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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
2 marzo 2015
Il lato oscuro dell'intolleranza
Negli ultimi decenni, il nostro Paese ha subito
tremendi furti di sovranità, di ricchezze materiali e di dignità civile.
Purtroppo ancora non tutti gli italiani sono consapevoli dei fatti che hanno
portato a tutto questo. Questa inconsapevolezza è sempre accompagnata a giudizi
errati, che possono riguardare non soltanto la situazione politica ma anche quella
economica e sociale.
Un recente studio di Vox ha esaminato circa 2
milioni di messaggi inviati dagli italiani su Tweet. Da questa indagine è
emerso che in tutta la nostra penisola esistono persone che sfogano la loro
frustrazione e rabbia contro diverse categorie sociali.
Si tratta quindi dell’emergere di un lato oscuro
legato all’inconscio collettivo, i cui contenuti sono soprattutto la paura, poi
anche la rabbia, la frustrazione, il rancore, il risentimento e il bisogno di
disprezzare, svalutare e destabilizzare l’altro, se appartiene ad una categoria
considerata inferiore o non degna di rispetto.
Dunque, la mappa dell’Italia tracciata da Vox
(www.voxdiritti.it) svela un’Italia preda dell’insicurezza e della paura, che
non reagisce in modo costruttivo ma distruttivo, imputando ad altri la
responsabilità della sua infelicità.
E’ l’Italia dei femminicidi, dell’odio razziale, e
del bisogno di colpire l’altro, per avere sfogo emotivo. E’ l’Italia dei
milioni di individui che ogni giorno scrivono sui social network, accanendosi
ora contro l’uno, ora contro l’altro, cercando l’elemento più debole, più
esposto o più vulnerabile, per esprimere i sentimenti peggiori.
L’osservatorio italiano sui diritti ha analizzato i
quasi due milioni di tweet, attraverso un software progettato dall’Università
di Bari. Da questa analisi è emerso un forte sentimento discriminatorio di una
folta quantità di utenti. Dietro l’anonimato è più facile esprimere il peggio
di sé, colpendo con aggressività o violenza gli interlocutori. Sono emersi
numerosi atteggiamenti ferocemente sessisti, o parole che indicano l’idea
dell’inferiorità della donna o di categorie sociali svantaggiate.
Spiega Silvia Brena, giornalista e co-fondatrice di
Vox: “Ciò che emerge è che l’offesa verso donne, gay, immigrati, ebrei e
disabili passa quasi sempre dalla dimensione corporea e l’atto fisico: corpi
sessualizzati, mutilati, mortificati, fino ad essere picchiati o violentati”.[1]
L’indagine è stata fatta da ricercatori delle
università di Milano, la Sapienza di Roma e di Bari. Il lavoro è stato
presentato a Palazzo Chigi, ed è a disposizione di chiunquein forma gratuita.
A nostro avviso, questa ricerca svela le feroci
influenze mediatiche a cui gli italiani sono stati sottoposti negli ultimi
decenni. Più volte su questa fonte e su altre[2] abbiamo
avvisato che i mass media, e soprattutto la televisione, non sono altro che
mezzi attraverso i quali si ottiene una sorta di passivizzazione o
ipnotizzazione delle persone che ogni giorno ne fanno largo uso. Ha certamente
influenza quell’immagine femminile ipersessualizzata e spesso presentata poco
vestita, e con i riflettori che inquadrano parti precise del corpo. Ha
senz’altro influenza quella valletta senza nome costretta a sottostare a
qualche presentatore che ne apostrofa l’avvenenza sessuale.
Non ci sorprende dunque che dall’indagine Vox emerge
un’Italia soprattutto misogina: su un milione e 800 mila tweet, ben 1 milione e
102 mila, tra gennaio e agosto 2014, contenevano parole offensive, volgari e
scurrili contro le donne. A questi vanno aggiuntii tweet razzisti, contro i disabili e contro i gay. I tweet più
razzisti (154.170) sono stati trovati in Lombardia, in Friuli e in Basilicata.
Le offese verso la disabilità (3.410) sono state trovate sia a Nord e a Sud,
con picchi in Lombardia, Campania, Abruzzo e Puglia.
Cosa ci dice tutto questo?
Ci dice innanzitutto che il nostro Paese ha avuto
una grave involuzione negli ultimi decenni.
Non vogliamo sostenere che gli italiani siano
vittime del sistema in cui vivono, al contrario, noi sosteniamo che gli
italiani hanno le potenzialità per liberarsi dall’oppressione. Ma queste
potenzialità vengono minate attraverso i mass media e la politica, che
costantemente cercano di dirottare l’attenzione o di mistificare la realtà, in
modo tale che molti italiani non si accorgano di essere stati assoggettati ad
un sistema che non desidera che esprimano le loro migliori potenzialità, ma che
accumulino paura, rabbia e frustrazione. Lo sfogo offerto dal sistema stesso è
proprio quello dei social network, in cui ognuno, spesso in forma anonima, può
inveire contro altri, anche in modo violento e assai distruttivo.
Non c’era nemmeno bisogno dell’inchiesta di Vox per
capirlo, basta andare su qualsiasi sito, forum, o su YouTube per trovare una
percentuale enorme di commenti distruttivi e violenti, emblema di quello che
oggi sono diventati molti italiani. Certo, l’inchiesta Vox dà a tutto questo
una forma scientifica.
Ma cosa implica la scelta di sfogarsi a danno di
altri, donne, immigrati, gay e disabili?
Implica l’idea che le emozioni distruttive non siano
nostre ma provengano da altri, e quindi si abbia il diritto di cercare di
distruggere la dignità di questi presunti colpevoli.
Ma questi “colpevoli” non sono altro che lo specchio
di ciò che non si vuole vedere in sé stessi. Le donne sono simbolo di quelle
qualità che nel nostro contesto culturale non sono comprese o sono svalutate:
l’empatia, l’intuito, la sensibilità verso i più deboli, ecc.
Gli immigrati simboleggiano la condizione povertà o
il degrado che da essa proviene, mentre i disabili simboleggiano quel senso di
inferiorità che ogni uomo cerca di ricacciare nell’inconscio.
Dobbiamo notare che tutta questa intolleranza si
esprime in un contesto culturale cristiano. Come sappiamo, il cristianesimo
insegna che ogni essere umano ci è fratello, e che l’amore è la legge
fondamentale dello Spirito.
Ma di fatto l'idea che possa esistere un
'universalismo'[3] umano,
che vede caratteristiche essenziali analoghe in tutti gli esseri umani,
destabilizza chi fa del particolarismo l'unica sua realtà; chi ha bisogno, per
esistere, delle caratteristiche strettamente individuali, e vede nella
considerazione egualitaria di tutti i gruppi culturali, o nel rispetto
egualitario della donna,la negazione
della sua identità.
La considerazione della diversità e la pari dignità
della donna richiedono uno sforzo mentale e un'elaborazione che non tutti sono
disposti a fare. Occorrono risorse per conoscere l'altro da sé senza giudicarlo
o disprezzarlo. Occorre sicurezza della propria identità, curiosità e
disponibilità verso l'altro per capire che realtà diverse dalla propria hanno
pari valore. Occorre vincere la paura di essere sminuito e non proiettarla
sminuendo. Occorre essere convinti che la propria realtà non è l'unica né la
migliore. Occorre comprendere che l’umanità è formata da uomini e donne, e che
ogni genere sessuale concorre all’evoluzione umana con pari importanza.
Ci sono alcuni fattori psicologici o sociali che
favoriscono l’intolleranza verso gli immigrati e il razzismo. Alcuni di questi
sono:
2) Paura di perdere beni materiali.
L'insicurezza verso i beni materiali o le risorse
essenziali alla sopravvivenza può generare il timore che altri ci sottraggano
beni necessari o li mettano in pericolo. In questo caso c'è la paura di essere
derubati, ad esempio dagli zingari (che vengono accusati di essere tutti
ladri),di perdere il lavoro a causa
degli immigrati, oppure che altri abbiano più vantaggi materiali di noi.
In situazioni di crisi economica, tra coloro che
sono indigenti o che vivono in una forte insicurezza economica può nascere il
sentimento di rivalsa verso gli stranieri che riescono ad inserirsi
economicamente e ad avere una situazione economica migliore della loro. Spesso
però le considerazioni e le valutazioni sono alterate dai sentimenti razzistici
e ci si può vittimizzare dando la 'colpa' delle proprie problematiche
all'immigrato o allo straniero, anche se questi non ha alcuna responsabilità
per i problemi lavorativi o economici.
Al fattore 'insicurezza economica' si possono
mescolare sentimenti di invidia per coloro che, ritenuti 'inferiori', occupano
posti di prestigio oppure per coloro che sono riusciti, malgrado gli svantaggi
di partenza, ad affermarsi nelle loro attività. Capitava, ad esempio, negli
anni '60 e '70,che i meridionali
laureati, che avevano lasciato il Sud e avevano fatto carriera, venissero
attaccati con feroce pregiudizio se ricoprivano posizioni importanti o di prestigio
nel Nord Italia.
Oggi questo accade contro gli immigrati del Terzo
mondo, da alcuni considerati personaggi che “rubano il lavoro o le case agli
italiani”.
3) Bisogno di appropriarsi di risorse altrui.
Il terzo fattore da cui può originare razzismo è
simile al secondo ma non si identifica con esso. Si tratta del bisogno di
possedere le risorse per la sopravvivenza e dell'insicurezza che l'altro le
possa sottrarre. In questo caso, l'insicurezza diventa avidità e spinge un
gruppo o una nazione a saccheggiare le ricchezze altrui per mantenere o
accrescere il benessere del proprio paese. Si tratta, ad esempio, della
giustificazione del colonialismo.
Si tratta di un razzismo volto a denigrare l'altro
per privarlo della stessa umanità e per renderlo subumano o animalesco, non
degno delle ricchezze e delle risorse che possedeva.
Molti, purtroppo, sono gli esempi di questo razzismo
che ha cercato legittimazione nelle teorie razziste del XIX secolo e cerca
legittimazione anche oggi attraverso le terribili argomentazioni dello scontro
fra culture[4] o
altre argomentazioni che cercano di giustificare il razzismo.
4) Bisogno di dare sfogo alle emozioni negative.
Il bisogno di esprimere sentimenti di odio, di
disprezzo e di vendetta può sfociare nella creazione di un nemico da combattere
e a cui attribuire le cause dell'infelicità e della sofferenza. Si tratta del
capro espiatorio su cui proiettare rancore, odio, distruttività. Anche in
questo caso c'è l'esigenza di disprezzare l'altro, di renderlo ripugnante per
giustificare le persecuzioni e il male che gli facciamo. Viene scelta la
persona più debole e indifesa, gruppi minoritari, donne, immigrati, omosessuali
o neri.
L'odio può dipendere da svariati motivi:
dall'infelicità o dalla frustrazione dovute a problemi familiari, dalla
disoccupazione, dal rancore accumulato, da problemi esistenziali ecc.
Quando l’odio accomuna diverse persone può dare vita
ad un gruppo, che può praticare il linciaggio. Come sappiamo, il linciaggio è
stato praticato regolarmente in America contro i neri e oggi viene praticato in
molti paesi contro gli immigrati. Ma esistono anche gruppi che colpiscono le
donne. Ad esempio, in India sono tristemente noti i casi in cui donne anche
giovanissime (addirittura bambine) sono state violentate e talvolta uccise dal
branco.
5)Bisogno
di primeggiare sempre e comunque, anche a danno di qualcuno.
Un altro fattore che può generare profondo razzismo
è il bisogno smodato di primeggiare e di sentirsi superiore agli altri. In
questo caso, diversamente dal primo fattore elencato, si vuole primeggiare come
individui e non necessariamente si chiede l'appoggio del gruppo sociale e
culturale di appartenenza.
Questo fattore può generare il tiranno, il
prepotente o il prevaricatore che, convinto di essere l'unico meritevole di
considerazione, calpesta gli altri a suo piacimento, e, in particolare, i più
deboli o le minoranze, contro cui si accanisce senza pietà. E' la personalità
egocentrica che si pone a misura del valore degli altri e che nel bisogno
continuo di sentirsi superiore disprezza gli altri ma, in particolare, inveisce
contro i “disprezzabili”, ossia quelli a cui può attribuire caratteristiche
negative o etichette che già esistono nel contesto culturale.
Nella realtà tutti questi fattori possono
intrecciarsi fra loro, ma in tutti i casi si tende a dare una giustificazione
razionale al comportamento razzistico. Nessuna persona, infatti, è disposta ad
autodefinirsi razzista o sessista, e ogni adulto razzista o sessista tende a
nascondere i suoi veri sentimenti, soprattutto quando si affronta direttamente
l'argomento. Per questo motivo in passato risultava difficile agli psicologi
indagare il fenomeno nella realtà degli adulti. Oggi con Internet è più facile
perché molti si sentono protetti dall’anonimato e quindi sono disposti ad
esprimere i veri sentimenti distruttivi, uscendo allo scoperto.
Siamo sudditi di una colonia statunitense, e come
tali soggetti al degrado morale e sociale derivante dal controllo culturale e
politico che ogni giorno subiamo. Meno ci si accorge del pericolo di degrado
culturale, morale e sociale, e più si è soggetti. Non dimentichiamo che i
metodi della più grande falsa democrazia sono sempre più sottili e complessi.
Sappiamo bene che oggi esistono diversi modi scientifici, ma anche religiosi,
di sentirsi superiori a qualcun altro. Da sempre negli Usa si millanta una
superiorità morale, che legittima una “missione civilizzatrice” fatta di
guerre, ingiustizie, torture e prevaricazione. Il giovane George Bush ha
riassunto questo punto di vista in poche parole: "La nostra nazione è
eletta da Dio e ha il mandato della storia per essere un modello per il
mondo".[5]
L’idea di essere superiori agli altri, o di essere
portatori di verità assolute ha provocato le più immonde azioni e le più
tremende ideologie. L’inconsapevolezza ha partorito i più gravi crimini di
questo mondo, e continua a farlo.
Noi crediamo fermamente che finché gli italiani
staranno attaccati agli schermi tecnologici, trovando sfogo nell’insulto, nella
frase volgare contro le donne o nello sfogo emotivo di basso profilo, la nostra
povera Italia sarà ancora terreno di feroci scorribande da parte di chi proprio
dalla mancanza di consapevolezza ricava il suo potere.
Questo articolo non può
essere riprodotto senza autorizzazione, essendo in copyright. Per richiedere l’autorizzazione alla riproduzione scrivere a: nuovaenergia@rocketmail.com
Articolo tratto dalla pubblicazione “NUOVA ENERGIA”,
che è offerta previo abbonamento. Per informazioni andare al sito:
[2] Randazzo Antonella, Dal Fascio allo Sfascio, Espavo, Milano
2012.
[3] Qui il termine
'universalismo' si intende come realtà umana unica nelle sue caratteristiche
essenziali, non si intende come possibilità di 'universalizzare un'unica
realtà'. La realtà umana può intendersi come unica nel suo valore ma molteplice
nelle sue caratteristiche culturali.
[4] Randazzo Antonella, La Nuova Democrazia, Espavo, Milano
2013.
[5] Cohen, Peter, "Is the
addiction doctor the voodoo priest of western man?", Addiction
Research 8 6,
Special issue 2000.
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