24 agosto 2016
Italia."Abbiamo un problema: le banche"
Dopo l’iniziale popolarità e la realizzazione (imposizione) con successo di una serie di misure liberiste, Renzi è ora confrontato a una situazione più difficile in cui si intrecciano il logoramento della sua credibilità in larghi settori di massa, la netta sconfitta nelle elezioni amministrative e una situazione economica incerta nel quadro della crisi dell’Unione Europea.
Dopo aver portato a casa numerose misure che hanno massacrato i diritti del lavoro, stravolto la scuola pubblica, perseguito l’obiettivo dell’ulteriore riduzione della spesa sociale e sanitaria e contemporaneamente varato una riforma istituzionale e una legge elettorale profondamente antidemocratiche, funzionali al predominio dell’esecutivo e a garantire maggioranze parlamentari artificiose, la corsa di Renzi incontra numerosi ostacoli.
In primo luogo viene percepita la distanza tra la sua demagogia e la realtà dei fatti: la disoccupazione resta a livelli elevatissimi, il lavoro per i giovani non esiste o se esiste è nelle forme più o meno estreme della precarietà, la ripresa economica è debolissima e non ha certo modificato la condizione di vita della stragrande maggioranza dei cittadini, tantissimi marginalizzati e tanti altri preoccupati per il loro futuro e quello dei loro figli.
23 agosto 2016
Sicurezza privata: un business in espansione e fuori controllo
![]() |
"Uccidiamo per divertimento e profitto dal 1997" |
L'ondata di privatizzazione non colpisce solo i servizi pubblici come la sanità o l'istruzione: sempre più spesso, gli eserciti regolari e statali, vengono sostituiti in molti luoghi di conflitto da forze armate delle società di sicurezza. Il miglior esempio è l'Iraq, dove nel 2007 gli agenti privati superarono il numero dei soldati regolari. Una crescita che supera i limiti, senza, in parallelo, si sia sviluppata una legislazione internazionale in questo senso che consenta un controllo effettivo.
22 agosto 2016
“Stato del Male” e presunti fondamenti legali internazionali
Per Eva Illouz, docente di sociologia presso l’università di Gerusalemme e giornalista del quotidiano israeliano “Haaretz”, Israele è un membro della famiglia degli “Stati del Male”, con radici sociali e politiche profonde e radicate nella società. Per Gideon Levy il regime di occupazione non si può spiegare senza fare riferimento al male … Male sadico, male fine a se stesso …C’è un regime malvagio in Israele …Israele è uno Stato del male…1)
Vediamo dunque quali sono i presunti fondamenti legali internazionali dello “Stato del male” che permettono ad Israele l’occupazione della Palestina e vediamo anche le responsabilità delle grandi potenze.
La pietra miliare su cui si fondano le rivendicazioni sioniste sulla Palestina è la Conferenza di Sanremo del 1920 (un’estensione della Conferenza di pace del 1919) cui parteciparono le potenze vincitrici ad eccezione degli Stati Uniti. In tale occasione venne affidato alla Gran Bretagna il “Mandato per la Palestina, come “impegno sacro” per la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico.
19 agosto 2016
Divide et impera: come il fazionalismo sta uccidendo la prospettiva di libertà in Palestina
Mentre i palestinesi nei Territori Occupati iniziano i preparativi per le elezioni amministrative in programma per il prossimo ottobre, fazioni e divisioni alimentano una brutta atmosfera.
Le fazioni politiche palestinesi ed i social media sono in fermento ed utilizzano una propaganda autolesionista: sostenitori di Fatah attaccano i presunti fallimenti di Hamas, ed i sostenitori di Hamas fanno il contrario.
Quello che tutti volutamente trascurano è che i sindaci dei comuni palestinesi non possono veramente gestire quasi nulla che possa realmente incidere nella vita dei cittadini.
In Cisgiordania le amministrazioni comunali sono governate da un rigoroso accordo tra israele e ANP (Autorità Nazionale Palestinese). A parte poche cose, villaggi e consigli comunali non possono funzionare senza una luce verde dell’ ANP: ed a sua volta l’Autorità Palestinese stessa è condizionata dal benestare delle autorità di occupazione israeliane.
Questo vale per quasi tutto: dai servizi di base, ai permessi di costruzione di case o edifici pubblici o per scavare dei pozzi. Tutte queste decisioni sono soggette ad un accordo politico tra paesi donatori, ANP ed autorità di occupazione israeliana.
E’ ridicolo incolpare un sindaco di un comune della Cisgiordania perché non riesce a migliorare le vita dei suoi abitanti.
18 agosto 2016
Gaza: il blocco sta causando la fine delle risorse di acqua dolce
Come ogni anno durante l’estate, la mancanza di acqua nella Striscia di Gaza si accentua. Allo stesso tempo, la carenza di energia causata dal blocco impedisce ai motori e pompe per l’acqua di spingerla dai pozzi e serbatoi a case e campi agricoli.
Il Beach Camp è una delle aree più densamente popolate di Gaza e di conseguenza uno dei più colpiti dalla scarsità d’acqua. Inoltre, a causa della sua posizione, direttamente sul mare, le sue falde acquifere sono alcune tra le più colpite dalla infiltrazione di acqua di mare e di acque reflue.
Abbiamo raccolto diverse testimonianze di persone colpite da questo problema, al fine di discuterne con l’ingegnere Monther Shoblak, Direttore Generale dei Comuni palestinesi e Autorità Nazionale costiere per l’Acqua (CMWU).
La prima testimonianza è quella di Azzam Miflah El Sheikh Khalil, che dice “l’acqua viene solo una volta ogni tre giorni, e solo per poche ore, il che non è sufficiente [per riempire i serbatoi]. La gente non può immaginare come stiamo soffrendo a causa della mancanza di acqua. Inoltre, non vi è alcuna differenza tra l’acqua dei nostri pozzi e l’acqua del mare … Il problema principale è che quando c’è l’elettricità non c’è acqua corrente e quando c’è l’acqua corrente non c’è l’elettricità. L’unica soluzione che abbiamo sarebbe quella di acquistare un generatore per produrre elettricità quando c’è acqua, ma chi può acquistarlo se non c’è lavoro? ”16 agosto 2016
Theresa May e il cambiamento di paradigma
Un avvenimento di notevole importanza ha appena avuto luogo in Gran Bretagna, un avvenimento che potrebbe annunciare una svolta importante tanto per la politica interna britannica quanto, con le sue ripercussioni, per la Francia e numerosi altri paesi europei.
Theresa May, il primo ministro britannico succeduto a David Cameron dopo il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea (il famoso Brexit), ha fatto un passo logico, eppure, nel contesto del suo Paese, quasi rivoluzionario. Presiedendo la prima riunione della commissione interministeriale sulla « strategia economica e industriale », martedì 2 Agosto, la May si è impegnata a mettere in piedi una vera politica industriale. Nella Gran Bretagna devastata da più di 35 anni di « neo-liberalismo » ciò equivale ad una piccola rivoluzione.
Il fatto che questa politica sia intrapresa da un primo ministro conservatore, il partito di Margaret Thatcher, sottolinea ancor più il carattere rivoluzionario della svolta operata da Theresa May.
Questa svolta annuncia un cambiamento di paradigma. Gli ultimi studi di organizzazioni come il FMI dipingono oggi la globalizzazione e il suo bilancio in maniera molto più negativa di quanto facessero una quindicina di anni or sono.
15 agosto 2016
Milioni di persone nel mondo fuggono dalle politiche Neoliberiste
L’economista Michael Hudson sostiene che le politiche neoliberiste a un certo punto spingeranno i cittadini USA ad emigrare, allo stesso modo in cui hanno forzato milioni di persone a lasciare la Russia, gli Stati Baltici e oggi la Grecia, in cerca di una vita migliore.
Una equipe di ricerca della Mailman School per gli studi di salute pubblica presso l’Università della Columbia New York ha stimato che 875.000 morti negli Stati Uniti nell’anno 2000 siano ascrivibili a fattori sociali quali povertà e sperequazione economica.
Secondo le statistiche del Governo USA, 2,45 milioni di Americani sono morti quell’anno. Se paragoniamo il dato alla scoperta dell’equipe di ricerca della Columbia University, la deprivazione sociale risulta responsabile del 36% circa dei decessi nel 2000.
“Praticamente tutti gli economisti Britannici del secolo Diciottesimo sostenevano che in presenza di povertà e di un costante trasferimento di risorse verso i ricchi il risultato sarà ridotta aspettativa di vita in durata ed emigrazione” sostiene Michael Hudson, professore emerito di Economia all’Università del Missouri-Kansas City.
14 agosto 2016
“Unità nazionale” fondata sulla paura
Finora l’Italia non ha subito gli effetti stragisti degli attentati islamosunniti sul suo territorio. A differenza di Francia e Belgio, ha potuto osservare la situazione con relativo distacco, senza dover fare la conta dei morti e dei feriti. Centinaia di vittime per ora evitate, in Italia, perché le devastanti azioni islamosunnite – sostenute sullo sfondo da Usa, Nato, Ue, Turchia, Arabia Saudita, Emirati, Qatar e Israele – sono la spia di una guerra sporca, di sterminio, senza limiti etici o di diritto internazionale, e colpiscono direttamente nel mucchio.
La posizione servile dell’Italia nei confronti dell’occidente neocapitalista e la dipendenza da Usa e Nato, potrebbero però cambiare le cose se è vero che questo governo metterà a disposizioni le basi (Sigonella) per attacchi aerei alla Libia.
I bombardamenti partiranno dall’Italia e si concentreranno su Sirte, dove i “fantasmi” dello stato islamico resistono, finora con successo, agli armati del governo fantoccio di Fayez al-Sarraj. Al-Sarraj e lo stato islamico hanno, in buona sostanza, gli stessi mandanti (fra i quali gli Usa), ma si combattono con ferocia, rispettando il copione stabilito per questa guerra.
La posizione servile dell’Italia nei confronti dell’occidente neocapitalista e la dipendenza da Usa e Nato, potrebbero però cambiare le cose se è vero che questo governo metterà a disposizioni le basi (Sigonella) per attacchi aerei alla Libia.
I bombardamenti partiranno dall’Italia e si concentreranno su Sirte, dove i “fantasmi” dello stato islamico resistono, finora con successo, agli armati del governo fantoccio di Fayez al-Sarraj. Al-Sarraj e lo stato islamico hanno, in buona sostanza, gli stessi mandanti (fra i quali gli Usa), ma si combattono con ferocia, rispettando il copione stabilito per questa guerra.
13 agosto 2016
Auguri Comandante...
Il miglior omaggio a Fidel: guardare nella sua stessa direzione
Più di mezzo secolo fa, mentre nelle case latinoamericane si celebrava l’inizio del nuovo anno, succedeva una buona cosa a Cuba: un esercito guerrigliero, con base sociale contadina, trionfava nell’isola caraibica liberando il paese dalla tirannia batistiana. Si inaugurava così un processo politico che pretendeva non solo di rovesciare un dittatore ma di seguire una linea coscientemente rivoluzionaria: trasformare profondamente la società a beneficio delle grandi maggioranze.
Questo trionfo delle forze popolari, guidate dal Movimento 26 Luglio e dirette dal giovane avvocato Fidel Castro Ruz, risvegliò la simpatia della maggior parte della sinistra occidentale, ma in particolar modo della sinistra dell’America Latina. Era una luce che si affacciava nell’oscuro ambiente conservatore che si viveva allora nel sub-continente.
Aveva rotto con due tipi di fatalismo molto diffusi nella sinistra latinoamericana: uno geografico e l’altro militare. Il primo affermava che gli Stati Uniti non avrebbero tollerato una rivoluzione socialista nella loro area strategica e Cuba trionfava molto vicino alle sue coste. Il secondo sosteneva che, data la sofisticazione che gli eserciti avevano raggiunto, non era più possibile vincere un esercito regolare, ma la tattica guerrigliera impiegata dai rivoluzionari dimostrò che era possibile indebolire l’esercito nemico fino ad arrivare a sconfiggerlo.
Più di mezzo secolo fa, mentre nelle case latinoamericane si celebrava l’inizio del nuovo anno, succedeva una buona cosa a Cuba: un esercito guerrigliero, con base sociale contadina, trionfava nell’isola caraibica liberando il paese dalla tirannia batistiana. Si inaugurava così un processo politico che pretendeva non solo di rovesciare un dittatore ma di seguire una linea coscientemente rivoluzionaria: trasformare profondamente la società a beneficio delle grandi maggioranze.
Questo trionfo delle forze popolari, guidate dal Movimento 26 Luglio e dirette dal giovane avvocato Fidel Castro Ruz, risvegliò la simpatia della maggior parte della sinistra occidentale, ma in particolar modo della sinistra dell’America Latina. Era una luce che si affacciava nell’oscuro ambiente conservatore che si viveva allora nel sub-continente.
Aveva rotto con due tipi di fatalismo molto diffusi nella sinistra latinoamericana: uno geografico e l’altro militare. Il primo affermava che gli Stati Uniti non avrebbero tollerato una rivoluzione socialista nella loro area strategica e Cuba trionfava molto vicino alle sue coste. Il secondo sosteneva che, data la sofisticazione che gli eserciti avevano raggiunto, non era più possibile vincere un esercito regolare, ma la tattica guerrigliera impiegata dai rivoluzionari dimostrò che era possibile indebolire l’esercito nemico fino ad arrivare a sconfiggerlo.
11 agosto 2016
La Gran Bretagna se ne va
Dopo l’esito del Brexit, la maggior parte degli analisti a livello internazionale si sono chiesti quali saranno le conseguenze sui mercati, sulle monete, sulle economie. Ma a noi pare molto più importante capire cosa significa in termini politici la decisione dell’elettorato britannico.
Un dato fondamentale del referendum è la sua polarizzazione “di classe”.
Capita poche volte di poter definire così chiaramente un fatto: eppure in questo caso chi ha votato maggioritariamente per l’uscita da quel mostro in cui si è trasformata l’Unione Europea – che era nata, almeno a parole, come un progetto sociale e politico progressista - è stato il proletariato delle metropoli inglesi, quello delle zone più povere del paese, i lavoratori impoveriti dai tagli sociali, dalla scomparsa dei diritti del lavoro. Se nella Londra capitale, quella della “l’intellettualità” delle università, del mondo finanziario e industriale dove si gridava al disastro nel caso di un’uscita, ha vinto il SI, nelle zone operaie di East Midlands, nel North West, nel South West, nello Yorkshire, nell’Humber e in Galles ha vinto il NO. La località dove più ha trionfato il Brexit è stata il West Midlands, zona tradizionalmente laburista, dove l’UKIP (il partito nazionalista e razzista) non ha rappresentanza e dove non esiste un’immigrazione significativa.
Un dato fondamentale del referendum è la sua polarizzazione “di classe”.
Capita poche volte di poter definire così chiaramente un fatto: eppure in questo caso chi ha votato maggioritariamente per l’uscita da quel mostro in cui si è trasformata l’Unione Europea – che era nata, almeno a parole, come un progetto sociale e politico progressista - è stato il proletariato delle metropoli inglesi, quello delle zone più povere del paese, i lavoratori impoveriti dai tagli sociali, dalla scomparsa dei diritti del lavoro. Se nella Londra capitale, quella della “l’intellettualità” delle università, del mondo finanziario e industriale dove si gridava al disastro nel caso di un’uscita, ha vinto il SI, nelle zone operaie di East Midlands, nel North West, nel South West, nello Yorkshire, nell’Humber e in Galles ha vinto il NO. La località dove più ha trionfato il Brexit è stata il West Midlands, zona tradizionalmente laburista, dove l’UKIP (il partito nazionalista e razzista) non ha rappresentanza e dove non esiste un’immigrazione significativa.
9 agosto 2016
La Nato annette l’Unione Europea
L’Unione europea non nasce soltanto dal “sogno” di Aldo Spinelli e di Jean Monnet, di Schuman e di Spaak come ci viene sempre raccontato…”* Perché se la componente ideologica fondata sulla mitica solidarietà tra i popoli europei ha avuto un ruolo politico nel motivare attivisti federalisti e nel restituire alle grandi masse la speranza di un futuro finalmente di pace e di riscossa sociale è anche vero che la costruzione materiale, amministrativa, con un progetto non evasivo ma concreto da realizzarsi ponendo pietra su pietra, a passi lenti ma decisi, non è certo opera di democratici che aspiravano a costruire strumenti di partecipazione popolare dal basso verso l’alto ma di alti rappresentanti della politica liberale dipendenti direttamente dal dipartimento di stato americano.
“The Telegraph”* il 19/9/2000 pone bene in evidenza un articolo di Ambrose Evans-Prichard titolato ” Euro-federalist financed by US spy chiefs”.* Già nel 1997 erano stati resi pubblici dei documenti che avallano le tesi di Evans-Prichard (e di altri) che la costruzione per tappe intermedie a partire dal 1948 dell’Unione europea è opera dell’Office of strategic studies e poi della CIA sotto la regia della Presidenza degli Stati Uniti e del Dipartimento di Stato.
8 agosto 2016
Game of Drones: Un nuovo tipo di crimine di guerra finora impunito
Uno straordinario documento che non vedrete mai sulle tv italiane. Attraverso un vasto lavoro di ricerca RT ha documentato la barbarie e l'impunità che si nasconde dietro l'uso dei droni. Pilotati da migliaia di chilometri di distanza, sono artefici dell'uccisione di migliaia di innocenti, soprattutto in Afghanistan e Pakistan. E' di pochi giorni fa il rapporto ONU secondo cui all'Afganistan, nel 2016, spetta il triste primato del maggior numero di civili e di bambini uccisi.
Un prigioniero, una gattina e due uccellini
La storia di Mohammad detto Dob (Orso)
“A volte mi sembra di non essere niente. Non sono niente. A volte mi sembra di essere i tre proiettili conficcati nel mio corpo, le gambe rotte e sanguinanti.”
“Tutto il mio mondo si è rimpicciolito. È diventato così piccolo. È il recinto intorno alla mia stanza. È l’alto muro che si erge intorno a quel recinto, creando una prigione all’interno di una prigione. Io sono qui, sul lato sfortunato del muro. Sono uguale a dei piccoli uccelli, ossa e piume non ancora abbastanza forti per prendere il volo, esseri innocenti che sono caduti dal nido, strappati involontariamente alla loro casa e alla loro famiglia ed atterrati, come me, sul lato sfortunato del muro”.
“Ogni volta che penso al tempo trascorso in carcere, la mia mente ritorna lì. Mentre il mio corpo ora è libero, alla mia mente basta poco perché io ritorni ad essere un prigioniero sul lato sfortunato del muro, anche se sono seduto qui, con te. Non mi piace pensare a quel periodo, ma voglio parlare. Ti prego, scrivi di me, perché questa è la mia vita. Questa è la mia storia. E anche se il ricordarla fa male, non voglio che svanisca dalla mia memoria.”
“A volte mi sembra di non essere niente. Non sono niente. A volte mi sembra di essere i tre proiettili conficcati nel mio corpo, le gambe rotte e sanguinanti.”
“Tutto il mio mondo si è rimpicciolito. È diventato così piccolo. È il recinto intorno alla mia stanza. È l’alto muro che si erge intorno a quel recinto, creando una prigione all’interno di una prigione. Io sono qui, sul lato sfortunato del muro. Sono uguale a dei piccoli uccelli, ossa e piume non ancora abbastanza forti per prendere il volo, esseri innocenti che sono caduti dal nido, strappati involontariamente alla loro casa e alla loro famiglia ed atterrati, come me, sul lato sfortunato del muro”.
“Ogni volta che penso al tempo trascorso in carcere, la mia mente ritorna lì. Mentre il mio corpo ora è libero, alla mia mente basta poco perché io ritorni ad essere un prigioniero sul lato sfortunato del muro, anche se sono seduto qui, con te. Non mi piace pensare a quel periodo, ma voglio parlare. Ti prego, scrivi di me, perché questa è la mia vita. Questa è la mia storia. E anche se il ricordarla fa male, non voglio che svanisca dalla mia memoria.”
7 agosto 2016
Faten el-Dabbas: Fiaba e Anti-Fiaba per la Palestina di oggi
Faten el-Dabbas |
Milena Rampoldi: Che significato acquistano fiaba e anti-fiaba quando si tratta della regione medio-orientale dei nostri giorni?
3 agosto 2016
Emergenza Ecocidio in Colombia: La EPM ha iniziato a diboscare 4500 ettari di foresta tropicale secca nella provincia di Antioquia
La società pubblica EPM di Medellin ha iniziato a diboscare 4500 ettari di foresta tropicale secca nella zona dove è prevista la realizzazione della diga di Hidroituango. Già ci sono state le prime vittime: centinaia di animali, tra cui molte specie a rischio che hanno perso il proprio habitat.

Foto Instituto Alexander von Humboldt
2 agosto 2016
Il "terrorismo islamico" cambia volto
Se i padrini mondiali del terrorismo avevano fatto un esperimento - come molti hanno suggerito - "per vedere che cosa succede ad ammazzare un prete in chiesa", hanno avuto la loro risposta, e non è stata per loro positiva: il trucco non ha funzionato, e il sistema ha fatto cortocircuito.
Prima di veder scatenare una guerra di religione a tutto campo, infatti, i leader religiosi delle due comunità hanno fatto un passo storico, portando ad un risultato fino a ieri impensabile: musulmani che vengono a pregare insieme ai cristiani nelle chiese cattoliche, in Francia come in Italia.Il via alla reazione lo aveva dato il Papa qualche giorno fa, quando ha respinto chiaramente il concetto di "guerra di religioni". Da quelle dichiarazioni ad estendere l'invito ai musulmani di venire in chiesa il passo è stato breve. E per fortuna questi hanno accettato, perchè ormai eravamo arrivati ad un punto in cui l'intero Islam stava per essere criminalizzato a livello globale.
1 agosto 2016
Dove porta la corsa verso il basso?
Il taglio minimo dei buoni pasto cartacei è di 5,29 euro, mentre il voucher costa 10 euro l’ora, per un salario netto di 7,50 euro. È anche per questo, probabilmente, che alcuni individui (mi rifiuto perfino di chiamarli imprenditori, per rispetto di quelli che lo sono veramente) hanno deciso di usarli come stipendio. No, non oltre allo stipendio: proprio come paga, senza nient'altro. Niente soldi. Ovviamente, niente contributi. Solo buoni per mangiare.
È l'ultimo, grottesco, effetto del dumping salariale e di diritti a cui assistiamo da alcuni decenni. Si è iniziato con i Co.co.co. e gli interinali (pacchetto Treu, 1997), si è passati ai somministrati, agli intermittenti, ai co.co.pro e ai primi voucher (legge Biagi, 2003), si sono quindi ampliati a dismisura i contratti a termine (decreto Poletti, 2014) e quindi estesi all'infinito i voucher stessi, rendendo nel contempo tutti gli altri licenziabili, demansionabili e telecontrollabili (Jobs Act, 2015).
29 luglio 2016
Micael Moore: Trump può vincere
Amici,
Mi dispiace di essere messaggero di una brutta notizia, ma ve l’ho data già l’estate scorsa quando vi dissi che Donald Trump sarebbe stato il candidato Repubblicano alla presidenza. E ora ho per voi una notizia ancora più terribile e deprimente: Donald J. Trump vincerà in novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso clown a tempo parziale e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Avanti, dite queste parole, perché le pronuncerete nei prossimi 4 anni: “PRESIDENTE TRUMP.”
Mai in vita mia ho voluto essere smentito più di adesso.
Posso vedere che cosa state facendo proprio adesso. State scuotendo furiosamente la testa: “No, Mike, non accadrà!” Purtroppo vivete in un bolla dove c’è una camera dell’eco dove voi e i vostri amici siete convinti che gli Americani non voteranno un idiota come presidente. Passate dall’essere sconvolti da li al ridere di lui a causa della sua ultima folle osservazione o dalla sua imbarazzante posizione narcisistica su ogni cosa perché tutto riguarda lui. E poi ascoltate Hillary e vedete la nostra prima presidente donna, una donna che tutto il mondo rispetta, che è brillante e che si preoccupa dei ragazzi, che continuerà l’eredità di Obama perché è questo che chiaramente vogliono gli Americani! Altri quattro anni così!
Mi dispiace di essere messaggero di una brutta notizia, ma ve l’ho data già l’estate scorsa quando vi dissi che Donald Trump sarebbe stato il candidato Repubblicano alla presidenza. E ora ho per voi una notizia ancora più terribile e deprimente: Donald J. Trump vincerà in novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso clown a tempo parziale e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Avanti, dite queste parole, perché le pronuncerete nei prossimi 4 anni: “PRESIDENTE TRUMP.”
Mai in vita mia ho voluto essere smentito più di adesso.
Posso vedere che cosa state facendo proprio adesso. State scuotendo furiosamente la testa: “No, Mike, non accadrà!” Purtroppo vivete in un bolla dove c’è una camera dell’eco dove voi e i vostri amici siete convinti che gli Americani non voteranno un idiota come presidente. Passate dall’essere sconvolti da li al ridere di lui a causa della sua ultima folle osservazione o dalla sua imbarazzante posizione narcisistica su ogni cosa perché tutto riguarda lui. E poi ascoltate Hillary e vedete la nostra prima presidente donna, una donna che tutto il mondo rispetta, che è brillante e che si preoccupa dei ragazzi, che continuerà l’eredità di Obama perché è questo che chiaramente vogliono gli Americani! Altri quattro anni così!
28 luglio 2016
Da Nizza al Medio Oriente: l’unico modo di sfidare l’ISIS
Ho visitato l’Iraq nel 1999. All’epoca non c’erano i cosiddetti ‘jihadisti’ che aderivano ai principi del ‘jihadismo’, qualunque possa esserne l’interpretazione. Alla periferia di Baghdad, c’era un campo di addestramento militare, non per ‘al-Qaida’, ma per il ‘Mojahedin-e-Khalq’, un gruppo iraniano militante in esilio che operava, con finanziamenti e armi straniere, per rovesciare la Repubblica iraniana.
All’epoca, il defunto presidente iracheno, Saddam Hussein usava quella organizzazione che era stata esiliata, per saldare i conti con i suoi rivali a Teheran, dato che anche loro abbracciavano le milizie governative anti-irachene per ottenere esattamente lo stesso scopo.
L’Iraq non era certo in pace allora, ma la maggior parte delle bombe che esplodevano in quel paese, erano americane. Infatti, quando gli iracheni parlavano di ‘terrorismo’, si riferivano soltanto ‘Al-Irhab al-Amriki’ – il terrorismo americano.
Gli attacchi suicidi erano difficilmente un evento quotidiano, anzi non erano mai un evento, in nessuna parte dell’Iraq. Non appena gli Stati Uniti invasero l’Afghanistan nel 2001 e poi l’Iraq nel 2003, si scatenò l’inferno.
L’Iraq non era certo in pace allora, ma la maggior parte delle bombe che esplodevano in quel paese, erano americane. Infatti, quando gli iracheni parlavano di ‘terrorismo’, si riferivano soltanto ‘Al-Irhab al-Amriki’ – il terrorismo americano.
Gli attacchi suicidi erano difficilmente un evento quotidiano, anzi non erano mai un evento, in nessuna parte dell’Iraq. Non appena gli Stati Uniti invasero l’Afghanistan nel 2001 e poi l’Iraq nel 2003, si scatenò l’inferno.
L'ipocrisia del linguaggio del terrore
Le ore terribili e sanguinose di Venerdì sera e di Sabato mattina scorsi a Monaco di Baviera e Kabul - nonostante le 3.000 miglia che separano le due città – sono state una lezione molto istruttiva sulla semantica dell’orrore e dell’ipocrisia. E’ insopportabile questo vecchio termine generico, utilizzato quasi come segno di punteggiatura o firma da ogni politico, poliziotto, giornalista, opinionista e pensatore del mondo.
Terrore, terrore, terrore, terrore, terrore. Oppure terrorista, terrorista, terrorista, terrorista, terrorista.
Ma ecco che ogni tanto s’inciampa su questo cliché, come è accaduto durante lo scorso fine settimana. I fatti sono stati questi: non appena si è saputo della sparatoria a Monaco di Baviera ad opera di di tre uomini armati, i poliziotti tedeschi e tutti i ‘ragazzi’ e le ‘ragazze’ di BBC, CNN e Fox News hanno subito premuto il tasto del ‘terrore’. Ci hanno detto che il corpo di polizia di Monaco temeva si trattasse di un ‘atto terroristico’. La BBC ha riportato che la polizia locale era impegnata in una ‘caccia all’uomo anti-terroristica’.
Iscriviti a:
Post (Atom)