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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
24 ottobre 2014
"GLI USA SONO IL PRINCIPALE STATO TERRORISTA"
Un
sondaggio internazionale ha rilevato che gli USA si collocano di gran
lunga in testa alla classifica come “l’attuale più grande minaccia per
la pace nel mondo”, parecchio avanti al secondo posto del Pakistan e
senza nessun altro tanto vicino.
Immaginate che la Pravda riporti in un editoriale uno studio del KGB
che esamini le più grandi operazioni terroriste dirette dal Cremlino nel
mondo, nel tentativo di determinare i fattori che hanno portato al loro
successo o al loro fallimento, concludendo infine che, sfortunatamente,
gli esiti positivi siano stati rari, tanto che è in atto un certo
ripensamento della linea politica. Supponete che l’articolo continui
citando una dichiarazione di Putin secondo cui avrebbe chiesto al KGB di
eseguire tali indagini per scoprire casi di operazioni di
“finanziamento e rifornimento di armi a un’insurrezione in un paese che
avrebbero avuto successo, ma che il KGB non avrebbe trovato un granchè”.
Perciò, lui avrebbe una certa riluttanza a proseguire l’impegno in
questo tipo di operazioni.
Se, cosa quasi inimmaginabile, un simile articolo dovesse apparire, si
solleverebbero in cielo grida di sdegno e di indignazione, mentre la
Russia verrebbe amaramente condannata – o peggio –, non solo per il
terribile archivio terrorista apertamente reso noto, ma anche per la
reazione tra la dirigenza e la classe politica: nessun problema, tranne
che per il buon funzionamento del terrorismo di stato russo e la
possibilità di migliorarne la pratica.
È veramente difficile immaginare che un simile articolo possa essere
pubblicato, se non per il fatto che è appena successo, o quasi.
Il 14 ottobre, il New York Times riportava come storia principale uno
studio della CIA che riesamina le più grandi operazioni terroriste
gestite dalla Casa Bianca nel mondo, nello sforzo di determinare i
fattori che hanno portato al loro successo o al loro fallimento,
concludendo infine che, sfortunatamente, gli esiti positivi sono stati
rari, tanto che è in atto un certo ripensamento della linea politica.
L’articolo proseguiva citando una dichiarazione di Obama secondo cui
avrebbe chiesto alla CIA di eseguire tali indagini per scoprire casi di
“finanziamento e rifornimento di armi a un’insurrezione in un paese che
avrebbero avuto successo, ma che la CIA non avrebbe trovato un granchè”.
Quindi, lui ha una certa riluttanza a proseguire l’impegno in questo
tipo di operazioni.
Non ci sono state grida di sdegno. Nessuna indignazione. Niente.
La conclusione sembra abbastanza chiara: nella cultura politica
occidentale, si accetta in maniera del tutto naturale e appropriata che
la guida del mondo libero possa essere uno stato canaglia terrorista e
possa rivelare apertamente la propria autorità in tali crimini. E
risulta proprio naturale e opportuno che il vincitore del premio Nobel
per la pace e avvocato costituzionalista che tiene le redini del potere
debba essere preoccupato soltanto dalla realizzazione di questo tipo di
azioni in modo più efficace.
Uno sguardo più accurato confermerà queste conclusioni in maniera piuttosto decisa.
L’articolo apre menzionando le operazioni usamericane “dall’Angola al
Nicaragua a Cuba”. Cerchiamo di aggiungere ciò che viene omesso.
Jonas Savimbi ricevendo i padrini sudafricani nella sua "capitale di Jamba, in Angola
In Angola, gli USA si sono uniti al Sud Africa, fornendo il decisivo
supporto all’esercito terrorista dell'UNITA di Jonas Savimbi,
continuando a dargli sostegno anche dopo che Savimbi venne severamente
sconfitto alle libere elezioni attentamente monitorate. Lo fecero
addirittura dopo che il Sud Africa aveva ritirato il proprio sostegno a
questo “mostro la cui brama di potere aveva portato una terrificante
miseria al suo popolo” – secondo le parole dell’ambasciatore britannico
in Angola Marrack Goulding, appoggiato dal capo della base CIA nella
vicina Kinshasa che avvertiva di come “non fosse una buona idea” dare
supporto al mostro “a causa della vastità dei crimini di Savimbi e della
sua tremenda brutalità”.
Malgrado le vaste e micidiali operazioni terroriste appoggiate dagli USA
in Angola, le forze cubane spinsero gli aggressori sudafricani fuori
dal paese, obbligandoli a lasciare una Namibia illegalmente occupata, e
aprendo la strada alle elezioni angolane in cui, dopo la sua sconfitta,
Savimbi “rigettò completamente l’opinione di circa 800 osservatori
stranieri alle elezioni, dicendo che le votazioni qui…sono generalmente
libere e imparziali” (New York Times), continuando la guerra terrorista
con il supporto degli USA.
Le conquiste cubane nella liberazione dell’Africa e nella fine
dell’apartheid vennero entusiasticamente salutate da Nelson Mandela
quando finalmente fu rilasciato dalla prigionia. Tra i suoi primi atti,
dichiarò: “Durante tutti i miei anni in prigione, Cuba è stata
un’ispirazione e Fidel Castro un sostegno sicuro … [le vittorie cubane]
hanno distrutto il mito dell’invincibilità dell’oppressore bianco [e]
hanno ispirato le masse in lotta del Sud Africa … una svolta decisiva
per la liberazione del nostro continente – e del mio popolo – dal
flagello dell’apartheid. … Quale altra nazione può puntare a un primato
di più grande altruismo, se non quello che Cuba ha manifestato nelle sue
relazioni con l’Africa?”.
Il comandante terrorista Henry Kissinger, per contrasto, fu “apoplettico” riguardo all’insubordinazione
dell’ “insignificante” Castro che avrebbe dovuto essere “schiacciato”,
come riportano William Leogrande e Peter Kornbluh nel loro libro Back
Channel to Cuba (Il piano segreto per Cuba), basato su documenti
declassificati di recente.
Parlando del Nicaragua, non c’è bisogno di soffermarsi sulla guerra
terrorista di Reagan - proseguita ben oltre dopo che la Corte
Internazionale di Giustizia ordinasse a Washington di cessare il suo
“uso illegale della forza”(cioè, il terrorismo internazionale) e di
provvedere a sostanziosi risarcimenti – e dopo che una risoluzione del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che faceva appello a tutti gli stati
(intendendi gli USA) a osservare le leggi internazionali, venisse posta
sotto veto da Washington.
Ad ogni modo, bisogna ammettere che la guerra terrorista di Reagan
contro il Nicaragua – prolungata da Bush I, lo “statista” Bush – non è
stata così distruttiva come il terrorismo di stato da lui
entusiasticamente supportato in El Salvador e Guatemala. Il Nicaragua
aveva il vantaggio di contare su un esercito per fronteggiare le forze
terroriste gestite dagli USA, mentre nei vicini stati i terroristi che
assalivano la popolazione erano le forze di sicurezza armate e
addestrate da Washington.
Fra poche settimane, commemoreremo il gran finale della guerra
terrorista di Washington in America Latina: l’assassinio di sei
intellettuali di spicco latinoamericani, nonché sacerdoti gesuiti, da
parte di un’unità terroristica scelta dell’esercito salvadoregno – il
Battaglione Atlacatl - armato e addestrato da Washington, che agiva su
ordini precisi dell’Alto Comando e con un lungo precedente di massacri
delle solite vittime.
Quello del 16 Novembre del 1989 all’Università dei Gesuiti a San
Salvador fu un crimine scioccante e la coda alla enorme piaga di
terrore che si propagò nel continente dopo che John F. Kennedy cambiò la
missione militare in America Latina da “difesa emisferica” – un
retaggio datato della Seconda Guerra Mondiale – in “sicurezza interna”,
a significare guerra contro la popolazione nazionale. Lo strascico è
brevemente descritto da Charles Maechling, colui che ha guidato il piano
di controinsurrezione e di difesa interna degli USA dal 1961 al 1966.
Questi descrive la decisione di Kennedy del 1962 come lo spostamento
dalla tolleranza “della rapacità e della crudeltà dei militari
latinoamericani” alla “complicità diretta” nei loro crimini, al supporto
degli USA per “i metodi delle squadre di sterminio di Heinrich
Himmler”.
Tutto dimenticato, tranne la “corretta natura dei fatti”.
A Cuba, le operazioni terroristiche di Washington vennero sferrate in
piena furia dal presidente Kennedy per punire i cubani che avevano
fatto fallire l’invasione della Baia dei Porci diretta dagli USA. Come
descritto dallo storico Piero Gleijeses, JFK “chiese a suo fratello, il
Procuratore Generale [Ministro della Giustizia] Robert Kennedy, di
guidare il gruppo di interagenzia di alto livello che sovrintendeva
l’Operazione Mangusta – un programma di operazioni paramilitari, di
guerra economica e di sabotaggio che lanciò alla fine del 1961 per far
provare il 'terrore della terra' a Fidel Castro o, più prosaicamente,
per rovesciarlo”.
La frase “terrore della terra”1 è citata da Arthur
Schlesinger - socio e storico di Kennedy – nella sua quasi-ufficiale
biografia su Robert Kennedy, a cui venne assegnata la responsabilità di
condurre la guerra terroristica. Robert Francis Kennedy informò la CIA
che il problema cubano comportasse “ [l]a massima priorità in seno al
governo degli USA – tutto il resto è secondario – non c’è da risparmiare
tempo, sforzi e uomini” nello sforzo per rovesciare il regime di Castro
e portare “ terrore della terra” a Cuba.
La guerra terroristica sferrata dai fratelli Kennedy non fu un affare di
poco conto. Coinvolse 400 usamericani, 2.000 cubani, una flotta
privata di navi veloci e un bilancio annuale di 50 milioni di usdollari,
in parte diretta da una base CIA di Miami che funzionava in violazione
del Neutrality Act e, presumibilmente, della legge che vietava
operazioni CIA negli USA. Le operazioni comprendevano il bombardamento
di alberghi e di impianti industriali, l’affondamento di barche da
pesca, l’avvelenamento di raccolti agricoli e di bestiame, la
contaminazione di zucchero, etc. Alcune di queste operazioni non
vennero specificatamente autorizzate dalla CIA, ma svolte dalle forze
terroriste che la CIA stessa aveva fondato e finanziato – distinzione
senza differenze in caso di nemici ufficiali.
Le operazioni terroristiche di Mangusta vennero guidate dal generale
Edward Lansdale, che aveva esperienza più che sufficiente in azioni
terroristiche del genere dirette dagli USA nelle Filippine e in Vietnam.
La sua tabella di marcia per l’Operazione Mangusta richiedeva “la
rivolta aperta e il rovesciamento del regime comunista” nell’ottobre del
1962 per il cui “successo finale richiederà il decisivo intervento
militare degli USA” dopo che il terrorismo e la sovversione ne avessero
posto le basi.
Obiettivi di riconoscimento a Cuba, 1962. (foto dell'U.S. Air Force)
L’ottobre del 1962, naturalmente, rappresenta un momento molto
significativo nella storia moderna. In quel mese accadde che Nikita
Krusciov inviasse i missili a Cuba, facendo esplodere la crisi che si
avvicinò minacciosamente alla guerra nucleare finale. La dottrina ora
riconosce che Krusciov fosse in parte motivato a causa della smisurata
preponderanza della forza usamericana – effetto delle sue richieste per
la riduzione di armamenti offensivi a cui Kennedy aveva risposto con un
radicale aumento del vantaggio usamericano - e in parte per la
preoccupazione di una possibile invasione usamericana di Cuba. Anni
dopo, il Segretario alla Difesa Robert McNamara riconobbe che Cuba e la
Russia fossero giustificate nel temere un attacco. “Se fossi stato nei
panni dei cubani o dei russi, anche io l’avrei pensata in questo modo”,
ha osservato McNamara durante una importante conferenza internazionale
per il 40mo anniversario della crisi missilistica.
Lo stimatissimo analista politico Raymond Garthoff, con tanti anni di
esperienza diretta dei servizi segreti usamericani, riferisce che,
nelle settimane antecedenti lo scoppio della crisi di ottobre, un gruppo
di terroristi cubani che operava dalla Florida con l’autorizzazione del
governo usamericano, portò a termine “un audace attacco armato da un
potente motoscafo, mitragliando un albergo cubano in riva al mare vicino
a L’Avana, noto come punto di raduno dei tecnici militari sovietici,
uccidendo una ventina tra russi e cubani”. E immediatamente dopo,
continua, tra le altre azioni che vennero portate avanti ai primi di
ottobre, le forze terroriste attaccarono navi cargo britanniche e
cubane, facendo nuovamente incursioni su Cuba. In un momento teso
dell’ancora irrisolta crisi missilistica, l’8 novembre una squadra di
terroristi inviata dagli USA fece saltare in aria un impianto
industriale cubano, dopo che le operazioni di Mangusta erano state
ufficialmente sospese. Fidel Castro avrebbe sostenuto che vennero uccisi
400 lavoratori in quell’operazione guidata da “fotografie scattate da
aerei spia”. I tentativi di assassinare Castro, come altri attacchi
terroristici, proseguirono immediatamente dopo il termine della crisi e
vennero intensificati negli anni successivi.
Da una parte piuttosto minoritaria, ci sono stati alcuni preavvisi della
guerra terroristica, dei molti tentativi di assassinare Castro,
generalmente scartati come buffonate infantili della CIA. A parte
questo, niente di quanto accaduto ha suscitato molto interesse o
commenti. La prima inchiesta seria in lingua inglese dell’impatto sui
cubani è stata pubblicata nel 2010 dal ricercatore canadese Keith
Bolender nel suo Voices From The Other Side: An Oral History Of
Terrorism Against Cuba (Voci dall’altro lato: una storia orale di
terrorismo contro Cuba) - uno studio molto prezioso, sebbene largamente
ignorato.
I tre esempi evidenziati sul resoconto del terrorismo usamericano del
New York Times sono solo la punta dell’iceberg. Ciononostante, risulta
utile avere un simile importante riscontro della dedizione di Washington
per le operazioni di terrorismo criminale e distruttivo e della scarsa
importanza attribuita a tutto questo dalla classe politica, che accetta
come fatto normale e opportuno che gli USA debbano essere una
superpotenza terroristica, immune alle leggi e alle norme civili.
Stranamente, il mondo non sarebbe d’accordo. Un sondaggio internazionale
reso pubblico un anno fa dal Worldwide Independent Network/Gallup
International Association (WIN/GIA) ha rilevato che gli USA si collocano
di gran lunga in testa alla classifica come “l’attuale più grande
minaccia per la pace nel mondo”, parecchio avanti al secondo posto del
Pakistan (senza dubbio gonfiato dal voto indiano) e senza nessun altro
tanto vicino.
Fortunatamente, gli usamericani sono stati risparmiati da questa insignificante informazione.
NdT
1-“[…] farò cose tali – quali saranno non so ancora ma saranno il terrore della terra […]”; citazione contenuta nel discorso del senatore JFK , Auditorium (Coliseum), Indianapolis, IN – 4 Ottobre del 1960] e tratta da Re Lear
di W. Shakespeare (scena II, atto IV, 276-282 ed. Garzanti con testo a
fronte): “[…]No, streghe snaturate, su tutt’e due mi prenderò vendette
tali che il mondo – farò cose tali – quali saranno non so ancora ma
saranno il terrore della terra. Voi pensate che io piangerò. No, non
piangerò. Ho tutte le ragioni […]” Fonte: TLAXCALA
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Terrorista, certo.. peccato che pochi gli si ribellano contro.. ormai troppi cani da guardia degli USA, pure l'Italia.
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