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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
13 aprile 2013
MUOS: UN'ARMA AMBIENTALE
A Niscemi (Sicilia), all’interno di una riserva
naturale (area SIC), sono in corso i lavori di realizzazione di uno dei
quattro terminali terrestri del MUOS (Mobile User Objective System), il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare degli Stati Uniti d’America. Il MUOS dovrà assicurare il collegamento della rete militare Usa (centri di comando, controllo e logistici, le migliaia di utenti mobili
come cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti operativi,
missili Cruise, aerei senza pilota, ecc.), decuplicando la velocità e la
quantità delle informazioni trasmesse nell’unità di tempo e rendendo
sempre più automatizzati e disumanizzati i conflitti del XXI secolo. Con
la conseguenza di accrescere sempre più il rischio di guerra
(convenzionale, batteriologica, chimica e/o nucleare) anche per un mero
errore di elaborazione da parte dei computer.
Il terminale MUOS di Niscemi sarà costituito datre
grandi antenne paraboliche del diametro di 18,4 metri per le
trasmissioni verso i satelliti geostazionari con frequenze che
raggiungeranno i 31 GHz e da due trasmettitori di 149 metri d’altezza
per il posizionamento geografico con frequenze tra i 240 e i 315 MHz. Un
mixer di onde elettromagnetiche che penetreranno la ionosfera con potenziali effetti devastanti per l’ambiente e la salute dell’uomo. Originariamente
il progetto era stato previsto per Sigonella, la principale stazione
aeronavale della Marina militare Usa nel Mediterraneo alle porte di
Catania. Poi fu deciso di dirottare l’impianto una settantina di
chilometri più a sud, nella stazione utilizzata dal oltre vent’anni dal
Pentagono per le comunicazioni con i sottomarini atomici in navigazione
negli oceani.
A determinare il cambio di destinazione le risultanze di
uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dal MUOS
che accertò l’alto rischio che le emissioni potessero avviare la
detonazione degli ordigni ospitati a Sigonella. Ovviamente senza tenere
assolutamente in considerazione gli effetti del sistema sulla salute e
la sicurezza delle popolazioni che abitano nei pressi della base di
Niscemi.
A denunciare l’insostenibilità
ambientale del MUOS e le “gravi carenze” degli studi effettuati dagli
statunitensi ci ha pensato nel novembre 2011 il Politecnico di Torino,
attraverso un report dei professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu.
“Con la realizzazione delle nuove antenne si
verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità
delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al
livello esistente”, scrivono i due ricercatori. “C’è poi il rischio di
effetti acuti legati all’esposizione diretta al fascio emesso dalle
parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore di puntamento.
I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20
Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”.
Le
onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure sul traffico
aereo nei cieli siciliani e in particolare sull’aeroporto di Comiso,
prossimo all’apertura. “Il fascio di microonde del MUOS
è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella
strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito
accidentalmente”, spiegano Zucchetti e Coraddu. “Gli
incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche
decine di Km. sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è
incomprensibile come non siano state prese in considerazione dagli
studi progettuali. I rischi d’interferenza investono potenzialmente
tutto il traffico aereo della zona circostante il MUOS.
Nel raggio di 70
Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla
stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di
Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”.
Sigonella, tra l’altro, è oggetto delle spericolate operazioni di
atterraggio e decollo dei droni a disposizione delle forze armate Usa e
Nato.
Nonostante i rilievi
del Politecnico e in aperta violazione delle norme di attuazione del
Piano territoriale paesistico della riserva naturale “Sughereta” di
Niscemi entro cui ricade la base statunitense, l’1 giugno 2011 la
Regione siciliana ha autorizzato l’avvio dei lavori del MUOS. I cantieri
hanno generato sbancamenti di colline e sradicamenti della macchia
mediterranea, sfregiando irrimediabilmente un’ampia area classificata
come zona A cioè inedificabile.
“L’entità
delle trasformazioni in atto denotano una gravissima manomissione
dell’ambiente con l’aggravante di esplicarsi a danno di un’area protetta
di interesse internazionale”, commenta amaramente il responsabile del Centro di educazione e formazione ambientale di Niscemi, Salvatore Zafarana. “Ad
essere definitivamente compromessi sono alcuni lotti boscati di
limitate estensioni ma di indiscusso pregio naturalistico e
paesaggistico”.
Sui crimini
ambientali commessi ai danni della riserva, la Procura di Caltagirone ha
aperto un’inchiesta e, il 6 ottobre 2012, ha pure ordinato il sequestro
dei cantieri del MUOS. Dopo il ricorso dell’avvocatura dello Stato, il
Tribunale di Catania ha però annullato il provvedimento ordinando il
dissequestro degli impianti. D’allora diverse centinaia di cittadini di
Niscemi e di tutta la Sicilia hanno intrapreso una campagna di azioni
non violente finalizzate a bloccare il transito dei mezzi che operano
all’interno della base, in particolar modo i camion gru chiamati ad
innalzare le tre maxi-antenne satellitari. In più occasioni le risposte
delle autorità di pubblica sicurezza sono state durissime: i
manifestanti sono stati caricati, manganellati, spintonati, strattonati e
denunciati per svariati reati.
Il MUOS, l’HAARP e le guerre climatiche
Nel
Movimento No MUOS si avverte il timore che il nuovo sistema di
telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa possa essere in
qualche modo legato all’HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program),
il Programma di Ricerca Attiva Aurorale con Alta Frequenza che dal 1994
la US Air Force e la US Navy portano avanti dalla base di Gakona, in
Alaska. L’HAARP vede operative centinaia di antenne che trasmettano nella banda bassa, da 2,8 a 7 MegaHerz, e nella banda alta, da 7 fino 10 MegaHerz, capaci di trasmettere onde elettromagnetiche fino a quote di 350Km. Si tratta di un range delle frequenze di poco inferiore a quelle previste per il MUOS e corrispondente a quello delle 46 antenne della NRTF (Naval Radio Transmitter Facility)
della stazione Usa di Niscemi che da più di vent’anni assicurano le
comunicazioni con le unità navali e i sottomarini a capacità e
propulsione nucleare in immersione negli oceani.
Ufficialmente
Washington affermava che l’HAARP ha la funzione di studiare la
ionosfera ed evitare gravi fenomeni atmosferici, ma più di uno studioso
ipotizza che i test e le attività della megastazione dell’Alaska servano
invece a creare enormi perturbazioni ambientali e climatiche. Il fisico
indipendente Corrado Penna, tra i sostenitori dell’ipotesi di utilizzo
delle antenne MUOS per fini non dichiarati di modificazione ambientale
in sinergia con il sistema HAARP, ha più volte denunciato come queste
tecnologie possono servire “a causare terremoti o altri fenomeni come
siccità, uragani, inondazioni, ecc., sia indirizzando le emissioni sul
nucleo della terra (influendo così sul magnetismo terrestre), sia
indirizzandole sulla ionosfera”.
Il
5 febbraio 1998, la Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e
la politica di difesa del Parlamento europeo sentì il dovere di
convocare un’audizione pubblica sull’HAARP a cui NATO e forze armate USA
scelsero di non partecipare. I parlamentari Ue riuscirono a sapere che i
programmi di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza sono condotti
congiuntamente dai militari degli Stati Uniti d’America e dall’Istituto
di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi
sarebbero condotti pure in Norvegia, probabilmente in Antartide, e
nell’ex Unione Sovietica. Attraverso impianti basati a terra e una serie
di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si
riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera dove si trovano
enormi campi magnetici protettivi denominati “fasce di Van Allen”, i
quali intercettano protoni, elettroni e particelle alfa. L’energia così
generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti
artificiali.
“L’HAARP può essere impiegato per molti scopi”, scrive l’on. Maj Britt Theorin, relatrice della proposta di risoluzione (mai adottata) sull’uso potenziale delle risorse di carattere militare per le strategie ambientali della commissione sulla sicurezza del Parlamento europeo (14 gennaio 1999). “Manipolando
le proprietà elettriche dell’atmosfera si è in grado di porre sotto
controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le
conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso
l’HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni
di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con
qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere
indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare
anche contro i missili del nemico…”. Forse per questo,
Washington ha perfezionato la tecnologia HAARP nell’ambito
dell’Iniziativa di Difesa Strategica (IDS), quella dello Scudo spaziale e delle Guerre stellari.
Il
progetto USA consente anche di potenziare le comunicazioni con i
sommergibili atomici e di manipolare la situazione meteorologica
globale. “Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni”, aggiunge l’europarlamentare. “Manipolando
la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo
però arrivare a destinazione le proprie. Un’altra applicazione del
sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri
di profondità, con un’apposita tomografia a effetto penetrante, per
esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari
sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire
gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del
sistema HAARP”.
È certo che a
partire dagli anni ‘50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di
materiale nucleare nelle fasce di Van Allen per sondare gli effetti ad
un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar
in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle
deflagrazioni. Gli esperimenti hanno creato nuove fasce di radiazione
magnetica comprendenti quasi tutta la terra. “Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord”, aggiunge Maj Britt Theorin. “Con
questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto
tempo la fascia di Van Allen. Secondo gli scienziati americani ci
vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che essa si
stabilizzi nella sua posizione normale.
L’HAARP può anche influenzare
tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica. Inoltre
le potenti onde radio possono causare buchi ionosferici, pregiudicando
il sistema che ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo”.
Proprio
a causa dell’implementazione del sistema HAARP come arma per manipolare
l’ambiente, la Commissione presieduta da Maj Britt Theorin ha chiesto
inutilmente la sospensione di tutte le attività sperimentali e che le
conseguenze giuridiche, ecologiche ed etiche fossero analizzate da un
organismo internazionale indipendente. “Tutta una serie di atti normativi internazionali (Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente, The Antarctic Treaty, Trattato recante principî per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno e la Convenzione dell’ONU sulle leggi del mare) fanno risultare l’HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico”, concludeva l’europarlamentare.
In un suo recente saggio sulle guerre climatiche (“Owning the weather”, Limes), il generale Fabio Mini, già comandante delle forze NATO in Kosovo,
rileva come da ormai diversi anni la ricerca militare si sia rivolta sia
alle bassissime frequenze (ELF) sia a quelle alte. “In entrambi i casi
lo scopo è quello d’interferire con la ionosfera in modo da aumentare o
diminuire fino alla soppressione le capacità di trasmissione di segnali
radiomagnetici”, scrive il militare. “Le e missioni dei trasmettitori
HAARP che avvengono quasi regolarmente in quattro periodi dell’anno sono
in grado di inviare nella ionosfera raggi di potenza superiore al
gigawatt. Gli scienziati che si occupano del programma negano che la
loro attività abbia una qualsiasi valenza militare o che interferisca
con l’ambiente naturale.
Tuttavia, il termine auroral che fa
parte del suo acronimo si riferisce al fenomeno delle aurore boreali che
si determinano nella zona di confine tra ionosfera e atmosfera quando
emissioni ad altissima energia provenienti dal sole vengono convogliate
dal magnetismo terrestre verso i poli e vanno a collidere con le
particelle più rarefatte dell’atmosfera. HAARP nega che le sue emissioni
siano in brado di produrre artificialmente questo fenomeno, anche se le
emissioni sono dirette esattamente verso la stessa zona e hanno
caratteristiche molto simili a quelle ad alta energia provenienti dal
sole”.
Il generale Mini ricorda poi come gli
esperimenti militari per alterare la ionosfera risalgano perlomeno alla
seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso. Nel 1958 le forze armate
Usa fecero esplodere tre ordigni atomici a a fissione nella parte
inferiore della fascia di Van Allen e due ordigni a fusione nella parte
alta dell’atmosfera, alterando l’equilibrio della ionosfera. tali
esperimenti continuarono fino al 1962, quando le dirompenti poteste
della comunità scientifica internazionale costrinsero Washington a
sospenderli. Nello stesso periodo iniziarono però le sperimentazioni
nucleari sovietiche nella ionosfera e nelle fasce di Van Allen. “Oggi
sono proprio i radar meteorologici ad individuare – spesso in
corrispondenza di aree colpite da gravi fenomeni atmosferici – le
segnature circolari tipiche delle onde elettromagnetiche ad alta
frequenza come quelle generate dalle emittenti di onde longitudinali,
onde scalari, silent sound e di quelle delle trasmittenti HAARP”, conclude Fabio Mini.
Per l’economista Michel Chossudovsky, l’HAARP è un vera e propria arma di distruzione di massa.
Oltre ad interferire sulle comunicazioni radio ad alta frequenza,
televisive e radar, le sue antenne possono influenzare i circuiti
elettrodinamici delle aurore, consistenti in una corrente naturale di
elettricità che varia da 100 mila ad 1 milione di megawatt. In questo
modo è possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e
le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi
nemici. Anche in questo caso il programma di ricerca sulle radiazioni ad
alta frequenza s’incrocia con le attività dell’NRTF di Niscemi. Alcuni
dei trasmettitori della stazione dell’US Navy di contrada Ulmo operano
in VLF (Very Low Frequency), con bande di frequenze comprese tra i
3 kHz - 30 kHz, all’interno del sistema planetario di “Sorveglianza
dell’attività solare” e per il monitoraggio delle cosiddette SID - Sudden Ionospheric Disturbances,
i disturbi delle comunicazioni radio originati nella ionosfera dalle
attività eruttive del sole. Nella lista dei trasmettitori in VLF
utilizzabili per il monitoraggio SID, predisposta dalle forze armate
statunitensi, oltre alla stazione di Niscemi, compare anche quella
dell’isola di Tavolara in Sardegna.
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Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, Mobile User Objective System (MUOS) presso il Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi: Analisi dei rischi, Politecnico di Torino, novembre 2011.
Antonio
Mazzeo, peace-researcher e giornalista, ha pubblicato numerosi saggi ed
inchieste sui processi di riarmo e militarizzazione in Italia e nel
Mediterraneo. Nel 2012 ha pubblicato il volume Un EcoMuostro a Niscemi.
L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo (Sicilia Punto L, Ragusa)
in cui si descrivono le problematiche di tipo militare, ambientale,
sociale e criminogeno relative all’installazione in Sicilia del
terminale terrestre del MUOS. Nel 2010 ha conseguito il Primo premio
“Giorgio Bassani” di Italia Nostra per il giornalismo. È attivista della
Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e del Movimento No MUOS.
Per consultare articoli e pubblicazioni: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/
Relazione presentata alla Conferenza Beyond Theories of Weather Modification – Civil Society versus Geoengineering, European Parliament, Bruxelles 9 aprile 2013.
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