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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
8 giugno 2013
GUERRA AL CONTANTE!
In Italia allignano sentimenti antitedeschi, fomentati dai politici e
dai giornalisti. È comprensibile che ai politici italiani quelli
tedeschi non piacciano, dal momento che nel Parlamento tedesco non c’è
un solo inquisito, un solo indagato, un solo condannato: è certamente
gente antipatica. E anche ai giornalisti italiani si capisce che non possano piacere quelli tedeschi: se guardiamo Der Spiegel,
c’è un mare di giornalisti, tutti pronti a cercare le notizie, a
informare i lettori, anziché dedicarsi a fare i favori a questo o a
quell’amico, insomma a fare marchette. È naturale che il giornalismo
tedesco, quello di alto livello soprattutto, sia inviso a quello
italiano. Quindi si capisce perché vengano fomentati sentimenti
antitedeschi. Però, pensando invece ai cittadini, e non ai potenti, ci sono delle cose che, soprattutto nel campo di cui mi occupo – risparmio, previdenza e anche fisco –molti Italiani meriterebbero di sapere, mentre non vengono dette chiaramente. Incominciamo con una. In Italia, le lire non valgono più niente,
innanzitutto perché era previsto che dopo dieci anni sarebbero andate in
prescrizione, e in secondo luogo perché con una grande manovra politica
degna di un Roosevelt, Monti anticipò la prescrizione, di punto in
bianco nel novembre 2011 con la manovra “Salva Italia”, anziché
lasciarle scadere, dopo circa due mesi, alla fine di febbraio 2012.
Grande mossa geniale, grande politico, grande economista, bocconiano,
certo. Il problema era registrare a bilancio, togliere quella posta
passiva nel 2011 e non 2012, perché tanto dopo due mesi-tre mesi, le
banconote sarebbero scadute comunque. Ora, questo è capitato in Italia. In Germania è molto diverso. In Germania la Bundesbank, la banca
centrale, ha sempre cambiato le banconote da essa emesse, e ancora
quelle emesse nel ’48 dalla Bank Deutscher Länder, che l’ha preceduta;
le banconote in marchi non scadranno mai, saran sempre convertibili in
euro. E lo stesso vale – leggiamo nel sito della Bundesbank
– per il Belgio, l’Irlanda, per l’Austria, addirittura per l’Estonia.
Perché mai uno Stato dovrebbero non riconoscere e non cambiare le sue
monete? Si vuole forse colpire la criminalità organizzata? Be’, la
criminalità organizzata, essendo organizzata, in Italia ha avuto tempo,
dall’inizio del 2002 all’autunno del 2011, per cambiare le banconote in
contanti. Quindi non è per quello. Si colpiscono dei poveracci, dei
distratti, dei pasticcioni insomma, gente con problemi di lucidità;
qualcuno che magari pensava “Me le tengo fino all’ultimo momento e le
vado a cambiare a fine febbraio 2012”. No, tie’, fregato! Quindi 1 a 0 in favore della Germania (per i risparmiatori). Passiamo ai consumatori. La Banca Centrale Tedesca ritiene una cosa
che sembrerebbe logica, che il contante e la moneta elettronica vadano
di pari passo. Cioè, uno usa quello che vuole: è libero di scegliere.
Tant’è che la Banca Centrale Tedesca ha addirittura organizzato un
convegno, il Bargeldsymposium, di cui ho riferito nel blog di Beppe Grillo
, un convegno del 10 ottobre del 2012, sul contante. Un convegno dove
studiosi della Banca Centrale e di atenei tedeschi hanno spiegato quali
erano i vantaggi del contante. Per esempio, un vantaggio innegabile del contante è che dà il senso
della spesa. Cioè, se una preleva 300, 400 euro una volta, li spende e
poi ne ripreleva altri, si rende conto di quanto spende. Non altrettanto
bene si rende conto uno che paga 10, 30 euro, 40, 50, una volta con la
carta di credito, una volta col bancomat eccetera. Altri vantaggi del
contante sono l’immediatezza e il funzionamento sicuro: si paga anche se
manca la corrente elettrica, che collega l’apparecchio alla rete
telefonica; e soprattutto si paga in modo anonimo. Ecco, magari anche se
uno non è un mafioso, anzi proprio se non è mafioso, non ha piacere che
si sappia di tutte le spese che ha fatto, che la banca o CartaSì abbia
l’elenco di quanto ha speso, quello che ha comprato, quando, come, con
che frequenza, a che ora eccetera. Ecco, la riservatezza, per importi
piccoli. Poi in Italia col contante ormai si può pagare solo sotto i
mille euro: non si comprano i Cézanne, non si comprano i diamanti coi
contanti, si fanno spese normali, quotidiane. Lo sanno quelli che pochi
mesi fa non riuscivano a entrare nei Musei Vaticani, perché era bloccato
il sistema di pagamento con bancomat e carte di credito. Addirittura un
dirigente della Banca d’Italia, Carlo Pisanti, ha riconosciuto in un convegno che il vantaggio del contante è che dà il senso della spesa. In Italia invece la banca centrale si dà da fare per collaborare alla
cosiddetta – bel termine inglese! – War-on-Cash, la guerra al contante,
dove l’ABI, l’associazione bancaria italiana, viene a dire che è una
lotta di civiltà (termini che magari andrebbero usati a proposito, non
così da sbruffoni). Ora, non è una lotta di civiltà, la guerra al
contante, è un interesse delle banche, che vogliono avere tutti i soldi
sui conti correnti, quindi a interessi circa zero, e lucrare su
commissioni varie a carico del consumatore o del commerciante. E quindi
direttamente a carico del consumatore, perché gli verranno rigirate
addosso. Ecco quindi anche qui, anche sul contante, alla Banca Centrale
Tedesca e alla Germania, va un altro punto. E quindi siamo 2-0 a favore della Germania. Al che uno potrebbe pensare che i Tedeschi con questo difendono gli
evasori, fanno vita facile agli evasori, perché si dice in Italia – è
una tesi che ha qualche fondamento, ma molto limitato – che la lotta al
contante serve a debellare l’evasione fiscale, ma su questo si è già
proceduto ottenuta abbassando moltissimo la soglia massima di pagamento
con denaro liquido. Ora non si può proprio dire che in Germania ci sia
un atteggiamento di connivenza, di tolleranza, di simpatia o di incuria
nei confronti degli evasori fiscali. Anzi è esattamente il contrario. E questo è il 3° caso, il 3° punto: il caso dei conti
clandestini in Svizzera, o comunque all’estero, ma soprattutto in
Svizzera, visto che sia l’Italia che la Germania confinano con la
Svizzera; e la Svizzera è stata per decenni il luogo dove si arrivava
con la valigetta in contanti e si versava nella banca svizzera, dando il
proprio nome, ma con un conto cifrato – e poi il problema non è il
conto cifrato, il problema è che la Svizzera per decenni non ha fornito
informazioni al fisco estero. Ebbene, su questo ci sono state due
impostazioni: una è l’impostazione dell’Austria e della Gran Bretagna,
che han fatto un accordo con la Svizzera, siglato e ratificato per la
fine dell’anno scorso (2012). Con l’accordo, chi aveva un conto
clandestino pagava una tassa, una sanzione, dal 20 al 40% circa, e
poteva tenerlo lì: una sorta di scudo fiscale, ma molto più oneroso, che
prevede che la Svizzera si impegni, nei confronti del Regno Unito e nei
confronti dell’Austria, a non accettare più soldi sul nero dai suoi
cittadini. Sono accordi molto complicati, tanto che sono stati chiamati
Rubik, in ricordo del cubo di Rubik, complicatissimo gioco di molti
anni fa. E però - ripeto – Regno Unito e Austria li hanno siglati, e in
effetti l’Italia ha trattato per mesi, anni, senza poi fare nulla. Poi c’è il sistema tedesco, che in Italia conoscono pochissimi,
perché pochissimi ne parlano e addirittura certi giornalisti negano di
sapere che ci sia, quando è documentato da centinaia di articoli sulla
stampa tedesca, interrogazioni parlamentari, commenti vari ecc. È
insomma fuori discussione che la Germania, e in particolare i Länder (le
regioni) con maggioranza socialdemocratica e verde, applichino questo
metodo da alcuni anni, che consiste nel corrompere – sì, proprio
corrompere – impiegati di banca svizzeri e comprare a caro ma congruo
prezzo, elenchi di conti clandestini nelle banche svizzere. Questi dati
vengono poi elaborati dal fisco tedesco, che convoca gli interessati.
Sul piano giuridico studiosi di diritto tedeschi hanno stabilito che
questo comportamento da parte dello stato è lecito. Con la conseguenza
che, anche se qualche cd – e in un caso fu così – è stato pagato 5
milioni di euro, poi dopo, recuperando le imposte con tutte le sanzioni,
le imposte per tutte le autodenunce – perché la gente a quel punto è
preoccupata, e molti vanno ad autodenunciarsi temendo di essere
identificati – c’è stato un guadagno per il fisco tedesco, o meglio per
quei Länder (quelle regioni) che usano questo sistema, molto di più di
quanto hanno pagato. Quindi siamo totalmente in attivo. Ecco, in Italia questa ipotesi non è stata neanche presa in
considerazione. Mai nessun politico ne ha parlato. Addirittura mi
ricordo una vicenda interessante, che merita di essere riferita. Ero intervistato da Radio Anch’io,
di Radio1, cioè della Rai, il 9 gennaio 2013. Ero intervistato in
quanto collaboratore del blog di Beppe Grillo, e mi si chiese il mio
parere su fatti fiscali. E io feci notare che questa via qui, che la
Germania percorreva – e fra l’altro continua a percorrere – poteva far
arrivare soldi nelle casse italiane, dello Stato italiano. Teniamo conto
che in uno studio della Banca d’Italia, precisamente Questioni di Economia e Finanza n. 97,
si stima, con una metodologia valida (anche se, certo, son delle stime)
che siano tra i 164 e i 194 miliardi i soldi clandestini italiani
all’estero, in gran parte in Svizzera, data la vicinanza, ovviamente, e
data anche la lingua del Canton Ticino. E feci anche notare che un
accordo con la Svizzera permetteva di ottenere comunque delle entrate. E
anche l’altra forma, quella di comprare gli elenchi di evasori, era da
prendere in considerazione, se non altro. Ebbene, mi sentii dire, da Ruggero Po, che conduceva la trasmissione,
e da quello che era stato chiamato come esperto, Fabrizio Forquet, uno
dei vicedirettori del Sole 24 Ore, che di questo loro non
sapevano assolutamente nulla; salvo, forse, un caso, una certa lista
Falciani, che era finita sulle prime pagine dei giornali italiani, e
quindi non si poteva negare che ci fosse. Questo è il livello del
giornalismo italiano: poi ci si lamenta se gli Italiani non comprano
giornali. E certo che non comprano giornali. Oltretutto, questo Fabrizio Forquet evidentemente è come Ruby
Rubacuori, soffre di amnesia, perché nel suo giornale stesso, il
bollettino della Confindustria, di cui è vicedirettore, un po’ di
notizie erano comunque uscite su questa attività dei tedeschi per
stanare i soldi dei loro cittadini clandestinamente in Svizzera. Già, i tedeschi… mi viene in mente un dettaglio d’attualità e lo
dico: pochi giorni fa – è un fatto politico, storico – in Germania il
Partito Social-Democratico, la SPD, ha festeggiato i 150 anni di storia.
Ora, in Italia si trova a stento un partito, di quelli attualmente
esistenti, che abbia 20 anni: forse la Lega Nord, non so. Comunque
sicuramente nessun partito risale a 25 anni fa. Ma 150 anni sono
tutt’altra cosa. Insomma la situazione in Germania è molto diversa, e
molte volte in positivo, tralasciando il fatto che i cinquantacinquenni
che perdono un lavoro trovano lavoro, e tante altre cose così. Soprattutto quello che è fuori luogo sono le caricature in cui si
vede Angela Merkel con i baffetti alla Hitler. Faccio notare che il
Terzo Reich è finito nel 1945 e dal 1948 c’è la Repubblica Federale di
Germania, non più il Terzo Reich. E in tema di democrazia, di difesa dei
diritti dei cittadini e di stato sociale, l’Italia ha certamente poco
da insegnare alla Germania.
Speriamo di arrivare al momento quando non esisterà nemmeno il denaro elettronico. Non mi sembra però giusto che si elimini quello contante e lascino l'elettronico. Se vogliamo compiere una rivoluzione, iniziamo a pensare di poterlo sostituire con altro... il baratro ad esempio.
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Speriamo di arrivare al momento quando non esisterà nemmeno il denaro elettronico. Non mi sembra però giusto che si elimini quello contante e lascino l'elettronico.
RispondiEliminaSe vogliamo compiere una rivoluzione, iniziamo a pensare di poterlo sostituire con altro... il baratro ad esempio.
Jan
per Jan
RispondiEliminadiceva un economista, che la cultura è internazionale, ma L'ECONOMIA E'NAZIONALE..... IN TUTTI I SENSI, INCLUSO IL BARATTO.
Orazio