In Colombia, due aziende minerarie di Stati Uniti e Canada vogliono imporre l’estrazione d'oro in un parco nazionale nella regione amazzonica. Vogliono chiedere miliardi di euro di risarcimento allo stato colombiano in un tribunale di arbitrato in Texas. Il 19 febbraio 2016, le aziende Cosigo Ressources (Canada) e Tobie Mining and Energy (USA) hanno presentato una denuncia presso un tribunale di arbitrato in Texas, riferisce il quotidiano Portafolio. A tal proposito, si appellano alle regole del trattato di libero commercio che consentono alle aziende che ritengono che i loro profitti si siano ridotti a causa delle norme lavorative, ambientali o sociali, di citare in giudizio la controparte, lo Stato, presso corti private.
Lance Bartholomeusz, direttore delle operazioni dell’UNRWA in Cisgiordania ha condannato l’ultima serie di demolizioni israeliane su larga scala di case nella comunità di beduini palestinesi rifugiati a Um al-Khair, in Cisgiordania. Israele usa parte del deserto del Negev per testare armi con materiale nucleare e per smaltire i rifiuti nucleari dal suo impianto nucleare di Dimona non monitorato dall’AIEA.
Il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) in Cisgiordania ha emesso un comunicato stampa, sottolineando che l’UNRWA condanna l’ultima serie di demolizioni di case dei beduini a Um al-Khair, sulle colline a sud di Hebron.
Con le demolizioni di case da parte delle autorità israeliane, 31 rifugiati palestinesi, tra cui 16 bambini, sono rimasti senza tetto, ha dichiarato Bartholomeusz. E ha aggiunto che questa comunità ha subito una serie di demolizioni di case e ha sottolineato che i residenti hanno dovuto spesso affrontare vessazioni da parte degli abitanti del vicino insediamento illegale di Karmel.
Discorso del leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, alla chiusura del 7° Congresso del Partito Comunista di Cuba
Fidel Castro Ruz
E’ uno sforzo sovrumano dirigere qualsiasi popolo in tempi di crisi. Senza di questi i cambiamenti sarebbero impossibili. In una riunione come questa, a cui partecipano più di mille rappresentanti scelti dal popolo rivoluzionario stesso, che ha delegato ad essi la propria autorità, ciò significa per tutti l’onore più grande ricevuto nella vita, e a questo si aggiunge il privilegio di essere rivoluzionario, che è frutto della propria coscienza.
Perché sono diventato socialista, più chiaramente perché mi sono trasformato in comunista? Questa parola, che esprime il concetto più distorto e calunniato della storia da parte di coloro che hanno avuto il privilegio di sfruttare i poveri, spogliati da quando furono privati di tutti i beni materiali che forniscono il lavoro, il talento e l’energia umana…. Da quando l’uomo vive in questo dilemma, nel corso del tempo senza limite … so che voi non avete bisogno di questa spiegazione, ma forse alcuni giovani sì.
Parlo semplicemente perché si capisca meglio che non sono ignorante, estremista o cieco, e che non ho acquisito la mia ideologia per conto mio, studiando economia.
BRASILE: Sî DEI DEPUTATI AL GOLPE CONTRO DILMA Neo-pinochettismo è l'ultraliberismo dei"Chicago boys" senza i gorilla
"Guardali in faccia... analfabeti e quelli che hanno bisogno dei servizi sociali non devono avere diritto al voto" scrive con disprezzo Juliana Santos. E' una attivista che irradia nelle reti sociali dei brasiliani "perbene" questa diafana sintesi del pensiero reazionario contemporaneo, in voga nel subcontinente americano. Non ha nessuna importanza se Dilma Rousseff ha ricevuto 54 milioni di voti per arrivare alla presidenza del Brasile. Quando le elezioni danno responsi svantaggiosi per i ceti privilegiati, l'ostacolo va aggirato e rimosso con moderne congiure di palazzo. Attuate dal potere legislativo, frange dell'apparato giudiziario e mafia mediatica, Dietro le quinte la banca locale e internazionale. Per tutte le Juliana Santos le cose importanti debbono deciderle 500 deputati, qualche centinaia di senatori, un pugno di alti giudici e uno sfacciato monopolio mediatico, non i 200 milioni di cittadini brasiliani.
Globalizzazione e decadenza industriale è il titolo dell'ultimo libro dell'economista Domenico Moro. In questo libro Domenico analizza alcuni temi fondamentali legati allo sviluppo del capitalismo degli ultimi 50 anni. Il baricentro della sua analisi sta proprio nelle modificazioni strutturali che hanno prodotto questa nuova fase chiamata fase transnazionale della produzione industriale e come tali modificazioni diventano la leva per il formarsi di nuove sovrastrutture politiche e accordi internazionali finalizzati al controllo dei profitti e al dominio sul mercato in questa "nuova" era sociale . Ne parliamo con l'autore. Prima parte.
D. Domenico, il punto di partenza della tua analisi non poteva che essere lo sviluppo delle forze produttive e le caratteristiche della crisi che hanno prodotto la fase attuale detta del capitalismo transnazionale, ci potesti dire, magari usando delle parole chiave, quali sono le caratteristiche principali di questa fase?
R. Alla metà degli anni '70 il centro del capitalismo (Usa, Europa occidentale e Giappone) si è trovato in un grave crisi economica e politica per il riemergere della sovrapproduzione di capitale e della conseguente caduta del saggio di profitto, e per il successo delle lotte delle classi subalterne nel centro e nella periferia del sistema capitalistico mondiale. Allo scopo di rispondere a questa crisi, a partire dalla fine degli anni '80 il modo di produzione capitalistico ha cominciato il passaggio da una fase di "capitalismo monopolistico di stato" a una fase di "capitalismo globalizzato", che ora si è completata.
La crisi del sistema capitalistico ha avuto enormi ripercussioni nel settore finanziario, che si sono tradotte in conseguenze drammatiche per i popoli del mondo, con l'impegno degli Stati nella salvezza e salvataggio di istituti bancari giganteschi, molti di loro parte di gruppi monopolistici che includevano o includono componenti finanziarie e non finanziarie. La fusione del capitale bancario (1) con il capitale produttivo (2) e la formazione del capitale finanziario (3) ha creato una composizione di capitale che interconnette indissolubilmente i suoi componenti. La funzione creatrice di plus-valore del capitale industriale è collegata e interdipendente alla funzione di appropriazione del capitale bancario, facendo si che l'ascesa dei grandi gruppi economici e dei monopoli abbia effetti che vanno ben al di là di quelli definiti di "concorrenza".
Come risultato della crisi mondiale che si rivela sul finire del 2007 e nel corso del 2008, il capitalismo ha intensificato la sua offensiva contro i lavoratori ed i popoli del mondo. Contrariamente a quanto molti si aspettavano, il capitalismo non era sull'orlo del collasso o di "crollare putrefatto". Al contrario, la natura aggressiva dell'imperialismo è peggiorata e nuove forme di accumulazione, speculazione e concentrazione sono state trovate per alimentare il funzionamento del sistema capitalistico, il cui centro nevralgico si è spostato al settore finanziario, risultato proprio della suddetta fusione fra capitale bancario e produttivo. Tuttavia, il funzionamento del sistema è sempre stato camuffato, nascosto, mascherato sia dalle banche propriamente dette, sia dagli Stati e dagli strumenti politici a loro disposizione.
Daesh (ISIS) non è solo un gruppo terrorista, è un proto-stato, come lo ha definito il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuer García-Margallo. Per questo motivo, oltre a reclutare combattenti stranieri, occorre armarlo, equipaggiarlo, vestirlo, per fare in modo che possa sembrare un vero esercito.
Ma da dove vengono qui fiammanti Suv che circolano in carovana per sentieri polverosi che vediamo nei video dello Stato islamico? Chi gli fornisce i fucili e le mitragliatrici che i terroristi alzano al cielo? Come ottengono le uniformi che indossano? Chi gli fornisce tutto ciò e come lo pagano?
Nel 1981 Julio Cortázar scrisse poche righe di un racconto mai dato alle stampe in cui si parlava di città costruita sopra un cimitero del quale non era rimasta nessuna traccia visibile. In questa città, costruita sull’annullamento, dopo qualche tempo gli abitanti cominciano a sentire i sintomi di una strana inquietudine: «Finalmente i più sensibili si rendono conto di abitare sopra la morte e che i morti a loro modo sanno come tornare, come entrare nelle loro case, nei loro sogni, nella felicità degli abitanti. Ciò che sembrava la realizzazione dell’ideale dei nostri giorni, cioè il trionfo della tecnologia, della vita moderna avvolta nell’ovatta dei televisori e dei frigoriferi, nell’abbondanza di denaro e nella autosoddisfazione patriottica, si sveglia lentamente nel peggiore degli incubi, nella fredda e viscida presenza di una maledizione che non si esprime con parole … ma tinge di un indicibile orrore tutto ciò che quegli uomini hanno eretto su una necropoli.»
Su quest'incidente che sta scuotendo Israele sembra sia stato già detto, scritto, proclamato, affermato e negato tutto il possibile; tutto, salvo il punto principale.
L'incidente riguarda "il soldato di Hebron". La censura militare non consente che sia citato per nome, ma può essere chiamato "soldato A".Il fatto si è verificato nel settore Tel Rumaida della città occupata di Hebron, nella Sponda Sud-occidentale, dove un gruppo di coloni ultra-estremisti di destra vive in mezzo a 160.000 palestinesi ed è pesantemente protetto dall'esercito di Israele (il c.d. "glorioso Tsahal", n.d.t.). Ovviamente, abbondano le violenze.
Nel giorno in questione, due palestinesi locali, armati di coltelli, hanno attaccato alcuni soldati: entrambi gli assalitori sono stati immediatamente colpiti con armi da fuoco. Uno dei due è stato immediatamente ucciso, l'altro è rimasto al suolo, gravemente ferito. Il posto era pieno di gente. Mentre i medici prestavano le cure ad un soldato ferito (ma non al palestinese), alcuni ufficiali e soldati stazionavano all'intorno assieme ad alcuni coloni. Dopo sei minuti è comparso sulla scena il "soldato A". Ha osservato la scena per 4 minuti, poi si è avvicinato all'assalitore ferito e, a sangue freddo, lo ha ucciso sparandogli un colpo alla testa a bruciapelo. L'autopsia ha confermato che questo colpo ha causato la morte del palestinese.
Le Carte di Panama non dovrebbero essere una sorpresa. Io ero lì nel 1970, quando fu messo in moto il sistema ora rivelato. Come Sicario dell'Economia (SE), ho contribuito a forgiare questa economia globale che si basa su crimini legalizzati. Si tratta di un sistema in cui 62 persone possiedono tanta ricchezza quanta la metà della popolazione mondiale, e una manciata di super-ricchi controlla governi in tutto il mondo. Le grandi multinazionali beneficiano di infrastrutture e servizi sociali senza pagare il conto. Il cittadino medio statunitense li paga con le tasse sui suoi sudati introiti, mentre i più ricchi e le loro imprese nascondono i loro redditi in paradisi fiscali come Panama.
Jérôme Duval
è un militante del CADTM, il comitato per l’annullamento del debito del terzo
mondo, fondato nel 1990 a Liegi in Belgio e divenuto oggi una rete
internazionale. Il CADTM ha partecipato in particolare all’audit del debito
pubblico in Ecuador e alla commissione parlamentare per la verità sul debito
pubblico in Grecia e partecipa ai movimenti contro gli odiosi debiti in
numerosi paesi. Gli siamo grati per aver risposto alle nostre domande, alla
vigilia dell’assemblea mondiale che si terrà a Tunisi alla fine di aprile di
quest’anno. Milena Rampoldi, ProMosaik/Tlaxcala Quali
sono gli obiettivi principali del CADTM? Come previsto nei nostri testi di fondazione, il CADTM si
impegna a favorire l’emergenza di un mondo più giusto nel rispetto della
sovranità dei popoli, della giustizia sociale e dell’eguaglianza
tra uomini e donne.
Nonostante i tentavi dei mass media italiani – soprattutto quelli legati a certi ambienti che possiamo definire patriottardi – d’imbellettarlo, il regime egiziano del generale El Sisi, giorno dopo giorno, mostra il suo vero volto. Inutile girarci attorno sventolando lo spauracchio dell’Islam politico: siamo i fronte ad una dittatura al servizio di Israele e di Casa Saud.
Sabato scorso, Egitto ed Arabia Saudita hanno firmato diversi accordi di cooperazione incluso un patto relativo alla creazione di un fondo d’investimenti che ammonta a ben 16 milioni di dollari 1. La notizia è stata diffusa dalla televisione pubblica egiziana e subito ripresa criticamente dal giornale online hispantv: ‘’(Acordaron) poner en marcha un fondo de inversión egipcio-saudí con un capital de 60.000 millones de riales saudíes (16.000 millones de dólares)’’.
Un episodio inquietante riporta alla ribalta uno dei tanti "misteri italiani", quello legato al disastro del Moby Prince. Nella notte tra venerdì e sabato sera a Marina di Pisa è stato aggredito un consulente tecnico che si stava occupando della tragedia, in cui morirono 140 persone, il 10 aprile 1991, dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Quattro persone a volto coperto hanno drogato l'uomo, ex paracadutista di 39 anni e l'hanno chiuso nella sua auto, alla quale hanno poi dato fuoco. L'uomo ha ripreso subito i sensi, ed è riuscito a mettersi in salvo. Dalla sua macchina sono scomparsi alcuni documenti. Il consulente stava per incontrare l'avvocato Carlo Palermo e un importante testimone, che quella notte ha visto una bettolina di sette metri di fianco al Moby con tre persone a bordo. Le imbarcazioni degli ormeggiatori, dei rimorchiatori e della Guardia di Finanza quando sono arrivati al Moby Prince hanno visto questa imbarcazione e hanno cercato un contatto con gli occupanti, i quali senza dare spiegazioni sono andati via velocemente.
Quando si "tocca il fondo" c'è sempre qualcuno che bussa di sotto. Siamo arrivati alla compravendita dei bambini. Perché di questo si tratta. E non cambia il fatto che il bambino lo si compra prima di nascere. È sempre una compravendita. Tanto più rivoltante perché coinvolge addirittura tre, anzi quattro, commercianti. Una, di rango inferiore, che vende l'ovulo, uno, con complice, che fornisce lo sperma. Infine una donna di rango ancora inferiore che funge da contenitore del prodotto in via di formazione. Un tempo, quando le parole avevano ancora un senso, si sarebbe definita questa faccenda - invereconda - come "privilegio di classe". In effetti lo è, perché solo i ricchi, e i molto ricchi, possono permettersela. Gli altri entreranno nel processo produttivo come fornitori dei componenti.
Telecamere, esercitazioni e singolari coincidenze simboliche. Alcune indicazioni d'indagine per l'ennesima strage
1.Sarebbe interessante sapere come mai non è stato possibile, fino ad ora, vedere le registrazioni delle telecamere di sorveglianza delle zone in cui sono avvenute le esplosioni all'aeroporto Zaventem. Quello che il mondo ha visto fino ad ora è stato il fake del filmato dell'esplosione della bomba terroristica del 2011 nell'aeroporto Domodedovo di Mosca. Esso appare come un'operazione di diversione volta a disorientare l'opinione pubblica. Un'indagine per scoprire gli autori di questa diversione sarebbe auspicabile. Ma parto dalla constatazione che l'aeroporto di Bruxelles è pieno di telecamere di sorveglianza. Nell'area colpita dall'attentato vi erano numerose telecamere in funzione. Sicuramente più d'una ha ripreso le esplosioni.
Da quelle immagini si potrebbe facilmente scoprire sia dove furono collocate le valigie, sia dove si trovavano i terroristi al momento degli scoppi. Insieme a molte altre circostanze preziose, incluse quelle dei movimenti dei terroristi prima e dopo l'esplosione. La polizia ha detto che qualcuno dei terroristi è saltato in aria insieme alle valigie, ma non vi è alcuna prova di una tale affermazione. Immagino che voi abbiate già guardato quelle immagini. Saremmo tutti molto contenti di poterle vedere anche noi. Fino ad ora le immagini che circolano, riguardanti, Zaventem sono state girate da alcuni cellulari di testimoni presenti. Nulla che provenga dalle telecamere di sorveglianza. Non credo ci sia un segreto di Stato da custodire. O mi sbaglio?
Gli attentati (neo)jihadisti di Bruxelles hanno scatenato – com’era prevedibile – una paranoia securitaria che ha praticamente invaso tutti i paesi europei. I corrottissimi governi, indottrinati dalle logiche Nato, non hanno potuto fare a meno di cogliere la palla al balzo. Il Ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel García-Margallo, ha immediatamente proposto la creazione di una FBI europea, un grande sistema di monitoraggio e controllo sul modello statunitense 1. Il problema è di duplice aspetto: (a) il sistema di sicurezza nord-americano, più che impedire stranissime stragi jihadiste come quella di San Bernardino, è efficientissimo nella repressione dei movimenti di protesta oltre alla violazione sistematica dei diritti civili e democratici; (b) l’inefficienza dei servizi di sicurezza belgi, dopo una analisi accurata dei fatti, sembra nascondere retroscena di cui solo fuori dal teatrino mass-mediatico si riesce a parlare seriamente.
Il terrorismo ha colpito ancora - "Mi fate un po' di posto?"
Quando riceviamo massicciamente notizie su nuovi
attacchi terroristici, siamo indotti al coinvolgimento emotivo.
L’attentato di Bruxelles ha coinvolto emotivamente
molte persone. Ci hanno detto che sono morte persone innocenti, e che gruppi di
terroristi hanno colpito senza pietà nel cuore dell’Europa. Quando siamo
emotivamente coinvolti, tutto ci appare assurdo e irragionevole: c’è qualcuno
che ci vuole male, che forse è invidioso, o che di certo ha come nemici i
popoli e le autorità occidentali.
Ma tutto ciò non è vero.
Non si sta dicendo che non siano avvenuti gli
attentati, o che non ci siano stati morti. Purtroppo, le vittime ci sono, in
quanto chi ha interesse a creare questi fatti non si fa scrupoli nell’uccidere
persone inermi, nemmeno donne e bambini.
Si sta dicendo che sono falsi i significati che vi
forniscono su questi tragici eventi.
Infatti, non esiste alcun nemico arabo dei popoli
occidentali. Esiste un nemico, ma non è “arabo”, né di altra nazionalità. I
nemici sono quelle stesse persone che attraverso i media vi raccontano il fatto
terroristico, e non sono caratterizzati da un’unica nazionalità ma da come
agiscono. Ve lo raccontano in modo tale da evocare determinate emozioni,
sentimenti e credenze.
Pare si siano accorti che il sistema bancario italiano non reggerebbe a un nuovo shock o a una nuova recessione. Quindi, al fine di trovare una soluzione per lo smaltimento delle sofferenze bancarie e per la ricapitalizzazione delle banche in stato di difficoltà (considerando la non soluzione trovata a fine gennaio. Leggi: Mi si è sgonfiata la bad bank) negli ultimi giorni si sono intensificati i colloqui e le trattative tra i maggiori banchieri italiani, la Cassa Depositi e Prestiti, il Governo, Bankitalia e ovviamente Bruxelles.
Ieri il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, aveva lanciato l'ennesimo monito a proposito delle norme sul bail-in, che mettono a rischio la stabilità sistemica.
"Lo schema unico di risoluzione delle crisi bancarie", ha osservato Rossi, "è in funzione da poco ed è diverso dal progetto originario. Presenta problemi di applicazione e rischi per la stabilità sistemica. Il sistema unico di tutela dei depositi non c'è e le discussioni sul suo disegno sono ancora accese". Fonte
"In regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad un accordo per la spartizione delle colonie. Ma in regime capitalistico non è possibile altra base, altro principio di spartizione che la forza. Il miliardario non può dividere con altri il "reddito nazionale" di un paese capitalista se non secondo una determinata proporzione: "secondo il capitale" (e con un supplemento, affinché il grande capitale riceva più di quel che gli spetta). Il capitalismo è la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'anarchia della produzione. Predicare una "giusta" divisione del reddito su tale base è proudhonismo, ignoranza piccolo-borghese, filisteismo. Non si può dividere se non "secondo la forza".(1) Le parole di Lenin non sono mai state così attuali nel dibattito interno alle "sinistre" e al movimento operaio. Con la crisi sistemica del capitalismo sono emerse posizioni più o meno critiche nei confronti dell'Unione Europea o delle politiche richieste dalla Troika (ossia la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale) in vari soggetti emersi in questi anni. La questione dell'uscita di un paese dall'eurozona spesso anche da molti "euroscettici" che si presumono marxisti non è inquadrata secondo un punto di vista di classe: il problema diventa così solo l'Unione Europea o l'euro e si dimentica che vi sono anche gruppi della borghesia imperialista che sarebbero favorevoli a un progressivo svincolamento dall'UE, anche perché gli interessi della borghesia variano e non sono immutabili, e con essi possono variare gli accordi che sono determinati da precisi rapporti di forza anch'essi mutabili.
Ci sono fatti, pur all'apparenza minori, che consentono di cogliere in modo plastico il senso di alcune vicende giudiziarie. Sono accaduti di nuovo, nei giorni scorsi, in Val Susa (sempre più cartina di tornasole delle peggiori derive istituzionali). Non si è trattato, questa volta, di contestazioni, tanto drammatiche quanto fantasiose, di terrorismo e neppure del tentativo di ridurre al silenzio voci fuori dal coro. Si è trattato «soltanto» di una, a dir poco anomala, applicazione di arresti domiciliari e di obblighi di presentazione a otto attivisti No Tav imputati di resistenza a pubblico ufficiale per un episodio non dissimile, quanto a rilevanza penale, da un banale diverbio stradale.
Nei giorni scorsi il Tribunale del riesame, revocando tutti gli arresti domiciliari e alcuni obblighi di firma, ha, ancora una volta, ridimensionato l'impostazione della procura torinese (che avrebbe voluto addirittura gli imputati in carcere) ma ciò non toglie, anzi sottolinea ulteriormente, la gravità e il segno dell'operazione.