l’ombra sui gradini era ancora lì. Era l’impronta quasi perfetta di un essere umano rilassato: le gambe larghe, la schiena curva e una mano lungo il fianco mentre aspettava l’apertura di una banca. Alle otto meno un quarto della mattina del 6 agosto 1945, una donna e la sua silhouette furono impresse a fuoco nel granito. Rimasi a fissare quell’ombra per un’ora o forse più: non sarei mai riuscito a dimenticarla. Molti anni più tardi, al mio ritorno, non c’era più: spazzata via, “svanita”, motivo di imbarazzo politico.
Ho trascorso due anni nella realizzazione di un film documentario, The Coming War on China, nel quale prove e testimonianze mettono in guardia contro una guerra nucleare che non è più un’ombra, ma una eventualità concreta. La più massiccia mobilitazione di forze armate usamericane dopo la Seconda guerra mondiale è già ben avviata. Sono localizzate nell’emisfero settentrionale, ai confini occidentali della Russia, e in Asia e nel Pacifico, faccia a faccia con la Cina.
6 aprile 2017
Basta con le spese militari
Liberiamoci dal dominio e dall'influenza degli Usa e dalle nuove guerre che la NATO prepara.
Più si aggrava la situazione economica in Italia - come negli altri paesi - più si acutizza la "guerra tra poveri" sulla quale soffiano le organizzazioni fasciste nelle variegate firme e la Lega nord, nel tentativo di affermare una mobilitazione reazionaria che si traduca poi nel raggiungimento del desiderato successo elettorale.
Nella opinione pubblica sale la protesta contro la solidarietà e l'ospitalità nei confronti degli stranieri fuggiti dalle numerose guerre del mondo e dalla conseguente miseria. Guerre imperialiste volute da forze guerrafondaie che non esitano a distruggere intere popolazioni e paesi ricchi di storia secolare per le proprie mire di conquista delle risorse locali e come soluzione della crisi.
Ma non si sente - almeno come sarebbe necessario - attaccare i governanti per come e dove indirizzano, anzi sprecano, le risorse economiche peraltro rapinate dalle tasse. Non si sentono proteste contro i lauti compensi dei membri del parlamento sia italiano che europeo, che dai loro scranni non operano certo nell'interesse dei lavoratori e della popolazione.
Più si aggrava la situazione economica in Italia - come negli altri paesi - più si acutizza la "guerra tra poveri" sulla quale soffiano le organizzazioni fasciste nelle variegate firme e la Lega nord, nel tentativo di affermare una mobilitazione reazionaria che si traduca poi nel raggiungimento del desiderato successo elettorale.
Nella opinione pubblica sale la protesta contro la solidarietà e l'ospitalità nei confronti degli stranieri fuggiti dalle numerose guerre del mondo e dalla conseguente miseria. Guerre imperialiste volute da forze guerrafondaie che non esitano a distruggere intere popolazioni e paesi ricchi di storia secolare per le proprie mire di conquista delle risorse locali e come soluzione della crisi.
Ma non si sente - almeno come sarebbe necessario - attaccare i governanti per come e dove indirizzano, anzi sprecano, le risorse economiche peraltro rapinate dalle tasse. Non si sentono proteste contro i lauti compensi dei membri del parlamento sia italiano che europeo, che dai loro scranni non operano certo nell'interesse dei lavoratori e della popolazione.
5 aprile 2017
Lo studio di Bank of America sul "Day After" dell'€uro
Il giornale tedesco die Welt dà spazio a uno studio appena pubblicato da Bank of America sulle conseguenze di un’eventuale rottura dell’unione monetaria sui cambi delle valute europee. Le previsioni sono ben lontane dagli scenari paventati dalla stampa mainstream: per i Paesi del Sud si tratterebbe di svalutazioni inferiori al 10%, mentre il vero sconfitto sarebbe la Germania, che si troverebbe a far fronte ad un enorme apprezzamento della valuta. Al di là dei risultati dell’analisi in sé, che non sorprenderanno i lettori di Goofynomics, o del sito Asimmetrie, questa ricerca segna un’importante presa di posizione degli Stati Uniti rispetto al tema Euro.
Fino a pochi anni fa la rottura della zona euro sembrava essere un’opzione più che realistica.
La Grexit, ovvero l’uscita della Grecia, era stata ampiamente prevista, e in particolare gli investitori anglosassoni avevano iniziato a scommetterci sopra, sicuri che dopo un tale evento l’euro stesso sarebbe scomparso nei meandri della storia. Una scommessa rivelatasi vana, fino a questo momento.
La Grexit, ovvero l’uscita della Grecia, era stata ampiamente prevista, e in particolare gli investitori anglosassoni avevano iniziato a scommetterci sopra, sicuri che dopo un tale evento l’euro stesso sarebbe scomparso nei meandri della storia. Una scommessa rivelatasi vana, fino a questo momento.
1 aprile 2017
Perché l'uscita dall'euro è internazionalista
Parte Prima. L'ideologia dominante è il cosmopolitismo non il nazionalismo
È possibile definire realisticamente una linea politica internazionalista in Europa soltanto mettendo al suo centro il tema dell'uscita dall'euro. Eppure, a sinistra molti continuano a opporsi all'uscita dall'euro, adducendo due tipologie di motivazioni, di carattere economico e politico-ideologico. Sebbene le motivazioni economiche siano certamente importanti, ritengo che a incidere maggiormente sul rifiuto a prendere persino in considerazione l'ipotesi di uscire dall'euro, fra la sinistra e più in generale, siano le motivazioni politico-ideologiche. Infatti, le motivazioni politico-ideologiche appaiono meno "tecniche" e maggiormente comprensibili. Soprattutto, fanno riferimento a un senso comune profondamente radicato nella sinistra e nella società italiana.
È possibile definire realisticamente una linea politica internazionalista in Europa soltanto mettendo al suo centro il tema dell'uscita dall'euro. Eppure, a sinistra molti continuano a opporsi all'uscita dall'euro, adducendo due tipologie di motivazioni, di carattere economico e politico-ideologico. Sebbene le motivazioni economiche siano certamente importanti, ritengo che a incidere maggiormente sul rifiuto a prendere persino in considerazione l'ipotesi di uscire dall'euro, fra la sinistra e più in generale, siano le motivazioni politico-ideologiche. Infatti, le motivazioni politico-ideologiche appaiono meno "tecniche" e maggiormente comprensibili. Soprattutto, fanno riferimento a un senso comune profondamente radicato nella sinistra e nella società italiana.
31 marzo 2017
Come privatizzare i servizi di cura dei malati cronici senza farsi notare..
Sanità lombarda: la "sublimazione del CReG"
Negli ultimi anni la Lombardia si è resa protagonista di una serie di importanti riforme in ambito sanitario, ma probabilmente in pochi ne hanno potuto cogliere la portata. Nell'immaginario comune, infatti, la nostra regione offre ancora uno dei migliori sistemi sanitari del panorama italiano.
Eppure, basta osservare la storia recente per scoprire che la sanità lombarda non gode per nulla di buona salute. Da Poggiolini (1993) a Poggi Longostrevi (1997) al dubbio Abelli a Daccò (2011) fino ad arrivare al "celeste" Formigoni (2012)[1] e al più recente Rizzi (2016)[2], la sanità lombarda è costellata di casi di tangenti, di buchi in bilancio, di false fatture, di accordi per gonfiare prezzi e indirizzare i pazienti verso cliniche private. Truffe sempre più fantasiose con poche costanti: persone malate dirottate in strutture private per usufruire di un servizio pubblico che dovrebbe essere fornito dallo Stato; affaristi e imprenditori del settore che fanno soldi a palate sulla pelle dei malati utilizzando le casse della Regione come se fossero il loro bancomat personale.
Negli ultimi anni la Lombardia si è resa protagonista di una serie di importanti riforme in ambito sanitario, ma probabilmente in pochi ne hanno potuto cogliere la portata. Nell'immaginario comune, infatti, la nostra regione offre ancora uno dei migliori sistemi sanitari del panorama italiano.
Eppure, basta osservare la storia recente per scoprire che la sanità lombarda non gode per nulla di buona salute. Da Poggiolini (1993) a Poggi Longostrevi (1997) al dubbio Abelli a Daccò (2011) fino ad arrivare al "celeste" Formigoni (2012)[1] e al più recente Rizzi (2016)[2], la sanità lombarda è costellata di casi di tangenti, di buchi in bilancio, di false fatture, di accordi per gonfiare prezzi e indirizzare i pazienti verso cliniche private. Truffe sempre più fantasiose con poche costanti: persone malate dirottate in strutture private per usufruire di un servizio pubblico che dovrebbe essere fornito dallo Stato; affaristi e imprenditori del settore che fanno soldi a palate sulla pelle dei malati utilizzando le casse della Regione come se fossero il loro bancomat personale.
30 marzo 2017
Il caso del rapporto ritirato dall'ONU che accusa Israele di Apartheid contro i Palestinesi
L'ex direttrice dell'Escwa Rima Khalaf durante una conferenza stampa a Beirut, in Libano. Credit: Mohamed Azakir
In un documento presentato il 15 marzo 2017 la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l'Asia occidentale (Escwa) ha accusato Israele di aver stabilito un "regime di apartheid che opprime e domina il popolo palestinese". Il ritiro del documento, avvenuto pochi giorni dopo, ha comportato molte polemiche che non sembrano placarsi.
Il rapporto chiamato Israeli Practices towards the Palestinian People and the Question of Apartheid è stato ritirato dal sito delle Nazioni Unite.
"Il problema non è relativo ai contenuti ma alle modalità, non essendo stato consultato il segretario generale prima della pubblicazione del documento", ha affermato il portavoce del segretario generale dell'Onu, Stephane Dujarric.
Alcuni commentatori non sembrano essere d'accordo, sostenendo che in realtà sono state soprattutto le pressioni esercitate da Israele e dall'ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite Nikki Haley a far sì che il documento venisse ritirato.
Le epidemie ad orologeria: dopo la meningite ecco il morbillo
La propaganda sui vaccini è sempre più incalzante, impara dai propri errori ed evolve. Vale la pena riassumere cosa è successo riguardo alla meningite fra la fine del 2016 e l’inizio di quest’anno per poi fare un confronto con quanto accade oggi col morbillo.
Nell’aprile del 2016 Il Sole 24 Ore pubblica un articolo sulla decisione della GlaxoSmithKline di incrementare gli investimenti, 600 milioni di euro in quattro anni, per lo sviluppo commerciale del vaccino meningococco prodotto negli stabilimenti toscani della multinazionale.
Curiosamente l’annuncio viene preceduto da articoli di testate locali (ad esempio Il Tirreno) e da un approfondimento sulla meningite ad opera del Prof. Carlo Contini, Ordinario di Malattie Infettive del Dipartimento di Scienze mediche dell’Università di Ferrara, dove si parla senza mezzi termini di “epidemia” in corso in Toscana.
Nei mesi successivi i media nazionali cominciano ad alimentare la paura dando minuziosamente conto di tutti i casi segnalati.
Alcuni esempi: Il Giornale, La Repubblica, ancora La Repubblica, Corriere della Sera, ancora Il Giornale, ancora il Corriere. Consultando i link si noterà come la parola “epidemia” sia una costante, così come “allarme”. La campagna mediatica fornisce ovviamente la soluzione alla terribile pandemia: iniettarsi al più presto una salvifica dose di vaccino.
29 marzo 2017
Una transizione è possibile?
Non dovrebbero più esistere dubbi sul fatto che il modello sviluppista, basato sulla crescita infinita, sull'uso smodato dei combustibili fossili e sulla logica del consumo per il consumo sia ormai arrivato al capolinea. Lo stato di profonda sofferenza in cui versa la biosfera, lo spettro sempre più reale dei cambiamenti climatici, i livelli d'inquinamento intollerabili che attanagliano le nostre città, la crisi che sta devastando gli ecosistemi più delicati, la drammatica perdita delle biodiversità, stanno a testimoniare come ogni limite sia stato abbondantemente superato ed impongono in maniera sempre più pressante una riflessione sulla necessità di una transizione verso un modello di sviluppo (o di decrescita) profondamente diverso da quello attuale.....
28 marzo 2017
Israele ama le guerre
Non c'è altro modo per leggere il rapporto del Controllore dello Stato di Israele, sulla guerra a Gaza nel 2014 e non vi è conclusione più importante da trarre.
Israele ama le guerre. Ne ha bisogno. Non fa nulla per impedirle, e a volte le provoca. Non c'è altro modo per leggere la relazione del Controllore di Stato sulla guerra di Gaza nel 2014 e non vi è una conclusione più importante da trarre.
Tutto il resto - i tunnel, il Consiglio Nazionale di sicurezza, il gabinetto e i servizi di intelligence - sono fesserie, niente di più che degli sforzi per distrarci dalla cosa principale. La cosa principale è che Israele vuole la guerra. Ha respinto tutte le alternative, senza nemmeno discuterne, senza mostrare per esse alcun interesse, per soddisfare il suo desiderio.
Israele ha voluto le guerre anche in passato. Dalla guerra del 1948, tutte le sue guerre avrebbero potuto essere evitate. Erano chiaramente guerre volute, anche se la maggior parte non avrà avuto alcuna utilità e alcune di esse hanno anche causato danni irreparabili. Molto semplicemente, Israele le ha innescate.
Tutto il resto - i tunnel, il Consiglio Nazionale di sicurezza, il gabinetto e i servizi di intelligence - sono fesserie, niente di più che degli sforzi per distrarci dalla cosa principale. La cosa principale è che Israele vuole la guerra. Ha respinto tutte le alternative, senza nemmeno discuterne, senza mostrare per esse alcun interesse, per soddisfare il suo desiderio.
Israele ha voluto le guerre anche in passato. Dalla guerra del 1948, tutte le sue guerre avrebbero potuto essere evitate. Erano chiaramente guerre volute, anche se la maggior parte non avrà avuto alcuna utilità e alcune di esse hanno anche causato danni irreparabili. Molto semplicemente, Israele le ha innescate.
27 marzo 2017
Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana: gastrolegislatori e acritici digestori
Il Ministro Minniti, rispondendo al question time della Camera sul neonato decreto legge sulla "sicurezza urbana", confessava un calo del 9,4% dei reati nell'ultimo anno. Tuttavia, sostiene il ministro, la "percezione" di insicurezza è aumentata.
La percezione non è un dato oggettivo. Chi la misura? Minniti si mette un termometro tutte le sere? Lo mette a qualcun'altro?
Semmai si potesse misurare, o fosse utile misurare un dato soggettivo, tale "percezione" non sarebbe altro che un risultato delle campagne di stampa isteriche dei media di regime, i quali hanno interesse a distrarre l'attenzione dal ladro principale: sono i monopoli globali che rubano ogni giorno di più la ricchezza a chi realmente la produce.
La "percezione" è il frutto di questa isteria disseminata sul fertile e disponibile compost di individualismo, mancanza di capacità critica e profonda ignoranza.
La percezione non è un dato oggettivo. Chi la misura? Minniti si mette un termometro tutte le sere? Lo mette a qualcun'altro?
Semmai si potesse misurare, o fosse utile misurare un dato soggettivo, tale "percezione" non sarebbe altro che un risultato delle campagne di stampa isteriche dei media di regime, i quali hanno interesse a distrarre l'attenzione dal ladro principale: sono i monopoli globali che rubano ogni giorno di più la ricchezza a chi realmente la produce.
La "percezione" è il frutto di questa isteria disseminata sul fertile e disponibile compost di individualismo, mancanza di capacità critica e profonda ignoranza.
26 marzo 2017
Fukushima sei anni dopo: Sei osservazioni e una riflessione interna
Dopo il terremoto del 2011, la centrale nucleare della TEPCO (Tokyio Electric Power Company) a Fukushima, in Giappone è crollata con sei reattori nucleari. Tre si fusero. Quello che è successo dopo è stato il più grande rilascio di radiazioni in acqua nella storia del mondo: i prodotti radioattivi, alcuni in quantità ancora maggiori rispetto a Chernobyl, sono filtrati nell'Oceano Pacifico. Che cosa è successo a partire da quella data finora?
La quantità, è ragionevole ipotizzare alla luce di quanto sappiamo oggi, potrebbe essere molto più grande rispetto alle stime ufficiali giapponesi, che per molti scienziati sono alquanto imprecise.
1. Il Pacifico contaminato
Il disastro, la catastrofe nucleare di Fukushima, ha contaminato il più grande oceano del mondo in soli sei anni [1].Ricordiamo brevemente che cosa è accaduto [2]: nel 2011, un terremoto – si è detto che probabilmente fu una ripetizione del terremoto del 2010 in Cile - genera uno tsunami che causa un crollo nella centrale nucleare della TEPCO (Tokyio Electric Power Company) a Fukushima, in Giappone, con sei reattori nucleari, di cui tre vanno in fusione. Quello che accade dopo è il più grande rilascio di radiazioni in acqua della storia mondiale: il materiale radioattivo, in alcuni casi in quantità ancora maggiore rispetto a Chernobyl, filtra nell'Oceano Pacifico.La quantità, è ragionevole ipotizzare alla luce di quanto sappiamo oggi, potrebbe essere molto più grande rispetto alle stime ufficiali giapponesi, che per molti scienziati sono alquanto imprecise.
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