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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
19 agosto 2014
Benetazzo: "Morte Nera, se il virus Ebola arriva in Europa"
Andiamo per gradi. Tra il 1346 ed il 1352 il Vecchio Continente venne colpito dalla Morte Nera, l’epidemia di peste bubbonica che falcidiò 1/3 della popolazione europea. Nei tre secoli precedenti la popolazione europea fece un salto quantico, sostanzialmente raddoppiò in numero, passando da 40 a 80 milioni (secondo le stime più autorevoli): questo venne reso possibile dall’assenza di grandi conflitti tra gli Stati e produzioni agricole negli anni più che abbondanti. Tuttavia durante i primi decenni del 1300 vi furono prolungati periodi di carestia a causa di un peggioramento delle condizioni climatiche in generale: gli storici fanno menzione di una piccola era glaciale. La peste bubbonica sembra abbia avuto origine negli altipiani dell’Asia Centrale, in prossimità della Mongolia, in cui a seguito della scarsità di derrate alimentari e irrigidimento climatico, vi fu una moria accentuata di topi e ratti.
Le pulci, vettori della peste, malattia primaria dei roditori, a quel punto iniziarono ad aggredire altre prede, individuandole negli esseri umani e negli animali domestici. Le scarse condizioni igieniche che caratterizzavano i grandi insediamenti umani dell’epoca quasi ovunque (discariche con rifiuti e fognature a cielo aperto lungo le strade) consentirono il diffondersi del contagio inizialmente in Asia. L’epidemia si diffuse negli altri paesi lentamente e progressivamente, mediante gli scambi commerciali delle imbarcazioni mercantili genovesi e veneziane che importarono la malattia nel Vecchio Continente ospitando nel ventre delle loro navi i roditori infetti. Sul piano eziologico si ritiene che il coccobacillo della Morte Nera abbia avuto modo di ripresentarsi nei secoli successivi in altre epidemie di peste che colpirono grandi città europee (come Milano, Londra, Vienna) tuttavia con una variante genetica mutata.
In Cina, nella provincia di Gansu (vicino alla Mongolia) è scoppiata nei mesi precedenti una epidemia di peste bubbonica di cui si è appresa la notizia solo in queste ultime settimane: le fonti parlano di una quarantena con isolamento delle aree urbane interessate per oltre 30.000 persone coinvolte, il che significa che saranno almeno dieci volte tanto. Allarmi di possibili altre epidemie di peste sono stati lanciati nei mesi precedenti anche per Madagascar, Liberia ed Etiopia. Ora, in parallelo a questi casi di peste, si sono affiancati anche quelli di febbre emoragica prodotti dal virus Ebola in molti paesi dell’Africa Occidentale. La notizia è stata riportata da alcune testate italiane in questi giorni minimizzando l’accaduto, quando già ad aprile di quest’anno si sono manifestati i primi focolai di infezione in Guinea e Costa D’Avorio.
Sembra che il contagio sia avvenuto per di ingestione di bushmeat, animali selvatici della foresta (come roditori, volatili e primati) uccisi per sussistenza alimentare in alcuni villaggi africani: evidentemente tali animali erano portatori del virus. Il personale medico di numerose Ngo parla apertamente di diffusione del virus senza precedenti e soprattutto priva di controllo. Le autorità europee sostengono che siano improbabili eventuali contagi in Europa; in Italia il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, dall’alto della sua maturità scientifica tranquillizza i cittadini affermando che in Italia non vi sono pericoli. Tuttavia David Cameron, primo ministro di un’isola che si trova in assoluto più distante geograficamente dalle aree di contagio degli altri paesi europei ma anche molto vicina a causa del più grande scalo aeroportuale europeo, parla di una reale minaccia che incombe su tutta la Gran Bretagna. Se ci fosse un innesco in Europa, da questo punto di vista l’unico posto quasi sicuro in cui converrebbe trovarsi sarebbe l’Islanda.
L’epidemia africana preoccupa in quanto, diversamente dal passato, il virus si è diffuso velocemente e a macchia di leopardo, colpendo per la prima volta nuovi paesi come la Nigeria. In Italia si continua a rasserenare gli animi sostenendo che non ci dobbiamo più di tanto preoccupare in quanto non abbiamo voli diretti con questi paesi. Verissimo (ammesso che basti). Tuttavia abbiamo un’autostrada sul mare con i caselli aperti senza pedaggio e controllo da inizio anno denominata Mare Nostrum, che fa entrare in Italia sistematicamente migliaia di persone provenienti dalla costa libiana (per la cronaca nel 2009 vi è stata un epidemia di peste bubbonica proprio in Libia). Ora le autorità sanitarie preposte in Italia sostengono che il periodo di incubazione ed il sopraggiungere della morte impiegano mediamente dieci giorni e quindi le eventuali persone infette morirebbero prima di giungere in Italia o addirittura prima di imbarcarsi, vista la durata della trasferta in mezzo al mare.
Il nostro paese al momento non ha attuato alcuna misura prudenziale o limitativa di un possibile contagio. Personalmente, se fossi il primo ministro italiano non nominerei mai come ministro della difesa una donna laureata in lettere moderne (Roberta Pinotti) a presiedere tale dicastero, quanto piuttosto uno dei nostri migliori ammiragli di divisione a presidio militare delle nostre coste nel Mediterraneo. Intanto speriamo che non ci sia qualche altro roditore portatore del virus africano che riesca ad imbarcarsi di nascosto in una di queste carrette del mare condotte dagli scafisti e riesca miracolosamente ad arrivare nelle coste siciliane: la peste nera approdò in questo modo in Italia e successivamente si diffuse in tutta Europa, Inghilterra compresa.
Le
pulci, vettori della peste, malattia primaria dei roditori, a quel
punto iniziarono ad aggredire altre prede, individuandole negli esseri
umani e negli animali domestici. Le scarse condizioni igieniche che
caratterizzavano i grandi insediamenti umani dell’epoca quasi ovunque
(discariche con rifiuti e fognature a cielo aperto lungo le strade)
consentirono il diffondersi del contagio inizialmente in Asia.
L’epidemia si diffuse negli altri paesi lentamente e progressivamente,
mediante gli scambi commerciali delle imbarcazioni mercantili genovesi e
veneziane che importarono la malattia nel Vecchio Continente ospitando
nel ventre delle loro navi i roditori infetti. Sul piano eziologico si
ritiene che il coccobacillo della Morte Nera abbia avuto modo di
ripresentarsi nei secoli successivi in altre epidemie di peste che
colpirono grandi città europee (come Milano, Londra, Vienna) tuttavia
con una variante genetica mutata.
In Cina,
nella provincia di Gansu (vicino alla Mongolia) è scoppiata nei mesi
precedenti una epidemia di peste bubbonica di cui si è appresa la
notizia solo in queste ultime settimane: le fonti parlano di una
quarantena con isolamento delle aree urbane interessate per oltre 30.000
persone coinvolte, il che significa che saranno almeno dieci volte
tanto. Allarmi di possibili altre epidemie di peste sono stati lanciati
nei mesi precedenti anche per Madagascar, Liberia ed Etiopia. Ora, in
parallelo a questi casi di peste, si sono affiancati anche quelli di
febbre emoragica prodotti dal virus Ebola in molti paesi dell’Africa
Occidentale. La notizia è stata riportata da alcune testate italiane in
questi giorni minimizzando l’accaduto, quando già ad aprile di
quest’anno si sono manifestati i primi focolai di infezione in Guinea e
Costa D’Avorio.
Sembra
che il contagio sia avvenuto per di ingestione di bushmeat, animali
selvatici della foresta (come roditori, volatili e primati) uccisi per
sussistenza alimentare in alcuni villaggi africani: evidentemente tali
animali erano portatori del virus. Il personale medico di numerose Ngo
parla apertamente di diffusione del virus senza precedenti e soprattutto
priva di controllo. Le autorità europee sostengono che siano
improbabili eventuali contagi in Europa;
in Italia il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, dall’alto della
sua maturità scientifica tranquillizza i cittadini affermando che in
Italia non vi sono pericoli. Tuttavia David Cameron, primo ministro di
un’isola che si trova in assoluto più distante geograficamente dalle
aree di contagio degli altri paesi europei ma anche molto vicina a causa
del più grande scalo aeroportuale europeo, parla di una reale minaccia
che incombe su tutta la Gran Bretagna. Se ci fosse un innesco in Europa, da questo punto di vista l’unico posto quasi sicuro in cui converrebbe trovarsi sarebbe l’Islanda.
L’epidemia
africana preoccupa in quanto, diversamente dal passato, il virus si è
diffuso velocemente e a macchia di leopardo, colpendo per la prima volta
nuovi paesi come la Nigeria. In Italia si continua a rasserenare gli
animi sostenendo che non ci dobbiamo più di tanto preoccupare in quanto
non abbiamo voli diretti con questi paesi. Verissimo (ammesso che
basti). Tuttavia abbiamo un’autostrada sul mare con i caselli aperti
senza pedaggio e controllo da inizio anno denominata Mare Nostrum, che
fa entrare in Italia sistematicamente migliaia di persone provenienti
dalla costa libiana (per la cronaca nel 2009 vi è stata un epidemia di
peste bubbonica proprio in Libia). Ora le autorità sanitarie preposte in
Italia sostengono che il periodo di incubazione ed il sopraggiungere
della morte impiegano mediamente dieci giorni e quindi le eventuali
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arrivare nelle coste siciliane: la peste nera approdò in questo modo in
Italia e successivamente si diffuse in tutta Europa, Inghilterra compresa.
(Eugenio Benetazzo, “The Ebola time”, dal blog di Benetazzo del 31 luglio 2014
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